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Autore: PasifiKStaR    30/07/2013    1 recensioni
Una serie di oneshot dedicate a Squall e Rinoa, basate sull'idea che Squall e Seifer scrivano anonimamente novelle per la rivista di Ellione. Una specie di crack-fic che contiene una storia post-game, un'AU moderna, una favola e una storia soprannaturale, collegate tra loro alla fine di ogni capitolo con uno sguardo su Squall e Seifer che lavorano sodo.
Genere: Commedia, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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WILL WRITE FOR GIL
scritta da PasifiKStaR, tradotta da Alessia Heartilly
IV: Fine = Inizio = Fine = ?

Sapeva che lei era lì; non c'era altro posto dove poteva andare. Era stata costretta a fuggire dal suo regno, ritenuta inadatta ad essere la sposa del principe, e costretta a tornare al castello in rovina della sua famiglia; un vecchio rimasuglio della sua forza originaria.

"Mia signora!" gridò nei corridoi, fermandosi in cima alle scale. Fece una smorfia. Lei non rispose.

"Sua Altezza!" disse un servitore tremante dall'ingresso ai piedi delle scale. "I paesani ci sono alle calcagna! Cosa dobbiamo fare?"

La responsabilità delle loro vite ormai era ricaduta sulle sue spalle, ora che il padre di lei, l'ultimo erede maschio della famiglia, era morto.

Socchiuse gli occhi. La manciata di servi fedeli rimasta nella casa della sua fidanzata non avrebbe avuto scampo contro la folla di paesani arrabbiati e pieni d'odio che circondava le mura, armati e alla ricerca della nobildonna una volta amata. I servitori sarebbero stati uccisi, se si fossero messi in mezzo.

"Andatevene," disse loro a voce bassa. "Prendete quello che potete e andatevene subito! Passate dagli ingressi laterali e scappate immediatamente da questo posto! Non fatevi prendere dalla folla!"

I pochi che erano rimasti non si mossero dal fondo delle scale, guardando immobili il principe. La più piccola, una ragazza che era stata con la nobildonna fin da quando erano bambine, prese la parola.

"Temo che non possiamo farlo, Sua Altezza," disse con un sorriso triste. "Non abbandoneremo la nostra signora."

Il principe si accigliò. "Allora cosa farete?" domandò. "Non siete che una manciata di uomini e donne. I paesani se la prenderanno con voi se insistete a proteggerla - una strega."

"Ci sottovaluta, buon principe," sorrise un ragazzo biondo e arrogante. "Strega o no, adesso è l'unica padrona di questa casa - una casa che abbiamo giurato di servire a proteggere a costo della vita."

"E la serviremo e proteggeremo," aggiunse con solennità una donna bionda. "Fino al nostro ultimo respiro." Piegò la testa di lato e lo guardò incuriosita. "Inoltre, buon principe," gli disse, "non sta forse facendo la stessa cosa?"

Lui strinse i pugni. Lei era una donna senza nome di una famiglia nobile in disgrazia di un regno vicino. Suo padre aveva usato tutti i suoi legami e aveva concordato per lei un matrimonio con il principe ereditario. Non appena erano stati fatti i preparativi, lui era morto; e aveva lasciato tutto alla sua unica figlia.

Lei era andata a vivere con il principe e la sua famiglia. Era quasi senza soldi, sola al mondo, ma il suo carattere dolce e generoso aveva conquistato il principe, all'apparenza senza cuore. Il loro amore, era arrivato a capire lui, era reciproco.

Comunque, prima che si sposassero, un tentativo di assassinarlo aveva scatenato un potere latente in lei, che aveva fatto svenire i sicari, ma si era rivelato in pubblico. Quella che avrebbe dovuto essere un'occasione eroica si era fatta cupa, dato che il regno che una volta era stato devastato da una strega affamata di potere aveva decretato che la sua sola esistenza era un crimine.

Lei era fuggita dal regno del fidanzato, anche dopo che lui aveva cercato di mettere a tacere i pettegolezzi su di lei. La sua gente aveva iniziato ad odiarla così facilmente, e a giudicare dalla folla che si era raccolta mentre correva al vecchio castello, anche il popolo di lei.

In cima alle scale, alla ricerca di lei, si rese conto che erano completamente incastrati.

I servitori continuarono a guardarlo incuriositi, e lui annuì. "Ho giurato di essere al suo fianco," disse loro. "Anche se il mondo si fosse rivoltato contro di lei... e manterrò la parola." Persino in una situazione tale, i servitori rimasti sorrisero.

"Allora li tratterremo il più possibile," assicurò un altro uomo. Guardò gli altri due che erano con loro. "Barricate le porte e chiudete i cancelli!" I tre si divisero, lasciando solo le due donne.

"Sua Altezza," disse la donna bionda con un inchino. "Grazie."

"Faremo del nostro meglio per lei e per la nostra signora," aggiunse la ragazza castana.

Lui si sentì torcere le budella. Non avrebbero visto l'alba, e questo lo faceva infuriare un po'. La sua fidanzata non avrebbe voluto che gettassero via le loro vite, eppure ammirava la loro devozione, e la amava comunque.

"Fate quello che volete," sbottò svoltando a destra e marciando in corridoio. Si fermò, prima di sparire del tutto e borbottare sottovoce, "E grazie."

Si sentiva gridare all'esterno, e le due donne si voltarono. "Aiutami a far scendere la barricata!" gridò la bionda. L'altra annuì e corse avanti. Proprio mentre riuscivano a far scendere la pesante sbarra di legno sulla porta principale si udì uno schianto da una delle altre stanze.

Si voltarono verso la sala da ballo sulla destra. Grosse pietre rompevano le finestre. Il vetro andò in frantumi, i vasi caddero, e le voce dei paesani furiosi penetrarono nel castello prima silenzioso.

La ragazza castana si aggrappò alla bionda. "Ci siamo, vero?"

Un forte grido di un uomo che moriva provenì dall'esterno, e gli occhi della bionda si riempirono di lacrime. Il dolore la riempì. Era la voce di suo marito.

"Sì," sussurrò senza fiato. "Ho paura di sì."

Dei corpi si fiondarono all'interno dalle finestre rotte. La gente gridava. Portava torce. Da qualche parte, le tende venivano incendiate. Lottarono, cercando di impedire alla folla furiosa di salire le scale, ma fu inutile. La ragazza castana cadde dalle scale e non si rialzò. La bionda si perse sotto la calca.

La folla salì di corsa le scale. Si diede ordine di frugare l'intero castello alla ricerca della strega pericolosa. Qualcuno gridò di far controllare la foresta che circondava il castello. Mentre cercavano in corridoio, l'intero castello iniziò a tremare.

La folla si fermò, cercando di recuperare l'equilibrio. I corpi venivano sbattuti contro le pareti e gli uni contro gli altri, mentre ritratti, specchi e arazzi cadevano dai muri. Si udì un forte brontolio che mise a tacere la folla, mentre il castello tremava di nuovo.

Si prepararono per il crollo dell'edificio su se stesso, ma non successe mai. I paesani si guardarono.

"La strega!" accusò qualcuno. Un grido crescente riempì il corridoio e si precipitarono in avanti. Arrivarono in fondo al corridoio, aprirono la porta e si fermarono sulla soglia.

