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Autore: Giovi_giovs    27/07/2013    1 recensioni
Lana Sanders, una giovane donna apatica, dalla vita spenta. Non ci ha mai fatto caso, fino a quando..
"Che cosa sto facendo?
Mi sussurra la mia vocina interiore, ma so che il suo riferimento non è al mio comportamento attuale.
E' qualcosa di più. E' tutta la mia vita che è sbagliata. O forse sono io ad essere sbagliata, a non apprezzarla a pieno.
Mi sento vuota, e triste. A volte mi sento come se non avessi niente al mondo. Lo so, è sbagliato.
E questa consapevolezza mi fa sentire ancora più da schifo.
Ma non posso fare a meno di sentirmi così. Davvero, non ci riesco. "
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Si, lo so..sono in ritardo..sono peggio della mia Lana =P CHIEDO VENIA.
Grazie a tutti quelli che hanno letto i capitoli, a chi ha recensito e/o inserito questa storia tra le seguite. Davvero, grazie.
Spero di leggere altre recensioni, perché mi riempono.il.cuore <3

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Mi sveglio quasi di colpo, ho uno strano senso di ansia addosso. Volto la testa e guardo l'orologio.
" Cazzo!" urlo
Sveglio di corsa dal letto, e mi fiondo in bagno. Mi preparo alla velocità della luce.
Mi lego i capelli, indosso il completo della scorsa volta, e corro verso la porta. Con la coda dell'occhio, noto Mark in cucina. 
Probabilmente sta finendo la sua colazione. Perchè non mi ha svegliato?
Ma ora non ho tempo per questo pensiero. Scendo in strada e comincio a correre. Più forte che posso.
Per fortuna, la Grimes Financial non è molto lontana.
Entro all'interno e raggiungo, ancora in corsa, la reception. La donna controlla qualche cosa nel computer e mi spiega brevemente dove devo recarmi. Ringrazio, e raggiungo l'ascensore che sta per chiudersi, corro e riesco ad entrare. 
Ma inciampo. Chiudo gli occhi, per lo spavento ma qualcosa attutisce il mio corpo. Apro leggermente gli occhi e mi rendo conto di essere tra le braccia di un uomo. Ha un elegante completo nero, e indossa una profumata camicia bianca.
Alzo la testa, per idenficare questa persona.
Spalanco gli occhi. E'..è il signor Grimes, che mi fissa con i suoi intensi occhi azzurri che non avevo (o almeno, non del tutto) notato il giorno del colloquio. E' così..giovane. Ecco cosa volevo dire quella famosa mattina. Il solo ricordare, mi fa drizzarela schiena. Mi allontano e mi ricompongo cercando di contenere l'imbarazzo. Sento di avere le guance in fiamme.
" Mi scusi.."
" Lei è?"
" Lana Sanders."
" Felix Grimes."
Mi guarda, e mi sembra di scorgere un sorriso divertito. Seguo il suo sguardo, e spalanco gli occhi per la sorpresa.
Sta guardando le mie gambe. Nella fretta non ho potuto mettere le calze, sotto la mia gonna. Per fortuna, non è troppo corta.
Il suo sguardo persiste, e io mi sento strana, strana dentro. All'improvviso mi brontola la pancia. Voglio morire, adesso.
Lui finge di non accorgesene, ma io lo so, l'ha sentito. Sapesse che corsa ho fatto, non ho avuto proprio il tempo di fare colazione, e ieri sera avevo lo stomaco chiuso, quindi niente cena. E pensare che sono in ritardo lo stesso.
" Devo uscire qui.." sussurro
" 17esimo piano." risponde, come se stesse assimilando l'informazione
Sorrido, ed annuisco mentre esco stando bene attenta a non inciampare di nuovo.
Mi trovo davanti, un uomo robusto, di colore sulla quarantina. Mi guarda con aria truce.
" Sanders?" esordisce
Io annuisco, e porgo la mano che lui non stringe.
" Sei in ritardo. Io odio i ritardatari."
Mi si forma un nodo in gola. Bene, cominciamo bene.
" Mi perdoni." biascico 
Successivamente il Signor Williams, questo il suo nome, mi accompagna alla mia piccola scrivania.
Il piano è tutto un complesso di scrivanie vicine. Mi siedo al mio posto, e penso già a come lo personalizzerò.
