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Autore: darkmoonray    29/07/2013    9 recensioni
Sapete come ci si sente quando ti sudano le mani anche in inverno, quando tremi senza motivo, quando non riesci a respirare anche all’aria aperta?
Io si, lo so troppo bene. Questa è chiamata timidezza.
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«Mi faresti stendere?» chiede Zayn ammutolendo i miei pensieri.
Faccio finta di non sentire chiudendo gli occhi per il mal di testa.
Sento dei passi, uno spostamento d’aria, poi parla «Alzati e fammi stendere.»
Col cavolo che lo faccio mettere al mio posto, solo perché sta al quinto anno crede di essere il re della scuola. Mimo un flebile ‘No’ con le labbra.
«Sono Zayn Malik, piccola. E al momento ho voglia di appisolarmi.» risponde schioccando le dita davanti alla mia faccia per farmi aprire gli occhi, cosa che non faccio.
«Per favore, sono io quella che non sta bene, non tu.» sussurro in un sospiro con voce pacata, e lo sento sbuffare, poi lo sento stendersi accanto a me e apro gli occhi.
«Ma che …»
«Se stai zitta e non ti muovi non suono Rolling in the deep scorreggiando.» biascica chiudendo gli occhi e dandomi le spalle.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. "You drink muriatic acid for breakfast, right?"

 

