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Autore: fruttina89    18/07/2013    5 recensioni
Dopo il rapimento di Harry e le molte peripezie e ostacoli a cui hanno dovuto fare fronte sull'Isola che non c'è, Emma e la sua famiglia fanno ritorno a Storybrook... Sembra tornato il sereno nelle vite degli abitanti magici della città, ma non per tutti è così... Uncino, privato della sua vendetta, per lui unica ragione di vita, si ritrova bloccato in un mondo che non è il suo. Ha scelto di stare dalla parte del bene, ma sembra destinato a rimanere solo.
E se il destino non avesse ancora finito di giocare con la sua esistenza e la sua vita e quella di Emma fossero indissolubilmente legate? Tutto ebbe inizio con una premonizione...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti e grazie di essere qui a leggere il primo capitolo di questo mio nuovo esperimento! :) Spero di non deludere le vostre aspettative!
Dopo il flashback del prologo, inteso a sottolineare il tumulto interiore di Uncino prima che tutta la storia avesse inizio, entriamo ora nella vera e propria storia! Se vorrete farmi sapere cosa ne pensate, ne sarei felicissima!
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Buona lettura!









Capitolo 1 –Salvatrice-

Emma camminava a passo spedito lungo il marciapiede. I suoi bei lineamenti erano tirati in un cipiglio imbronciato; come al suo solito, era in ritardo! Dopo le grandi avversità alle quali aveva dovuto fare fronte, la sua famiglia era di nuovo riunita. Ma nonostante le cose fossero finalmente tornate alla normalità, le brutte abitudini erano difficili a morire e la sua allergia alla puntualità lo era sicuramente. Si aggiustò il cappotto, stringendone il bavero tra le mani, e aumentando ancora il passo.

«Emma!» Si voltò incuriosita in direzione di quella voce, incontrando gli occhi smeraldini e profondi di una giovane sconosciuta. Portava lunghi capelli neri, mossi lungo la schiena e dal suo abbigliamento colorato e vaporoso Emma dedusse che doveva trattarsi di una gitana.

«Come conosce il mio nome?» Non voleva sembrare sospettosa, ma il suo lavoro le imponeva di essere prudente nei confronti di chi non conosceva. Il sorriso solare che le rivolse la giovane la fece rilassare.

«Tu sei la salvatrice! Tutti qui a Storybrooke ti conoscono! Io sono Esmeralda.» Le offrì la mano ed Emma la strinse prontamente. Salvatrice, quell’epiteto la straniva ancora; in special modo quando gran parte della città si sentiva in dovere di ringraziarla per aver spezzato il sortilegio… Emma non si sentiva per nulla speciale.

«Piacere di conoscerti, ma adesso devo proprio andare…» Mormorò titubante.

«Grazie a te ho riacquistato la memoria e questo mi ha permesso di riunirmi alla mia famiglia! Ti sono riconoscente! Lascia almeno che metta a disposizione il mio talento per te!» Emma aggrottò la fronte, dubbiosa.

«La divinazione! La tua aura emana energia pura, positiva… Vorrei poterti leggere la mano.» Pura e positiva, eh? Che la ruota stesse girando? Emma non era una persona molto ottimista, ma volle inaspettatamente aggrapparsi a quella speranza. Sorrise, scoprendosi ad accettare quell’invito.  

«Ho un appuntamento con Ruby alla tavola calda, che ne dici di analizzare questa mia energia positiva sedute davanti ad una tazza di caffè?» Esmeralda le rivolse un sorriso caldo e sincero.

«Volentieri!» Si sistemò il fazzoletto bianco che brillava tra i suoi capelli di ebano, poi prese Emma sotto braccio, trascinandola, letteralmente entusiasta. Quella ragazza era una vera forza della natura! Varcarono la soglia del Granny’s e subito il dolce profumo di torte appena sfornate le avvolse nella sua fragrante carezza.

«Hai fame Esmeralda?» La gitana annuì ed Emma si diresse al bancone per raggiungere Ruby. Cappuccetto Rosso la osservò enigmatica, socchiudendo gli occhi incorniciati dalle lunghe ciglia scure.

«Scusami, sono in ritardo, lo so…» Si giustificò Emma, sospirando.

«Non c’è problema, non ho ancora staccato; il lavoro va per le lunghe oggi. Ma chi è la tua amica?» Le domandò ammiccando in direzione della ragazza bruna che aveva preso posto in uno dei tavoli liberi.

«Si chiama Esmeralda, ha insistito per leggermi la mano. Sai che sono scettica riguardo questo genere di cose… La divinazione, la chiromanzia… Ma fino poco tempo fa non credevo nemmeno alla magia e guarda dove sono adesso! Ne sono letteralmente sommersa. Infondo che male potrà mai farmi?» Domandò, chiaramente alla ricerca di rassicurazioni.