Lui mi spiega le mie mansioni, e tutto quello che ho bisogno di sapere. Infine, mi indica una o due persone a cui posso chiedere aiuto in caso di necessità. Prima di andarsene mi affida un piccolo incarico, e mi spiega che i primi tempi saranno duri. Io sorrido, e ringrazio, non capendo molto dell'ultima frase. Mi guardo intorno, cercando di sorridere a qualcuno dei miei nuovi colleghi. Ma nessuno sembra molto intenzionato a fare amicizia, o ad essere gentile. Tutti schivano il mio sguardo, o sono troppo occupati da non accorgersi nemmeno della mia presenza. Sospiro lievemente, e mi metto al lavoro.
" Sanders?"
'' Si, signor Williams?"
" C'è questo per te."
Alzo un sopracciglio dalla sorpresa, mentre mi passa un sacchetto. Mi sembra seccato, ma non ne sono sicura.
"Grazie.."
Lo guardo mentre si allontana. Poi apro il sacchetto, lentamente, come se fosse qualcosa di proibito. E' una brioche.
Chi può avermela mandata?
Ispeziono il sacchetto, alla ricerca di indizi, ma niente.
Non credo sia opera di Mark, non è nel suo stile. E sopratutto dopo gli ultimi giorni non farebbe mai una cosa così carina. Richiudo il sacchetto, devo aspettare la pausa pranzo purtroppo.
"Ragazza?"
Alzo lo sguardo, e mi trovo davanti alla scrivanie due donne.
"Si?"
" Sono Lara, piacere." dice, porgendomi la mano
" E io Alyssa."
Stringo la mano di Lara, e successivamente la porgo ad Alyssa che però non ricambia.
Corrugo la fronte, e ritiro lentamente la mano.
" Ci faresti un caffè?"
" Cosa?" 
Il tono della mia voce, esce più alto di quello che mi aspettavo.
" Sei nuova, non ha niente da fare. Mentre noi siamo piene di lavoro!"
Incalza Alyssa, che sembra essere quella più tosta.
Faccio una piccola smorfia, ora capisco cosa intendeva il sig Williams con il discorso dei nuovi arrivati..
Mi alzo in piedi, e mi sforzo di sorridere.
Sono in ascensore, mi guardo allo specchio, mentre mi sistemo dietro l'orecchio una ciocca di capelli sfuggita all'elastico.
Una donna chiede la fermata ed entra all'interno, ha i capelli a caschetto neri, e in mano un sacchetto che mi pare fin troppo familiare, riconosco il logo e il colore.
Deve esserci un bar qui vicino con questi sacchetti, forse riesco a raggiungerlo in tempo prima della fine della pausa pranzo.
Dopo aver controllato due locali, trovo quello che cerco. Entro dentro, e ordino guardandomi intorno. Non c'è nessun volto familiare. Peccato, penso sospirando. 
Torno indietro e consegno i caffé. Non mi dicono nemmeno grazie. Sbuffo e torno al mio posto.
Sto per prendere la mia brioche quando arriva il sig Williams. Ho perso tanto tempo a cercare quel bar, troppo a quanto pare. Mi tiene impegnata tutta la giornata a riordinare vecchie scartoffie.
Sono le sei e mezzo, ho finito. Raggiungo l'ascensore, e richiedo la fermata.
Sono sola, tutti se ne sono già andati. Maledetto Williams, penso. Le porte si aprono e io alzo la testa.
Spalanco gli occhi. Di nuovo lui.
" Signorina Sanders, che piacevole sorpresa!"
Il suo tono è piacevolemente divertito. Sono quasi tentata di farmi 17 piani di scale. Ma ormai è troppo tardi.
" Buonasera." rispondo coincisa
" Com'e è stata la sua giornata?"
" Buona, la ringrazio. La sua?"
" Noiosa."
Ritorno a guardalo. Mi aspettavo il solito copione standard delle conversazione educate con gli sconosciuti, quelle fatti di migliaia di "bene", "grazie" ecc ecc..
" Noiosa. Com'è possibile? avrà così tante responsabilità e impegni"
La curiosità ha la meglio su di me.
" Può succedere, quando tutto è così facile per te.."
Scoppio a ridere, senza neanche rendermene conto. 
