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Autore: Ninriel    11/07/2013    5 recensioni
Una ragazza snob, una madre inquietante e una casa da sogno. Questa è la vita di Allison. Ma non tutto è come sembra. Non se lei ha dei tatuaggi sulla schiena, tatuaggi che sono sulla sua pelle fin dalla sua nascita, e che nessuno si sa spiegare. Non se un giorno come gli altri appare un ragazzo che nessuno ha mai visto, che le fa scoprire un mondo un mondo misterioso, un mondo in cui tra bene e male non c'è più differenza. Non mondo in cui tutto è possibile. Il loro mondo.
--[DAL CAPITOLO 1 ]--
La ragazza raccolse i lunghi capelli in un asciugamano, e scostando l'accappatoio si guardò la schiena, riflessa nello specchio.
Sotto i suoi occhi, si stagliava un intrico di linee vorticose, nere come la pece, che terminavano in quattro punte spigolose, due appoggiate sulle spalle e sulle scapole, due arrotolate morbidamente sui fianchi.
[...] Quando le osservava, le veniva in mente una sola parola per descrivere quelle strane linee, così aguzze e impenetrabili, eppure così aggraziate: Ali.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trevor vagava, vagava attraverso i boschi e i fiumi. Stretti sentieri sterrati si destreggiavano sinuosi attraverso gli arbusti. 
Non un impronta, un rumore. Il silenzio regnava sovrano, come se il tempo si fosse fermato, come se ciò che vedeva fosse solo un fotogramma isolato, ed il video fosse troppo pesante per essere visto tutto insieme. Il ragazzo si guadava intorno, confuso. 
Tutto aveva un aria così lontana, eppure terribilmente familiare. Una quercia bloccò il sentiero che stava percorrendo, costringendolo a fermarsi inebetito. Sbatté le palpebre una, due, tre volte.
 Inspiegabilmente, seppe che quello non era un albero, era un avvertimento: vai avanti, e non ci sarà ritorno.
La curiosità prevalse al buonsenso, l'immaginazione alla logica, mentre riprendeva a camminare, e passava attraverso l'albero. Attraverso l'albero. 
Il panorama cambiò repentino. Al posto degli alberi e della selva fitta, si stendeva erba verde e rigogliosa a perdita d'occhio, punteggiata da querce e piccoli stagni.
Trevor camminò instancabile fino che il suo sguardo non venne attratto da un ulivo secolare.
 L'albero si innalzava maestoso, le grandi fronde che ombreggiavano un largo pezzo di terra. Il ragazzo osservò il tronco nodoso diviso in due, le radici sporgenti, chiedendosi come mai quel tipo di albero, caratteristico del sud europa, fosse finito lì.
 Intorno alla pianta ci fu un tremolio.
Il ragazzo si guardò intorno con una luce nuova negli occhi, mentre strade inconsistenti prendevano forma lentamente stendendosi lungo la pianura, e sul ciglio di esse si sviluppavano abitazioni, negozi bar e il nuovo panorama si popolava di figure evanescenti: madri con i propri figli in braccio, uomini impegnati al telefono, gruppi di ragazzini casinari. Le chiacchiere e le risate arrivavano attutite, mentre raggi di sole passavano attraverso quelle strane apparizioni.  
Così come erano arrivate, figure si dissolsero in nuvole di vapore, lasciando vuoto e silenzio. 
Il ragazzo osservò nuovamente quel panorama quasi irreale, e capì. Tutto quello che vedeva, i verde dell'erba che si stendeva a perdita d'occhio intervallato dagli alberi che crescevano solitari, i piccoli stagni, non era frutto della sua immaginazione. Era la città, senza l'intervento dell'uomo, senza costruzioni, senza nulla. 
Era la madre terra allo stato brado, prima di essere costretta in vesti che non le appartenevano. Una presenza immensa, inconsistente come le apparizioni, eppure potente. 