«Secondo me è un’ottima idea! Fatti rivelare qualche nota frizzante sul tuo futuro! Magari un uomo alto e prestante che sappia tenere testa al tuo caratterino e farti distrarre un po’. Dio solo sa quanto avresti bisogno di…» Emma la zittì bruscamente prima che Ruby potesse dare voce ai suoi  pensieri non propriamente casti.

«Non aggiungere una parola. Io sto benissimo così; finalmente ho raggiunto il mio equilibrio con Henry, Mary Margaret e David e ho tutto ciò che mi serve per essere felice.» Ruby alzò un sopracciglio, scettica.

«Se lo dici tu… Ti porto il solito, tu torna pure dalla tua amica; poi voglio un resoconto completo, senza tralasciare i particolari!» Emma alzò gli occhi al cielo, poi si diresse al tavolo occupato da Esmeralda.

«Allora cominciamo… Dammi la mano.» La invitò la zingara, sporgendosi verso di lei. Emma ubbidì, lasciando che le esaminasse velocemente il dorso, per poi passare al palmo. Sfiorò con la punta delle dita le linee che si disegnavano, intersecandosi sulla sua pelle e le scrutò profondamente.

Ruby arrivò in quel momento poggiando sul tavolino un vassoio con due tazze di caffè fumante e due porzioni di torta di lamponi, poi si sedette silenziosamente a fianco di Emma, incuriosita. Esmeralda osservò in silenzio ancora per qualche minuto, poi spostò lo sguardo sul viso di Emma.

«Tu possiedi la magia!»

«Abbassa la voce!» La rimproverò la ragazza che ancora non si era abituata del tutto all’idea.

«Se ti concentri con me, potremmo unire i nostri poteri e avere libero accesso al tuo futuro.» Emma indietreggiò impercettibilmente.

«Non sono sicura che sia una buona idea…»

«Ti verrà rivelato solo ciò che desidererai sapere… Solitamente sono visioni legate ad un futuro amore, non sei curiosa di provare?» Le domandò Esmeralda, estasiata.

«Certo che lo è!» Rispose Ruby, saltellando impaziente sulla sedia.

«D’accordo, allora…» Assentì Emma, non troppo convinta. Esmeralda chiuse gli occhi e strinse la sua mano tra le sue. Una forte energia si irradiò tra le due ragazze, scivolando da una all’altra come un’onda crepitante e densa. La gitana fu scossa da un debole tremito, mentre la visione si presentava a lei con tutto il suo potere rivelatore. Riaprì gli occhi senza fiato, puntando le iridi verdi e lucide di emozione in quelle di Emma.

«Che cosa hai visto?» Le domandò Ruby, curiosa.

«Io, mi dispiace…» Esmeralda scosse la testa turbata. «La visione non era chiara. Ho percepito timore, confusione e vuoto. Un freddo opprimente al centro del petto… E poi due occhi azzurri come l’oceano, profondi e luminosi, belli ed enigmatici. Due occhi che non si scordano. Ho conosciuto la storia di due anima affini e perdute che solo insieme potranno ritrovare la strada.» Esmeralda fece una breve pausa, poi riprese a parlare.

«Ma tutto questo non significa nulla, Emma, non ti devi preoccupare!» Si affrettò a precisare con un sorriso che questa volta non arrivò a coinvolgere gli occhi smeraldini.

«Si, la divinazione non è un’arte infallibile!» Le fece eco Ruby con un’espressione preoccupata in volto. Emma aggrottò la fronte, frastornata, mordendosi il labbro inferiore. Anche lei l’avevo avvertito; per un fugace momento, aveva provato la carezza di quei magnetici occhi azzurri sulla pelle. Esmeralda si congedò subito dopo, mormorando parole di scusa e augurandosi di rivederle presto. Emma scacciò via quei pensieri con una scrollata di spalle, ma l’intensa sensazione appena provata sembrava non volerla abbandonare. La chiaroveggenza non era una scienza esatta e spesso poteva sbagliare… Oltretutto il vaticinio era stato quantomeno misterioso. Si stampò in faccia un sorriso di circostanza, che doveva servire a mascherare quanto in realtà fosse rimasta colpita da quelle parole, e seguì Ruby al bancone. Lei ed Esmeralda erano state le ultime clienti della sera ed il locale si era svuotato in un batter d’occhio, lasciandole praticamente sole.

«Houston abbiamo un problema.» Borbottò Cappuccetto Rosso, richiamando la sua attenzione. Emma si voltò seguendo lo sguardo dell’amica e notando una sagoma scura piegata sul bancone. Le bastò poco per mettere a fuoco quella fisionomia famigliare.

