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Autore: Lapam8842    29/07/2013    0 recensioni
Un gruppo di adolescenti benestanti: Sabrina, incinta senza sapere chi sia il padre; Marco amico ed affascinato dalla bellezza naturale di Sabrina; Lucia migliore amica di Sabrina, innamorata in segreto di Marco; Steve fratello gemello di Lucia, ignorato da tutti. Una storia d’amore, amicizia, gelosia ma soprattutto di segreti. Ognuno nasconde qualcosa e qualcuno li minaccia. Cosa accadrà?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Casa Stuart qualche ora dopo
 
“Sveglia!!” Lucia stava scuotendo il braccio del fratello e quello dell’amica. I due si erano addormentati sul divano in soggiorno. Sabrina aveva la testa appoggiata alla spalle di Steve, e il moro sembrava stesse accarezzando la ragazza, perché la mano era sopra la sua testa. Steve aprì gli occhi e borbottò qualcosa di incomprensibile da quanto aveva la bocca impastata. Sabrina si risvegliò dal suo sonno e si pulì la bocca sporca di saliva.

“Sembri un San Bernardo, Sabri!” I presenti scoppiarono a ridere di gusto, ma la madre dei gemelli si avvicinò al figlio toccandogli delicatamente la fronte: “Tesoro, come ti senti?”

 Il giovane sbuffò rumorosamente e disse di star meglio.

Teresa, la madre, annuì: “Non scotti più. – diede un dolce bacio sulla guancia prima di aggiungere un piccolo rimprovero. – Saresti dovuto restare a letto però.”

Il moro protestò: “Ma è maleducazione lasciare gli ospiti in casa da soli.” Si giustificò il ragazzo e tutti di conseguenza, posarono lo sguardo su di me, come se fossi un intruso.

Il signor Stuart prese la parola concentrandosi su di me: “Allora cara, cosa ti è capitato? Come mai hai aspettato che rincasassimo?”

Cercai una risposta decente per potermi giustificare, ma non me ne veniva in mente neanche una. Tutti però stavano aspettando una mia reazione, e io balbettando cercai di perdere tempo: “Ecco, io in verità…”

Lucia interruppe il mio tentativo di parlare: “Le avevo promesso che avremo fatto un pigiama party, ma mi sono dimenticata di avvisarla della cena.”

“Lucia!” trillò la madre con disappunto.

“Lucia!” la richiamò il padre inacidito.

“Ero così impegnata a prepararmi per la serata, che mi sono proprio scordata di disdire il nostro impegno. –si girò a guardar me, e con un tono dolce proseguì.- Spero che tu non sia arrabbiata con me, per il mio pessimo comportamento.”

Io le sorrisi alzandomi dal divano: “Come potrei!” mi avvicinai e l’abbracciai. Lucia sapeva di avermi appena salvata da un terzo grado e non potevo che ringraziarla.

La rossa sciolse l’abbraccio e mi guardò entusiasta: “Benissimo. Quindi vieni, andiamo in camera e diamo inizio al nostro pigiama party!”
Mi prese per mano e mi strattonò fino alla sua stanza, emettendo gridolini divertiti e richiudendo la porta dietro di sé. Lucia entrò nel suo bagno personale e ne riuscì solo dopo un quarto d’ora, struccata e in pigiama. Mi guardava ma era come se non mi vedesse. Aveva uno sguardo vacuo e assorto.

“Tutto bene, Lu?” domandai, cercando di attirare la sua attenzione. La rossa sembrò accorgersi solo ora, stupita quasi dalla mia presenza: “Si, tutto bene. È stata una serata un po’…- esitò con gli occhi che trattenevano a stento le lacrime.- Devo raccontarti una cosa.” Annunciò trattenendo i singhiozzi. Ero senza parole. Non l’avevo mai vista così sconvolta, e non mi aveva dato modo di credere che ci fosse qualcosa che la turbava.

Le afferrai il braccio e cercai di spronarla. Sembrava che, per la prima volta, fosse alla ricerca di parole adatte da pronunciare. Lucia non era un tipo riflessivo, tutto ciò che le passava per la testa, anche le più grandi cattiverie, le sputava fuori dai denti, senza badarci più di tanto. Non aveva mezze misure e mi sembrava che stesse assumendo un comportamento strano. Prese fiato e decise a parlare: “Stava andando tutto bene. Cena bellissima. Credevo di avere Marco in pugno, e per questo ho accettato di uscire con lui in veranda, a prendere un po’ di aria. Pensavo che mi volesse baciare, ed invece ha tentato di abusare di me, perché aveva bevuto durante la cena. Io ero spaventata. Ero in preda al panico. Non sapevo cosa fare.” Si interruppe bruscamente. Le lacrime le stavano solcando il viso, precipitando sulla coperta rosa del letto. Era terrorizzata. L’abbracciai tentando di calmarla, e le chiesi di respirare lentamente perché l’avrebbe aiutata a placare le brutte emozioni. Una volta tranquillizzata proseguì il monologo: “Sono riuscita a  colpirlo, ma prima di rientrare ha detto che io sarei stata sua, e avrei goduto come hai fatto tu, mentre lui ti possedeva sullo scivolo del parco giochi, mesi fa.”