Il tuo momento è giunto, guardiano. 
Guida la custode al fuoco sacro. 
Il tempo sta per  scadere.  
Apri la mente, nulla è come appare.
 
* * * 
 
L'eco di quelle parole rimase vivido, come un aroma portato dal vento. Trevor spalancò gli occhi nel buio, trovandosi steso sul freddo parquet della sua stanza. Non era spaventato, né inquieto, e pur rendendosi conto che l'ultimo ricordo erano gli occhi di Allison, si sentiva pervaso da una stana calma.
 L'aria intorno a lui fremeva, mentre l'energia portata dalla voce incorporea si disperdeva lentamente e il ragazzo seppe, senza alcun dubbio, che non era stato un semplice sogno, che la voce c'era stata davvero, come anche testimoniato dai cinguettii striduli e frenetici degli uccelli appollaiati sui rami del maestoso ulivo del giardino. 
L'ulivo... 
Le immagini che aveva visto in sogno tornarono prepotenti a galla: l'ulivo possente, la pianura, la sensazione di pace che la voce aveva portato, perché pur essendo intimidito, si era lasciato avvolgere nelle spire di quella immensa e confortante presenza, e si era sentito al sicuro. 
Era passata una settimana dal fatidico giorno in cui Allison gli aveva rivelato di essere come lui, ma non avevano fatto passi avanti. Dopo la sfuriata che gli aveva fatto, relativa a ben altro che le sue rivelazioni, si erano parlati appena. 
A scuola, quando lo vedeva, girava la testa dall'altra parte, e quando era costretta a parlargli, le sue parole erano fredde, così come i suoi occhi. Anche i suoi amici se ne erano accorti, e Trevor era stato tartassato da domande e osservazioni sarcastiche. Lui   dal canto suo aveva cercato di mostrarsi più gentile, tentando di evitare battute sarcastiche per quanto possibile, ma sembrava che la ragazza non ne volesse sapere di perdonarlo, ed ogni occasione era buona per sfoderare gli artigli. 
Dio mio, quella ragazza è proprio impossibile.
 
* * *
 
Allison lo fissò con occhi gelidi. -Cosa vuoi?- 
-Parlarti. In privato. - Aggiunse riferendosi alle ragazze curiose che la circondavano, prima di tutte Natasha. Quando Trevor le si era parato davanti, stranamente senza il seguito della squadra, aveva avvertito una strana inquietudine. I corridoi erano affollati, poiché era appena terminata la prima ora, e molti osservavano con interesse la scena protetti dalle ante degli armadietti. 
-Non ho intenzione di venire con te in qualche sudicio sgabuzzino a parlare di quanto sia stato divertente prendermi in giro.- sibilò, e per una volta tanto non era solo una delle battute da dire nel ruolo di ragazza snob. 
Il ragazzo non riuscì a reprimere un sorriso beffardo.
-Veramente io pensavo all'aula di musica. Ma uno sgabuzzino va bene lo stesso- 
Vedendo che Allison lo guardava se possibile ancor più freddamente  si ricompose in fretta. - Per favore. É importante.- 
Lei non si mosse. - Forse devo ripetertelo: non ho alcuna...- Le sue parole vennero coperte dal suono della campanella e, mentre il gruppetto dietro di lei si disperdeva in fretta Trevor la afferrò per un braccio dapprima con cautela, poi trascinandola velocemente per i corridoi, fermandosi solo dopo che la porta dell'aula di musica si fu richiusa dietro di loro. 
La ragazza lo guardò con evidente irritazione. -Che cosa...- 
-Non mi hai dato scelta- La interruppe lui. -Metti da parte i problemi che hai con me e ascoltami. Solo un minuto, poi sarai libera di andartene. - 
Allison sbuffò -Ho lezione. Non ho tempo di starti a sentire, perciò con tuo permesso... - lo superò dirigendosi verso la porta, e girando la maniglia, che però rimase bloccata. Si girò verso Trevor, stravaccato su una delle poltrone, con un sorriso furbo stampato sulle labbra. 
