Dopo il flashback del prologo, inteso a sottolineare il tumulto interiore di Uncino prima che tutta la storia avesse inizio, entriamo ora nella vera e propria storia! Se vorrete farmi sapere cosa ne pensate, ne sarei felicissima!
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Buona lettura!
Capitolo 1
–Salvatrice-
Emma camminava a
passo spedito lungo il marciapiede. I suoi bei
lineamenti erano tirati in un cipiglio imbronciato; come al suo solito,
era in
ritardo! Dopo le grandi avversità alle quali aveva dovuto
fare fronte, la sua
famiglia era di nuovo riunita. Ma nonostante le cose fossero finalmente
tornate
alla normalità, le brutte abitudini erano difficili a morire
e la sua allergia
alla puntualità lo era sicuramente. Si aggiustò
il cappotto, stringendone il
bavero tra le mani, e aumentando ancora il passo.
«Emma!» Si
voltò incuriosita in direzione di
quella voce, incontrando gli occhi smeraldini e profondi di una giovane
sconosciuta. Portava lunghi capelli neri, mossi lungo la schiena e dal
suo
abbigliamento colorato e vaporoso Emma dedusse che doveva trattarsi di
una
gitana.
«Come
conosce il mio nome?» Non voleva sembrare sospettosa, ma il
suo lavoro le
imponeva di essere prudente nei confronti di chi non conosceva. Il
sorriso
solare che le rivolse la giovane la fece rilassare.
«Tu
sei la
salvatrice! Tutti qui a Storybrooke ti conoscono! Io sono
Esmeralda.» Le offrì
la mano ed Emma la strinse prontamente. Salvatrice,
quell’epiteto la straniva ancora; in special modo quando gran
parte della città
si sentiva in dovere di ringraziarla per aver spezzato il
sortilegio… Emma non
si sentiva per nulla speciale.
«Piacere
di
conoscerti, ma adesso devo proprio andare…»
Mormorò titubante.
«Grazie
a te
ho riacquistato la memoria e questo mi ha permesso di riunirmi alla mia
famiglia! Ti sono riconoscente! Lascia almeno che metta a disposizione
il mio
talento per te!» Emma aggrottò la fronte, dubbiosa.
«La
divinazione! La tua aura emana energia pura, positiva…
Vorrei poterti leggere
la mano.» Pura e positiva, eh? Che
la
ruota stesse girando? Emma non era una persona molto
ottimista, ma volle
inaspettatamente aggrapparsi a quella speranza. Sorrise, scoprendosi ad
accettare quell’invito.
«Ho un
appuntamento con Ruby alla tavola calda, che ne dici di analizzare
questa mia
energia positiva sedute davanti ad una tazza di
caffè?» Esmeralda le rivolse un
sorriso caldo e sincero.
«Volentieri!»
Si sistemò il fazzoletto bianco che brillava tra i suoi
capelli di ebano, poi
prese Emma sotto braccio, trascinandola, letteralmente entusiasta.
Quella
ragazza era una vera forza della natura! Varcarono la soglia del
Granny’s e
subito il dolce profumo di torte appena sfornate le avvolse nella sua
fragrante
carezza.
«Hai
fame
Esmeralda?» La gitana annuì ed Emma si diresse al
bancone per raggiungere Ruby.
Cappuccetto Rosso la osservò enigmatica, socchiudendo gli
occhi incorniciati
dalle lunghe ciglia scure.
«Scusami,
sono in ritardo, lo so…» Si giustificò
Emma, sospirando.
«Non
c’è
problema, non ho ancora staccato; il lavoro va per le lunghe oggi. Ma
chi è la
tua amica?» Le domandò ammiccando in direzione
della ragazza bruna che aveva
preso posto in uno dei tavoli liberi.
«Si
chiama
Esmeralda, ha insistito per leggermi la mano. Sai che sono scettica
riguardo
questo genere di cose… La divinazione, la
chiromanzia… Ma fino poco tempo fa
non credevo nemmeno alla magia e guarda dove sono adesso! Ne sono
letteralmente
sommersa. Infondo che male potrà mai farmi?»
Domandò, chiaramente alla ricerca
di rassicurazioni.
«Secondo
me
è un’ottima idea! Fatti rivelare qualche nota
frizzante sul tuo futuro! Magari
un uomo alto e prestante che sappia tenere testa al tuo caratterino e
farti
distrarre un po’. Dio solo sa quanto avresti bisogno
di…» Emma la zittì
bruscamente prima che Ruby potesse dare voce ai suoi
pensieri non propriamente casti.
«Non
aggiungere una parola. Io sto benissimo così; finalmente ho
raggiunto il mio
equilibrio con Henry, Mary Margaret e David e ho tutto ciò
che mi serve per
essere felice.» Ruby alzò un sopracciglio,
scettica.