Un lato intero della torre era scomparso, affondato nella scogliera dietro il castello.

"Cosa è succ-"

"Il principe!" gridò qualcuno. In molti si voltarono e guardarono il bordo del pavimento, impotenti, mentre il corpo del principe scivolava giù verso l'abisso.

*~*~*~*~*

"È infestato," disse Zell guardando l'imponente struttura in pietra davanti a loro. Alzò le mani sulla testa in un inutile tentativo di proteggersi dalla pioggia.

"Assolutamente infestato," concordò Selphie accanto a lui, fissando a occhi spalancati il vecchio castello galbadiano. Una parte sembrava essere stata sopraffatta dalle piante delle scogliere circostanti, ma la struttura era ancora in piedi, minacciosa.

"Non importa!" gridò Squall da dietro di loro. Irvine chiuse il cofano della macchina che all'improvviso li aveva abbandonati proprio mentre raggiungevano il vecchio edificio. "Ci serve solo un posto dove passare la notte!"

Zell arricciò il naso. Stavano tornando a Deling City dalla costa di Galbadia, dove avevano aiutato alcuni SeeD del Garden locale, quando la tempesta di cui erano stati avvertiti era arrivata. Alle radio era stato comunicato che c'era stata un'inondazione, e quando erano arrivati a uno dei ponti avevano scoperto che era del tutto sommerso.

Dovendo per forza di cosa tornare indietro, i quattro avevano fatto retromarcia. Irvine li aveva portati a un vecchio castello sulla costa, vicino ad alcuni campi di addestramento per il Garden di Galbadia. Era stato inghiottito dal tempo e dalla natura, quindi immaginava che sarebbe andato bene come rifugio per passarci la notte.

"Zell! Aiuta Irvine con le razioni," ordinò Squall. "Selphie, preparati ad esplorare il posto!"

"Sì, Comandante!" Selphie fece un saluto veloce prima di salire le scale di pietra piene d'erbacce. Squall prese dalla macchina una radio portatile e la seguì. Entrando sentì Selphie che chiedeva gridando se c'era qualcuno lì dentro.

Zell e Irvine lo seguirono, con una grossa cassa di metallo per uno, che conteneva alcune provviste di base per tutti e quattro.

"Dove la mettiamo, Squall?" domandò Irvine guardandosi intorno. Accanto a lui, Zell guardò l'alto soffitto a volta. C'erano segni di bruciatura sui muri e mancavano i mobili, ma era ovvio che il vecchio edificio abbandonato una volta era la casa di una famiglia facoltosa.

Il loro leader si guardò intorno nell'ingresso e socchiuse gli occhi, voltandosi a sinistra ed entrando nella stanza più vicina. Attraverso un arco che ora non aveva più la porta, trovò una stanza spaziosa piena di vecchie mensole in legno. Quasi tutte le mensole erano marce e crollavano. C'erano dei vecchi mobili spinti in un angolo, ma anche questi erano solo i rimasugli di un mondo perduto da tempo.,

Ad ogni modo sembrava che la stanza avesse un camino che potevano usare. Ed era vicina all'ingresso. Le finestre erano piccole, quindi non sarebbe penetrata troppa pioggia nella stanza umida.

"Qui dentro," disse Squall sollevando una mano e facendo cenno di entrare. "Prendete un po' di pellet e cercate di vedere se potete accendere un fuoco. Si sta facendo buio quindi non abbiamo molto tempo, e voglio conservare le pile delle torce."

"Sembra un piano," disse Irvine. "E tu?"

Lo superarono mentre Squall si chinava a terra e accendeva la radio. "Io cerco di vedere se riesco a trovare campo per far sapere al Garden di Galbadia che siamo qui," disse, mentre si metteva una bretella della radio sulla spalla e si alzava in piedi. Allungò l'antenna e controllò un piccolo schermo, tenendolo d'occhio mentre usciva.

All'improvviso un grido riempì il castello. Squall alzò di colpo la testa e si precipitò per il corridoio.

"Era Selphie!" gridò Zell dietro di lui.

"Ovviamente! Conosci qualcuno altro qui che griderebbe così?!" gridò di rimando Irvine correndo dietro a Squall.

Quest'ultimo svoltò dietro l'angolo. "Selphie!" gridò. "Rapporto!"

Non ebbero risposta e corsero in una stanza, per fermarsi subito. Selphie era sul bordo di un pavimento che aveva ceduto crollando nella scogliera proprio dietro il castello. Guardava giù ad occhi spalancati, oltre il muro che era crollato molto tempo prima, nella gola scura.

"Tesoro, stai bene?!" domandò Irvine avvicinandosi con attenzione.

Selphie annuì. Si voltò e fece un respiro profondo. "Il... una parte del pavimento," disse, indicando vagamente il terreno davanti a lei. Sentirono uno schianto e guardarono il pavimento a pochi passi da lei. Fece un passo indietro, lentamente, poi un altro, proprio mentre un grosso pezzo di pietra che componeva il pavimento si spezzò e cadde.

Zell deglutì nervosamente. "Inizio a pensare che venire qui sia stata una pessima idea."

Squall alzò gli occhi al cielo. "Selphie, stai bene?"

"Sì," annuì la ragazza. Gli rivolse un sorriso luminoso. "Mi ha solo colta di sorpresa, ecco tutto."

"Bene," disse Squall. "Torniamo tutti alla vecchia biblioteca, dove abbiamo messo le provviste. Dovremo evitare assolutamente questa parte del castello. Selphie, sei andata da altre parti?"

"Ho controllato il lato ovest," disse mentre Irvine la accompagnava fuori dalla vecchia stanza. "Sembra che non ci sia nessuno da anni. Sembra che il lato est non sia vivibile, dato che ne manca un pezzo."

"Comunque, questo posto è vecchio e in rovina." Squall si accigliò. "Se uscite, assicuratevi che qualcuno sappia dove andate, in caso succeda qualcosa e si debba cercare."

"Sì," annuì Irvine. Corrugò la fronte. "A pensarci, questo posto è davvero vecchio. È qui da quanto ha memoria qualsiasi persona con cui ho parlato."

Il gruppo tornò indietro attraversando il corridoio. "Ci sono segni d'incendio sui muri, ma sembra che sia stato svuotato."

"Forse un assalto," borbottò Squall guardandosi al di sopra della spalla e socchiudendo gli occhi. Non avevano notato che il vecchio castello era su una scogliera.

"Mi chiedo a chi appartenesse," disse Zell mentre tornavano in biblioteca. Si avvicinò alla cassa di provviste e la aprì.

"Una vecchia famiglia nobile," disse Irvine. Passò la mano guantata su un vecchio divano in legno prima di sedercisi sopra con cautela. Questo scricchiolò, ma non crollò. Annuì e si appoggiò allo schienale. "È stato prima che Galbadia venisse unita, quando era solo una manciata di feudi o una cosa così." Corrugò la fronte. "A pensarci, c'è una vecchia storia su questo posto."

"Quale?" domandò curiosa Selphie, chinandosi davanti alla cassa di provviste e cominciando a frugare all'interno. Ne tolse alcune torce mentre Zell cercava di accendere il fuoco.

Irvine fece un profondo sospiro mentre cercava il racconto nella sua memoria. "Vediamo... dicono che la figlia della famiglia che possedeva questo posto sia morta qui, o meglio, si sia suicidata qui."

