Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nyssa    25/01/2008    5 recensioni
L'amore non è solo come una rosa che sboccia o una pesca delicata, l'amore è anche una mela selvatica dal sapore un po' asprigno che nasce al freddo e tra le spine.
L'amore è fatto di tante cose, anche di imprevisti, esattamente come quello che colpisce Draco Malfoy ed Hermione Granger durante una delle loro solite litigate, ma che cosa gli è capitato veramente? E quali sono i tanti misteri della Londra babbana (ma non troppo) che Hermione è più che mai decisa a scoprire? E quali sono gli altrettanto sconosciuti motivi che spingono (o costringono?) Draco Malfoy a seguirla?
Prima classificata al Never Ending Story Awards - Terzo Turno secondo la scelta del pubblico.
Vincitrice nelle categorie: Best Saga, Best Romance, Best Plot e Best Couple (Draco/Hermione)
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cari ragazzi,

Cari ragazzi,

ho appena terminato di conferire con il professor Piton circa la pozione che vi avrebbe colpiti durante l’attraversamento del corridoio e pare che ci siano nuovi sviluppi.

Severus ed io stiamo cercando una soluzione, la professoressa McGranitt, intanto, si sta occupando delle indagini sul presunto colpevole, anche se non siamo ancora giunti a nessuna conclusione.

Abbiamo novità, invece sulla pozione.

Stando all’analisi che il nostro stimato professore ha condotto sui campioni prelevati, pare che il dosaggio fosse molto impreciso rispetto a quanto dovrebbe effettivamente essere e, tuttavia, presenta degli ingredienti non rintracciabili nella preparazione di pozioni analoghe. La presenza di componenti quali la piuma di civetta grigia della Norvegia e l’unghia di torpodillo rendono l’effetto del composto altamente instabile.

È quindi possibile che l’effetto che ha su di voi sia altalenante e vi scombini le età con una certa frequenza.

Prestate molta attenzione a quando siete in giro e ai cambiamenti che possono capitarvi in presenza di altri.

Nel caso di ulteriori sviluppi vi terrò informati.

            Albus Silente

 

Hermione posò il foglio sul tavolino e lanciò un’occhiata al bambino che stava seduto in letto: 5 anni…

Sorrise mentre il bimbetto la fissava imbronciato

-          Potresti anche smetterla di ridere come una deficiente

Bofonchiò lo Slytherin, gli occhi per niente amichevoli.

-          Eddai, smettila Malfoy, te la prendi troppo

-          Vorrei vedere – ribattè piccato – non ti costringono certo ad essere una mocciosa di 5 miserevoli anni!

-          Ma qui con te c’è la zia… - gli disse sorridendogli, sapendo che, anche volendo, lui in quel momento non avrebbe potuto farle molto, salvo poi pagare dopo…

Da quando avevano avuto quel piccolo diverbio e poi lei l’aveva salvato da quelle fiamme stravaganti, due giorni prima, il loro rapporto si era disteso un pochino, aveva messo da parte la ferita causatale dal bacio improvviso che lui le aveva dato e tutto era tornato come prima, più o meno.

Peccato che quella mattina se lo fosse ritrovato come un bimbo decisamente più piccolo.

 

Aveva preso proprio un bello spavento vedendolo bruciare e dilaniarsi in quel modo, meno male che la tortora di Silente li aveva aiutati… lui aveva dormito per un giorno e mezzo e quando si era svegliato, lei era seduta a leggere accanto a lui nel letto.

L’aveva guardata sospettoso, di nuovo nelle sembianze di un bambino, domandandosi cosa avrebbe fatto adesso, ma, soprattutto, curioso di sapere se il suo primo pensiero sarebbe stato per il bacio che si erano scambiati, e tutto il resto, oppure se sarebbe stato per ciò che era accaduto.

-          Credo che tu debba dirmi qualcosa – aveva pronunciato le parole una per volta, chiudendo le pagine del volume e fissandolo intensamente negli occhi

Si era sentito sollevato che lei non sollevasse più quella scena penosa che c’era stata tra loro, ma neppure che si facesse invadente; sfortunatamente un “non puoi proprio pensare agli affari tuoi?” non era bastato a distoglierla dall’interesse che le si era scatenato per quella magia mai vista che lo aveva perseguitata.

Su quella cosa era stato irremovibile e, nonostante lei insistesse ad ogni occasione, non avrebbe ceduto.

Aveva promesso a Silente di proteggerla, se le avesse detto qualcosa sarebbe stata involontariamente coinvolta e la cosa non sarebbe stata giusta perché quello era un problema che riguardava solo lui, o meglio, lui e gli “altri”.

