Anonymous
Master Basket
Naosuke
Yosano era sempre stato convinto che la sua timidezza
e codardia, fautrici di una grave balbuzie, fossero ampiamente compensate dalle
sue doti di scrittore. La firma sul modulo di iscrizione al club di giornalismo
era stata vergata in modo netto, senza la minima sbavatura. Aveva grandi
progetti per il suo primo anno.
Tramite il giornale scolastico avrebbe pubblicato le
sue storie poliziesche, contando di appassionare la comunità studentesca
attraverso trame intrigate, personaggi accattivanti, misteri indecifrabili e sbalorditivi
colpi di scena. Avrebbe guadagnato una certa notorietà e magari avrebbe potuto
trasformare la sua passione nel proprio lavoro.
Ma nulla di tutto ciò accadde. Fece tre tentativi,
ma il giornale scolastico, dopo la pubblicazione del primo capitolo di ogni
storia, non registrò alcun incremento delle letture. Più volte Naosuke si era chiesto in cosa avesse sbagliato, in cosa
difettava la sua opera per poter ghermire l’attenzione del pubblico.
La risposta gli era arrivata sotto forma di busta
anonima durante il suo ultimo anno di medie: yaoi.
Scettico, aveva deciso di pubblicare quella storia romantica di dubbio gusto,
dallo stile elementare e con dei personaggi fin troppo stereotipati. Eppure,
contro ogni sua previsione, quella roba
piaceva e anche tanto!
Dunque era in questo che si risolvevano i suoi
sogni? Dare al pubblico una pappardella traboccante cliché, condita da
protagonisti superfighi e il tutto servito con uno
stile di scrittura ridicolmente semplice, piatto? La risposta era lampante: sì!
Naosuke
odiava quella storia, dal più profondo del cuore. Stava godendo di un successo
a suo dire immeritato, mentre lui aveva passato notti in bianco per scrivere i
suoi gialli e dare loro un senso e un intreccio narrativo degno di questo nome.
Stava stringendo in mano l’ultima lettera trovata
nella cassetta della posta, ovvero il terzo capitolo, lottando contro l’istinto
di ridurla a brandelli, quando la porta dell’aula si spalancò e un Aomine furioso e contuso fece il suo ingresso.
La scena aveva un che di già visto.
“Cercavo proprio te” gli disse Aomine.
Si avvicinò alla sua scrivania e Naosuke ripose il
foglio che stringeva in mano al sicuro nella propria cartella. “È quello che
penso che sia?”
“G-già.” Naosuke aveva
capito che quel ragazzo non era pericoloso, ma trovarselo davanti con aria a
dir poco incazzata e per di più con un ematoma sul viso, segno che si era preso
a pugni con qualcuno, suscitò in lui un rinnovato terrore. Anche questa paura
aveva un che di già vissuto.
“Lo vedi questo?” domandò Aomine
indicandosi lo zigomo gonfio. “Me lo sono procurato per colpa di quella merda
che pubblicate. E anche Kise ha avuto la sua razione
di pugni.”
“Sta bene, vero?” La vocina allarmata della piccola
ragazza con i grossi occhiali colse Aomine così alla
sprovvista da farlo indietreggiare di un passo.
“E tu da dove spunti?”
“Imbecille, ero qui dall’inizio! Comunque Kise come sta? Non si è fatto niente, spero.”
“Quello sta meglio di me… e solo per merito mio, tra
l’altro.”
“Che cosa meravigliosa!” Cosa ci fosse di così
meraviglioso, Aomine non riuscì a capirlo finché non
la vide prendere un taccuino e una penna. “Vuoi dire che tu lo hai salvato,
vero? Siete stati coinvolti in una rissa? Contro quanti avversari avete
lottato? Come ti sentivi a sapere che il tuo Kise era
in pericolo?”
“Ma come si spegne?” chiese Aomine
rivolto al presidente del club.
“Noi la chiamiamo ‘Yaoi mode
on’: di solito aspettiamo che l’effetto svanisca da solo.”
“Svanisca da solo un cazzo!”
Senza neanche ascoltare le risposte alle sue domande,
la studentessa aveva già iniziato a scrivere un abbozzo di articolo.
D’improvviso si ritrovò a scrivere la fine di una parola sul palmo della
propria mano. Sollevò la testa e vide il suo prezioso taccuino nelle grinfie di
Aomine. “Prima di tutto, Kise
non è ‘mio’… secondo, non ho ‘gli occhi lucidi mentre ripenso al pericolo che
il mio Kise ha corso poco istanti fa’…” lesse il
ragazzo con espressione disgustata.