Sento due braccia cingermi i fianchi e il respiro di qualcuno tra i capelli. Apro lentamente gli occhi e la poca luce che illumina la stanza entra dalle fessure delle veneziana. Abbassando lo sguardo noto delle braccia tatuate che mi stringono in vita, mentre la mia schiena aderisce al petto del ragazzo dietro di me.
Cautamente do un’occhiata all’orologio da parete che segna le 12,30. Ci siamo fatti due ore di sonno e mi sono persa chimica e matematica, perfetto.
Provo a girarmi ma nel momento in cui mi muovo le braccia di Zayn aumentano la presa.
«Dormigliona.»
Sorrido riconoscendo la voce di Georgie.
«Perché ci hai lasciati dormire?» chiedo in un sussurro.
«Siete adorabili. – ridacchia– E poi vi ho fatto un favore enorme.»
La mia salvatrice, l’ho sempre detto.
Provo ancora a girarmi ma nel farlo mi ritrovo faccia a faccia con Zayn che mi stringe come un bambino stringe l’orsacchiotto per paura dei mostri. Insomma, ho reso l’idea.
Georgie ride ancora.
La vedo seduta alla sua scrivania mentre sfoglia dei documenti e beve un caffè fumante.
«Che faccio?»
Lo so io che faccio, rimango così per sempre.
Immagino un’altra ragazza che al posto mio gli avrebbe fatto qualsiasi cosa. Fa strano vedere Zayn Malik così. Ha il viso così rilassato e calmo, sembra quasi un bambino, e non mi sono mai accorta di quanto fosse bello. E’ sul serio un bel ragazzo.
Gli sfioro le labbra con un dito tremante che ritraggo subito quando queste si serrano.
Apre gli occhi e mi sorride, sarà sonnambulo, o ancora non si è accorto della situazione.
«Ehm …»
Sbarra gli occhi e si alza di scatto. Non sono una bellezza ma non faccio neanche paura, andiamo.
Georgie continua a guardarci e a ridacchiare silenziosamente. Lui deve essere scioccato e io rossa come le labbra di un clown. Odio i clown, sono inquietanti e non fanno per niente ridere.
Scuoto la testa e cerco di fare una risata per scacciare l’imbarazzo ma esce solo un verso strozzato. Fortuna che la bevitrice accanita di caffè – ne beve una tazza ogni tre ore – lo capisce e scoppia a ridere apertamente.
«Che vi ridete?» chiede Zayn irritato, per poi alzarsi e buttarsi a peso morto sulla poltroncina.
«Eri troppo coccoloso, Zayn.»
Ecco quello che mi piace di lei, tratta tutti gli alunni come se fossero suoi figli. Un docente non dovrebbe farlo, ma vede crescere i ragazzi di questa scuola da una vita.
«Io non sono coccoloso, è l’effetto che le fa il caffè che glielo fa credere. – Poi rivolgendo uno sguardo a me – E tu che minchia guardi? Lo so che sono figo ma torna a bere il latte.»
Lui beve acido muriatico a colazione, è una così così ovvia.
«Tu bevi acido muriatico a colazione, giusto?»
Sbarro gli occhi per quello che ho detto e prima che possa incrociare il suo sguardo mi giro dall’altra parte.
Lo preferivo mentre dormiva, sono due persone completamente diverse.
Secondo me si sta chiedendo se lo ha visto qualcuno, sarebbe uno scandalo, mi sembra giusto.
«Brava Lou, così mi piaci.» fa Georgie tenendo la tazza di caffè in aria come si fa con un brindisi e Zayn sbuffa pesantemente.
E’ quasi ora di pranzo, mi alzo sciogliendo la fasciatura dalla testa e una volta seduta sistemo i capelli elettrizzati. Zayn ha la testa abbassata su una rivista con l’espressione scocciata, ci credo visto che è una rivista di gossip di qualche anno fa. Mi alzo camminando scalza in punta di piedi sul pavimento freddo, sotto lo sguardo di Zayn, sono sicuramente più interessante della rivista.
Io devo farmi curare, potrei svenire di nuovo, ho ripreso a sudare e a tremare.
Infilo le Vans, posate accuratamente in uno scomparto dell’unico grande scaffale nella stanza, poi, sempre seguita dallo sguardo del moro, mi chiudo in bagno.
Osservo il mio riflesso nello specchio, ho un aspetto orribile. Dovrei cominciare a truccarmi, decisamente.
Asciugo il sudore con una tovaglietta pulita e lego i capelli in una alta coda di cavallo.
Con la coda di cavallo sono vulnerabile pero … Preferisco sudare che essere osservata ancora da tutti. La sciolgo subito e scuoto la testa facendo ricadere i capelli sulle spalle, decisamente meglio, mi nascondono il viso.
«Devo andare a mensa e Georgie non mi fa uscire senza di te, muovi il culo.»
La finezza in persona.
Esco dal bagno aprendo lentamente la porta per paura di rompergli il naso, anche se sarebbe stato carino ho fatto bene visto che è proprio dietro di questa.
«Forza, andiamo.» mi prende per il polso e mi trascina verso l’uscita, mentre con l’altra mano tiene la felpa che ho tolto in precedenza.
Dov’ero io quando Dio distribuiva tutte le qualità che non c’entrano niente con l’insicurezza totale? Avevo un attacco di diarrea? Probabile. Ero alla ricerca di un lepricano? Ancora più probabile.
Una volta fuori continua a tenermi stringendomi il polso e a camminare a testa alta. Potrebbe sembrare una di quelle scene dei film dove i mercanti di schiavi li trascinano nel deserto: loro imponenti su un cammello proseguono in tutta comodità (si fa per dire) il viaggio, e dietro lo schiavo cammina cadendo di continuo sulle dune di sabbia. Si, se una persona è intelligente avrebbe questa intenzione guardandoci. Ma sono poche le persone intelligenti in questa scuola quindi vedono solo il più figo della scuola che ‘maltratta’ la sfigata di turno.