 

-          Evidentemente Piton ha ragione quando dice che la nostra età può variare… - notò alzando un sopracciglio e guardando il bambino nel letto che tentava di leggere il libro della Reichs

-          Quanti anni hai adesso? – le domandò lui distogliendo appena lo sguardo

-          Pressappoco ventisei o ventisette – fece notare lei

-          Solita fortuna – borbottò lui

-          Su, non essere così acido – aveva scoperto che prendersi un po’ gioco di lui era tremendamente divertente quando era in quelle condizioni. Chiaro, le sarebbe capitato qualcosa di terribile non appena avesse potuto impugnare una bacchetta o la sua testa fosse stata sufficientemente lucida per formare un piano degno del peggior cattivo di 007.

A dire la verità, ed era una cosa che non avrebbe ammesso neppure sotto tortura, non le era dispiaciuto il suo bacio.

Quindi, se un’altra vendetta fosse stata allo stesso modo…

Ok, era stato il primo che dava, no, meglio, che riceveva, e si era sentita tremendamente male… come se avesse tradito un sogno mentre le labbra di lui sfioravano appena le sue. Aveva pianto.

Ma dopo quel primo istante, tutto era cambiato e la cosa non le era sembrata più così terribile.

Adesso, a ripensarci, non ci vedeva più tutto quel male, forse proprio perché, nonostante tutto, le era piaciuto.

Non stava tradendo nessuno.

Certo, probabilmente Harry e Ron avrebbero alzato un polverone pazzesco, ma forse valeva la spesa per quanto aveva permesso alla serpe di farle.

Ron avrebbe sbraitato come un ossesso, ma era l’ultimo della lista che si sarebbe dovuto permettere di dire anche solo un monosillabo, soprattutto dopo che per sei anni non si era neppure accorto che lei esisteva quale essere femminile e non solo come arredo della suite dei grifoni.

 

Malfoy, invece, era più silenzioso di quanto avrebbe voluto, soprattutto quando desiderava sapere mooooolte cose che lui si ostinava a non dirle.

Non era riuscita a scucirgli una sola parola a proposito di quelle fiamme, ogni volta lui si rintanava in un silenzio terribile che la teneva alla larga, un muro di indifferenza, diffidenza e lontananza che non era stata in grado di superare.

 

-          Coraggio, Mini-Malfoy, la zia ti dà una mano… - e gli sorrise mentre lo guardava con quel broncio che, di pauroso, non aveva più niente, sembrava solo buffo

-          Le mie zie sono tutte e due stupide. Però avere una zietta come te… potrei quasi prendere in considerazione l’idea. La mamma però non approverebbe.

-          Perché sono mezzosangue? – chiese, divertendosi in quella conversazione

-          No, perché la faresti sentire vecchia

-          E se facessi la vecchia zia zitella?

Lui alzò un sopracciglio e la studiò un attimo. Nella sua forma adulta, effettivamente, un po’ assomigliava alla consueta zia dei sogni di tutti i bambini. Peccato che lui avesse dei ricordi decisamente meno consoni ad una parente così stretta.

-          Se hai intenzione di usare il metodo di stamattina, ti consiglio di provarlo su un vecchio settantenne… sarebbe decisamente più efficace per le tue finanze

Lei arrossì e storse il naso.

Sapeva a cosa si riferiva.

Quando si dice che le abitudini sono difficili da levare, ebbene, non c’è cosa più vera!

Già, perché, per quanto riuscisse a ricordare, da quando erano insieme a Londra, non c’era stato giorno che non si fossero ritrovati al mattino più o meno abbracciati.

Quella mattina, per esempio, lo stava quasi mandando in iperventilazione e non perché lo stesse soffocando con un abbraccio, come le aveva detto (mentendo), bensì perché quell’osceno pigiama che si ostinava a mettere non era sufficientemente spesso per nascondere le forme femminili al di sotto.

 

-          Sei di animo scorbutico? – indagò non riuscendo a perdere il buonumore con cui si era svegliata

-          Cos’è, hai voglia di scherzare? – rispose

-          Volevo andare alla biblioteca a prendere in prestito qualche libro, ma se sei così lunatico ci caccerebbero in meno di dieci minuti

-          Perché devi andare in quel covo di babbani? – le chiese

-          Ti sei preso metà dei miei libri – e indicò il nome della Reichs che spuntava su ciascuna delle copertine – e non ho più nulla da leggere, ho bisogno di comprarmi qualcosa o di prenderlo in prestito

-          Guarda che la gente va in crisi d’astinenza dal fumo o dal sesso, non dalla lettura – le fece notare con un’occhiata

-          E immagino che nessuna di queste cose ti sia mai successa…

-          Finchè non mi è toccato venire a Londra con te, mezzosangue

-          Non esagerare con la galanteria, per carità! – celiò sbuffando per i suoi soliti modi un po’ maleducati

-          Intanto è quasi una settimana che vado in bianco

-          C’è gente che non si fa tutti questi problemi

-          E c’è gente che ci va da una vita, come la Donnola…

-          Perché devi sempre parlare male dei miei amici?