"Cosa?" Selphie si accigliò. "Perché?"

"Suo padre aveva combinato il suo matrimonio. L'aveva mandata a sposare un principe - un bel risultato secondo me, ma la nobildonna è scappata. È tornata qui dopo alcuni problemi con il regno del fidanzato, e lui l'ha seguita. Si dice che l'abbia rincorsa fino alla torre est," disse Irvine, voltando la testa verso il punto da cui erano appena tornati. "Hanno litigato e poi, all'improvviso, la torre è crollata. Sono andate a pezzi le fondamenta, e metà torre, con tutto il soffitto, è finita nella scogliera. Quando sono arrivati là i paesani, hanno visto solo che lei trascinava il principe alla morte."

Zell e Selphie fissavano Irvine a occhi e bocca spalancati. Stringevano nelle mani pallide rispettivamente una scatola di fagioli e un accendino.

Squall alzò gli occhi al cielo e si accigliò. Perfetto. Era esattamente quello che avevano bisogno di sentire Zell e Selphie, che si spaventavano facilmente. "Vado a cercare il segnale," disse voltandosi, e tornò in corridoio. "Irvine, ora sono una tua responsabilità."

"No!" gridò Selphie balzando in piedi. "Non andare da solo, Squall! Questo posto è decisamente infestato!"

"Non è infestato." Squall si accigliò. "È solo una storia, Selphie."

"Sì, Selphie!" aggiunse Zell guardandosi cautamente intorno. "Solo una storia!"

Irvine fece un largo sorriso. Si sporse in avanti e si tolse il cappello. "Dicono anche che era arrabbiata con i paesani perché la obbligavano a sposarsi. Chiunque fosse sorpreso a venire qui sarà trascinato giù dalla scogliera dal fantasma della donna. Ecco perché il villaggio che circondava il castello non esiste più. La gente se n'è andata, dopo così tante morti."

"Irvine..." lo avvertì Squall.

Il cecchino ridacchiò e si appoggiò allo schienale. "Sto solo scherzando, ragazzi. Non c'è nessun fantasma di donna arrabbiata, qui."

"E la storia?" si accigliò Selphie.

"C'era una nobildonna che viveva qui e che doveva sposare un principe eccetera, ma sono sicuro che la storia sia molto esagerata," la rassicurò Irvine. Le fece un occhiolino malizioso. "Non preoccuparti, tesoro. Se qualcosa ti dà la caccia, lo disintegro io."

Squall alzò gli occhi al cielo ancora una volta. "Torno tra poco."

Uscì dalla porta prima che Selphie potesse fermarlo di nuovo e alzò l'antenna della radio. Iniziò ad armeggiare con le manopole della vecchia radio portatile, desiderando in silenzio che avessero investito più soldi in un equipaggiamento più all'avanguardia. Sarebbe stata la prima cosa che avrebbe proposto al loro ritorno, si ripromise.

Tenne gli occhi sulla linea del segnale, spostandosi verso qualunque posto in cui il segnale si facesse di una barretta più forte. Comunque, non appena si voltò e fece qualche passo, la barra scompariva ancora una volta. Stava diventando un po' frustrante. Svoltò l'angolo e la linea del segnale lampeggiò. Una barra... due barre!

Spalancò gli occhi, pieno di speranza. Si mosse in avanti - le due barre erano forti, non lampeggiavano più. Entrò in una stanza e lampeggiò una terza barra. Poi...

Niente.

Strinse forte le labbra e scosse la radio. C'erano giusto due barre e stava arrivando la terza - ora era come se la macchina si fosse spenta. Si voltò, sperando di trovare il punto migliore dietro di sé, ma non riuscì a ritrovare le barre.

"Cosa..." borbottò tra sé e sé. Alzò la testa e si bloccò.

Non aveva sentito l'aria fredda. Non aveva nemmeno sentito la pioggia che lo sferzava, spostata dal vento. Squall fece un passo indietro, gli occhi fissi sullo spazio buio a soli pochi passi di distanza. Dopo gli ultimi pezzi di pavimento di pietra, non c'era altro che il baratro.

Indietreggiò velocemente, tenendosi vicino al muro mentre guardava i resti della stanza. Era sopra il lato est del castello? Socchiuse gli occhi. Era più in alto; aveva salito delle rampe di scale? Accigliandosi, guardò la radio e si rimproverò mentalmente per non aver prestato attenzione a ciò che lo circondava. Che SeeD terribile era.

Mentre usciva attentamente dalla porta, notò un vecchio arazzo ancora appeso al muro. Era rovinato dal sole, ma il fatto che fosse ancora lì dopo tutti quegli anni, rispetto al resto del castello, era quasi impressionante.

Socchiuse gli occhi. Sbiadita e mezza rovinata, poteva comunque intuire la forma di una donna, seduta davanti a un paesaggio. La ritraeva solo dal petto in su, e aveva i capelli raccolti e coperti, probabilmente secondo lo stile del tempo, ma i suoi occhi erano famigliari. I suoi occhi... il suo naso... Squall si accigliò. Le sue labbra.

"Rinoa...?"

"Squall!" gridò una voce dal corridoio. "Squall, sei lì sopra?"

"Sì!" gridò il Comandante in risposta a Irvine. Si allontanò di un passo dall'arazzo. La donna somigliava molto a Rinoa, solo che Rinoa sorrideva quasi sempre o aveva un'espressione carina, di cui lui di rado ammetteva di pensare davvero che fosse carina. La donna dell'arazzo sembrava triste.

"Squall!" chiamò di nuovo Irvine, più vicino stavolta. "Si sta facendo buio! E c'è pronto da mangiare!"

Il ragazzo sembrò sorpreso. Era stato via per tutto quel tempo? Si allontanò a forza dall'arazzo e rimise l'antenna nell'apparecchio che portava a spalle. Uscì dalla porta e vide il fascio di luce della torcia di Irvine contro il muro. Svoltando l'angolo, trovò l'amico ad attenderlo.

"Niente da fare," disse Squall. "Di solito c'è segnale, qui?"

"Sì," annuì Irvine mentre si dirigevano alle scale. "Non è il migliore ed è piuttosto instabile, ma può darsi che il tempo abbia fatto qualche danno."

Doveva essere così.

"Grandioso," disse Squall accigliandosi. "Dovremo riprovare domani. Altrimenti il Garden di Galbadia saprà che non siamo tornati per la notte e manderà una squadra di ricerca."

"Meglio tardi che mai," concordò Irvine. "Sembra che per stasera questa sarà casa dolce casa."

*~*~*~*~*

Non sapeva esattamente cosa lo avesse svegliato. Dubitava che fosse per il posto in cui dormiva, dato che l'esperienza gli aveva insegnato molto tempo prima che quando si è esausti, si riesce a dormire quasi ovunque. Eppure Squall rabbrividì. La notte si stava raffreddando. Si mosse nel sonno, rotolando sul fianco sul pavimento di pietra duro, a qualche passo di distanza da dove dormiva Irvine.

Selphie si era presa un divano rovinato, e Irvine le aveva dato la giacca per coprirla, dato che aveva addosso solo un vestitino corto e giallo. Zell era contro il muro, con le ginocchia tirate contro il petto, chino in avanti, e dormiva della grossa, mentre la pioggia continuare a cadere fuori dal loro rifugio.

