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Autore: Samurai Riku    30/07/2013    1 recensioni
La fanfic Yon-nen mae ni... (quattro anni prima...) è il prequel di questa storia; detto questo, non è indispensabile averla letta, ma potrebbe chiarire qualche piccolo punto contenuto in questa nuova fanfic.
Per chi mi segue, e si è domandato come sia finita la samurai Riku Komatu nel mondo di Gintama, signore e signori, ecco finalmente la spiegazione!!
La giovane samurai fa ritorno a Edo, e dovrà riconquistarsi un posto nell'amata città in cui è cresciuta, tra difficoltà, nuove conoscenze più o meno piacevoli e piani terroristici, il tutto nel classico stile comico, ma anche un po' introspettivo, di Gintama.
Genere: Azione, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gintoki Sakata, Kagura, Nuovo personaggio, Shinpachi Shimura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAP 5: Epilogo… ehi, questo sì che è un titolo serio!

Alla fine, dopo tutto questo casino, non sono riuscita a riavere il terreno appartenuto alla mia famiglia per generazioni… mi sono fatta rinchiudere e sono ricercata dalla polizia per nulla, praticamente. Sarà Edo che fa questo effetto alle persone, credevo di essere immune all’aria di questa città magica e maledetta, ma ha trascinato anche me nel suo vortice di follia.
Anche senza il mio dojo volevo restare, questa volta non ci sarebbe stato Amanto in Terra o universo che mi avrebbe fatto lasciare la città, e per quanto mi dispiaceva sfruttare l’ospitalità dei miei nuovi amici, chiesi a Gin di restare a casa sua ancora per un paio di giorni, nella speranza di trovarmi un lavoro con cui pagarmi una nuova sistemazione.
Ora mi trovavo sullo scooter di Gin, miracolosamente recuperato e aggiustato, abbracciata a lui per non cadere, con una benda sugli occhi… aveva insistito fin dall’agenzia che me la mettessi, e dopo qualche protesta che non lo fece cedere, mi rassegnai e mi coprii gli occhi.
Si fermo, spegnendo il motore e mi aiutò a scendere, poi mi condusse dentro un edificio, da quel che potevo capire senza vederci, e iniziai a fare scale su scale… non finivano più e stavo anche cominciando a stancarmi di questa pagliacciata, ma ogni volta che tentavo di levarmi la benda Gin mi allontanava le mani, rimproverandomi di non avere pazienza e di essere malfidente.
-… si può sapere quanto manca? E dove siamo, me lo vuoi dire?-
-È l’ultima rampa, forza! Quante storie per un po’ di movimento, ti sei impigrita?-
-Non dire idiozie!!- iniziai a camminare in piano, e non mi fece svoltare per salire altri scalini
-Allora? Siamo arrivati?-
-La prossima volta ti imbavaglio!!- rispose seccato.
Gli feci la linguaccia.
Ci fermammo, sentii una chiave girare dentro una toppa, e poi mi condusse avanti di qualche passo, facendomi togliere i sandali. Mi lasciò, facendomi camminare ancora un po’ avanti, e mi tolse la benda dagli occhi.
-Siamo arrivati!-
Sbattei più volte le palpebre guardandomi attorno. Ci trovavamo in un piccolo appartamento, con una misera sala rivestita di tatami con un mobile lungo tutta la parete contenete un televisore, alcun fotografie incorniciate che mi ero portata dal villaggio, e qualche altro ricordo; dava su una modesta cucina, e su una camera da letto.
Feci qualche passo in giro, aprendo la porta finestra che dava sul balconcino comunicante con la camera da letto, anch’essa in tatami, mi guardai ancora un po’ attorno, poi volsi lo sguardo al mio amico -Gintoki… cosa significa?-
Lui alzò le spalle -Ti piace? Non è grande come il tuo dojo, ma… è accogliente, e poi hai molte cose che ricordano casa tua.- alluse ai vari soprammobili e un paio di pergamene appese alle pareti
-Promisi che ti avrei ridato la tua casa, e un samurai mantiene sempre le sue promesse. In questi giorni è il meglio che ho trovato, ad un prezzo conveniente ed è sempre nel distretto di Kabuki-cho. Non c’è un dojo, ma se non ti piace posso sempre cercare altro e…-
Lo abbracciai gettandogli le braccia al collo, senza dargli tempo di aggiungere altro -È perfetta. Ti ringrazio, Gin.-
Ora capisco… capisco ciò che Gin ha sempre cercato di dirmi dal mio ritorno a Edo. Casa non è per forza il posto che hai lasciato a cui vuoi fare ritorno, non sono delle mura e un tetto in cui sei cresciuto, non è la strada e il vicinato di quattro anni fa… casa è dove hai i ricordi, dove puoi riposare e sentirti bene e al sicuro, circondata dall’affetto delle persone care, degli amici. In questo piccolo appartamento posso avere tutto ciò che avevo al mio dojo, e anche di più. E finalmente questo samurai squattrinato, che fatica a pagare l’affitto e ad avere un lavoro decente mi ha trovato un posto in cui sentirmi sicura e protetta, un vero posto da chiamare Casa Mia.
Ti sarò eternamente grata, Gintoki.
Mi cinse delicatamente -Adesso siamo pari.-
Sorrisi -Sì, direi proprio di sì… scusami se per colpa della mia testardaggine ho messo nei guai te e i tuoi amici.-
-Mpf, e tu quello lo chiami guaio? Dovrò raccontarti un bel po’ di cose che ci sono successe, in confronto la tua avventura sarà una scampagnata nei boschi!-
Risi divertita.
-Se avrai bisogno di qualcosa, l’agenzia tuttofare è sempre aperta per te.-
-Grazie!-
-E come compenso mi accontento di un dolce... o una cena, già che ci sei!- aggiunse con espressione sorniona.
-Prima devo trovarmi un lavoro!!-
-Aah… questo è un altro problema…- disse, passandosi una mano tra i ricci ribelli.
Assunsi un’espressione pensierosa -Non è detto, sai? Ho già una mezza idea!-


