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Autore: Fear    15/07/2013    10 recensioni
Rein e Fine amiche d'infanzia fino alla scuola superiore, sono morte tutte e due nello stesso giorno per una ragione sconosciuta. Dopo la morte, sono andate tutte due rispettivamente al Paradiso e all'Inferno, diventandone le sovrane.
Dopo quasi un anno senza vedersi, le principesse devono accettare una missione dove, tra chi delle due vincerà potrà tornare a casa e avere una nuova possibilità, una nuova vita. Ma solo una di loro sarà la vincitrice. Chi?
Cit/: Molte volte il desiderio di essere una ragazza normale l'aveva attirata con sé, ma era per lo stesso desiderio che certe volte si rifugiava nella sua stanza e riempiva il cuscino di lacrime, lacrime di un capriccio che non sarebbe mai stato accontentato. [...]
[ Romantica, triste, AU ― incentrata sulla coppia Rein/Shade ]
♣ Citazione tratta dalla sezione iniziale del capitolo diciassette, storia completa
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Nuovo Personaggio, Rein, Shade
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17 – Take my breath away





Credo che quando tutto finisce ogni cosa torni alla mente come dei flash. È come un caleidoscopio di ricordi, tutto torna indietro. Ma non davvero.
Penso che una parte di me sapesse che sarebbe accaduto già nell'istante in cui l'ho visto. Non è qualcosa che ha detto o che ha fatto, è stata una sensazione che è arrivata in quel momento. La cosa folle è che non so se mi sentirò mai di nuovo così. Ma non so se dovrei. Forse ne era consapevole quando mi ha vista. Mi chiedo se ho semplicemente perso il mio equilibrio.
Ma, forse, la parte peggiore di tutto questo non è stata perdere lui, ma perdere me stessa.


Bianco.
Rein era circondata solo ed esclusivamente da quel colore. Era sospesa in aria, accovacciata su sé stessa aveva appena aperto gli occhi. Osservava il suo corpo nudo, acerbo ed esile, proprio come quello di una bambina, ma, allo stesso tempo, sensuale e sinuoso come essere privo di sesso; come un angelo. Perché era proprio quello: una creatura celestiale fatta di luce e aria che aveva sembianze umane. Lei era la guardiana della luce e delle stelle. Era stata rimossa dal piano materiale degli uomini per diventare quello che era adesso.
Se questo le piaceva? Per niente.
Molte volte il desiderio di essere una ragazza normale l'aveva attirata con sé, ma era per lo stesso desiderio che certe volte si rifugiava nella sua stanza e riempiva il cuscino di lacrime, lacrime di un capriccio che non sarebbe mai stato accontentato.

Nero.
Quel colore predominava rendendo tutto artificiale. Fine aveva quasi paura. Il suo corpo -ancora puro e innocente- era perfetto. Le sue curve erano morbide e i suoi seni erano quelli di una ragazza cresciuta troppo in fretta. Il suo sesso era nascosto da un paio di ali nere, che quasi non si riuscivano a distinguere nel buio di quel posto.
In quel momento, Fine si stava facendo delle domande sulla sua famiglia. Da sempre i diavoli sono stati considerati come la personificazione del male. Si diceva che essi visitassero gli uomini e le donne durante il sonno e che alleggiassero su di loro inducendoli al peccato e alla lussuria. Ma non era mai stato così, queste semplici e futili congetture non avrebbero mai spiegato nulla della verità. Molti demoni erano innocenti, non tutti avrebbero fatto del male e Fine ne era una prova. Lei, che era l'unica luce in quelle tenebre. Lei, che per niente al mondo sarebbe caduta nell'oscurità.