"...Vattene da questo posto," sentì sussurrare una voce morbida da qualche parte oltre la sua coscienza. "...non tornare..."

Aprì lentamente gli occhi. Il buio della vecchia biblioteca rivelava che il sole doveva ancora sorgere. Guardò il camino. Come pensava, il fuoco si era spento nel corso della notte. Socchiudendo gli occhi, si tirò su a sedere e si guardò intorno. Le armi erano ancora dove le avevano lasciate. Non sembrava che ci fosse nulla di strano, anche se poteva giurare di aver sentito parlare qualcuno.

Squall guardò i suoi compagni. Respiravano tutti profondamente, segnale di un sonno tranquillo. Il Comandante scosse la testa e si apprestò a coricarsi.

Con la coda dell'occhio vide qualcosa muoversi. Immediatamente, posò la mano sull'impugnatura del suo gunblade, che teneva lì vicino. Lo strinse forte con le mani guantate socchiudendo gli occhi e concentrandosi sul corridoio scuro oltre l'ingresso della biblioteca. Vide qualcosa di azzurro; un'ombra pallida che sembrava sfrecciare oltre l'ingresso, ne era sicuro.

La maggior parte delle persone avrebbe ignorato quella visione, dandone la colpa a uno scherzo della mente stanca, ma lui era un SeeD. Se il suo istinto gli diceva di aver visto qualcosa, quasi sicuramente era così. Squall si alzò in piedi e si pulì distrattamente le mani sui pantaloni, avvicinandosi all'ingresso. Strizzò gli occhi. Riusciva a malapena a vedere.

Tornò in biblioteca e prese una delle torce che avevano portato dentro. Senza guardare i suoi amici ancora addormentati, Squall uscì in corridoio e accese la torcia. Se la mise davanti e socchiuse gli occhi. Poteva vedere le scale che aveva salito nel pomeriggio, e i numerosi corridoi che le circondavano.

Spostò la luce sul corridoio d'ingresso, ma non riuscì a trovare nulla di strano. Le pile di mobili rovinati erano ancora dove le aveva viste l'ultima volta. I resti degli arazzi erano ancora al loro posto. Socchiuse gli occhi e uscì in corridoio. Spostò la luce su un muro, fermandosi su uno dei vecchi arazzi in rovina che cadevano a pezzi.

Fili allentati riuscivano comunque a mostrare il castello nel suo splendore, ma anche se sbiadito l'arazzo non aveva la stessa sfumatura di azzurro che era sicuro di aver visto.

Sentì dei passi leggeri dietro di sé e si voltò immediatamente. Spostò la torcia nel buio, ma non c'era nulla. Squall strinse le labbra. Poteva sentirsi rizzare i peli sulla nuca. Era Selphie? Era quella che aveva i passi più leggeri del gruppo.

Tornò in biblioteca e sbirciò dentro. Stesa sui resti rovinati del divano, Selphie era ancora rannicchiata in posizione fetale, ben avvolta nel cappotto di Irvine. Si accigliò. Non sarebbe riuscita a tornare indietro così in fretta senza che lui la sentisse correre in biblioteca.

Si sentì accapponare la pelle voltandosi, puntando di nuovo la luce davanti a sé. C'era qualcun altro nel castello.

Fece un passo avanti e sentì di nuovo i passi; stavolta venivano dalla cima delle scale. Spostò subito la luce sulle scale.

Niente.

Si stava stancando di questi giochi. Squall salì le scale, pronto a rastrellare i corridoi fino a trovare l'intruso. Quando raggiunse la cima delle scale, si preparò a svoltare a sinistra nel corridoio ovest, quando una voce ariosa giunse da destra.

"Vattene da questo posto..."

Si voltò e illuminò il corridoio con la torcia. Di nuovo, non c'era nessuno. Accigliandosi guardò in fondo alle scale, come se si aspettasse che ci fosse qualcuno che parlava per irritarlo. Non ebbe quella fortuna.

Continuò lungo il corridoio. Ci doveva essere qualcun altro nel castello e non era così inverosimile. Erano stati loro ad essersi rifugiati lì durante la tempesta, e per quanto ne sapevano, c'erano persone che avevano scelto il castello come rifugio permanente. Potevano essere i SeeD gli intrusi.

Comunque, Selphie e Zell avevano esplorato praticamente tutto il castello senza trovare nessuno. Non avevano nemmeno trovato tracce di presenza umana, a parte i vecchi mobili rovinati con uno spesso strato di polvere a ricoprirli. Se fossero entrate altre persone dopo, cercando come loro rifugio dalla tempesta?

"Non siamo qui per farti del male," disse Squall nel corridoio. "Stiamo solo aspettando che passi la tempesta, e non vogliamo fare alcun male," disse con tutta la calma possibile. Non ci fu risposta.

Continuò a camminare, ascoltando i propri passi riecheggiare contro il vecchio pavimento di pietra. Tump... tump... un tappeto. Si accigliò. Si guardò i piedi e si accigliò ancora di più. Era stato in quell'ala del castello, prima; non c'erano tappeti blu sul pavimento. Si voltò, seguendo il tessuto con la torcia.

Si estendeva verso le scale e fino al corridoio dall'altra parte. Il suo viso espresse tutta la sua confusione.

Era strano.

Si voltò di nuovo e alzò la testa di scatto. I muri di pietra nuda che aveva costeggiato solo poche ore prima ora non lo erano affatto. Appesi ai muri c'erano arazzi eleganti e colorati, ritratti in cornici di legno scuro e ogni tanto c'era un tavolinetto contro il muro, con delle sculture sopra.

Brevemente, il ragazzo pensò di tornare giù per le scale e svegliare uno dei suoi amici. Avrebbe insistito perché salisse con lui a controllare il corridoio, ma cosa avrebbe fatto se fossero tornati lì e il corridoio fosse stato come prima? Avrebbero detto che sognava.

Si fermò. Ecco cos'era, decise. Stava sognando.

Non sarebbe stata la prima volta che faceva un sogno così vivido. A volte, gli mancava davvero Rinoa, e sognava... scosse velocemente la testa. Non era il momento.

Sospirò pesantemente e cedette alla situazione. Abbassò la torcia e continuò ad andare avanti, ignorando l'assurdità del corridoio improvvisamente decorato e le candele che lo illuminavano. Corrugò di nuovo la fronte e guardò la torcia. La lampadina era spenta. Quando l'aveva spenta?

Squall continuò a camminare, superando il ritratto di un uomo e una donna che camminava accanto a lui. Si fermò a metà di un passo. Voltò la testa di scatto a sinistra e fece un passo indietro. Socchiuse gli occhi quando vide il suo riflesso che lo fissava. Alzò gli occhi e notò il grosso specchio appeso al muro.

Che stava succedendo nella sua testa? Le due persone erano lui e Rinoa? Avrebbe avuto senso. Non la vedeva da una settimana, e non era riuscito a contattarla quella sera, come faceva di solito. Si trovò a sorridere leggermente. Una sera senza sentire la sua voce e già gli mancava enormemente.

"Voglio che tu te ne vada da questo posto..."

Squall sbatté le palpebre. Ora sentiva davvero Rinoa.

"Non ti permetterò di soffrire..." Si accigliò. Sembrava che venisse dalla stanza in fondo al corridoio. Proprio mentre voltava la testa, sentì una brezza fredda passargli accanto, o meglio, quasi attraverso.