 

***



Avevo appena finito di fare colazione e stavo per salutare e ringraziare la famiglia Stuart per l’ospitalità. Avrei dovuto incontrare Marco per confrontarmi con lui. Io lo conoscevo ed ero certa che non avrebbe mai avuto il coraggio di violentare ed approfittarsi di qualcuno. Lui era una persona dolce ed era un amico fidato. Ero stata a casa sua a fare il test di gravidanza e mi aveva concesso il suo aiuto, offrendosi genitore improvvisato. Lui non avrebbe mai potuto violentarmi. Non era la persona che Lucia voleva farmi credere. Non riuscivo a capire però, per quale motivo lei si sarebbe inventata tutto. Uscii di casa e afferrai il cellulare, promettendo un appuntamento al mio interlocutore. Sarei andata al bar del nostro primo incontro, con la speranza di avere risposte per le mie domande.

 

***



 
Marco era seduto all’interno in un tavolo lontano ed indiscreto. Portava un cappello con visiera blu e un paio di occhiali da sole con lenti nere. A passo deciso, lo raggiunsi e mi sistemai di fronte a lui.

“Lucia è una vipera. Credo che queste –mi indicò una chiavetta usb gialla e una lettera- me le abbia lasciate lei.”

“Hai cercato di violentarla?” domandai a denti stretti, mentre mi sedevo accavallando le gambe.

Marco mi guardò con occhi sgranati per lo stupore: “Violentarla? Lei mi ha minacciato, per non so quale motivo. Mi ha detto che c’è un filmato che dimostra che io ho abusato di te, al parco giochi. Penso che qui dentro –indicò la chiavetta usb- ci sia una copia del video.”

“Lei mi ha detto che tu avevi bevuto, e una volta usciti sul portico, la volevi violentare. Lei è riuscita a liberarsi e tu l’hai minacciata dicendo che le sarebbe piaciuto, come è piaciuto a me.” affermai sollevando di colpo la testa e guardandolo nei profondi occhi verdi.

Lui mi prese la mano e mi fronteggiò: “Io non ho fatto nulla di tutto questo. Non so per quale motivo Lucia voglia farci dividere. Non lo capisco. Io non ricordo davvero se ero al parco la sera del tuo compleanno. Spero che questa chiavetta ci dia qualche risposta.”

Annuii pensando che forse, avesse ragione. Lucia tentava in tutti i modi di farci litigare per poter avere la meglio su di me. Lei voleva stare con Marco, e io mi ero messa in mezzo inconsapevolmente. Il ragazzo estrasse dalla borsa il personal computer e collegò la penna usb.  L’audio delle casse era al massimo e partirono dei gridi di piacere, che fecero girare tutta la gente e in meno di un secondo, avevamo i loro sguardi puntati addosso.

“Scusate, la mia stalker mi manda sempre messaggi subliminari.” Si giustificò beccandosi una gomitata sul fianco.

Marco mi riprese la mano e bisbigliando: “Senti, io ho paura che Lucia abbia ragione. Come potrebbe dire una cosa del genere altrimenti?” mi chiese allibito.

“Noi non sappiamo nulla. E’ inutile parlarne adesso. Guardiamo il filmato e trarremo dopo le nostre conclusioni.”

Il ragazzo riaprì il video, azzerando l’audio. Non si vedevano le due persone, impegnate in una strana ginnastica, ma poco dopo la scena mutò: c’ero io, con il mio vestito bianco, che ciondolavo mentre intrattenevo una discussione con uno sconosciuto. Successivamente comparì Marco e io mi abbandonai stanca, fra le sue braccia. Il filmato si arrestò bruscamente, senza averci chiarito la situazione.

“Non capisco. Eravamo entrambi vestiti.” Proferii ovvia.

“E se ci fossero più filmati?” chiese il biondo.

“Evidentemente esiste un video integrale, ma Lucia vuole giocare con noi, mostrandoci solo pezzi confusi. Solo che non ne capisco il motivo.”
Marco si fece più vicino a me, toccandomi la mano per farmi forza: “Andrà tutto bene.”