-          Immagino che fosse troppo stupido perfino per te!

-          Mi spieghi che cosa c’entra? – protestò arrossendo, per niente felice di dovergli parlare del fatto che Ron non si fosse mai accorto dei suoi sentimenti

-          Andiamo… tu ti fai sempre gli affari miei, perché io non posso farmi un po’ i tuoi?

-          Perché te li fai già troppo

-          Allora dimmi com’è andata

-          Ma non ti riesce proprio di stare zitto?

-          No – era una bugia, ma per il momento ci stava

-          Beh, sappi che non siamo tutti come te – rispose stringata

-          Draco Malfoy è uno e inimitabile – puntualizzò lui

-          Per fortuna, ci manca solo una frotta di bimbetti saccenti che parlano come una rubrica d’amore

-          Mi stai paragonando alla Brown? – volle sapere, decidendo se prenderla per un’offesa

-          No, ma sei seccante – il ghigno made-in-malfoy si dipinse sulle labbra del bambino

-          Andiamo, zietta, le ziette mi raccontano sempre dei loro mariti e amanti – disse smielato, imitando davvero il tono di un bambinetto innocente quale NON era.

-          Ma non avevi detto che non andavo bene a fare la zia?

-          Ho detto che non saresti andata a mia madre. A me sta più che bene – aggiunse con un sorrisetto malizioso che la fece arrossire di nuovo.

-          Vabbè, comunque io e Ron non siamo usciti insieme

-          Troppo stupido? – ripetè lui

-          Chissà…

-          Se ti chiedesse di uscire adesso, che faresti?

-          Basta! Così sembri davvero Lavanda o Calì!

-          No, la Patil no! Te lo proibisco!

-          Cos’è, s’è permessa di parlarti male o di darti buca?

-          Ehi, mezzosangue, nessuna ragazza mi ha mai dato buca, chiariamo il concetto…

-          Detto da un bimbo di cinque anni ha del ridicolo. Preparati che usciamo.

-          Vuoi davvero trascinarmi in una biblioteca?

-          Non ti prenderai certo il colera – gli rispose mentre si sistemava la sciarpa

Sbuffando e lamentandosi come suo solito, il biondo si adattò una sciarpa e uscì dalla porta per mano.

Per fortuna nel portone l’uomo della reception era assente e così non vide passare un bambino decisamente più piccolo di quel che ricordava.

 

*          *          *

La Biblioteca Queen Victoria sorgeva ad una delle estremità di Hyde Park ed era la meta preferita delle persone che intendevano fare delle ricerche serie.

La sua struttura vittoriana tradiva le sue tradizioni, decisamente più antiche e il maestoso ingresso era l’anticamera di una delle zone di studio più rinomate della City.

L’interno era un tripudio di legno di mogano e noce antico dal caratteristico colore piuttosto scuro che accompagnava il visitatore dalla hall fino alla sala lettura, l’arredamento era costituito da mobili barocchi che sorreggevano perfettamente l’impegnativa mole di libri nonostante la loro veneranda età. Gli stucchi sul soffitto erano stati restaurati con maestria non molti anni prima e, se non fosse stato per le vetrate limpide a pannelli disuguali che avevano sostituito quelle policrome progettate in origine, l’ambiente sarebbe stato identico all’immagine tardo settecentesca che le stanze dovevano avere ai tempi in cui la villa era abitata da Lord e Lady Stantmore.

Il banco del prestito era presidiato da tre donnine che, a prima vista, erano lo stereotipo delle bibliotecarie, con gli occhialini sottili appena appoggiati sul naso e fermati intorno al collo da una catenella d’argento, indossavano camicie e gonne piuttosto lunghe sotto il ginocchio e al polso sinistro un orologio d’oro. Il fisico magro le rendeva assomiglianti in modo quasi incredibile a Madama Pince, la bibliotecaria della scuola.

Draco si guardò stralunato intorno, sentendosi in un posto decisamente più familiare dell’attico di Raymond e decisamente più simile alla Hogwarts a cui era abituato.