Si bloccò. Qualcuno camminava davanti a lui... e camminava in fretta, come se fosse di corsa.

"Hey!" Squall si accigliò, seguendolo. "Scusami! Signore!" L'uomo continuò a camminare, ignorando i richiami di Squall. Irritato, Squall accelerò il passo e cercò di fermare l'uomo. Gli si mise davanti e si sentì il cuore balzargli in gola.

Era lui. Squall scosse la testa. Almeno gli somigliava. I vestiti era diversi; una tunica elegante, una cintura, e pantaloni e stivali molto diversi dai suoi. Eppure Squall sapeva riconoscere il suo viso quando lo vedeva.

"Mia signora!" gridò ancora una volta passando di nuovo attraverso Squall. Il Comandante si sentì accapponare la pelle e fu percorso da un brivido. Quella era la sua voce.

Emise un respiro tremante. Che razza di sogno era quello? Si voltò di lato, seguendo il suo doppio con lo sguardo.

"Adorata," disse la voce dell'uomo, più dolce mentre si avvicinava al fondo del corridoio. "Per favore, rispondi!"

Squall lo guardò correre lungo il corridoio - verso la torre est. Era la sua stanza e non aveva dubbi che lei si trovasse lì. L'uomo raggiunse la soglia di pietra ad arco e aprì la barriera di legno.

All'improvviso Squall riuscì a vederla con chiarezza. Era in piedi sul davanzale di una finestra stretta di fronte alla porta. I raggi del sole iniziavano a spuntare all'orizzonte, e la illuminavano mentre guardava in basso. Il suo morbido vestito azzurro a ciuffi le sottolineava il corpo snello in modo lusinghiero, ma qualcosa non andava. Il vestito era scialbo, macchiato. I capelli, prima raccolti in uno chignon ordinato, erano fuori posto.

La donna si sporse in avanti, quasi fuori dalla finestra.

"Mia signora!" gridò il doppio di Squall, balzando oltre il letto in mezzo alla stanza, e tendendo le braccia per afferrarla. La strinse forte alla vita e poi la tirò indietro. "Che cosa stai facendo?!" boccheggiò lui barcollando all'indietro, rifiutandosi di lasciarla andare.

Lei rimase immobile tra le sue braccia. "Li ascolto arrivare," disse lei piano, sempre a testa bassa. "Le loro voci echeggiano persino nella scogliera," disse. Chiuse gli occhi e cercò di trattenere le lacrime. "Vengono ad uccidermi."

Squall non riuscì a muoversi da dove si trovava, accanto alla porta. Lei somigliava così tanto a Rinoa che ogni fibra del suo essere lo spingeva ad andare da lei, ma non poteva. Rimase fermo, impotente.

"Non possono ucciderti se non sei qui," disse l'uomo a denti stretti. La lasciò andare, ma le prese le mano. "Vieni! Possiamo ancora fuggire!"

Lui fece un passo, ma lei non lo seguì. Il principe si voltò e la guardo, implorante. Gli occhi di lei erano pieni di solitudine, e scosse dolcemente la testa ritraendo la mano da quella di lui.

"Voglio che tu te ne vada da questo posto," gli ordinò, "e che non torni."

Lui socchiuse gli occhi. "No," rispose con fermezza tenendole testa. "Non me ne andrò senza di te."

"Io devo restare qui," affermò lei. "Se vengo con te, continueranno solo a darmi la caccia. Le streghe del passato hanno fatto così tanto male a questa gente che daranno la caccia fino alla morte a chiunque trovino che rappresenti un tale pericolo, per assicurarsi che non succeda di nuovo."

"Non ti lascio qui," insistette lui digrignando i denti.

"Devi."

"E poi?" rispose lui con la voce strozzata, scuotendo la testa. Gli bruciavano gli occhi quando la guardò, ferito. Non aveva idea, lei, di quanto lui la amasse? Gli faceva male il cuore. "Come devo fare a vivere senza di te?"

"Hai vissuto prima, senza di me al tuo fianco," gli ricordò dolcemente lei.

"Non valeva la pena vivere prima che arrivassi tu," le rispose lui con forza. Fece un passo avanti, prendendole di nuovo la mano. "Ti supplico! Vieni con me! Lascia questo posto! Andremo in un posto sicuro!"

Le scosse la testa, con le lacrime che le scendevano lungo le guance. "Ovunque tu vada con me non sarà un posto sicuro," sussurrò, sollevando una mano ad accarezzargli il viso. Lo guardò con occhi disperati, accarezzandogli la guancia con le dita morbide. "Non voglio fare questo alla persona che amo. Non ti permetterò di soffrire..." disse con voce strozzata. "Nemmeno per un istante."

Lui appoggiò la testa a quella di lei. Sentiva gridare oltre la porta; la folla era riuscita ad entrare nel castello.

"Ogni singolo momento senza di te sarà un momento di sofferenza," le rispose con voce roca. Lei strinse gli occhi, con le labbra ridotte a una linea sottile e le guance piene di lacrime calde. Anche lui sentiva lacrime sul viso, mentre le voci arrabbiate si avvicinavano.

"Ti amo," gridò lei dolorosamente. "Ecco perché, mi dispiace."

La sua pelle si scaldò. Continuò a scaldarsi, e lui aprì gli occhi. Boccheggiò bruscamente guardando i suoi occhi bianchi e luccicanti, dove una volta c'erano le sue bellissime iridi castane. Non appena lui boccheggiò, lei si allontanò di un passo, e poi ancora e ancora fino ad essere davanti alla finestra.

"Non farlo," disse lui corrugando la fronte e avvicinandosi lentamente, tendendo le mani e sperando che lei non si buttasse. "Per favore, ti imploro, amore mio. Non lasciarmi!"

"Trovate la strega!" urlò qualcuno nel corridoio.

"Uccidetela a vista! Svelti!" ordinò un altro, e si avvicinarono passi pesanti.

Lui guardò al di sopra della spalla, con un'espressione addolorata sul viso mentre sguainava la spada. "Non provare a saltare! Ti difenderò con la vita piuttosto che guardarti cadere!" gridò.

Le doleva il cuore. Aveva avuto esitazioni, solo poche settimane prima. Aveva temuto di lasciare la sua casa natale, senza sapere a chi l'avesse promessa suo padre.

Poi lo aveva incontrato. Lo aveva incontrato e lui era perfetto. Dicevano che era freddo, solitario e che non gli importava di nessuno, ma si sbagliavano. Era caldo. Era caldo e affettuoso e nel tempo davvero troppo breve che avevano passato insieme, lei aveva sentito più amore che in tutta la sua vita.

Se lui era disposto a sacrificare la sua vita per lei, allora di sicuro capiva perché lei era disposta a fare la stessa cosa.

Lo guardò, in piedi accanto alla pronta, pronto a difenderla con ogni singola goccia di sangue. Sorrise, continuando a piangere. Essere amata così tanto da avere qualcuno disposto a morire per lei... era fortunata.

La torre cominciò a tremare. Un borbottio si alzò dalle pietre tutt'intorno, e il principe alzò lo sguardo. Seguì con gli occhi le crepe nel muro, che cominciava a separarsi e allargarsi. I pochi arazzi appesi nella sua stanza tremavano, e il letto al centro si spostava leggermente vicino alla finestra.