La ragazza incrociò le corte braccia al petto e
gonfiò le guance in segno di offesa. A quanto pareva, l’effetto Yaoi si stava dissolvendo più in fretta del previsto.
“Tornando a noi. Giuro che se domani sul giornale
della scuola trovo stampato il nuovo capitolo o un qualsiasi articolo che parla
di me e di Kise, darò fuoco a quest’aula.” Le parole
e gli occhi di Aomine trasmettevano sincerità. Nessun
battito di ciglia interruppe il contatto visivo tra il ragazzo e il presidente.
Dopo qualche secondo di grave silenzio, Naosuke riprese la parola. “N-n-n-on… p-p-p-posso…” disse
con grande sforzo, sputacchiando persino sulla sua stessa scrivania.
“Che hai detto?”
“N-non p-p-posso farlo. C’è q-q-qualcos’altro che mi
s-s-spaventa di più.”
“Più di me? E che sarebbe?”
“Le ragazze” rispose per lui la collega. Naosuke si rannicchiò sulla sedia e abbassò lo sguardo,
arrossendo come un peperone. La ragazza continuò. “Quasi tutte le ragazze della
storia aspettano con impazienza l’uscita del prossimo capitolo. Loro sanno che
avverrà tra uno, massimo due giorni. Se non dovessimo pubblicare nulla o
dicessimo che la storia è stata sospesa, stai pur certo che verrebbero qui come
una mandria di bufale inferocite. Guarda il nostro presidente, poverino: quando
è sottopressione inizia a balbettare come un demente. Ma te lo vedi a dover
fronteggiare una schiera di yaoiste agguerrite? Al
confronto tu sei come un chihuahua che abbaia tanto e basta!”
Il presidente confermò energicamente con la testa,
ma senza osare alzare gli occhi, troppo imbarazzato per la sua debolezza.
“Merda” sibilò Aomine.
“Merda!” gridò e sbatté violentemente il pugno sulla scrivania di Naosuke, facendolo saltare di almeno un metro dalla sedia e
strillare come una femminuccia.
Aomine
aveva visto bene dove il presidente aveva nascosto il foglio con su scritto il
capitolo ancora inedito: rubarglielo e distruggerlo sarebbe stato facile.
Meditò seriamente di compiere o meno tale gesto. No, non avrebbe risolto un bel
niente. Sarebbe bastato pubblicare sul giornale un appello all’autore per farsi
inviare una nuova copia, per non parlare del fatto che la sua bravata avrebbe
dato ben più di uno spunto per un nuovo, ambiguo articolo su lui e Kise.
“Meriteresti davvero di essere sbranato da quelle
allupate!” gli inveì contro. Uscì dall’aula sbattendosi la porta alle spalle
così forte da rischiare di scardinarla.
Era più infuriato di quando era entrato. Si appoggiò
al davanzale della finestra. In primo piano, con il campo da calcio della
scuola sullo sfondo, vide il proprio riflesso. Il livido si era fatto piuttosto
evidente, tanto che poteva vederne chiaramente ogni sfumatura violacea. Sua
madre gli avrebbe fatto una bella ramanzina quella sera, giusto per concludere
la giornata in bellezza!
Ovunque volgeva lo sguardo vedeva solo vicoli
ciechi: non sapeva come trovare l’autore anonimo; non poteva impedire al club
di giornalismo di pubblicare la storia; e con Kise le
cose andavano tutt’altro che bene.
Certo, si erano parlati, ma pensandoci non si erano
chiariti quasi per niente.
Si sentì un coglione per aver pensato che quella
faccenda portasse solo lati positivi, ovvero maggiore popolarità tra il gentil
sesso.
“Aomine.”
La vocina stridula della yaoista
lo destò dai suoi pensieri. “Che vuoi?”
“Credo che la tua avversione per lo yaoi sia dovuta alla tua ignoranza.”
“Che hai detto?” disse, voltandosi verso di lei.
La ragazza gli porse un sottile plico di fogli. “Se
leggessi questa storia non la detesteresti così tanto. Qui ci sono i primi due
capitoli trascritti e anche il terzo. È un grande privilegio, quindi sii
grato.”
Aomine
guardò scettico le pagine, poi le afferrò con circospezione, quasi stesse
maneggiando una bomba pronta ad esplodergli in mano al minimo scossone. In
tutto erano una ventina. Non molte in verità, ma lui non era un tipo che si
poteva definire ‘amante della lettura’. “Non è che mi faresti un riassunto?”
“Ne ero certa! Sei praticamente il protagonista e
non ti è mai venuto in mente di leggerla?”