La biblioteca forniva una delle più grandi collezioni di libri di tutta l’Inghilterra, ordinatamente disposti per nome creando un piacevole effetto di colori. Alcune persone, arrampicate su delle scale a pioli, consultavano dei tomi appollaiate lassù in cima, altre, invece, sulla balaustra superiore dove erano contenuti i volumi della specializzazione giudiziaria, formavano piccole pile che poi si portavano dietro per chiedere in prestito.

-          Assomiglia vagamente a Hogwarts – disse piano il biondo mentre lei lo teneva per mano e lo conduceva lungo diversi corridoi

-          I babbani non lo sanno – gli fece notare lei con un sorriso – ma in questa sezione sono conservati anche dei libri magici

-          I babbani sono stupidi come al solito – sottolineò lui

-          E i maghi pure, che non si sono mai accorti che alcune delle loro cose sono fine qui

-          È compito del Ministero occuparsi di questi problemi – disse mentre salivano un imponente scalinata a gradini bassi che una volta doveva portare alla sala da ballo del piano nobile. Gli scalini bassi, riflettè lui, erano una buona invenzione perché facevano faticare meno e, infatti, salire fin lassù non aveva niente a che vedere con l’arrampicarsi su per la scala a chiocciola che conduceva alla Torre di Astronomia, oppure dall’ingresso dal lago alla Sala Grande.

Una delle donne del banco prestiti, che stava riportando al loro posto alcuni libri, li guardò significativamente, facendo notare che stavano alzando decisamente il tono per essere all’interno di un luogo dove il silenzio era la regola aurea.

Sbuffando imbarazzata, lei strinse di più la mano destra con cui stava conducendo il bambino affianco a lei e lo portò fino al termine del corridoio dove si apriva una vasta sala di consultazione con la targa “Romanzi”; in fondo a questa, quasi addossato contro il muro, uno scaffale altissimo colmo di opere narrative stazionava nella sua imponente e altera mole ed era la sua meta preferita.

Draco guardò curioso oltre, vedendo le pareti rivestite da una tappezzeria che tra i maghi era ancora di moda, rifinita fino ad una certa altezza con pannelli di legno, ma che, tra i babbani, era probabilmente stata soppiantata. Il pavimento, un po’ inclinato per le molte avventure che doveva aver vissuto, era formato da quadrati bianchi e neri di marmo ed era uno dei vanti di quel luogo. Qua e là tra le piastrelle erano fissate delle targhe di ottone o bronzo, forate al centro, che indicavano dove erano rimaste inesplose le munizioni e le bombe cadute lì sopra durante la Seconda Guerra Mondiale.

-          Quanto vuoi rimanere? – le chiese circospetto, temendo di dover passare in quel posto tutta la giornata

-          Quanto ne ho voglia – rispose evasiva mentre i suoi occhi erano stati catturati da una copertina che non aveva ancora letto

Lui borbottò piano qualcosa per non attirarsi le ire della bibliotecaria e della Granger e si sedette sul pavimento, esattamente come un qualsiasi bambino annoiato.

Vide un libro dalla rilegatura interessante e lo prese in mano, sorrise nel riconoscere alcuni simboli magici: doveva trattarsi di uno dei volumi di cui lei gli aveva parlato. La tirò appena per la gonna, il punto più alto dove, al momento, riusciva ad arrivare; gli occhi ambrati di lei si discostarono dalla sua lettura e abbassarono su quelli argentati di lui che erano sollevati. L’indice della mano destra, quello con cui, in genere teneva la bacchetta, era puntato su una pagina a caso del libro che teneva in mano e stava indicando dei simboli strani

-          Aritmanzia – disse automaticamente lei riconoscendo i segni che il professor Vector tracciava spesso sulla lavagna mentre spiegava come predire il futuro attraverso numeri.

-          Quello lo sapevo anche io – sbuffò lui voltando le pagine – parlavi di cose del genere?

-         

Il biondo annuì e lasciò la presa sui suoi vestiti per tornare a concentrarsi su quel volume.

Era particolarmente vistoso, in mezzo a tutte quelle copertine morbide di cartone stampato. I libri di magia, invece, venivano ancora fatti con il vecchio stile: un gruppo di penne d’oca scriveva sui fogli che erano poi rilegati insieme con della pelle formata da fibbie di ottone e varie chiusure; anche la consistenza della carta era differente: quella babbana era chiarissima e il nero dell’inchiostro risaltava particolarmente, la pergamena del mondo magico, invece, era spessa e dal colore leggermente giallino e le scritte del volume erano voluttuose e piene di asole e gambi.