Si voltò e spalancò gli occhi. Lei aveva le braccia alzate e il viso rivolto al cielo. Il tremore era opera sua.

"Basta!" gridò.

"Addio," disse lei, mentre un forte schianto risuonò nella torre. Il pavimento si spezzò a metà e il lato su cui si trovava lei iniziò a staccarsi dal resto del castello. Il muro cadde per primo, portando con sé il soffitto. Il resto del pavimento cominciò a scivolare verso il basso, mandando mattone dopo mattone nella scogliera sottostante. Il letto cadde nell'abisso e lui non poté fare altro che guardarla mentre lei era in piedi proprio sul bordo, con le braccia ancora alzate, in attesa di cadere.

Il pavimento sotto di lei iniziò a creparsi.

"No!" gridò lui. Gettò la spada di lato, mandandola a scivolare oltre la soglia della stanza prima di saltare avanti e scivolare sul poco pavimento rimasto. Allungò le mani e ne afferrò una di lei. Il peso del suo corpo lo tirò avanti e lui riuscì a malapena a fermarsi prima di scivolare nell'abisso. "Non lasciare la mano!"

Lei sbatté le palpebre e alzò lo sguardo. Occhi increduli lo guardarono. "Cosa stai facendo?!" disse con voce strozzata. "Lasciami!" Si agitò per cercare di liberare la mano, ma la presa di lui era ferma.

"Mai!"

"Lasciami!" lo supplicò. "Sei troppo vicino al bordo! Non puoi tirarci su tutti e due! Morirai!" Il suo viso si riempì di dolore mentre lo diceva.

Lui quasi rise. Ancora non capiva? Cos'era la vita senza di lei? Intensi occhi azzurri la guardarono. "Lo so."

Il viso di lei si addolcì, mentre i capelli, liberi dallo chignon, le svolazzavano intorno al viso. Il sole sorse dietro di lei, illuminando i lineamenti morbidi che lui era arrivato ad amare. Sentì che lei gli stringeva di più la mano.

"Sei un uomo sciocco, sciocco!" singhiozzò mentre lottava per afferrare l'altro braccio che lui le aveva teso. Quando si strinsero le mani, lui la sollevò. Lei piegò il collo. Sentirono entrambi lo schianto. Potevano sentire che la pietra cedeva sotto il loro peso. "Ma ti amo."

Lui sorrise dolcemente. "E io," sussurrò abbassando la testa, sfiorandole le labbra con le sue, "amo te, R-"

Il pavimento cedette.

"No!" Squall spalancò gli occhi. Il cuore, che sembrava fosse fatto a pezzi, gli balzò in gola. Con una forza che non sapeva di avere, costrinse il suo corpo a muoversi. Corse avanti, ignorando i paesani che si erano fermati sulla soglia, proprio mentre guardavano il corpo del principe scivolare nell'abisso sottostante.

Il SeeD saltò, alzando le braccia per cercare di prendere un braccio, una gamba almeno, prima che la coppia cadesse incontro alla morte.

Qualcosa lo trattenne. Si sentì le braccia trattenute da dietro e qualcosa lo avvolse alla vita e lo tirò indietro. Una folata di aria fredda gli sbatté sul viso, costringendolo a indietreggiare di più.

"Non saltare..!" lo implorò all'orecchio una voce di donna. "non voglio perderti..."

Squall barcollò all'indietro, improvvisamente disorientato. Gli girava la testa e si voltò, cercando di vedere da dove veniva la voce. Spalancò gli occhi quando inciampò nei suoi stessi piedi. Cadde all'indietro.

Qualcuno lo afferrò. Braccia familiari si infilarono sotto le sue, e Squall cadde contro un corpo morbido. Iniziava a fargli male la testa. Conosceva quel corpo, ma cosa ci faceva lei qui? Si sentiva il corpo sempre più pesante. Cercò di voltare la testa, ma non ci riuscì.

"Rin...?" sussurrò. Iniziò a chiudere gli occhi. "È...?"

"Sshh..." sussurrò una voce. L'ultima cosa che sentì mentre veniva appoggiato dolcemente a un muro fu ancora una volta la sua voce calda e affettuosa. "Dormi," lo consolò. "Mio buon principe."

*~*~*~*~*

"Squall!" Sentiva di nuovo quella voce.

"Non è qui!"

"Allora forse è di sopra!" Lo stava cercando?

"Io controllo da questa parte, tu controlla di lì."

"Ok," rispose lei. "Chiamami se lo trovi!"

Squall aveva gli occhi pesanti. Si sforzò di provare ad aprirli. Quando ci riuscì fece una smorfia. Da quando c'era così tanta luce? Era mattina? Sbatté le palpebre e mise a fuoco. Aveva smesso di piovere, e proprio davanti a lui stava sorgendo il sole.

Aprì gli occhi con un respiro brusco, e scalciò avanti, spingendosi di nuovo contro il muro di pietra. Nulla bloccava la luce del sole, perché non c'era un muro. Il cuore gli batteva forte mentre guardava oltre i suoi piedi l'abisso a meno di un passo di distanza. Oltre gli ultimi pezzi di pietra che già mostravano di stare per crollare, poteva vedere solo la scogliera buia lì sotto.

Squall deglutì un nodo che gli chiudeva la gola e si guardò intorno nella torre. Il letto a baldacchino era sparito, così come gli altri mobili. Gli arazzi sul muro erano strappati. Si bloccò e si sentì rabbrividire.

Alzò la testa per guardare l'arazzo che aveva visto per la prima volta il pomeriggio prima.

Era al suo posto; l'immagine sbiadita della donna c'era ancora, ma c'era qualcuno dietro di lei. C'era un uomo in piedi dietro di lei, con la mano sulla sua spalla. Il giorno prima non c'era. E lei sorrideva?

"Squall!" La voce di Rinoa irruppe nella stanza ancora una volta e Squall sobbalzò. Guardò la soglia. Era solo un arco di pietra, adesso. La porta era marcita da tempo. Sentì dei passi echeggiare in corridoio. "Tesoro, dove sei?"

Fu in piedi non appena la vide entrare in corridoio attraverso la porta. "Rinoa!"

Lei voltò la testa verso di lui e il suo viso si riempì di sollievo. "L'ho trovato!" gridò lei al di sopra della propria spalla, senza togliergli gli occhi di dosso. Sorrise e corse da lui.

Prima di potergli dire che le era mancato, Rinoa si trovò avvolta dalle braccia di Squall. Lui nascose la testa contro la sua e sembrò respirare profondamente mentre la stringeva forte a sé.

"Stai bene..." sussurrò lui quasi senza fiato. "Grazie a Hyne..." Ti ho quasi persa.

"Squall?" domandò Rinoa confusa. "Stai bene?"

La strinse ancora per un po' prima di allentare lentamente la presa e ritrarsi. "Sto bene," le disse. Fece un piccolo sorriso. "Solo che..." Non sapeva come spiegarlo.

Riusciva ancora a vedere il suo viso sotto al proprio, pieno di tristezza e rimpianto mentre si aggrappava alle sue braccia, dicendogli di lasciarla andare e salvarsi. Lui non l'aveva lasciata andare. Anche mentre cadevano e il tempo si fermava... non l'aveva mai lasciata andare.

