Capitolo 52: Barlumi di speranza
Segundo: Ehi,
sta’ calma, vedrai che andrà tutto
bene… - Seppur
in un ambiente che suscita poche buone sensazioni, pochi positivi e
benevoli
sentimenti, io sono felice di vedere Paloma così, anche se
sta male, se sta
soffrendo maledettamente, se sente che non riuscirà a tenere
testa a tutto, a
continuare con tutta la sua forza perché si sente debole,
indifesa,
abbandonata, senza l’aiuto di nessuno, triste e sofferente,
io sono felice: non
è con me che finge, non è con me che ha messo
quella sua maschera di ostilità ,
di avversione, di allontanamento verso tutto e tutti, non è
con me che lascia
trasparire la diffidenza, la mancanza di speranza, di
quell’immancabile voglia
che tutti hanno di migliorare la propria vita, di riparare, anche se un
minimo,
quel suo cuore così ferito; sono felice di sapere che
c’è qualcosa tra ni, c’è
una speranza, che io voglio sfruttare per riavvicinarmi a lei, ancor di
più… -
Paloma: Tu
vorresti farmi credere che dietro queste parole ci sia la speranza che
le cose
per me vadano meglio?! Tu, che vuoi vendicarti, che vuoi rendermi la
vita
impossibile?! Tu?! – Dio mio, come
ti…
Ah, non riesco neanche a dirlo, non riesco neanche a pensare che lo
odio, che
voglio che scompaia per sempre dalla mia vita, che se ne vada, che mi
lasci in
pace, nei miei casini, nella mia vendetta, che lasci che io mi perda
nei
sentimenti peggiori che io abbia mai provato! Ma io devo dirlo, devo
farcela:
odiare è il mio destino! –
Segundo: Io
non voglio vederti soffrire, lo capisci?! Non voglio vederti star male,
non
voglio! Ma se ti comporti così, se continui ad autoimporti
di odiarmi, di
allontanarmi da te, sono contento che ti capiti tutto questo!
– Perché,
perché l’amore che provo per te non
basta a confortarti, a renderti meno aggressiva, meno adirata con la
vita, con
chiunque ti voglia bene?! Perché ti fai del male,
perché?! –
Paloma: Io
ti odio! – lì, disgustata, colpita nel profondo
del cuore dalle parole di
Segundo, parole pesanti, troppo ingiuste, troppo meschine e ciniche
anche per
lui, gli dà uno schiaffo in pieno viso, reso ancora
più doloroso fisicamente e
moralmente dalle sue parole appena proferite; Segundo era allo stremo
delle
forze: non sapeva più cosa fare, come comportarsi, come
agire, come fare per
evitare che finisse sempre nella stessa situazione di sempre, a
litigare, a
buttarsi addosso solo rabbia, rancore, odio, non sa pipù
come fare per liberare
Paloma da se stessa; perché è proprio lei stessa
che vuole ridursi così, o
forse, c’è ancora una
possibilità… -
Segundo: Io
ti amo!