Mi copro la bocca con entrambe le mani, non riesco a credere di averlo fatto davvero.
Cerco di nuovo il suo sguardo, con l'ultimo filo di coraggio che mi rimane.
Lui mi sta guardando, sembra vagamente sorpreso. E mi sembra quasi di percepire che questo risultato è un suo record personale. Ma quel sorriso educato che teneva fino a qualche secondo fa, è scoparso ed ora è ritornato sul suo volto, il vuoto dell'indifferenza.
" Mi trova divertente signorina Sanders?"
Il suo tono è glaciale. Cazzo, si è offeso.
" No..si, cioè immagino che lei sia una persona divertente nel suo privato. Non volevo ridere di lei, mi scusi."
" Chiede scusa molto spesso."
Il suo sguardo è insistente, è come se mi scavasse dentro alla ricerca di non so che cosa. 
Dei brividi mi percorrono la schiena. Le porte si aprono, e non vorrei fare altro che catapultarmi fuori da questo ascensore e da questo palazzo. Ma resto inchiodata lì, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal suo.
Che cosa mi prende? Mi sento così strana, come se il mio stomaco si stesse rivoltando come un calzino.
E' mi sento di nuovo così vulnerabile, davanti a quest'uomo che mi fa andare il sangue al cervello con la sua apparente naturale propensione a mettermi in imbarazzo.
" Signorina? Signorina!"
Il tono della sua voce si alza, lievemente, ed attira la mia attenzione riportandomi alla realtà. Volto la testa, seguendo le sue parole, fino ad individuarlo di nuovo. Ora mi sta guardando, dall'esterno dell'ascensore, e batte un colpetto provocando un rumore metallico. Mi guardo intorno cercando di capire cosa sia successo. Spalanco lievemente gli occhi. Sono rimasta ferma, immobile per tutto questo tempo? Ecco perchè quei colpetti, sta tenendo le porte dell'ascensore aperte per me. Che figuraccia!
Arrosisco violentemente, lancio un'occhiata nella sua direzione.
"Mi.."
"Scusi. Lo so."
Il suo tono sembra divertito. Mi rilasso.
" Se resta ferma troppo a lungo all'interno, queste" disse indicando le porte "si chiuderanno..non lo sapeva?"
Annuisco piano, quasi senza forze.
Si guarda intorno, poi rientra dentro, improvvisamente, quasi con un balzo. Mi prende la mano, per togliermi dalla scia d'azione delle porte. 
" Se proprio vuole rimanere dentro, allora le faccio compagnia."
Sento a malapena quelle parole, sono scossa da un brivido che mi fa tremare la schiena. Questa volta è ancora più intenso.
Che diavolo..?
La mia mano è ancora stretta nella sua. Alzo la testa, e cerco il suo sguardo.
Lui sta sorridendo, ma non mi sta guardando. Ha lo sguardo fisso davanti a sé. Cosa starà pensando?
Dopo qualche minuto, il nostro silenzio viene interrotto. Le porte si aprono e lui comincia a camminare, portandomi con sè.
Mi guardo intorno. Riconosco questo posto. E' il 23esimo piano.
Entriamo nel suo studio. Lo guardo con aria interrogativa.
" Siediti."
Mi sussurra. 
Mi ha sussurrato qualcosa, penso sbalordita. Per fortuna la stanza è in penombra, illuminata soltanto dalla luce naturale della luna. 
La sua voce è totalmente diversa adesso. E' calda, convincende e terribilmente seducente. Non mi faccio in tempo ad archiviare questo pensiero che sono già seduta sul grande divano bianco.
Lui torna subito, si siede accanto a me e mi porge uno dei due bicchieri che ha in mano.
" Tieni."
Prendo il bicchiere tra le mani, e lo guardo mentre beve il contenuto del suo in un solo sorso.
" Non bevi?"
Scuoto la testa.
"Io non bevo."
" Adesso, o in generale?"
Lo guardo, a lungo. Riesce a far sembrare una semplice domanda, una cosa completamente diversa, come se ci fossero dei significati nascosti in ogni cosa che dice.
" Non bevo mai." rispondo infine
" Capisco. Purtroppo ho solo alcolici nel mio ufficio, mi dispiace."
" Non importa."