Lo sfogliò tutto, riconoscendovi un libro che c’era anche a Hogwarts… e Malfoy Manor. Un suono sprezzante gli sfuggì dalle labbra, mentre si faceva largo tra i suoi ricordi l’imponente costruzione di casa sua avvolta tra le fiamme.

Guardò un istante la mezzosangue, ancora assorta nella lettura: non avrebbe potuto parlargliene.

Avrebbe voluto dirlo a qualcuno e, onestamente, ogni volta che lei gli domandava di parlargli di cosa era successo quella mattina nel letto, era tentato di vuotare il sacco, sospirare e raccontarle tutto.

Avrebbe voluto dirle tutto perché c’era una vocina dentro di lui che gli diceva che lei avrebbe capito, perché lei non guardava all’apparenza, ma a ciò che c’era dentro.

Ma anche se era solo una sporca babbanofila, non doveva essere coinvolta in quella faccenda.

Potty e la Donnola non avrebbero dovuto trascinarsela dietro in ogni loro avventura pericolosa, quante volte aveva rischiato la vita per causa loro? Al secondo anno ci aveva quasi rimesso la pelle dietro al basilisco e anche al quinto, quando c’era stata quella terribile battaglia nei sotterranei del Ministero… come avevano potuto portarla perfino nell’Esercito di Silente? Incoscienti, aveva rischiato parecchio con le punizioni che assegnava quel maiale della Umbridge. Non avrebbero dovuto essere così prevedibili.

Lui non lo sarebbe stato.

Si era preso un impegno che, sapeva, non sarebbe stato proprio facilissimo, soprattutto nelle sembianze in cui si trovava.

Ma si era reso conto che la più grande minaccia veniva proprio da lui.

Silente non la aiutava di certo, mandandola assieme a lui, era come se la stesse condannando.

Quelle fiamme, lei non lo sapeva, ma nascondevano qualcosa di terribile: il fuoco che brucia in eterno.

Il preside avrebbe fatto meglio a nasconderla a scuola per qualche settimana, piuttosto che mandarla a Londra, ma soprattutto, tenerla insieme a lui.

Tra il fatto che lei i guai se li andava a cercare col lanternino e che lui stesso costituisse una minaccia per la sua incolumità, rischiava davvero tanto.

E per di più c’era qualcuno che voleva ucciderlo e che attentatava alla sua vita.

Come avrebbe fatto a tenere alla larga quella creatura curiosa se era la prima che sembrava mettere il naso in affari da cui sarebbe dovuta rimanere fuori?

Ma soprattutto, perché quell’impegno preso così alla leggera con il suo preside si era trasformato in una motivazione così forte?

Proteggere lei… non aveva mai avuto niente da proteggere, tutto ciò che aveva, per quanto lo riguardava, poteva volare dalla torre più alta della scuola. Adesso aveva delle cose che doveva preservare.

Ma non poteva chiederle aiuto, lei non doveva essere coinvolta.

Ce l’avrebbe fatta da solo, come per ogni cosa.

 

Sbuffò e guardò gli altri libri disposti più o meno ordinatamente di fronte a lui, in fila.

Fece per riporre quello che teneva tra le mani, quando si accorse che nel buco lasciato tra gli altri si intravedeva qualcosa.

Inclinò la testa e sbirciò oltre, curioso, riuscendo a mettere a fuoco un paio di scarpe di pelle.

Sbattè gli occhi una volta, poi due e le guardò di nuovo: innegabilmente, quella era pelle di drago!

Cazzo, ma allora quello era un mago!

Che ci faceva un dannatissimo mago nella biblioteca babbana? Che fosse venuto a controllare i testi magici presenti?

Rivoltò tra le dita quello di aritmanzia, impossibile, era un libro comunissimo come, probabilmente, anche gli altri. Se fossero stati rari o proibiti senz’altro il Ministero avrebbe saputo che si trovavano lì e, con ogni probabilità, non ce li avrebbe certo lasciati.

Accanto alla scarpa nera comparve l’orlo di un mantello di un cupo color marrone.

Poteva essere solo un mago. I babbani non portavano i mantelli e credevano che i draghi fossero creature fantastiche inventate per le favole, certo non pensavano di farci degli indumenti o degli accessori come con i coccodrilli e i visoni. Sciocchi.

Quello, ad ogni modo, era proprio uno stregone e, se aveva riconosciuto la fibbia dorata sopra le squame scure, sapeva anche chi.

Si morse nervosamente le labbra, bel casino… ci mancava solo lui.