Paloma:
Vattene, Segundo, Vattene! – non sapeva cosa dire, cosa fare,
cos’altro dirgli;
quante altre volte avrebbe dovuto urlargli addosso che
l’odiava, che vuole
vederlo sparire, che vuole vederlo lasciare l’ospedale e non
tornare mai più
per lei, per vedere come sta, quante altre volte?! Quante altre volte
avrebbe
dovuto rifiutarlo ancora?! Quante altre volte sarebbe dovuta andare
contro di
sé e perseverare nell’intento di allontanarlo, di
fargli del male, quante altre
volte?! Ma Segundo non si lascia intimidire, raggirare dalle sue
parole, non
perde la speranza, la voglia di voler cambiare tutto, di ribaltare
totalmente
quella situazione: le prende il volto tra le mani, la avvicina a lui la
guarda
intensamente negli occhi, sperando che quest’ultimo tentativo
possa smuovere
qualcosa, perché tutto migliori, tutto vada meglio tra loro,
o, forse, che
tutto si risolva e possano essere felici, davvero questa volta, insieme
–
Segundo:
Vuoi davvero questo, vuoi tenermi lontano per sempre?! Guardami,
Paloma,
guardami! Vuoi davvero vivere in quest’inferno?! Sarei
rimasto con te tutta la
notte ad abbracciarti e confortarti se non ti amassi davvero?! Io ti
amo
davvero e non voglio che quest’amore si trasformi in odio
verso te – e se ne
va, lasciando Paloma lì, sola, sotto shock, tremante e
piangente -
Intanto,
all’ospedale:
Facha: Non
ce la faccio più… - ha gli occhi pieni di
lacrime, scendono continuamente, gli
rigano il volto, lo marcano così indelebilmente di dolore,
di angoscia, di
sconforto, di tristezza e amarezza; è l’ennesimo
dolore, l’ennesima delusione
dalla vita, da un destino che lo porta sempre più a
convincersi che la sua vita
è fatta di delusioni, di perdite, di abbandoni da parte di
tutto e tutti; posa
una mano sul petto, sul cuore che gli fa così male, gli
duole da morire, sente
il respiro affannoso, un magone che lo distrugge, lo abbatte
incredibilmente,
lo rende debole, indifeso, incapace di rialzarsi, incapace di provare,
seppure
per un secondo, di credere che non sia tutto così perverso,
orribile,
terrificante: gli hanno mentito, questa è la
verità, la sua famiglia, i suoi
genitori, gli hanno mentito per una vita intera, facendogli credere che
lui
fosse chi non è in realtà; lo hanno privato della
verità, di ciò che gli spetta
di diritto, gli hanno tolto un’identità, gli hanno
levato il diritto di sapere
chi è davvero, come se non se lo meritasse; quale persona
farebbe una cosa del
genere?! Chi lascerebbe che qualcuno viva con i paraocchi, senza
sapere, ignaro
di tutto?! Queste
sono le domande che lo
tormentano, che gli sottraggono anche il minimo sostegno, la minima
voglia di
rialzarsi da quell’ennesima caduta; e il peggio è
quando si rende conto,
improvvisamente, che i mostri che gli hanno sottratto la
verità per anni, sono
proprio i suoi genitori -
Franco:
Amico mio, mi dispiace tanto; ma devi farti forza, devi continuare,
andare
avanti, superare anche quest’ostacolo, perché ci
saranno ancora tante cose
belle nella vita, tantissime cose che ti faranno gioire, che
riusciranno a
farti sorridere, a farti felice e contento per sempre, così
tanto che capirai
che vale la pena vivere, andare avanti, contro tutte le
avversità sempre,
perché c’è così tanto nella
vita per cui combattere, lottare, andare avanti
sempre a testa vale qualcosa; non lasciarti travolgere fino a
permettere che la
tua vita venga rovinata, non permetterlo mai, a niente e a nessuno! Io
ho perso
i miei genitori quando ero ancora un giovane adolescente, ero piccolo,
indifeso, non avevo più nessuno, i miei genitori mi avevano
abbandonato, ma non
per questo mi sono lasciato andare, non l’ho mai permesso,
perché sapevo che i
miei fratelli sarebbero rimasti sempre con me, avevo ancora tanto per
cui
combattere, moltissimo! Hai tutti noi, Facha, tutti noi, che siamo e
saremo
sempre tuoi amici; ti vogliamo un bene dell’anima, un bene
puro e sincero e
sappi che saremo sempre con te, sempre, non ti abbandoneremo
mai… - Ho le lacrime in gola
anch’io, non sopporto
questa situazione, mi sento ancora vulnerabile come anni fa, come
quando vidi
che mio fratello piangeva disperato, inconsolabile la morte dei miei
genitori,
e io gli andai incontro per chiedergli perché stava
così, perché piangeva così
tanto; e lui, che non mi avrebbe mai lanciato contro una
così dura verità, mi
strinse forte, mi disse che sarebbero stati tempi tanto difficili, ma
che
insieme ce l’avremmo fatta, perché eravamo forti,
eravamo una grande famiglia
piena d’amore, di affetto verso ogni componente, non ci
saremmo mai divisi,
mai, esattamente come ci insegnarono i nostri genitori, amarci in ogni
momento,
qualunque esso sia, di gioia e dolore; ma, non appena gli chiesi
perché mi
diceva quelle cose, capii dal suo sguardo che mamma e papà
non c’erano più, ci
avevano lasciato per sempre, e non mi rimase altro he piangere
tra le braccia
del mio fratello maggiore, che mi consolava come solo papà
sapeva fare… -
Facha: Non è
vero, Franco, non è così, non mi mentire! Tu mi
vorresti far credere che quel
dolore non è più dentro te, che l’hai
dimenticato, che non lo senti contorcersi
nel petto ogni volta che c’è qualcosa che richiama
alla memoria i momenti
passati con i tuoi genitori?! Vuoi farmi credere il falso, anche tu?!!