«La grassona mi controlla quindi devi stare con me.» dice entrando in mensa e distraendomi dai miei pensieri. Grassona? Georgie?
«La grassona – scuoto il braccio per farmi lasciare e mimo le virgolette con le dita– è mille volte migliore di te.»
«Non far finta di essere coraggiosa e seguimi.» sbraita riprendendomi il braccio, stringendo di più la presa. E’ frustante non poter mai fare niente, non sapersi ribellare, dire sempre di si. Sentirsi sempre la seconda scelta, o meglio l’ultima scelta, sentirsi inutile. E’ orrendo.
Cammina tra i ragazzi salutando la maggior parte di loro, alcuni mi guardano e poi si sussurrano nelle orecchie ridacchiando. Ho ricominciato a sudare e a tremare.
«Sono seri quando dicono che hai dei problemi di insicurezza.» ride facendosi spazio, diretto verso un tavolo vicino alla finestra, dove sono seduti quelli popolari. Non credo di farcela.
«Senti…» lo chiamo puntando i piedi in un punto e non muovendo un passo, sono totalmente  paralizzata.
«Cosa c’è ora?» sbuffa.
«Vado a mangiare da sola, ti giustifico io con Georgie, tranquillo.» pronuncio cercando di sorridere.
Lui sospira, poi comincia a guardarsi in torno, forse cerca uno dei prof che lo controllano. Seguendo i suo sguardo vedo Georgie che ci guarda e fa no con la testa. La mia salvatrice? L’ho detto io? Non ricordo. «Vieni.» sospira ancora, ora prendendomi la mano e non il polso. Ringrazio Dio di questa sua ‘scelta’, credo che sul polso ci ritroverò un ricordino. Qualcosa tipo l’impronta violacea di quattro dita, se non si era capito.
«Buon giorno ragazzi – Zayn saluta gli amici lasciandomi la mano e battendo loro pacche sulle spalle – Lei è Louise, oggi mangia con noi.»
Fa spostare gli altri e si siede, poi tamburella la mano sulla panca invitandomi a sedere e faccio come indica.
I ragazzi si scambiano strane occhiate, sono sicura che si stanno chiedendo cosa ci faccia io lì, ed ecco che nonostante stia a in t-shirt in pieno inverno sento un caldo pazzesco. Dovrei sul serio farmi visitare da un medico, ma uno bravo però.
I cinque amici cominciano a parlare e a fare battutine come se non ci fossi, mi ignorano come il resto della scuola. La cosa mi fa calmare, ma mi seno male allo stesso tempo. Aò, io sto qua, che minchia.
Le cheerleader.
Gli studenti si aprono al loro passaggio, camminano a testa alta verso questo tavolo. Voglio morire, sprofondare seduta stante. Il respiro mi si fa pesante e asciugo il sudore sulla fronte col polso tremante.
«Zayn.» balbetto toccandogli la spalla.
«Mh?» fa girandosi scocciato. Poi, alla vista della mia faccia più pallida del solito sospira, si alza, saluta i ragazzi e mi porta fuori tenendomi la mano. Fortunatamente non ha visto le cheerleaders, altrimenti mi avrebbe fatta svenire e mi avrebbe nascosta sotto il tavolo.
Siamo usciti dalla porta di servizio, e ci siamo trovati nel parcheggio della scuola.
Respiro a grandi boccate l’aria gelida invernale sentendo il sudore raggelarsi sul corpo. Il ragazzo mi porge la felpa che aveva ancora tra le mani ma vedendomi in pessimo stato me la mette sulle spalle, per poi mettermi un braccio intorno al corpo e strofinando la mano sul mio braccio.
«Torna dentro.» sospiro a denti stretti.
«C’è la Miller che guarda dalla finestra.» mi sussurra tra i capelli. Sorrido nel vedere con la coda dell’occhio Georgie che guarda la scena senza paura di dare nell’occhio, e nel mentre addenta una fetta di pizza, probabilmente della sera precedente,
«Ti senti meglio?» chiede cercando di essere più comprensivo possibile, pessimo attore.
«Voglio rimanere da sola.» Voglio avere qualcuno con cui condividere questa solitudine, non voglio restare sola. Voglio qualcuno con cui sentirmi a mio agio e non svenire alla prima occhiata. Ok? Ok.
«Ti accompagno a casa, va’.»
Se questo è il servizio civile che deve fare per non essere rimandato in riformatorio è fortunato, e non poco. Nella scuola non ci sono disabili, sono andati tutti via per il bullismo, e i vecchietti di Bradford sono più arzilli di me. Quindi, escludendo lo spazzino o il bidello gratis, gli rimane aiutare i poveri malcapitati che finiscono in infermeria.
«Stai pensando al perché lo faccio?» chiede porgendomi un casco.
Prendo il casco confusa e mi guardo in torno.
«Ho una moto.»
Ah. La moto è davanti a me, è nera, c’è la neve, si vede una meraviglia.
Lasciatemi. Sprofondare.
 
«Grazie.»
Gli porgo il casco e faccio per andarmene ma mi tira per il polso.
«Non voglio tornare a scuola.»
Sti cazzi.
«Allora?»
«Fammi entrare e domani dici alla Miller che stavi male e sono stato tutto il giorno ad occuparmi di te.»
Vai convinto, Malik.
Aggrotto la fronte, poi  giro i tacchi e riprendo a camminare.
«Ho detto che devi farmi entrare.» continua a denti stretti prendendomi saldamente il braccio.
Annuisco quasi spaventata dalla salda presa della sua mano, poi a testa bassa lo conduco verso casa.

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Buona sera belle.
Rieccomi con un'altra cagatina. Il capitolo successivo spero sia migliore.
Questo non mi convince per niente quindi avrei seriamente bisogno di dei pareri sinceri, non preoccupatevi di offendere o cose del genere. Datemi consigli e pareri.
Mi scuso per eventuali errori e .. niente, buona notte <3
  
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