Gli occhi si sollevarono su di lei, che non lo degnava di un’occhiata, rapita nel mondo di cui stava leggendo.

Ok, doveva pianificare tutto.

Punto numero uno: convincerla. Non sarebbe stato facile, scettica com’era di natura, tantopiù che, con ogni probabilità, avrebbe dovuto dirle qualcosa di ciò che sapeva e la cosa non andava, anche se lo liberava di un peso, ma molto presto, in quel modo, anche lei si sarebbe allontanata.

C’era una cosa che ammirava della mezzosangue, nonostante tutto, ed era che era riuscita a stargli accanto tutto quel tempo senza cadere in bassi pregiudizi, chiamandolo mangiamorte, o facendo insistentemente allusioni a quella cosa, altri non ne sarebbero stati in grado.

Lei, invece, non ci aveva neppure pensato, non aveva bisogno di stratagemmi così infanganti per potersi confrontare con lui, anche se lui non negava di usarli, invece, nei suoi confronti…

Punto numero due: fuga!

E non era una banalità. Se mai si fossero accorti che erano due maghi e lui era QUEL mago, beh, avrebbero rischiato. Il mondo babbano non era sicuro come si credeva, brulicava di spie e dovevano fare molta attenzione.

Nella sua mente si delineò il piano per scappare: la porta, il corridoio, le scale, il banco dei prestiti…

Ok, potevano farcela…

 

Tirò nuovamente la gonna della mezzosangue che lo fissò spazientita

-          Che cosa c’è adesso? – gli chiese scocciata, lui le fece appena segno di tacere e di abbassarsi

-          C’è un mago qui – disse lui indicando lo spiraglio di luce tra i volumi; il sopracciglio di lei si alzò verso l’altro

-          Forse non sono tutti razzisti come te – gli disse sottovoce alludendo, ovviamente, al fatto che lui, come mago, non era mai stato nel mondo senza magia. La guardò male e le sue labbra sottili sillabarono appena la parola “mangiamorte” senza che un solo suono fuoriuscisse.

Lei sgranò gli occhi, appoggiando il testo e sedendosi accanto a lui

-          Come lo sai? – gli chiese pianissimo, tanto che dubitò che lui avesse capito

-          La fibbia del mocassino porta inciso lo stemma della famiglia – gli disse indicando appena il cerchietto lucente, lei lo fissò – è il padre di Nott: Parker

-          Perché ne parli come se fosse un nemico? – chiese lei ugualmente sospettosa continuando ad aguzzare la vista verso il piede sconosciuto

-          Ci sono un paio di cosucce che Silente non ti ha detto su di me – aggiunse con un ghigno

-          E dovrei fidarmi sulla parola? – chiese, lui sollevò il mento

-          Non ho mai tradito la mia parola, anche se sono Serpeverde – aggiunse con orgoglio

Lei lo fissò qualche istante, poi voltò la testa verso il buco senza annuire, ma neppure senza dargli dell’idiota.

-          Di che stanno discutendo? – chiese spiccia

-          Qualcosa non va secondo i loro piani – borbottò ascoltando il tono nervoso dell’uomo

Un minuto, due minuti; e la conversazione dello sconosciuto oltre lo scaffale con un altro ipotetico interlocutore riguardava sempre la stessa cosa “Non sappiamo cosa farne” e “Non siamo riusciti a trovare i traditori”.

Draco si irrigidì all’udire quelle sillabe, ma continuò a sbirciare dal foro rettangolare

-          E’ tutto a posto? – gli chiese Hermione vedendo gli occhi passare dal grigio ad un colore simile all’ardesia.

Lui annuì

-          Non hai sentito delle voci? – chiese Parker Nott dall’altra parte della libreria – deve esserci qualcuno – disse voltandosi e dirigendosi verso la fine dello scaffale per controllare.

Hermione e Draco si scambiarono un’occhiata preoccupata.

Lei si alzò in piedi

-          Sai mentire? – gli chiese lui lanciandole un’occhiata e sistemando il volume rilegato

-          Solo se serve

-          Dipende se consideri “salvarti la vita” come qualcosa che serve – sottolineò, lei lo fulminò con lo sguardo – cerca di essere credibile – aggiunse

-          Fai il bambino – gli rispose decidendo che la copertura di madre-figlio era quella che riusciva loro meglio – ma fallo bene

Si alzò svelta in piedi e riprese tra le mani il tomo che stava consultando prima.

In quel momento, mentre aveva appena abbassato gli occhi sullo scritto, la figura massiccia del padre di Theodore comparve nel corridoio tra le due fila di scaffali.

