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Autore: Chizana_chan    19/07/2013    0 recensioni
Nichole è una ragazza di diciassette anni, dopo la morte di suo padre avvenuto un anno fa, la sua vita cambiò radicalmente. Sua madre divenne depressa e abbandonò il lavoro rimanendo senza un soldo. Presa dalla disperazione Nichole andò alla ricerca di un lavoro, ne trovò uno come cameriera in un ristorante, lì iniziò tutto...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 2.


Il tempo passava e i clienti diventarono tanto nell'ordinare e portare i piatti di qua e di là tra i vari tavoli. Mi chiamò un gruppo di ragazzi:
«Hei! Ci scusi!» fece uno.
Corsi da loro mentre prendevo delle bottiglie d'acqua e portandole ad uno dei tavoli, arrivai subito dopo da loro.
«Buonasera, ditemi» presi il blocchetto e la penna pronta per scrivere.
«Allora vorremmo un menù completo per quattro.»
«Arrivo subito» corsi in cucina e appesi il foglio su un filo di ferro, vedevo i cuochi indaffaranti in quella cucina nel scolare la pasta e cuocere la carne sui fornelli, ma da quanto tempo lavoravano lì ormai forse si erano anche abituati a tutto quel lavoro cosa che io, nonostante sia passato un anno, non avevo fatto, all'inizio ero un vero disastro, scrivevo qualcosa di sbagliato oppure portavo i piatti sbagliati ai tavoli tanto da farmi sgridare dal capo ma poi con pazienza e concentrare sul memorizzare tutto riuscì a non sbagliare più nulla. Mezz'ora dopo i piatti per i tavoli dei ragazzi furono pronti, ne presi il più possibile e li portai da loro. «Finalmente» disse uno. «Alla buona ora» aggiunse un altro.
«Scusate il ritardo ma oggi siamo un pò affollati» servii i piatti e subito dopo portai gli altri a seguire. «Nichole un aiuto per favore» mi disse Elena avvicinandosi a me.
Lei era la mia amica, fu lei ad aiutarmi maggiormente con i patti facendo un doppio lavoro, era un anno più grande di me e lavorava lì da quasi due anni. Lasciai il tavolo con i ragazzi e andai ad aiutarla. Finimmo tutto verso le 02:30 di notte quando gli ultimi clienti andarono via sazi più che mai. «Arrivederci li salutammo. Andai in cucina e aiutai a lavare gli ultimi piatti rimasti. Poco dopo tolsi il grembiule e salutai tutti. Uscìi come sempre dalla porta di servizio, come sempre era buio presto e non c'era un anima viva, voltai l'angolo e sbattei contro qualcuno. «Mi scusi» dissi massaggiando il naso. Mi prese per il braccio e mi mise contro il muro. Con la luce del palo vidi che era un ragazzo e guardandolo meglio era anche uno dei ragazzi che mangiò al ristorante dove lavoravo.
«Lasciami» diventai seria.
Disse un secco «No», cercai di liberarmi dalla sua presa ma non ci riuscii.
«Cosa vuoi da me?»
«Ma nulla» sorrise.
«Allora lasciami»
Lui si avvicinò tanto da avere i nostri visi così vicino e disse un altro secco «No». Io iniziai ad innervosismi, riuscii a liberare un braccio e cercai di dargli un pugno ma lui a sua volta lo bloccò. «Ma come siamo aggressivi» mi strinse il pugno con la grande mano ma non mi fece male. Presa dalla disperazione, diedi una ginocchiata alle sue palle, subito dopo mi lasciò le mani ed io corsi via prima che si riprendesse.
  
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