Sai cosa
mi rimarrà
di tutto questo?! Un vuoto
dentro, angoscia, terribile angoscia che mi divora i nervi, senza
pietà, mi
uccide gradualmente, lentamente, non lasciandomi neanche il tempo di
respirare,
non mi molla un secondo questo senso di repulsione verso la mia
famiglia, verso
quello che è appena successo, verso me stesso! Mi hanno
mentito per una vita
intera, io non sono mai stato loro figlio, mai! Non hanno mai avuto il
coraggio
di dirmelo, mai! Ma mio padre, la persona che avrebbe dovuto amarmi
più di
tutti, ha avuto il coraggio di essere così bastardo con me
da rivelarmelo in
una camera d’ospedale, in fin di vita, con quel respiro
affaticato, quelle parole
sussurrate con difficoltà, che rimbombano dentro me, mi
massacrano! Tutto ciò
che mi rimane è l’odio, l’unica cosa che
può colmare un minimo di questo vuoto immenso,
visto che anche l’amore della mia vita, Catherine, mi ha
lasciato per sempre! –
in quel momento, Franco avrebbe tanto voluto abbracciarlo, calmarlo,
magari con
un gesto avrebbe ottenuto molto più che con mille parole; ma
come si fa a
calmare una simile rabbia, una simile avversione verso la propria vita,
così
grande, così travolgente, così incredibilmente
imponente? Non ha il coraggio di
proferire parola, non apre bocca perché sa che di fronte ad
una rivelazione
così tragica fatta in punto di morte, non
c’è parola che sia di conforto, non
c’è nulla, c’è solo la
disperazione, ci sono solo domande, solo domande senza
risposta, c’è una grande rabbia, un’ira
accecante, che non lascia spazio a
nulla, se non a voglia di perdersi, di mollare tutto almeno per un
po’; e
capisce che Facha ne ha bisogno, necessita di dileguarsi nel caos
nell’istante
in cui l’osserva varcare la
porta di
quell’ospedale, solo, in presenza di quel dolore
estenuante… -
A casa di
Matías:
Matías: Ehi,
amore, perché sei ancora così sconvolta?