Un rumore simile a quello di una goccia che cade in uno specchio d'acqua rieccheggiò in entrambi gli spazi dove risedevano le principesse.
Rein alzò lo sguardo molto lentamente, i suoi occhi sembravano molto stanchi, arrossati, facevano fatica a restare aperti. Anche Fine -nello stesso momento- aprì gli occhi, che fino a poco tempo prima erano rimasti chiusi, serrati dalla paura e dal vuoto infinito.
Tutte e due le principesse ebbero un'allucinazione e per un secondo i loro occhi si incontrarono.
Sapevano che il momento era arrivato, il momento del giudizio, lo stesso momento in cui le loro vite -se così si potevano chiamare- avrebbero ricevuto una svolta totale.
La figura di Erik, il ministro, comparve in ognuna delle due stanze. I suoi occhi di ghiaccio osservavano accuratamente le due ragazze, poi incominciò a parlare.
-Rein, principessa del regno del Paradiso- iniziò con una nota di delusione. -e Fine, principessa del regno dell'Inferno. Il momento tanto atteso è ormai giunto.- Sul suo volto non c'era neanche l'ombra di un sorriso.
Rein e Fine erano tutte e due distrutte, ma appena Erik iniziò a parlare, la loro curiosità salì al massimo. Esatto, perché ormai era solamente una curiosità, non una competizione. Anche se il premio era importante non sarebbe mai stato quanto importante quanto il sentimento che provavano l'una per l'altra. Ed è stato così che per un momento le loro mani si intrecciarono; nelle loro menti si davano sicurezza a vicenda.
Erik non perse tempo e con uno sbuffo continuò: -Principessa Rein, mi può gentilmente spiegare che cosa è successo in queste settimane?- Erik pronunciò quelle parole con un tono di disgusto, quasi disprezzasse la principessa. Quest'ultima provò una vergogna incredibile, non avrebbe voluto rispondere ed infatti non lo fece, ma quel silenzio fu la conferma che Erik aspettava.
-Credo che la punizione delle ali non sia stata abbastanza. ... Innamorarsi di un essere umano, che cosa stupida e insignificante.- Erik ghignò, quasi ci godesse a vedere quei piccoli diamanti provenienti dagli occhi chiari della ragazza che risuonavano in tutta la stanza, proprio come una leggera pioggerellina. Rein dentro di sé sapeva che sarebbe successo, sapeva che l'aver infranto la regola numero uno della legge dell'Aldilà le sarebbe costato caro e una semplice punizione, sicuramente non sarebbe stato abbastanza.
Aveva già perso il gioco ancora prima di iniziarlo.
-Mi hai deluso Rein. Hai deluso il tuo regno. Hai deluso il tuo popolo. Hai disonorato me e tutti quelli che credevano nella loro principessa.-
Una lama tagliente la stava perforando dall'interno, dura come l'accaio e bollente come il fuoco. Ma non era Rein quella a soffrire.
Poi l'urlo.
Raggiunse le orecchie di Rein in un boato.
Si voltò, gridò il nome di Fine, ma nessuno rispose. Senza alcun motivo apparente, Rein iniziò a vedere la stanza in cui era scurirsi. Superò le varie sfumature di bianco fino a fermarsi al grigio, un grigio fumo. E proprio in quel momento scorse una figura ad una decina di metri da lei.
-Fine!-
Erik comparve dal nulla, si voltò verso Fine. Ella si dimenava scalciando, come fosse in preda ad uno spasmo.
Rein, compiendo uno sforzo disumano le fu accanto in poco tempo.
-Passami il dolore.- Quello di Fine era un sussuro impercettibile, il dolore traspirava dalle sue parole.
Le lacrime pizzicarono gli occhi di Rein e dopo pochi secondi il loro sapore salato raggiunse le sue labbra.
-Il suo potere...- Erik era in piedi, davanti ai corpi inermi delle principesse. Senza distogliere lo sguardo da Fine, disse a Rein le parole che pensava non avrebbe mai più dovuto dire o sentire.
-Lei... sta assorbendo il tuo dolore, Rein. Tutto il tuo dolore sta crescendo nel suo corpo. Fine sta...- Erik distolse lo sguardo, Rein, che da prima aveva la bocca chiusa e i denti serrati, ora aveva le labbra che si aprivano piano e a scatti. I suoi occhi imploranti, le sue pupille rimpicciolite all'improvviso.
Un altro urlo squarciò il silenzio.
Il futuro e il passato, mischiati, tristezza e poi allegria e poi di nuovo tristezza.
La tela multicolore di un ragno distrutta, infranta nel ghiaccio, immensamente triste. Era passato, presente, futuro.
Fine avrebbe voluto rispondere, ma era in mille pezzi.

Buona fortuna, principessa Rein.

Erik scomparve.
Rein prese dolcemente Fine tra le braccia. Un rivolo di sangue scarlatto le scorreva sulla tempia, tingeva il viso perlaceo, lo scomponeva, lo macchiava, come oro su argento. I suoi occhi erano delle sottili fessure, il suo respiro disturbato.
Fine stava morendo, per lei.
La mano tremante di Rein le asciugò il sangue dal viso. Per la prima volta la vide debole, impotente. Lei. Lei che era la forza, lei che era sempre stata energia pura.
-Fine... che cosa hai combinato?- Rein le passò una mano tra la zazzera di capelli vermigli, le fece una carezza sulla guancia.
Fine sorrise, nonostante tutto.
-La vincitrice- fece una pausa e sospirò dolorosamente. -devi essere tu e nessun altro, ti ho vista piangere fin troppe volte e sono stanca di vederti soffrire. Il tuo dolore è il mio dolore.- Fine, con le ultime forze che le rimanevano alzò la mano. Asciugò gli occhi di Rein, ma non vide i suoi.
Le lacrime si affacciavano sugli occhi, per la prima volta in un sacco di tempo e, brillanti come perle, trasparenti come diamanti, le illuminavano le palpebre e le rigavano gli zigomi. Rein singhiozzò e poggiò la testa sul grembo di Fine. La schiena si muoveva a ritmo dei suoi singhiozzi.
-Non piangere... sarò sempre con te. Qualunque cosa accada.- Fine accarezzò i capelli celesti della sua migliore amica, il suo sguardo ormai disperso nel vuoto.
Rein si alzò e tra un paio di sussulti disse: -Promesso?- Come una bambina allungò il mignolo verso quello di Fine e lo intrecciò con il suo. Fine strinse ancora più forte.
-Promesso.- confermò. -Vivi una vita piena di sorrisi, vivi dei giorni infiniti, vivi con i tuoi sogni. Vivi per me e per te, mio piccolo angelo.-
Rein non riusciva a smettere. Avrebbe voluto dirle che sarebbe andato tutto bene, che sarebbero tornate a casa insieme, ma Fine lo sapeva meglio di lei: solamente nelle fiabe esiste il "e vissero tutti felici e contenti", ma la vita, la vera vita, no. Quella è un'altra storia.
Rein mosse le labbra debolmente e cercò di sfiorare le dita della sua amica.
Sono morta.
Sono morta due volte.
E infatti non vedo più nulla.