«Se lo
dici
tu… Ti porto il solito, tu torna pure dalla tua amica; poi
voglio un resoconto
completo, senza tralasciare i particolari!» Emma
alzò gli occhi al cielo, poi
si diresse al tavolo occupato da Esmeralda.
«Allora
cominciamo… Dammi la mano.» La invitò
la zingara, sporgendosi verso di lei.
Emma ubbidì, lasciando che le esaminasse velocemente il
dorso, per poi passare
al palmo. Sfiorò con la punta delle dita le linee che si
disegnavano,
intersecandosi sulla sua pelle e le scrutò profondamente.
Ruby
arrivò
in quel momento poggiando sul tavolino un vassoio con due tazze di
caffè
fumante e due porzioni di torta di lamponi, poi si sedette
silenziosamente a
fianco di Emma, incuriosita. Esmeralda osservò in silenzio
ancora per qualche
minuto, poi spostò lo sguardo sul viso di Emma.
«Tu
possiedi
la magia!»
«Abbassa
la
voce!» La rimproverò la ragazza che ancora non si
era abituata del tutto
all’idea.
«Se ti
concentri con me, potremmo unire i nostri poteri e avere libero accesso
al tuo
futuro.» Emma indietreggiò impercettibilmente.
«Non
sono
sicura che sia una buona idea…»
«Ti
verrà
rivelato solo ciò che desidererai sapere…
Solitamente sono visioni legate ad un
futuro amore, non sei curiosa di provare?» Le
domandò Esmeralda, estasiata.
«Certo
che
lo è!» Rispose Ruby, saltellando impaziente sulla
sedia.
«D’accordo,
allora…» Assentì Emma, non troppo
convinta. Esmeralda chiuse gli occhi e
strinse la sua mano tra le sue. Una forte energia si irradiò
tra le due
ragazze, scivolando da una all’altra come un’onda
crepitante e densa. La gitana
fu scossa da un debole tremito, mentre la visione si presentava a lei
con tutto
il suo potere rivelatore. Riaprì gli occhi senza fiato,
puntando le iridi verdi
e lucide di emozione in quelle di Emma.
«Che
cosa hai
visto?» Le domandò Ruby, curiosa.
«Io,
mi
dispiace…» Esmeralda scosse la testa turbata.
«La visione non era chiara. Ho
percepito timore, confusione e vuoto. Un freddo opprimente al centro
del petto…
E poi due occhi azzurri come l’oceano, profondi e luminosi,
belli ed
enigmatici. Due occhi che non si scordano. Ho conosciuto la storia di
due anima
affini e perdute che solo insieme potranno ritrovare la
strada.» Esmeralda fece
una breve pausa, poi riprese a parlare.
«Ma
tutto
questo non significa nulla, Emma, non ti devi preoccupare!»
Si affrettò a
precisare con un sorriso che questa volta non arrivò a
coinvolgere gli occhi
smeraldini.
«Si,
la
divinazione non è un’arte infallibile!»
Le fece eco Ruby con un’espressione
preoccupata in volto. Emma aggrottò la fronte, frastornata,
mordendosi il
labbro inferiore. Anche lei l’avevo avvertito; per un fugace
momento, aveva
provato la carezza di quei magnetici occhi azzurri sulla pelle.
Esmeralda si
congedò subito dopo, mormorando parole di scusa e
augurandosi di rivederle
presto. Emma scacciò via quei pensieri con una scrollata di
spalle, ma
l’intensa sensazione appena provata sembrava non volerla
abbandonare. La
chiaroveggenza non era una scienza esatta e spesso poteva
sbagliare… Oltretutto
il vaticinio era stato quantomeno misterioso. Si stampò in
faccia un sorriso di
circostanza, che doveva servire a mascherare quanto in
realtà fosse rimasta
colpita da quelle parole, e seguì Ruby al bancone. Lei ed
Esmeralda erano state
le ultime clienti della sera ed il locale si era svuotato in un batter
d’occhio, lasciandole praticamente sole.
«Houston abbiamo un problema.»
Borbottò
Cappuccetto Rosso, richiamando la sua attenzione. Emma si
voltò seguendo lo
sguardo dell’amica e notando una sagoma scura piegata sul
bancone. Le bastò
poco per mettere a fuoco quella fisionomia famigliare.
«Uncino?»
Domandò sorpresa, avvicinandosi.
«Emma,
che
piacere!» Borbottò allegro, ma con voce
strascicata. La sua unica mano era
ancorata ad una bottiglia di Rum semivuota che doveva essere stata la
sua
compagna per la serata. Emma rivolse uno sguardo esasperato a Ruby.