Mi cadde l’occhio sulla lettera, un po’ spiegazzata e colsi un piccolo dettaglio: “Marco, qui c’è scritto che tu faresti meglio a non frequentarmi o potrebbe succedere qualcosa di brutto…”

Il ragazzo si strinse nelle spalle e mi guardò negli occhi:”Sabri, sta già succedendo qualcosa di terribile: Lucia ci sta insinuando dei dubbi. Noi non abbiamo certezze. Vuole dividerci.”

“Potremo sempre fingere. Io credo in te. Mi fido di te. Nessuno potrà mai separarci.” Accarezzai i suoi capelli biondi, regalandogli un sorriso dolce e rassicurante.

“Sabrina Bellini, io ti amo. Ti amo con tutto il cuore. Ti amo perché risvegli il mio io più nascosto. Ti amo perché con te, mi sembra di essere sempre ad un passo dalle nuvole e dalle stelle del firmamento. Ti amo e nessuno ci dividerà. Mai. Io non lo permetterò. Abbiamo questo problema e lo risolveremo insieme. Non ci fa bene stare divisi. Io senza di te non sono nessuno.”

Lo fissavo con le labbra tremanti e gli occhi lucidi. Avevo appena ricevuto la più bella ed unica dichiarazione d’amore, ma l’avvertivo tremendamente sbagliata. Sentivo che non era il momento adatto per perdersi in tali frivolezze. L’avrei voluto baciare, ma facendolo Lucia ci avrebbe fatto del male. Marco non doveva pagare per causa mia, o meglio, per causa della gelosia morbosa di una ragazza malata. Avrei spezzato il cuore di Marco, ma l’avrei fatto per metterlo al sicuro. Non c’era altra ragione. Mi alzai lentamente dalla sedia, lo guardai fisso negli occhi e proseguii con la mia farsa gridando: “Sei solo uno stronzo. Non voglio vederti mai più!” sbattei i pugni sul tavolo e me ne andai, chiudendo con violenza la porta dietro di me, lasciando Marco con la bocca aperta.


 

***



 
Casa Bellini, la mattina dopo la notizia
 
Chiara aveva avuto una notte senza sogni, agitata ed inconcludente. Si era alzata di pessimo umore, spossata e con un fastidioso mal di testa, che partiva dalla zona cervicale. Neanche il trucco era riuscito a coprirle le occhiaie violacee intorno agli occhi, e la molletta che raccoglieva con cura i capelli, le sembrava volgare e banale. Sbuffò al suo riflesso e scaraventò a terra il fermaglio. Oggi non sarebbe stata una bella giornata. Come poteva esserlo se sua figlia, la sua unica figlia, era rimasta incinta? Chiara aveva grandi progetti per Sabrina, ma quest’ultima aveva rovinato la sua smania di grandezza. Sabrina aveva danneggiato il suo futuro, concedendosi a qualcuno che non si sarebbe mai preso le proprie responsabilità. Possibile che negli anni 2.000 c’era ancora chi non usava precauzioni? Non soltanto per abbassare il rischio di una gravidanza indesiderata, ma soprattutto per prevenire malattie sessualmente trasmissibili. Chiara era grande abbastanza negli anni ’80, quando i media cominciarono a parlare dell’Aids. Aveva conosciuto suo marito in quegli anni, e non avevano più usato il preservativo, dopo aver fatto le analisi del sangue, una volta sicuri di voler mettere al mondo dei figli. Avrebbero costruito una famiglia numerosa, ma purtroppo erano subentrati problemi di fertilità e avevano intrapreso il lungo e travagliato percorso per adottare un figlio. Sabrina le era stata affidata dal tribunale dei minori. Aveva solo due anni, due splendidi occhi color cioccolato fuso e delle labbra imbronciata e carnose, con dei ricci neri come la pece che le incorniciavano il volto roseo. Non aveva mai visto una bambina tanto bella. Si era innamorata non appena aveva incrociato i suoi grandi occhi. Sabrina era diventata sua figlia e l’avrebbe vista crescere, l’avrebbe viziata, coccolata ed amata come meglio avrebbe potuto. Dopo la sconvolgente notizia, della sera precedente, si sentiva inutile. Superflua. Il suo ruolo da genitore, era stato messo in discussione: aveva fallito; non aveva preservato sua figlia. Non era riuscita a difenderla e ad attutire i pericoli che si sarebbero insediati durante l’adolescenza. Era stata una delusione per sua figlia. Si era messa a gridare, reagendo d’istinto. Non le aveva detto non una parola di conforto. Non l’aveva abbracciata né rassicurata. Era stata dura ed egoista. Aveva pensato solo a se stessa, non considerando i sentimenti della sua unica figlia: la figlia che le era stata affidata e a cui aveva promesso il suo amore più vero. Sperava che sarebbe tornata. Le avrebbe dovuto chiedere scusa per la reazione avventata. Si augurava che l’avrebbe perdonata. Non poteva perdere la sua unica figlia. Qualcuno bussò alla porta del bagno interrompendo le sue elucubrazioni mentali. Suo marito stava varcando la soglia della stanza, titubante ed incerto su come poter iniziare il discorso con la moglie. La vedeva ancora scossa ed agitata. Capiva che stesse affrontando una discussione mentale tutta sua, e provava sentimenti contrastanti: anche lui non era felice della notizia, né sapeva che avesse cominciato ad avere rapporti sessuali, e non capiva come quel Marco Bergamaschi, fosse diventato così speciale da meritarsi le attenzioni della figlia.