– C’è
qualcosa che mi sta nascondendo, qualcosa che non vuole dirmi per
paura,
timore, ma non ho la minima idea per quale motivo possa averlo, sa che
con me
può parlare di tutto, qualsiasi cosa, eppure sembra che
ancora non riesca a
farlo davvero: forse, sente che non può farlo, ha
difficoltà ad avere fiducia
in me, oppure crede che mi può cacciarmi in un brutto guaio,
se dovesse
confessarmi la verità; e, allora, dovrò
preoccuparmi… -
Maia: E’
che… lo sai, quello che è successo ieri, la
paura… - Come faccio a svelarti la
verità su Catherine e tuo figlio, come
faccio?! Come farò a darti quel maledetto biglietto,
lasciare che tu legga
quelle poche righe di addio?! Perché, perché
doveva succederti una cosa del
genere, perché?! Se ti dicessi la verità, ti
sentiresti un padre terribile, un
padre che ha abbandonato la madre di suo figlio, che l’ha
lasciata sola in un
momento così importante come questo; ed è anche
peggio se leggessi quel
biglietto, perché c’è chiaramente
scritta la verità, sbattuta in faccia con
così poche righe, secche, dirette, troppo dolorose per
permetterti di leggerle;
non voglio vederti soffrire, non voglio! –
Matías: Sai
che la paura svanirebbe, se solo ti sfogassi con me: avrai sempre una
spalla su
cui piangere… - la sta supplicando con gli occhi di dirgli
la verità, di avere
il coraggio di fidarsi di lui, contro tutto e tutti, di provare almeno
a
chiedergli aiuto, di starle accanto in questo momento così
difficile; invece
Maia è così vulnerabile, così
spaventata, sola, indifesa da non riuscire
neanche ad averlo vicino, non riesce neanche a guardarlo negli occhi,
ad
abbracciarlo, baciarlo, esattamente come accade sempre, ogni giorno,
anche
quando non dovrebbe accadere; ma a Matías è
bastato solo guardarla negli occhi
per comprendere che sta male, che ha bisogno di aiuto, di sostegno da
parte di
sua, oggi come non mai, perché non è mai accaduto
che tra loro ci fosse una
barriera così forte, acuta, dolorosa per entrambi per un
segreto; le starà
vicino, non permetterà che questo li allontani, mai,
supereranno tutto insieme,
anche questa volta, e lotteranno insieme, se ciò che non
è stato detto è così
destabilizzante –
Maia:
Avverto sulla mia pelle, nel mio cuore, profondamente, che sto perdendo
tutto,
sto per valicare quel confine che tanto ci eravamo prefissati come
obiettivo:
rompere il nostro legame per sempre, per essere felici in altri modi,
per
dovere; e comprendo, mi sento coinvolta troppo in quella sensazione di
sconforto più totale, di sfiducia, per il quale non
basterebbe il conforto, la
vicinanza, l’amore di nessuno per riprendermi,
perché alla fine non sarebbe
quel vero amore che fa lottare; mi sento in colpa, perché tu
non meriti queste
parole, non le meriti, dopo tutto quello che hai fatto per me, e io,
che non ho
mai fatto nulla per te, niente, ti ho solo portato guai, ho vanificato
tutti i
sacrifici, tutto… - …e
tutto è successo
perché io non sono stata mai capace di lasciarti andare via,
anche se lo dicevo
continuamente, se perseveravo nel mio intento di allontanarti, alla
fine
tornavo sempre tra le tue braccia, a baciarti, abbracciarti,
ripetendoti di
lasciarmi andare via, di fartene una ragione, io, da ipocrita!! E alla
fine hai
perso tuo figlio, per questi stupidi giochetti, questi maledetti
litigi, per
tutti i momenti in cui io stavo male, avevo bisogno di te, magari
rendendo
inutili tutti i tentativi per dimenticarti di me! Ti ho solamente fatto
sprecare quelle energie che avresti dovuto avere per tuo figlio, per la
nostra
ragione di separazione… ho distrutto tutto,
tutto… mi merito il tuo odio, non
il tuo amore… -
Matías:
Amore, ascolta, tu non hai colpa di nulla! Sei tu che hai avuto la
sfortuna di
amare me, che ti ho deluso, lasciandoti da parte te, che sei stata, sei
e sarai
la donna della mia vita, quella con cui voglio sposarmi, avere una
famiglia! Io
ti ho riempito la vita di tristezza, la tua vita è diventata
una valle di
lacrime da quando quella notte, in Canada, ti confessai il dolore
più grande
della tua vita, e da lì non ho mai più visto il
tuo viso felice, mai più; e non
sai il peso che porto per aver portato lo scompiglio più
totale nella tua vita,
rendendotela impossibile; adesso, l’unico modo per riparare
almeno un minimo
dei miei errori è amandoti, stando accanto a te giorno e
notte, in qualsiasi
momento, anche se non basta affatto, perché vedo che tu
soffri ancor di più
avendomi vicino, e io odio me stesso per questo… -
inevitabilmente, ogni volta
che dalla sua bocca uscivano parole dure, tristi, sconfortanti, che
erano solo
il preambolo di momenti che al solo pensiero terrorizzano,
destabilizzano e
creano solo angoscia, Maia finiva sempre per innamorarsi sempre
più di Matías,
lo amava tanto il quell’istante, come mai si sarebbe
aspettata di amare
qualcuno per i suoi errori, per la sua capacità di ammettere
di aver sbagliato
tanto, di aver reso tutto più complicato, intricato, ma alla
fine aveva solo ottenuto
di renderli più complici, più uniti e legati che
mai, perché entrambi amavano a
prescindere da tutto, da qualsiasi cosa sia successa tra loro; amavano tanto, e
questo bastava a
risanarli di tutto, anche delle cose peggiori, non si sarebbero mai
dimenticati
l’uno dell’altra; ma la paura di Maia persiste:
quando c’è di mezzo un figlio,
sangue del suo sangue, si sarebbe stravolto tutto? Da Amore
a… Odio?