Un tonfo sordo, come un vaso di coccio che si rompe sul cemento, un corpo che si trasforma in un bagliore di ricordi.
E poi un silenzio irreale.


Il suono monotono e fastidioso della sveglia fece alzare Shade.
Con passo lento si avviò verso il bagno e ne uscì non troppo tempo dopo. Una camicia bianca gli avvolgeva l'addome scolpito perfettamente e un paio di pantaloni blu rendevano la sua aria da teppista un po' più seria.
Prendendo la cartella di cuoio marrone aprì la porta e indossò le scarpe.
-Shade, spostati! Sono in ritardo! Il treno se ne andrà senza di me!- Vera scese le scale veloce come un ghepardo e si precipitò in strada. Prima di iniziare a correre salutò Shade con la mano e un bel sorriso.
-Non osare pranzare senza di me!- urlò Vera poco prima di scomparire dietro l'angolo che portava alla stazione.
Shade sorrise rassegnato e chiuse la porta alle sue spalle chiudendola a chiave.
Il primo giorno di scuola, pensò sospirando.
La strada, solitamente grigia e cupa, oggi splendeva sotto il sole primaverile trasformandosi in un tappeto di petali rosa. I ciliegi erano finalmente fioriti e i petali, cadendo, regalavano uno spettacolo a dir poco mozzafiato. Il vento creava dei piccoli mulinelli profumati e il sole filtrava attraverso i fitti rami degli alberi.
Ed è stato proprio là, nell'atmosfera romantica della primavera, che la vide.
Vide una figura fatta di luce, il sole era proprio dietro di lei e Shade non riusciva a distinguerla bene.
La salita era faticosa, ma piano piano avanzò verso la cima. I suoi occhi oltremare ne scorsero un altro paio simili, ma di una-due gradazioni più chiari. Mise a fuoco la visuale: lunghi capelli celesti che tanto ricordavano il cielo estivo, un corpo sottile e delle labbra fini, increspate in un sorriso dolce e pieno di felicità, capace di mandar in delirio qualsiasi ragazzo.
Shade si fermò a meno di un metro dalla ragazza; indossava una deliziosa divisa alla marinara bianca e blu.
-Ciao, amore mio.-
Due corpi che si sfiorano, mani tra i capelli, essenze di profumi, labbra unite.
-Rein.-








Per il capitolo scritto, per la storia scritta, ringrazio: Primavere rouge, Dorotea De Spirito, Maggie Stiefvater e Miho Obana.

Tutto ha una fine, tranne Monochrome Blue Sky.
Sapete, sono stata giorni e notti a pensare come finire questo capitolo e che cosa scrivere nelle note autore, ma la volete sapere una cosa? Ho cancellato tutto. Io dovevo vivere il momento, dovevo sentire l'emozione e così ho fatto. Ho messo la parola "Fine" nella mia mente, ma non l'ho scritta, non la scriverò mai; nessuna storia è destinata a finire.
Ed ecco gli occhi lucidi. Penso a quando ho iniziato questa storia; quasi un anno fa. Questa storia che mi ha accompagnato nei momenti belli e nei momenti meno belli. Ed ora, sospirando le dirò addio.
Ciao Rein, mio dolce angioletto. Tu sei sempre stata la mia fonte di ispirazione, tu che puoi perdere tutto tranne il sorriso, tu che ci insegni ad amare.
Ciao Fine, mia coraggiosa diavoletta. Tu, che probabilmente non avresti dovuto morire, tu che avresti dovuto vivere e avresti dovuto aiutare quella pasticciona della tua migliore amica. Ma nonostante tutto sei proprio tu quella che ci hai insegnato a vivere.
Ciao Shade, mio misterioso cavaliere. Tu, che mai hai ceduto. Tu che non ti sei mai arreso, tu che hai aiutato le nostre principesse a superare i loro ostacoli, nonostante fossi tu quello che aveva bisogno d'aiuto.
Ciao Vera, mia piccola principessa. Tu, che hai superato il tuo dolore, hai lottato e alla fine hai vinto. Hai vinto una vita felice.
Questo capitolo è dedicato a tutti quelli che hanno letto, che hanno recensito, che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e che hanno anche solamente aperto la pagina per sbaglio. Vi voglio dire solo una cosa: grazie. Grazie di cuore per avermi accompagnato in questo viaggio, per avermi fatto sorridere e per avermi fatto sentire realizzata, felice. Grazie di tutto.
Stay strong, believe and never give up.
Un abbraccio grande quanto l'interno universo da Miku

   
 
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