Proprio così, pensò. Si chiese se Kise invece lo avesse fatto. Sfogliò le pagine velocemente.
Meditò persino di andare da Kuroko per chiedergli di
fare un riepilogo generale, ma non sarebbe stata la stessa cosa.
E poi doveva ammetterlo: un po’ era curioso di
sapere cosa ci fosse scritto di così fantastico da ammaliare legioni di ragazze
infervorate.
La studentessa lo salutò frettolosamente e rientrò
nell’aula del club.
Aomine
si sedette sul pavimento lì dov’era e iniziò a leggere.
Ed ecco, essenzialmente, ciò che la sua mente
assimilò ed elaborò al contempo quel pomeriggio.
Master
Basket
Capitolo
1
Aimine
è considerato da tutti un vero genio del basket. È la stella indiscussa della
squadra e ama questo sport con tutto sé stesso.
(Sì,
sono proprio io)
Un giorno, un ragazzo del suo stesso anno, Kisu, gli si avvicina mentre è intento ad allenarsi da solo
in palestra, ben oltre l’orario consueto dei suoi compagni. Gli chiede di
insegnargli a giocare a basket, perché, vedendo lui, si è appassionato a questo
sport. Aimine all’iniziò è contrario a fare da
maestro ad un dilettante, ma riconosce il ragazzo per essere il più popolare
della scuola. Non era raro vederlo circondato da schiere di ragazzine urlanti.
(Mi
ricorda qualcuno…)
Aimine
decide di accettare di fargli da maestro, ma ad una sola condizione: Kisu deve presentargli una ragazza, o anche più di una, che
rispecchi ogni suo desiderio.
(Bella
idea! Devo chiederlo anche io a Kise)
Kisu
acconsente e anche lui pone una condizione: pagherà il suo debito solo dopo essere
diventato un titolare.
(Scommetto
che non lo farà)
Nonostante la riluttanza iniziale e il carattere di Kisu, fin troppo estroverso per i suoi gusti, Aimine gli riconosce un certo potenziale. Il suo allievo
impara molto in fretta, a suo dire perché ha un maestro eccezionale. Inoltre
giocare con lui si rivela molto più divertente del previsto e la soddisfazione
personale nel vedere le sue abilità crescere di giorno in giorno porta Aimine a provare una certa simpatia per l’altro.
Durante una partita ufficiale, anche se gli
avversari non erano molto forti, Kisu riesce a vivere
dieci minuti di gloria sul parquet. Le sue giocate e la sua sintonia con la
stella Aimine gli conferiscono nuova luce agli occhi
del coach.
(Che
palle, ma quando arriva la parte interessante?)
Aimine
si congratula con lui, orgoglioso del proprio pupillo, e non perde occasione
per rammentargli del loro accordo. Un’ombra di dispiacere attraversa il volto
di Kisu, ma Aimine non se
ne avvede.
(E
questo dovrei essere io? Quando mai non mi accorgo delle cose?)
Solo due partite dopo, Kisu
scende in campo fin dal primo minuto e il coach gli conferma che da quel
momento in poi lui farà parte della rosa dei titolari. L’entusiasmo di Kisu esplode, ma subito dopo pare che un pensiero terribile,
noto a lui solo, gli spenga ogni gioia.
(L’ansia
di sapere cos’è mi sta uccidendo… sì, sì, muoio davvero…)
Capitolo
2
Il giorno dopo Aimine gli
rammenta del loro patto: la sua parte l’ha fatta, ora spetta all’altro onorare
il debito. Kisu, anche se un po’ nervoso, gli dice
che provvederà subito a organizzargli un appuntamento con una ragazza.
Tuttavia, passa una settimana e nulla accade.
(Lo
dicevo io che non l’avrebbe fatto)
Aimine,
spazientito, gli chiede spiegazioni per un simile comportamento. Kisu si giustifica dicendo che ancora non è riuscito a
trovare una ragazza che possa soddisfare i suoi gusti e che per lui, essendo il
suo mentore del basket, vuole solo il meglio. Aimine
gli consente un’altra settimana, ma all’orizzonte non si vede ancora nulla.
(Questo
Kisu è proprio uno stronzo!)
Infine, Aimine decide di
affrontarlo a viso aperto. Ormai è evidente che Kisu
non ha intenzione di adempiere al proprio dovere.
(Io
lo avevo capito già dal primo capitolo che finiva così)
Kisu,
messo alle strette, confessa che non aveva mai avuto intenzione di fargli
conoscere alcuna ragazza perché, ammette dopo numerose domande, è geloso di
lui.