Rabbrividisce al solo pensiero che solo dopo avergli dato la triste
notizia,
avrebbe visto come le cose evolveranno… -
Maia: Ti
amo, ti amo veramente tanto, voglio che tu lo sappia, qualsiasi cosa
accada, io
sarò con te, per sempre… - gli accarezza il viso
dolcemente, sperando che non
sia l’ultima volta in cui abbia la possibilità di
ribadirgli il suo amore per
lui –
In
Kricoragan:
Pedro: Sei
lo stesso schifo di sempre! – L’odio
per
te è una costante nella mia vita, con quel bacio
l’hai sancito, non riesco a
non odiarti dall’ultima volta che ci siamo lasciati, quando
ci siamo visti
perché tu mi dessi la busta con i soldi che mi spettavano
per tenermi la bocca
chiusa su tutto quello che aveva combinato con la madre in quella casa;
la voglia di
vederla per i soldi, quella volta,
era solo un pretesto per passare quei pochi minuti con lei e magari
cercare di
convincerla a mollare tutto e scappare con me lontano da tutto; ma
quando vidi
quanto cinismo, quanta cattiveria emanava non ebbi il coraggio di
chiederglielo: avevo troppa paura che un ennesimo rifiuto mi
condannasse a
stare ancora peggio di adesso, ma forse mi sbagliavo, perché
più odio di così
non potrei mai arrivare a provare, mai –
Delfina:
Quel bacio ti sta ribollendo nelle vene, come neanche i baci che mi
davo con
Federico! Oh, andiamo, credevo che sapessi tenere molta più
testa a questa tua
impetuosa gelosia per me, questo continuo amore morboso che provi per
me, pur
conoscendomi – Delfina si aspetta la reazione peggiore che
Pedro abbia mai
avuto, e, infatti, arriva: Pedro la prende per un braccio, facendo in
modo che
lo guardasse dritto negli occhi per assaporare, per rendersi conto una
volta
per tutte, per fissare per bene, per osservare quanto male, quanto
dolore,
quanto danno gli avesse causato, essendo quella che è, una
maledetta cattiva
persona, quella cattiva persona che prende il posto della vera Delfina,
ogni
volta che la notte finisce e inizia una nuova giornata, una nuova
battaglia da
iniziare, dopo che per tutta la notte è stata la donna
più dolce, innamorata,
sentimentale, vera, con dei sentimenti, dei veri sentimenti, al posto
di quel macigno
che sembra avere al posto del cuore; Delfina adora vederlo
così, disperato per
fare in modo che lei abbassi la guardia, che lo rispetti e abbia almeno
un
minimo di timore nei suoi confronti, per manovrarla e costringerla a
fare tutto
ciò che lui vuole per vendicarsi una volta per tutte; ma
Delfina, pur temendolo
veramente tanto, non ha la minima intenzione di permettere che lui
continui con
i suoi piani, vuole fermarlo, frenare tutta quella pazzia, prima che si
bruci
anche l’ultima possibilità per stare insieme, una
volta e per sempre –
Pedro: Non
vali niente, credi che l’amore sia morboso, ma che razza di
persona sei?!! –
Delfina avrebbe tanto voluto dargli uno schiaffo, forte, senza
pietà, perché
era troppo, l’aveva insultata almeno cinque volte in due
giorni, l’aveva
calpestata, sovrastata, e non aveva mai permesso a nessuno di farlo,
prima
d’ora; ma, in realtà, calma
questa sua
voglia di riscatto e rispetto in fretta: è l’unica
persona determinata ad
aiutare Catherine, ad aiutare una povera ragazza con un
bambino in grembo, tutta sola in chissà quale
parte del mondo, visto che ha lasciato il covo dove era nascosta con
gli altri;
è una brava persona, perché nessuno farebbe mai
una cosa così se non si è
spinti da buoni propositi; iniziava a vagare l’idea che non
è così male essere
una specie di Floricienta: niente nervosismo, odio, isteria, niente di
tutto
ciò; solo calma e determinazione, che non le è
mai mancata, ma in questo
contesto assume tutt’altro valore; ma doveva ancora conoscere