Si avvicinò veloce a lunghi passi ed Hermione si appuntò mentalmente che, se le avesse rivolto la parola, avrebbe dovuto mostrare un adeguato stupore per il suo vestiario inconsueto.

-          Mi scusi, signora – disse l’uomo con una voce cavernosa

Lei sollevò le iridi ambrate, non si ricordava di lui dalla battaglia al Ministero, quindi, probabilmente, se anche l’avesse vista, non avrebbe potuto riconoscerla, soprattutto nell’aspetto quasi trentenne che mostrava adesso.

Finse di prendere atto del mantello e del completo, del tutto inusuale da trovare nel mondo babbano, come si era preposta, poi sollevò gli occhi sul viso, terribilmente simile a quello del figlio

-          Sì? – disse, come se si trattasse di uno straniero che chiedeva informazioni su una via

L’omaccione parve osservare la figura di donna e la guardò per qualche minuto, decidendo che era quanto di meno assomigliante ad una maga riuscisse a riconoscere

-          Lei è una strega? – le chiese, più che certo che la risposta sarebbe stata un no. Gli occhi di lei parvero divertiti

-          Anche lei uno spettatore del programma “Prediciamo il futuro” ? – chiese, lui le lanciò un’occhiata stranita, senza capire – lo so, me lo dicono in tanti che assomiglio alla conduttrice – aggiunse, come se fosse un motivo di vanto. Nott padre la fissò e annuì, decidendo che quella insignificante babbana non poteva assolutamente essere una strega

-          Parker? – chiamò la voce di un altro uomo e il genitore di Goyle fece il suo ingresso nel campo visivo della giovane Grifondoro.

Si fermò un attimo interdetto a scrutare la donna

-          E’ lei? – chiese all’amico

-          Anche lei segue “Prediciamo il futuro”? – domandò nuovamente allo sconosciuto che la fissò come se fosse scappata dal manicomio

-          Mamma? – disse invece una vocina e una testata di capelli neri comparve da dietro la gonna, assieme al visetto di un bimbetto di cinque anni

Come Draco Malfoy fosse riuscito a tingersi la sua chioma bionda e farla diventare nera in così poco tempo, era un mistero che avrebbe risolto più tardi. Per il momento ringraziò la sua prontezza di spirito: probabilmente quei due conoscevano molto, ma molto bene le caratteristiche fisiche di ogni Malfoy sulla terra che comprendevano capelli chiarissimi e occhi azzurri, oltre ad un ego smisurato, ad una tradizione secolare e a un carattere veramente orribile. Ma in quel momento ringraziò ugualmente.

-          Mamma, questi uomini mi guardano male – mormorò il bimbo che sembrava sul punto di scoppiare a piangere mentre i genitori di due dei suoi compagni di Casa lo guardavano con un certo disprezzo. Un’interpretazione perfetta

-          Smettila… Francis – disse toccandogli la testa e inventando un nome – offendi i signori

-          È suo figlio? – chiese il padre di Goyle, di cui, al momento, le sfuggiva il nome

-          Sì, vogliate perdonarlo, è un po’ maleducato. Si chiama Francis

-          Capisco

Parker Nott, nel frattempo, sembrava indugiare più del dovuto sulle forme della mezzosangue.

Evidentemente il suo disprezzo era superato dalla sua brama.

-          Ehm, eravate voi prima, qui dietro? – domandò ancora Goyle-padre

-          Ah, vi ho disturbato? – fece lei con voce preoccupata – mio figlio ha fatto cadere dei libri…

-          No, niente – disse ancora l’uomo, come se non considerasse più un pericolo ciò che era avvenuto. Quella babbana, se anche avesse sentito qualcosa, non avrebbe saputo di cosa parlavano. Potevano sempre dire che si trattava della trama di un libro.

-          Beh, se volete scusarci, allora noi andiamo. – si congedò lei – vieni, Francis - e lo prese per mano, facendolo camminare al suo fianco.

Mentre camminava per il corridoio, Draco si voltò verso i due e gli fece una linguaccia.

Era la sua rivincita per avergli fatto interpretare quella scenetta vomitevole. E che quei due potessero andarsene al diavolo!

-          Il bambino è una vera peste – borbottò arrabbiato Goyle – se fosse mio figlio saprei come aggiustarlo

-          La madre però me la farei – rispose Parker Nott con un sorriso sbilenco

-          Già, gran bella carrozzeria – commentò il compare annuendo

Malfoy si irrigidì mentre camminava.

La mezzosangue aveva sentito?

E se sì, come faceva a rimanersene così impassibile?