«Non
guardarmi così, non è stata colpa mia! Quando gli
ho detto che non servivamo
quel genere di alcolici, si è diretto in cucina e ha scovato
quella vecchia
bottiglia di rum! Deve avere la ciocca
triste, perché è stato buonissimo,
oserei quasi dire che lo preferisco
così!»
«Ruby!»
La
riprese Emma, poi si avvicinò ancora di un passo.
«Su,
Uncino,
ti riaccompagno alla Jolly Roger.» Ruby strizzò
gli occhi contrariata.
«Non
sono
ubriaco! Sono un pirata, nelle vene mi scorre il rum!» Emma
appoggiò le mani
sulle sue braccia cautamente e lo tirò in piedi.
«Mi
rimboccherai le coperte, Emma Swann? Sarai la mia Salvatrice?»
La canzonò malizioso. I suoi occhi la scrutarono senza
pudore, scendendo ad accarezzare con lo sguardo il suo corpo femminile
avvolto
nel cappotto.
«Uncino,
non
farmi pentire dell’aiuto che ti sto
offrendo…» Lo mise in guardia caustica. Il
pirata alzò le braccia in segno di resa e per poco non perse
l’equilibrio. Suo
malgrado Emma sorrise.
«Stai
attenta con quel pirata…» La voce di Ruby li
raggiunse quando ormai erano alla
porta.
«Non
preoccuparti, non sarebbe la prima volta che lo metto K.O.»
«Questa
ragazza ne sa una più del diavolo!»
Continuò Uncino appoggiandosi pesantemente
alle spalle di Emma.
«Ma
non
dovevi avere la ciocca triste?» Si lamentò
trascinando entrambi fuori dal
Granny’s. L’aria fresca parve giovare alla sbronza
di Uncino che sembrò tornare
un poco più lucido.
«Mi
dici che
bisogno c’era di ridursi in questo stato?» La voce
di Emma era monocorde.
«Ti
preoccupi per me, Swann?»
«Uncino,
non
tirare troppo la corda…» Il pirata
raddrizzò le spalle, allontanandosi di un
passo da lei.
«Tu
cosa
pensi, Emma? Cosa mai non dovrebbe andare nella mia vita? Sono bloccato
in un
mondo che non è il mio; a nessuno importa nulla di me e
accettando di aiutare
voi mi sono privato dell’unica cosa che mi tenesse ancora in
vita; la mia
vendetta! Non hai idea di quanto abbia pregato tutti gli dei che
conoscevo per
scambiare la mia vita con quella della donna che amavo… Ora,
me lo sai dire tu
che bisogno c’era di sbronzarsi e dimenticare per qualche ora
di esistere?» Le
sue parole ruvide ebbero il potere di farla arrestare sul posto.
«Jones…
Mi
dispiace.»
«Non
chiamarmi così, quell’uomo ha smesso di esistere
molti anni fa.» Lo sguardo che
le rivolse fu come una stilettata in pieno petto. Due occhi freddi e
penetranti
come lame di ghiaccio in grado di trapassarla da parte a parte. Non
aveva mai
visto quella sfumatura della sua personalità e il dolore
bruciante e disperato
che tormentava il suo animo la fece vacillare. Quegli
occhi… Distolse lo sguardo per non rimanerne
imprigionata.
Il profilo della Jolly Roger si stagliò
all’orizzonte, alto e fiero.
«Perché
hai
scelto di aiutarci se sapevi che per farlo avresti dovuto rinunciare a
tanto?»
Un sorriso ironico si disegnò sulle belle labbra
dell’uomo.
«Forse
speravo che questo mi avrebbe permesso di ottenere qualcosa di migliore
di una
vuota vendetta fine a se stessa. Ma come al solito mi
sbagliavo… Torna dalla
tua famiglia Swann, non hai più niente da fare qui o ti
offri forse volontaria
per passare la notte con un povero pirata e fargli dimenticare per
poche ore la
sua vita da rinnegato?» Uncino avanzò in sua
direzione ed Emma fece istintivamente
un passo indietro.
«Se mi
avessi chiesto semplicemente di aiutarti forse avrei accettato,
Uncino.» La
giovane gli diede le spalle risoluta.
«Nessuno
può
aiutarmi.» Mormorò cupo.
«Troverò il modo di rimandarti nel tuo mondo, Capitano, fosse l’ultima cosa che faccio.» Gli promise, stupendo anche se stessa, mentre si incamminava verso casa.
Un ringraziamento particolare va: @Cocchi (grazie anche per la tua supervisione :) ); @pilvia_s; @summers001; @Yoan Seiyryu. Grazie di cuore :)
A presto!