l’altra faccia
della medaglia… -
Delfina: Io
lo so, ma non so se tu te ne stai rendendo conto: stai gettando al
vento tutto,
la nostra relazione, i nostri ricordi, tutto di noi; ti prego,
t’imploro di non
farmi odiare anche quei pochi momenti che adoro di quel tempo, ti
prego… - Non farmi ancora del
male, non odiarmi, ti
prego, non farmi pentire di tutto, proprio di tutto quello che ho
costruito in
quel periodo, anche se so che la maggior parte sono macerie, ho
distrutto
tutto, non era rimasto niente quando sono uscita da quella porta; ma,
almeno,
avevo nel cuore il ricordo di noi due, della nostra vita insieme, delle
nostre
fughe clandestine, i fugaci baci e momenti che passavamo insieme ogni
volta che
potevamo, comportandoci come due innamoratissimi fidanzatini; ti
supplico di amarmi,
di dimenticare il peggio… -
Pedro si
sentiva sollevato, felice, gioioso, ammaliato da quelle parole,
pronunciate
proprio da Delfina, colei che, per un anno intero, l’aveva
sempre colpito
duramente, insultato, allontanato, trattato male, umiliato con le sue
parole;
avvertiva la felicità, come un raggio di luce
all’interno di tanta ombra, che
lo fa sorridere, rende quei suoi occhi grigi e cupi di un azzurro
così intenso,
luminoso: era una visione strepitosa, splendida per Delfina; e, mentre
nel
cuore di Pedro si faceva spazio la felicità, nel cuore di
Delfina prendeva
posto la speranza che tutto potesse prendere una piega distinta
–
Intanto, a
casa Fritzenwalden:
Franco:
Flor, posso parlarti un attimo? È molto urgente…
- Dobbiamo fare qualcosa tutti quanti
insieme, non possiamo lasciare
Facha in questo stato, da solo, senza nessuno che si occupi di lui, non
sarebbe
giusto, soprattutto in questo momento, in cui capisco e ho visto che
non ce la
farà da solo… -
Flor: Si,
certo, dimmi, è qualcosa di grave? – nota come
Franco abbassa la testa, non è
felice, con quel sorriso contagioso, la sua risposta pronta, gli occhi
frizzanti, non sprizza allegria e contentezza da tutti i pori come
sempre,
sembra angosciato, triste, immensamente preoccupato; e così
si preoccupa, sente
un’agitazione crescente, mette una mano su quel magone che le
si è creato,
cerca di non farsi sopraffare, ma le lacrime le salgono, fatica a
tenerle in
gola, l’espressione di gioia sul suo volto cambia
drasticamente, divenendo
triste, nervosa; solo una volta ha visto quell’espressione:
sul viso di
Federico, angosciato per Maia in ospedale, ricordando la morte dei suoi
genitori –
Franco:
Il padre di Facha è morto, proprio davanti ai suoi occhi, in
ospedale, mentre
gli confessava che non era davvero suo padre! Flor, io non ho mai visto
Facha
in questo stato, era sconvolto… - Flor lo interrompe
–
Flor:
Vado da lui, subito! Di a Federico che io tornerò tra un
po’, se chiede di me –
Chi meglio di questa famiglia potrebbe mai
capirlo? Chi meglio di noi, che abbiamo sofferto le pene
dell’inferno, le pene
peggiori, potrebbe arrivare magari a farlo sentire meglio, a fargli
apparire un
barlume di speranza in quel suo cuore così distrutto,
amareggiato, privo di
amore e di affetto? Chi?! Dobbiamo stargli accanto, dobbiamo aiutarlo,
fare in
modo che superi questo momento, deve avere il coraggio di affrontarlo,
di
tirare fuori, di cercare nel profondo del suo cuore quelle ultime,
stremate
forze per continuare a lottare, deve farlo! Non si deve arrendere, non
deve… -
All’ospedale:
Lorenzo:
Ehi, ti senti bene? Sembri davvero tanto scossa, eppure la nonna sta
bene; è
successo qualcosa? – Io ancora non
riesco
a capacitarmi di quello che è successo a Maia, non lo riesco
minimamente a
credere, mi sembra così assurdo, così fuori dal
mondo, dagli schemi, da tutto!