La guardò, l’espressione determinata dipinta sul volto. No, non doveva aver ascoltato…

Però nel mondo c’erano già troppe persone che apprezzavano le qualità fisiche della Granger… e il problema era che lui stava entrando tra questi. Anche se, conoscendola un poco, senz’altro lei era una ragazza da “guarda quello che c’è dentro, l’esteriorità è effimera”.

Era un discorso improprio che faceva anche Daphne e quello era il motivo per cui non era mai stata a letto con lui. Peccato che da banale diciottenne la Granger fosse quasi invisibile, Daphne invece… beh, aveva una bellezza che non passava certo inosservata, ma si ostinava a dire che la bellezza non è tutto e altre bestialità sui generis.

 

Scosse la testa distogliendola da quei pensieri e tornò a fissare davanti a sé, sempre sentendo due paia di occhi piantati sulla schiena.

Sarebbe venuto il giorno che gliel’avrebbe fatta pagare anche a loro…

Il braccio sinistro gli bruciò. Il Marchio Nero. Erano vicini, doveva esserci qualche covo di mangiamorte in quella biblioteca.

 

Scrutò il viso della Granger.

Alla fine era rimasta coinvolta anche lei. Già perché, dopo che le aveva detto che c’era qualcosa che le avevano taciuto, lei, adesso, avrebbe preteso di sapere tutto.

E non sapeva se avrebbe avuto il coraggio di rimanere zitto su qualcosa.

Beh, “quella” cosa senz’altro. Ma il resto?

Sospirò.

Maledetto Silente, le gatte da pelare toccavano tutte a lui.

 

*          *          *

 

Quando i due misero piede fuori delle biblioteca, come per incanto, i capelli dello Slytherin tornarono del loro colore originale.

Hermione chiamò svelta un taxi e si fece riportare in fretta all’appartamento, curiosa di conoscere ciò che qualcuno si era deliberatamente sentito in dovere di non dirle, ma soprattutto, speranzosa di rimanere in un posto dove non ci fossero pericoli e mangiamorte ad ogni angolo. Neppure il mondo babbano era più così tranquillo come aveva creduto… il gruppo dei mangiamorte era cresciuto a dismisura in quegli anni e, probabilmente, stavano già progettando qualche strage come quella che c’era stata quasi vent’anni prima.

Lanciò un’occhiata furtiva al biondo che le era seduto affianco e che ammirava il panorama dal finestrino con molta più serietà di quanta ci si sarebbe aspettati da un bimbo.

Quando la porta dell’attico si fu richiusa dietro di loro, Hermione si affrettò a insonorizzare la stanza, a bloccare l’ingresso e a tirare le tende.

Stava aspettando e c’erano tante cose che voleva sapere e conoscere.

Come se fosse perso nei meandri della sua mente, Malfoy si era seduto sul divano e lì era rimasto, con i piedi che non toccavano terra e lo sguardo cupo e distante.

Perché non le avevano detto tutto?

Perché lo avevano detto a Malfoy, che dimostrava dieci anni e, adesso, anche meno, e non a lei?

Perché non si fidavano di lei?

Perché?

-          Sono stato un mangiamorte – disse sottovoce lui fissando infine le iridi color della tempesta in quelle ambrate e stupite di lei

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti, scusate l’immenso ritardo con cui posto questo capitolo, so che avrei dovuto farlo prima, ma l’ultimo anno di superiori è una maratona continua e la settimana prossima c’è una concentrazione di verifiche che farebbe invidia al test di ammissione a medicina.

Perdonatemi anche se sarò breve nel ringraziarvi tutti, sfortunatamente ci sono materie che esigono la mia presenza, scusate, scusate e scusate ancora tantissimo…

Io spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto e mi auguro che mi lascerete un commentino anche questa volta, sapete che ci tengo a sapere che cosa ne pensate, sarà che sono curiosa, soprattutto con tutte le anticipazioni che ho messo in questo aggiornamento ^^

Bene, grazie mille anche a tutti coloro che hanno messo la mia fic tra i preferiti, non credo di meritare tanta attenzione, ma grazie infinite lo stesso, siete fantastici!!! Vi mando un bacio virtuale, spero che vi arrivi e non si perda nella rete come le mie mail che non giungono mai a destinazione…

Grazie a chi recensisce e commenta ogni volta e grazie a chi lo fa ogni tanto, ricevere una recensione è meraviglioso e mi rende orgogliosa, oltre a mettermi una gran voglia di scrivere… quindi spero che me ne lascerete qualcuna =^_^=

Ciao e un bacione grande grande a tutti quanti, Nyssa

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nyssa