-Lo sapevo che non mi avresti ascoltato. - disse sventolando una chiave dorata.
Allison fece finta di nulla, girando per la classe ed evitando il suo sguardo, decisa a continuare così fin quando non avesse aperto la porta. Il ragazzo mise il broncio, e nei pochi istanti in cui lo osservò, la ragazza si rese conto che non avrebbe resistito a lungo . 
-Va bene, parlerò lo stesso anche so non mi vuoi ascoltare.- Fece una pausa, in attesa che la ragazza ribattesse, poi riprese a parlare.
- Stanotte ho fatto un sogno, e ho visto la città com'era senza costruzioni, prima che arrivasse l'uomo. -Lei lo ignorò, fissando un punto imprecisato fuori dalla finestra, ma tendendo l'orecchi per sentire ciò che diceva. 
- Poi è successa un cosa strana... so che era un sogno, ma l'energia di quella voce...- 
Allison si girò di scatto -Voce? - 
Lui la guardò sorridendo sornione. -Ha-ha. Lo sapevo che mi stavi ascoltando.- la punzecchiò. La ragazza arrossì, senza però abbassare lo sguardo. 
- Che cosa ha detto? La voce intendo.- Insisté. 
-Qualcosa tipo "il tempo sta per scadere, porta la custode al fuoco sacro"... e poi ha detto che il mio momento era giunto, e mi ha chiamato in un modo strano... guerriero... no, guardiano. - Trevor annuì tra sé e sé, e si rese improvvisamente conto dello strano comportamento di Allison. 
-Perché me lo chiedi? C'è qualcosa che non so?-
Lei ignorò le sue parole. -Non ha detto nient'altro? Sicuro?- Lui annuì, con espressione confusa. Un momento prima non ne voleva sapere di rivolgergli la parola, e un momento dopo lo bombardava di domande senza senso. Stava per chiederle quale fosse il suo problema, quando si accorse che stava mormorando qualcosa. -Non è la prima volta che arriva.Anche io l'ho sentita. Un paio di giorni dopo essere tornata dall'ospedale, ero in bagno, mi stavo preparando per la colazione, e ho sentito un dolore lancinante alla schiena. - 
Trevor si alzò dalla poltrona, avvicinandosi a lei con espressione preoccupata. -Dolore lancinante?- 
Lei annuì. - E mentre i tatuaggi cambiavano colore l'ho sentita. Una voce potente e rassicurante al tempo stesso. - 
Il ragazzo la fissò passandosi una mano tra i capelli, con espressione indecifrabile. 
Gli istanti passavano, e il silenzio diventava sempre più pesante. -Cosa c'è?- Allison non capiva il suo cambiamento di umore. 
-I tuoi tatuaggi hanno cambiato colore.Quando pensavi di dirmelo?- mormorò a voce bassa, arrabbiato. 
-Non ci ho pensato. Se ben ricordi, la nostra ultima conversazione non è finita bene.- Ora toccava a lei essere arrabbiata. Sapeva che non avrebbe dovuto fare così, che ciò che lui le stava chiedendo aveva senso, ma non poteva fare a meno di pensare che non aveva diritto ad essere arrabbiato, non per una cosa del genere, e che l'unica a dover essere arrabbiata era lei. 
Trevor intuì che forse aveva esagerato, e ammorbidì la voce, cercando di reprimere l'irritazione. -Posso vedere i tatuaggi?- chiese a voce bassa, quasi attendendosi che lei lo aggredisse. 
Allison si morse il labbro, indecisa, mentre nella sua testa svolgeva una battaglia contro il buon senso.
 B:Come osa! Dopo il suo comportamento di venerdì scorso si aspetta che io mi spogli davanti a lui!?