Chi vorrebbe che una ragazza solare, dolce, amorevole, affettuosa e
gioiosa
morisse?! Io non l’ho mai vista circondata da persone che le
vogliono fare del
male, che vorrebbero a tutti i costi farla fuori, così
subdolamente,
cinicamente e freddamente, mai; eppure sono un buon osservatore, ma
nonostante
questa mia dote, pare che le cose siano molto diverse da come io
pensavo che
fossero; sperando che questa volta l’istinto e il mio spirito
di osservazione
non m’ingannino, bisogna indagare a fondo, non nel suo
presente, perché il suo
presente è fatto di Matías, i suoi fratelli,
Florencia e me… -
Paloma:
Tu che dici?! Catherine è scomparsa nel nulla, nonna
è in un letto d’ospedale e
io sono incapace di occuparmi di tutto questo! Abbiamo una vendetta da
portare
avanti, ma mi domando come faremo con tutti questi casini di mezzo! - … ho il sangue che mi ribolle nelle
vene,
sento bene come tutto l’odio che ho dentro mi si contorce
enormemente,
aggravando ancora di più la situazione di quelli che mi
stanno attorno: Matías,
Maia, Segundo e tutti quelli che proveranno a mettersi sulla strada
della mia
vendetta, provando a contrastarla, passeranno l’inferno,
saranno vittime della
mia ferocia, della mia cattiveria e della mia malignità!
Niente più momenti di
indecisione, niente più traballamenti, niente più
confusioni: ora è il momento
di avere paura e determinazione, soprattutto con Segundo! –
Lorenzo:
Ce la possiamo fare contro tutte le avversità, lo sai bene:
non siamo persone
che si arrendono, siamo ossi duri; ma anche Segundo lo è...
fai attenzione,
molta attenzione… - Crede che io
sia
stupido, che non mi sia accorto di quanto stia vicino a Segundo, di
quanto
sembri imbambolata, ipnotizzata, con quella luce negli occhi quando
c’è lui
accanto a lei; è innamorata, innamorata persa di Segundo
come anni fa, non è
cambiato niente, continua a guardarlo con gli stessi occhi, e la vedo
sempre
più in difficoltà, sempre più in
situazioni difficile con lui: per questo ho
paura che se continuerà a frequentarlo, le cose si potranno
mettere male per
tutti noi, poiché Segundo ha i mezzi, è scaltro,
svelto e astuto per mandare
tutto all’aria, tutta la nostra vendetta… -
Paloma:
Io so molto bene quello che devo fare, quindi non mi venire a dire a
cosa o a
chi devo stare attenta! Non sono più una bambina, le cose
cambiano, e anche
drasticamente! E poi, non sono io che mi sono innamorata di un mio
nemico, o
sbaglio?! E per giunta mi rendo patetica per farlo innamorare di me a
tutti i
costi! Non mi provocare, perché stamattina ne ho per tutti!