Infatti, quella stessa sera…
Presi il vassoio dal bancone e portai l’ordinazione di sakè ad uno dei vari tavoli del locale, sorridendo amichevolmente ai clienti per poi andare ad accoglierne di nuovi.
Fare la cameriera non era proprio la mia massima aspirazione, ma di questi tempi bisogna arrangiarsi, e la paga non è male, in più il responsabile mi ha assunto sulla fiducia, e voglio fare del mio meglio!
Me la cavo bene con le persone, so essere cordiale e solare quel tanto che basta a convincere i clienti a tornare la sera successiva, anche se a quanto ho capito, molti dei clienti sono ormai abituali, e sono sempre gli stessi che alla fine di una dura giornata di lavoro vengono a bere un po’ e a sfogarsi dei vari pesi che hanno sullo stomaco. Fare la cameriera in uno snack bar notturno implica anche una buona dose di attenzione e psicologia… dose che non sempre la mia collega mostra, facendo alterare qualche uomo d’affari mezzo sbronzo.
Sentendo la porta scorrevole aprirsi andai dai nuovi venuti, accogliendoli con un gran sorriso
-Buonasera, benvenuti allo Snack Bar Otose!-
Gintoki, Shinpachi e Kagura mi guardarono allibiti -Riku??-
-Che ci fai qui…?-
-Te l’avevo detto che avevo una mezza idea su dove lavorare, no?-
-Allo Snack Bar della vecchia?? Ma sei pazza??-
Otose gli lanciò un’occhiataccia da oltre il bancone -Perché, cosa c’è che non va? Al contrario di te è una ragazza responsabile!-
Gin rispose saccente -Ovvio che è al contrario di me, io non sono una ragazza!-
-Non credo intendesse quello, Gin…- commentò Shinpachi.
-E poi così siamo vicini, lavoro sotto casa tua! Non è bello??- sorrisi contenta.
-Io sono felice che lavori qui, così ci vediamo spesso!!- esclamò Kagura.
-Bha, ti stai tirando la zappa sui piedi da sola, secondo me!- commentò aspramente Gintoki, aggirandomi per andare a sedersi al bancone, ma mi piazzai davanti a lui, sempre sorridendogli e porgendo il palmo aperto -Nh…? Che vuoi?-
-La signora Otose mi ha detto che sei in ritardo con l’affitto, dovresti proprio pagare, Gintoki caro!-
-CHE COSA?? DANNATA VECCHIA, L’HAI TRASFORMATA IN UNA STROZZINA!!-
-Paga l’affitto!- continuai, sorridente.
-Finiscila!!-
  
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