 S:Da'altra parte, non è questo il momento giusto per certe cose, e poi sembra interessato... non mi pare abbia cattive intenzioni...
 B: É bravo a fingere, lo abbiamo già visto. E tu per prima sai bene che l'apparenza inganna.
 S:Io mi fido di lui, nonostante tutto. E con questo il discorso è chiuso.
-Okay.- Acconsentì arrossendo lievemente e si sentì rincuorata nel notare che nonostante la sua fama di Don Giovanni, diffusasi velocemente in tutta la scuola, anche lui era a disagio. 
Trevor si avvicinò di qualche passo. Si toglierà la maglietta?No,meglio di no. Se un bacio mi ha procurato reazioni tanto inattese, non voglio immaginare cosa succederebbe se si spogliasse. 
 -Va bene se ti sollevo la maglietta sulla schiena?- le chiese con voce ferma, cercando di non far trasparire la sua... non sapeva neanche cosa.
Allison tirò un sospiro di sollievo, annuendo mentre il ragazzo le metteva le mani sulla vita, sollevando la stoffa leggera e raccogliendola all'altezza del reggiseno. 
Sentì il suo respiro accelerare, mentre osservava le linee vermiglie. 
-Sono strane sembra quasi che si muovano, sembrano fatte di fuoco- Le sue parole vennero accompagnate dalle sue mani, che si posarono lievi sui segni scarlatti, passando da una linea all'altra senza interrompere il contatto. 
Allison sentì il tocco del ragazzo sulla pelle nuda come ghiaccio su una a superficie bollente e si stupì di riuscire a respirare quasi normalmente.
 -Come il fuoco che è in me.- sussurrò. 
Trevor smise di muovere le mani.-Sai, le tue parole possono essere interpretate in molti modi-  le sussurrò a sua volta, e  il soffio del suo fiato sul collo la fece trasalire. Troppo vicino! Troppo vicino! Le urlava il suo buon senso. Si irrigidì, e sperò che Trevor non se ne accorgesse.
- Che cosa pensate di fare voi due?-  Una voce severa li fece sobbalzare entrambi, mentre si giravano velocemente.
- P- Preside Ollhyns!- balbettò Allison abbassandosi velocemente la maglia. 
  Ora sì che sono nei guai





Nota dell'autrice:-D
Hola popolo di Efp! Okay, è un pò eccessivo, riproviamo,
Hola miei fedeli seguaci! Come state? Che ne pensate del nuovo capitolo? Vbb... a me sinceramente non è che mi piaccia chissà quanto, ma non sono riuscita a fare nulla di meglio... è anche vero che io sono sempre pessimista... boh...Cmq sto facendo i capitoli un pò più lunghi, non so se lo avete notato, perchè ho deciso di non pormi limiti da dover seguire... cominciava a diventare noioso dover tagliare i capitoli perchè sennò venivano più lunghi degli altri :-D
Sono sicura che mi direte IN TANTI cosa ne pensate :-D .
Lo scorso capitolo sono stata particolarment efelice di vedere che ben 3 persone mi hanno recensito (3 persone!) e a questo proposito le ringrazio:
Grazie a Eruca_98 (mia fedelissima seguace ), a Love_Zedef, e a  hola1994, e grazie a tutti voi altri, che mi seguite dall'ombra! (okay, detto così sembra un pò... boh...)
E ora, una cattiva notizia :X  
Andrò in vacanza Per due settimane in un posto senza internet, non dal computer almeno, e non potrò pubblicare quì su Efp :'-((((((((((((((((((((((( quindi non so se questo sarà l'ultimo capitolo, o se riuscirò a pubblicarne ancora un altro domenica...(cmq... andrò al villaggio olimpico di Bardonecchia, con l'INPDAP, qualcuno di voi ne ha mai sentito parlare?)
Oggi niente scenetta, vi lascio però con un grande bacio :********
Ciaoooooo
Ila99
  
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