– Devo fare qualcosa, odio
ammetterlo, ma ha
ragione: devo fare molta attenzione, moltissima, perché da
come mi ha lasciato
questa mattina, così carico di determinazione, quasi
violento e disperato, è
capace di qualsiasi cosa per rendermi le cose impossibili, qualsiasi;
e, conoscendolo,
starà già iniziando ad architettare qualcosa di
altamente destabilizzante,
quindi devo pensare a come contrastarlo… -
Lorenzo:
Be’, io almeno non mi sono innamorato di un tipo che mi tiene
in pugno e mi
controlla la vita, e potrebbe anche distruggere molti mesi di lavoro;
io sono
patetico, ma tu sei ingenua; e ora, scusami, ma devo andare a risolvere
dei
servizi; se vedi la nonna, dille che verrò a trovarla questa
sera…
In
Kricoragan:
Pedro:
Come mai, dopo l’uscita che abbiamo avuto, ti sei dileguata
nel nulla? Non sei
neanche appiccicata al conte, ed è preoccupante – Mi piacerebbe tanto sapere che cosa mi sta
nascondendo: è sempre stata
una donna piena di sorprese, misteriosa, mi ha sempre suscitato molta
curiosità, ma anche timore, perché non
è come tutte le altre, fa sempre di
testa sua, ciò che vuole quando vuole; e quando non la si
vede in giro, sta
progettando qualcosa… -
Delfina:
Primo: tu sei l’autista, quindi in camera mia non entri senza
chiedermi il
permesso; secondo: evitami l’interrogatorio,
perché non ho niente da dirti! E
adesso, scusami, ma devo andare dal conte! – non appena esce,
Pedro si
precipita a guardare dietro lo specchio, il nascondiglio che hanno
sempre usato
lei e sua madre per nascondere le carte importanti, e ci trova qualcosa
di
molto strano: un biglietto per Londra, per cui dovrà partire
tra tre giorni; e
così fioccano le idee per rovinarle i piani… -
Pedro:
Di certo non sarà una vacanza, perché la
farò diventare il suo inferno…
Nello
studio di casa Fritzenwalden:
Matías:
Ehi, Federico! Come va, amico? Immerso nel lavoro fino al collo?
– Meno male che mi sono preso un
paio d’ore
rilassanti con Maia, così da ricaricarmi per bene e gettarmi
a capofitto nel
lavoro, visto che ho migliaia di pratiche arretrate da parecchio
tempo… -
Federico:
Eh, già! Sembra che i fogli non finiscano mai, e io non la
smetta mai di
firmare! Ma, dimmi, è già finito il momento di
relax che ti sei preso con Maia? Credevo che avreste
passato tutta la
giornata insieme, non vedendola qui in casa e neanche in camera sua;
comunque,
la vizi tanto: le hai anche lasciato una rosa sul letto! –
ride –
Matías:
Una rosa? Di che parli? E’ stata Maia a precipitarsi a casa
mia spaventata e
scossa, io non sono venuto qui prima di adesso…
Federico:
E, allora, chi ha lasciato quella rosa a Maia?
In
camera di Maia, intanto, un biglietto è posizionato proprio
sul suo letto, un altro
biglietto da leggere; Maia spera che non siano ancora minacce,
perché il suo
livello di sopportazione è arrivato al limite.
Gli
scherzi e le minacce sono finite.
È
arrivato il momento di guardarci negli occhi.
Vediamoci.
Potrei
svelarti cose che neanche la tua famiglia ha il coraggio di dirti,
amore mio.
Ciao
a tutti! Chiedo umilmente perdono a tutti per il gran ritardo
accumulato, ma tra scuola e impegni vari è veramente
impossibile scrivere un capitolo! Be', ma ora sono riemersa dalle acque
profonde! Capitolo un po' intenso, che spero vi piaccia! So che è corto, ma ho dovuto dividerlo in due parti, siccome è un po' corposo! Un bacio a
tutti quelli che continuano assiduamente a seguirmi, che mi riempiono
di soddisfazioni e incitano a continuare! Grazie, grazie di cuore a
tutti! Un bacio, alla prossima!