"Squall?" domandò Rinoa preoccupata, mentre gli passava una mano tra i capelli, spingendoli indietro. "Sei sicuro di stare bene?"

Lui annuì ancora una volta. "Solo un brutto sogno," rispose debolmente. Lei annuì e fece un piccolo sorriso.

"Beh, adesso è finito e sei sveglio," sorrise. Gli posò le braccia intorno alla vita e sorrise, piegando la testa all'insù. "E al sicuro tra le mie braccia."

Lui si abbassò per baciarla quando una voce esasperata riempì il corridoio. "Ooh... ma dai!" gridò Zell. "Non potete aspettare a fare roba dopo? Cavolo, siete stati separati solo una settimana!"

Rinoa alzò gli occhi al cielo e Squall trattenne a malapena una risatina. "Ok, ok," concesse lei. Guardò Squall e gli diede in fretta un bacio furtivo sulla guancia. "Dai. Abbiamo una macchina per trainare la vostra."

"Grazie," disse Squall. Guardò Zell mentre lo seguivano fino alle scale. "Voi tre state bene?"

"Certo," disse Zell guardandolo incuriosito. "Perché non dovremmo?"

"Eravamo preoccupati per te," disse Irvine dal fondo delle scale. "Selphie si è svegliata e non riusciva a trovarti. Pensavamo che tu fossi andato, sai... al 'bagno', ma non sei tornato. Stavamo proprio per cercarti quando è arrivata Rinoa con alcuni SeeD del Garden di Galbadia."

"Essere la fidanzata di un Comandante SeeD che ha salvato il mondo ha i suoi vantaggi!" Rinoa sorrise senza vergogna, uscendo.

"Ok! È tutto pronto! Io parto!" cinguettò Selphie. Corse alla prima delle tre macchine. Rinoa sospirò. Squall sorrise tra sé e sé. Stava iniziando a prendere alcune delle sue abitudini.

Zell e Irvine salirono dopo Selphie nella prima macchina. Lui e Rinoa entrarono nel retro di un altro veicolo.

"Comandante Leonhart," salutò uno dei SeeD. L'altro annuì.

Squall si sistemò dentro mentre iniziavano a muoversi. "A proposito," disse Squall guardando fuori dal finestrino il castello abbandonato. "Come sapevate che eravamo qui?" domandò voltandosi a guardare Rinoa.

"Hai mandato quel segnale radio," sottolineò lei. "Abbiamo avuto qualcosa ieri notte tardi... o stamattina presto, direi."

Squall ridusse gli occhi a fessure. Aveva lasciato la radio in biblioteca. "Sicura che l'ho mandato?"

"Sì," disse Rinoa accoccolandosi contro di lui. "Selphie ha detto che hai passato quasi tutto ieri a cercare il segnale, quindi può essere arrivato in ritardo, se sei riuscito a mandarne uno." Non era stato nessuno degli altri tre.

Squall rimase in silenzio. Iniziò a mettere un braccio intorno alle spalle di Rinoa quando dietro di loro si udì un brontolio. La ragazza si sollevò a guardare oltre la spalla. "Cos'è stato?!"

Dal finestrino, Squall vide il castello tremare dietro di loro. Dal lato est iniziarono a crollare i muri.

"Grazie a Hyne siete usciti tutti in tempo," disse uno dei SeeD guardando cadere il castello. "Qualche altro minuto e vi avremmo persi tutti nella scogliera!"

Squall guardò fuori dal finestrino, mentre le macchine svoltavano su un sentiero di terra che portava a una delle strade principali. Il castello crollò, affondando prima di scendere del tutto nell'abisso.

Rinoa strinse la sua maglietta. "Grazie a Hyne siamo arrivati da te in tempo," sussurrò, e sembrò che gli si avvicinasse. Sembrava senza fiato, come se si rendesse conto di quanto era andata vicina a perderlo. "Non so cosa farei senza di te."

Stranamente, lui dubitava che il castello sarebbe crollato con lui ancora dentro. Le mise un braccio sulle spalle e le baciò la testa. "Per me è peggio, Rin," le disse dolcemente, mentre le sensazioni di quello che aveva visto la sera prima gli tornavano in mente. La strinse più forte. "Come devo fare a vivere senza di te?"

Lei sorrise dolcemente e lo guardò. "Hai vissuto prima, senza di me al tuo fianco," gli ricordò dolcemente.

"Sì," sorrise lui intensamente. "Ma non valeva la pena vivere finché non sei arrivata tu."

*~*~*~*~*

Ufficio di Squall, poco dopo mezzogiorno

Dal suo ufficio proveniva il suono familiare del digitare su una tastiera. Squall socchiuse gli occhi, guardando la fessura tra la sua porta e lo stipite. Non lasciava mai la porta aperta, anche quando era dentro. Rimase in piedi appena fuori dalla porta, cercando di individuare i sospettati che avevano il fegato di andare nel suo ufficio quando lui non c'era.

E poi gli venne in mente solo una persona. Aprì la porta e la trovò seduta sulla sua poltrona di pelle, con gli occhi sul monitor e la fronte corrugata di una concentrazione per cui non era famosa. Una mano era ferma sulla tastiera, mentre l'altra spostava il mouse prima di tornare alla tastiera a premere il tasto per cancellare.

"Rinoa." Lui si accigliò, fermandosi a metà tra la porta e la scrivania. "Che cosa ci fai qui?" Sapeva per certo che il suo computer portatile funzionava bene; aveva giocato a un MMORPG online, la sera prima, e aveva gridato a Irvine di smetterla di flirtare con una NPC e di concentrarsi sulla loro quest. Quindi non vedeva motivo per cui lei stesse usando il suo computer.

"Faccio un po' di editing," rispose distrattamente Rinoa, mentre faceva scorrere la pagina e continuava ad aggiustare cose. "Il ritmo è un po' strano e penso che dovresti inserire un po' più descrizioni in certi punti. Le storie soprannaturali di fantasmi con posti infestati hanno bisogno di un'atmosfera di suspance, se vuoi un buon effetto."

Lui spalancò gli occhi, e le cartelline che aveva in mano quasi caddero a terra. "Che cosa stai guardando?!" Fece sbattere i fogli sulla scrivania e ci girò velocemente intorno. Si mise dietro Rinoa e si sentì arrossire di umiliazione quando vide la sua ultima storia sullo schermo, piena di commenti rossi, note e notifiche di cancellazioni e modifiche.

"È una storia carina; ho un debole per questo tipo di storie di fantasmi," gli disse Rinoa con un sorriso orgoglioso. "Soprattutto quando si legano ai personaggi principali. È come insegnare al lettore che non è mai troppo tardi per l'amore, sai."

Lui abbassò la testa, mortificato dal fatto che lei avesse letto la sua storia. Nel profondo, sapeva di non essere mai riuscito a nascondere le cose a Rinoa. Una parte di lei aveva sempre avuto sospetti. Era brava a 'indagare' - anche se lui lo chiamava ficcare il naso. La sua rete di informazioni al Garden era estesa, ma aveva preso tutte le precauzioni che poteva.

Seifer era l'unica persona al Garden che sapeva, e scriveva le sue storie a mano, e poi distruggeva i documenti per mantenere il segreto dopo la pubblicazione. Squall aveva fatto di tutto per tenere il suo lavoro altrettanto segreto, ma Rinoa l'aveva trovato... come sempre.