Lui si alza, e prende anche il bicchiere dalle mie mani. Li posa su un tavolino poco più in là, e si toglie la giacca.
Poi si gira, e scioglie il nodo della cravatta, sfilandosela successivamente. Appoggia entrambe le cose su una delle sedie davanti alla sua scrivania e raggiunge la grande vetrata che domina l'ufficio.
Si gira verso di me, e mi fa cenno di raggiungerlo. Deglutisco.
Arrivo alla vetrata, e comincio a guardare fuori. Non posso guardarlo di nuovo degli occhi, mi dico.
" Abbiamo una faccenda da risolvere, non credi?"
" Ha intenzione di farmi fare gli straordinari?"
Lo guardo, e non riesco a nascondere la sorpresa nella mia voce.
Lui mi guarda, e per un momento mi sembra quasi di averlo preso alla sprovvista. Poi scoppia a ridere, ed ho come la sensazione di esserne io la causa, ancora una volta.
" Mi trova divertente, signor Grimes?"
Le parole mi escono di bocca, senza che io possa farci niente. 
Ormai mi sono arresa all'idea di avere una stupida lingua troppo lunga.
Lui si avvicina, è ad un palmo da me. Mi sembra quasi di sentire il suo respiro sulla pelle.
Di sicuro sento il suo profumo..è così buono.
" Molto."
Sussurra, ancora più piano. Poi appoggia le labbra sulle mie.
Rimango ferma, immobile. Non muovo un singolo muscolo, congelata dallo shock.
Si allontana abbastanza da osservarmi, con fare guardingo. Sembra stia valutando la mia reazione.
Alzo lievemente il volto, verso di lui. Un gesto così semplice mi sembra improvvisamente così difficile.
Mi sembra di scorgere l'ombra di un sorriso sul suo volto, ma non è sono sicura, il suo volto è illuminato solo per metà.
Allunga la mano e mi fa una carezza. Sentire la sua mano, calda e delicata sulla mia guancia è qualcosa di..indescrivile.
Circondo il suo collo con una mano, mi alzo sulle punte, e deposito un piccolo bacio sulle sue labbra. 
OH, MIO DIO. 
Arrossisco, penso di avere il volto completamente in fiamme. Alzo i tacchi, e recupero la mia roba abbandonando lo studio.
Corro verso l'ascensore, riprendo a respirare solo quando le porte si chiudono, restringendo a mano, a mano la sua figura che corre slanciata verso di me.
 
"Lana?"
La voce di Mark arriva dalla cucina.
Arrivo sulla soglia della porta.
"Si, sono io."
" Dove sei stata? Sono quasi le nove!"
" Ho incontrato una vecchia amica, e abbiamo preso un caffè."
" Ho preparato la cena, muoviti o si fredda."
Sto diventando troppo brava a mentire, per i miei gusti.
Mi tolgo la giacca e la lascio sul divano. Mi sfioro le labbra con le dita e socchiudo gli occhi.
Cosa mi è saltato in mente? Con il tuo capo..
Davvero Lana, con il tuo capo?!
Questo è il mio pensiero fisso, durante tutta la cena. Non ho neanche il coraggio di guardare Mark.
Devo dirglielo?
" Non ti piace?"
" No, è buonissimo."
" Allora perchè non mangi? Stai solo spostando il cibo da una parte all'altra del piatto."
" Non ho molto appettito."
Dico, e sposto il piatto. Lui riprende a mangiare.
Lo guardo per qualche secondo, poi mi alzo.
" Vado a dormire."
Lui annuisce distrattamente, completamente assorto dalla televisione.
Sono nel letto, ed come spesso accade ultimamente, guardo il soffitto come se potesse darmi delle risposte.
Non mi ha degnato di uno sguardo. Ogni volta che si comporta così mi sale il sangue al cervello..sento una rabbia dentro che sento che potrei esplodere. E io dovrei sentirmi in colpa per uno così? No, certo che no.
Prendo un respiro. Sto benissimo infatti.
Roteo gli occhi. No, non è vero..sto uno schifo. 
Mi sento come se avessi un peso sullo stomaco, che mi rende difficile persino respirare. E la cosa più brutta e che non ne vuole sapere di andar via.
La sveglia comincia a suonare.
E mi sembra il suono peggiore dell'intero pianeta.
  
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