“Ti ricordi quando Sabrina, al suo compleanno, non è venuta alla nostra cena ed è rincasata il giorno dopo?” chiese interrompendo il silenzio pesante e pungente, che si era creato fra di loro.

“Come potrei dimenticare una cosa del genere? Sono morta di spavento! E’ lì che sono comparsi i miei primi capelli bianchi, seguiti dalle rughe.” Rispose la donna, agitandosi al ricordo, ancora vivido in lei.

“Ricordi che qualcuno ci ha detto di averla vista ubriaca, al parco, quella notte?” Non c’era bisogno di inserire il soggetto, era chiaro che si riferisse a Sabrina.

Chiara fissò il marito aggrottando le sopracciglia, non capendone il nesso: “Che cosa stai cercando di dirmi, Fede?”

Chiara non li staccò gli occhi di dosso, e spalancò la bocca sorpresa: “Dici che quella sera aveva scoperto di essere incinta ed era disperata?”

 Federico scosse la testa in segno di diniego: “No. Lei era venuta nel mio ufficio, ha alluso la segretaria ed è entrata nel mio studio, trovandomi avvinghiato ad un’altra donna.”

Chiara era allibita. Suo marito era stato talmente stupito da portare altre persone nel suo studio privato.

“Quante volte ti ho detto di cercarti un posto appartato? Nessuno deve sospettare nulla. Noi siamo una coppia rispettabile e monogama, all’apparenza. Neanche nostra figlia doveva essere al corrente del nostro accordo.”

“Sabrina non sa dell’accordo. Mi odia perché quello che ha visto è stato il tradimento nei tuoi confronti. Non sa che fra noi, le cose sono andate male per via del mio problema di fertilità. Non sa che in realtà, non è figlia nostra!”

“Smettila di urlare, Federico! Non avremo messo al mondo Sabrina, ma questo non ci esula dal dovere di essere genitori. In cuor mio, l’ho sempre voluta e l’ho sempre vista come mia. Abbiamo lottato per averla.”

“Tu hai lottato. Tu l’hai voluta. Non hai pensato a me. Non hai pensato al mio dolore nel non poterti dare un figlio tutto nostro. Sabrina non è nostra figlia e mai lo sarà.” Disse tremante dalla rabbia, dal rancore e con uno squarcio all’altezza del petto. Aveva taciuto per più di quattordici anni il dolore, l’angoscia e la rabbia. Lui non poteva donarle una famiglia e questo l’aveva dilaniato, non importava che avessero usato un escamotage, lui non si sentiva un vero uomo. Era un’incapace. Un uomo a metà.

“Credo che sarebbe meglio separarci. Credo che sia meglio per noi e Sabrina, chiedere il divorzio.” Proruppe esagitato e ancora scosso dalle parole che erano scappate senza remore dalla bocca.

Chiara lo guardo frustrata e con gli occhi pieni di lacrime, balbettò ansante, dopo averlo schiaffeggiato in pieno viso: “No, non è la scelta migliore. Noi dobbiamo affrontare le nostre paure e le nostre ansie. Dobbiamo stare insieme per il bene di nostra figlia, che tu lo voglia o no. Faremo ciò che ho deciso. Nostra figlia ha bisogno di noi, insieme!” Riscoprì una forza nuova, e una testardaggine taciuta in tutti quegli anni. Lei aveva lottato per una famiglia e adesso avrebbe combattuto per farla tornare unita.








 

Oo_oO
 

Buongiorno a tutti, e grazie di essere arrivati fino a qui.
Mi piacerebbe conoscere una vostra opinione.
Tengo molto a questa storia e vorrei sapere se:
A. Vi piace
B. Vi trasmette qualcosa
C. La trovate scritta bene
D. Vi incuriosisce

Grazie per il vostro tempo..
alla prossima.


 





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