(Scontatissimo)
La vera ragione per cui ha iniziato a giocare a
basket era avvicinarsi ad Aimine, del quale, dopo
averlo visto la prima volta, se ne era infatuato. La storia dell’allievo e del
maestro era solo una montatura per poterlo conoscere e stare insieme.
(Io
gli darei un bel pugno)
Aimine
rimane scioccato da una simile confessione. Vorrebbe dire qualcosa ma non sa
esattamente cosa.
(E
la gente pensa davvero che questo sia io?!)
In tono freddo, inespressivo, dice a Kisu che è molto deluso dal suo comportamento e che, a
parte durante gli allenamenti, non vuole né vederlo né parlargli.
(Cos’è,
un fottuto scherzo? Davvero non si incazza neanche un po’? Ehy,
quello ti ha preso in giro, hai speso un mucchio di tempo appresso a lui e te
ne esci con un ‘Sono molto deluso da te’? Ma porca di
quella…)
Capitolo
3
Durante la partita successiva, il duo Aimine-Kisu si inceppa più di una volta, tanto che Kisu finisce con l’infortunarsi una caviglia in modo
abbastanza grave. D’istinto, Aimine è il primo a
correre in suo soccorso quando l’amico cade stringendosi la caviglia dolorante.
(Virilità
sottozero)
Poi si rammenta di quanto accaduto tra loro e si
allontana subito dopo, lasciando che Kisu venga
portato in infermeria.
(Quando
si dice la provvidenza, eh?)
Kisu
non si presenta a scuola il giorno dopo, e neanche quello successivo. L’essere
all’oscuro delle sue condizioni di salute fa sprofondare Aimine
in un mare di angoscia e dispiacere.
(No,
no e poi no: mi rifiuto di credere che questa checca dovrebbe essere me! Ma l’autore
che ha nel cervello?)
Dopo la scuola, decide di andargli a fare visita. Lo
trova in camera sua, steso sul letto, con la caviglia bendata e poggiata su due
cuscini. Non può fare a meno di pensare che ciò che gli è accaduto è solo colpa
sua: se avessero fatto più gioco di squadra, Kisu non
sarebbe stato costretto a scontrarsi da solo contro un avversario di due metri.
Kisu
è sorpreso di vederlo ed anche estremamente felice.
Aimine
è andato a trovarlo solo per sapere come stava, ma trovandoselo davanti,
indifeso e immobile, un po’ per il senso di colpa, un po’ per un moto di
tenerezza, i suoi veri sentimenti gli si manifestano chiari e limpidi come un
lago di montagna.
(TENEREZZA?!)
Era già da un po’ di tempo che le ragazze non lo
attiravano più e in particolare da quando aveva iniziato a frequentarsi con Kisu.
(Che
coincidenza)
Se aveva insistito tanto sulla questione
dell’accordo era solo perché non voleva mostrare questo suo lato al compagno.
Inoltre, era convinto che mai al mondo Kisu lo
avrebbe ricambiato, per questo non aveva mai neanche pensato di dichiararsi a
lui. Era troppo preoccupato di trasmettere un’immagine virile di sé per
accorgersi dell’infatuazione del suo allievo.
(E
Aimine si accorge di provare tutto questo solo ora?
Come se adesso che Kise ha una guancia gonfia e
livida io scoprissi di essere innamorato di lui… Ma perché adesso sto
paragonando questa cosa
alla mia vita reale?)
Kisu
scoppia a piangere per la commozione.
(Questo
è tipico del Kise reale, in effetti)
Aimine
si siede di fianco a lui, gli asciuga le lacrime con il pollice, lo abbraccia e
lo…
(No,
non posso leggere! Saltiamo questa parte)
…sente la mano di Kisu
intrufolarsi sotto…
(…saltiamo
anche questa…)
I pantaloni diventano troppo stretti per contenere
la sua…
(…saltiamo…
saltiamo…)
Finalmente i due sono pronti per consumare la loro
travolgente passione.
(È
finita… grazie al cielo è… no, un momento… vuol dire che… nel quarto capitolo
io e Kise faremo sesso?!)
Note dell’autrice
Ed ecco la storia che ha fatto
trepidare i cuori di tutte le studentesse dalla Teiko:
bella pappardella vero? XD
Ho preferito riportarla in forma
sintetica piuttosto che scriverla pari pari a come
dovrebbe essere perché avrebbe appesantito in modo inutile la fanfic: in pratica quello riportato è quello che Aomine ha recepito di ciò che ha letto, con suoi relativi
commenti.
E anche questa volta ho fatto il mio
dovere e ho aggiornato ^^ Al prossimo chap!