«Uncino?» Domandò sorpresa, avvicinandosi.

«Emma, che piacere!» Borbottò allegro, ma con voce strascicata. La sua unica mano era ancorata ad una bottiglia di Rum semivuota che doveva essere stata la sua compagna per la serata. Emma rivolse uno sguardo esasperato a Ruby.

«Non guardarmi così, non è stata colpa mia! Quando gli ho detto che non servivamo quel genere di alcolici, si è diretto in cucina e ha scovato quella vecchia bottiglia di rum! Deve avere la ciocca triste, perché è stato buonissimo, oserei quasi dire che lo preferisco così!»

«Ruby!» La riprese Emma, poi si avvicinò ancora di un passo.

«Su, Uncino, ti riaccompagno alla Jolly Roger.» Ruby strizzò gli occhi contrariata.

«Non sono ubriaco! Sono un pirata, nelle vene mi scorre il rum!» Emma appoggiò le mani sulle sue braccia cautamente e lo tirò in piedi.

«Mi rimboccherai le coperte, Emma Swann? Sarai la mia Salvatrice?» La canzonò malizioso. I suoi occhi la scrutarono senza pudore, scendendo ad accarezzare con lo sguardo il suo corpo femminile avvolto nel cappotto.

«Uncino, non farmi pentire dell’aiuto che ti sto offrendo…» Lo mise in guardia caustica. Il pirata alzò le braccia in segno di resa e per poco non perse l’equilibrio. Suo malgrado Emma sorrise.

«Stai attenta con quel pirata…» La voce di Ruby li raggiunse quando ormai erano alla porta.

«Non preoccuparti, non sarebbe la prima volta che lo metto K.O.»

«Questa ragazza ne sa una più del diavolo!» Continuò Uncino appoggiandosi pesantemente alle spalle di Emma.

«Ma non dovevi avere la ciocca triste?» Si lamentò trascinando entrambi fuori dal Granny’s. L’aria fresca parve giovare alla sbronza di Uncino che sembrò tornare un poco più lucido.

«Mi dici che bisogno c’era di ridursi in questo stato?» La voce di Emma era monocorde.

«Ti preoccupi per me, Swann?»

«Uncino, non tirare troppo la corda…» Il pirata raddrizzò le spalle, allontanandosi di un passo da lei.

«Tu cosa pensi, Emma? Cosa mai non dovrebbe andare nella mia vita? Sono bloccato in un mondo che non è il mio; a nessuno importa nulla di me e accettando di aiutare voi mi sono privato dell’unica cosa che mi tenesse ancora in vita; la mia vendetta! Non hai idea di quanto abbia pregato tutti gli dei che conoscevo per scambiare la mia vita con quella della donna che amavo… Ora, me lo sai dire tu che bisogno c’era di sbronzarsi e dimenticare per qualche ora di esistere?» Le sue parole ruvide ebbero il potere di farla arrestare sul posto.

«Jones… Mi dispiace.»

«Non chiamarmi così, quell’uomo ha smesso di esistere molti anni fa.» Lo sguardo che le rivolse fu come una stilettata in pieno petto. Due occhi freddi e penetranti come lame di ghiaccio in grado di trapassarla da parte a parte. Non aveva mai visto quella sfumatura della sua personalità e il dolore bruciante e disperato che tormentava il suo animo la fece vacillare. Quegli occhi… Distolse lo sguardo per non rimanerne imprigionata. Il profilo della Jolly Roger si stagliò all’orizzonte, alto e fiero.

«Perché hai scelto di aiutarci se sapevi che per farlo avresti dovuto rinunciare a tanto?» Un sorriso ironico si disegnò sulle belle labbra dell’uomo.

«Forse speravo che questo mi avrebbe permesso di ottenere qualcosa di migliore di una vuota vendetta fine a se stessa. Ma come al solito mi sbagliavo… Torna dalla tua famiglia Swann, non hai più niente da fare qui o ti offri forse volontaria per passare la notte con un povero pirata e fargli dimenticare per poche ore la sua vita da rinnegato?» Uncino avanzò in sua direzione ed Emma fece istintivamente un passo indietro.

«Se mi avessi chiesto semplicemente di aiutarti forse avrei accettato, Uncino.» La giovane gli diede le spalle risoluta.

«Nessuno può aiutarmi.» Mormorò cupo.

«Troverò il modo di rimandarti nel tuo mondo, Capitano, fosse l’ultima cosa che faccio.» Gli promise, stupendo anche se stessa, mentre si incamminava verso casa.

Un ringraziamento particolare va: @Cocchi (grazie anche per la tua supervisione :) ); @pilvia_s; @summers001; @Yoan Seiyryu. Grazie di cuore :)

A presto!

   
 
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