Fece un profondo respiro e cercò di mettere le cose in prospettiva. "Che ci fai nel mio ufficio?" chiese a voce bassa.

"Te l'ho detto, correggo la tua storia per la rivista di Ellione."

Lui impallidì, sollevando la testa di scatto e guardandola inorridito. "Erano informazioni top secret!"

Rinoa alzò gli occhi al cielo. "Chissenefrega..." Agitò la mano come per minimizzare la cosa. "Top secret svelato. Sapevo che scrivevi per la sua rivista."

"Come?" domandò lui.

Lei si voltò e accavallò le gambe, mettendosi le mani sulle ginocchia e guardandolo con aria critica. "Chi pensi che corregga alcuni articoli? Laguna? Ward? Kiros non ha tempo, sai," sottolineò lei. Squall la fissò, interdetto. "E non penso di non poter capire che sei stato tu a scrivere la sua storia con quel nome d'arte, Signorina Tempest Loire."

Squall ridusse gli occhi a fessure. "Non ho scelto io quel nome; Ellione ha detto che è stato Laguna." Sapeva che avrebbe dovuto costringere sua sorella a cambiarlo.

Rinoa fece un sorrisetto. "Scommetti che se tu fossi stato femmina ti avrebbe chiamato così. È carino." Squall si passò una mano sul viso.

"Non significa che puoi entrare qui e cambiare la mia storia."

"Non l'ho cambiata!" disse Rinoa offesa. "L'ho migliorata! Inoltre sarei comunque stata io a correggerla."

Squall si accigliò. "Come sapevi della sua rivista?"

"È stata una mia idea." Rinoa sorrise radiosa. "Inoltre ero felice di dare una mano. Ellione è mia cognata, e pensavo che sarebbe stato d'aiuto se un'autrice affermata come me avesse scritto degli articoli. Non hai visto?" Si voltò e scartabellò nei fogli sulla scrivania, e prese una vecchia copia della rivista di Ellione, sfogliandola. Sollevò una pagina e Squall strizzò gli occhi.

"Scrivi articoli su consigli relazionali?" Perché saperlo lo metteva in imbarazzo? Rinoa annuì, entusiasta.

"Amore e relazioni, di Julia Loire. Ellione ha detto che dopo il primo articolo gli abbonamenti sono triplicati!" Posò la rivista. "Ora, siccome ti amo, metto il mio talento a disposizione della tua storia. Scoprirai," disse salvando il documento, "che è molto migliorata ora che ho finito." Tornò a sorridergli. "A proposito, ti scoccia se ci scrivo una fanfic?"

Lui socchiuse gli occhi. "Una fan... che?"

"Hey, Capitano," disse una voce maschile mentre la porta si apriva. "Pensavo a quello che hai detto sullo smettere di scrivere, e..." A Seifer mancò la voce quando vide la ragazza seduta sulla poltrona del Comandante. Socchiuse gli occhi, guardando prima Squall e poi Rinoa. "Che ci fa lei qui?"

"Spero che sia una buona giornata anche per te, Seifer," grugnì Rinoa.

"Sì, beh... puoi andartene? Devo parlare con lui," le disse il ragazzo. Lei alzò gli occhi al cielo e si alzò.

"Va bene... vi lascio alle vostre chiacchiere da uomini." Si voltò verso Squall, baciandolo leggermente sulla guancia prima di uscire.

"Grazie," borbottò Seifer. La porta si chiuse e lui tornò a guardare Squall. "Ho deciso di continuare a scrivere. Ho mandato una email ad Ellione, dicendole che vorrei comunque continuare, anche se non vengo pagato... molto."

Squall alzò un sopracciglio. "E perché l'hai fatto, esattamente?"

"Perché non sopporto di lasciare i miei fan senza nulla di buono da leggere in quella rivista," annunciò Seifer con orgoglio. Squall si lasciò cadere sulla poltrona e alzò gli occhi al cielo.

"E i tuoi doveri al Garden?"

"Oh, ho deciso di non darmi scadenze e scrivere solo quando posso, e poi inviarlo," spiegò Seifer. Ci aveva pensato bene. "Sono comunque un mercenario a tempo pieno e presto sarò papà. Solo che penso che scrivere possa essere la mia vera vocazione."

Squall lo fissò e basta. "E... allora? Intendi scrivere un libro? Diventare un romanziere come Rinoa?" Pregò silenziosamente di no.

Seifer strinse gli occhi. "Non è una cattiva idea..." borbottò. Si strofinò il mento, pensoso. "Sì... è perfetto."

"Ritiro quello che ho detto."

"Troppo tardi!" disse Seifer. Fece un cenno con la testa a Squall. "Sono improvvisamente ispirato!"

"Hai ancora dei rapporti da fare," gli ricordò l'altro.

"Quelli sono facili! Te li farò avere domani mattina, ma scrivere è diverso," disse Seifer. Si fermò. "A proposito, hai già inviato la tua storia?"

"Quasi." Squall guardò il computer. "Le... modifiche sono quasi finite."

"Di cosa tratta stavolta?" grugnì Seifer. "Amore proibito? Storia? Una storia 'slice of life' sull'amore e la sessualità in età adulta? Oh... forse vampiri!" lo schernì. "Sembri il tipo che scrive di vampiri."

Squall lo fissò, inespressivo. "Se vuoi leggerla, puoi farlo nella prossima rivista."

Seifer sbuffò e si voltò. "Almeno è l'ultima tua storia che dovrò leggere. Comunque, volevo solo informarti!" La porta si chiuse e Squall scosse la testa.

Aprì un nuovo documento con una mano e con l'altra prese il telefono. Digitò in fretta un numero familiare e attese.

"Pronto?" rispose una voce di donna. Lui si sistemò il telefono tra l'orecchio e la spalla.

"Sorellina," disse Squall muovendo le dita sulla tastiera. "Riguardo l'offerta di continuare a scrivere..." cominciò, digitando. "Mi piacerebbe farlo."

*****
Nota della traduttrice: piccola nota anche qui: questa storia è di fatto un sequel di due storie postgame che ha scritto l'autrice. In queste storie, Rinoa è una famosa scrittrice che, sotto uno pseudonimo, pubblica una serie di romanzi con protagonisti personaggi chiaramente ispirati ai suoi amici. In quelle due storie, scrive anche due opere teatrali rappresentate dal Garden per raccogliere fondi, e che usa anche per far mettere insieme Seifer e Quistis, e Irvine e Selphie. Le storie sono "My Knight: A play by R. Heartilly" e "My son's wedding". Abbiamo il permesso di tradurle, per cui presto potrete leggerle anche in italiano :)
Come sempre, grazie a Little Rinoa per il betareading e ogni commento sarà tradotto e inoltrato all'autrice. Eventuali risposte alle recensioni saranno tradotte e inserite dove possibile come risposta nei vari siti.
Inoltre, piccolo momento di "promozione" personale: ho aperto anche una pagina Facebook mia, dove segnalo gli aggiornamenti delle traduzioni - tutte, anche di altri fandom - e delle mie storie (i cui aggiornamenti sono più rari, ma vabbè...): la pagina è questa :)
E... pochi giorni fa è stato aperto un archivio dedicato esclusivamente a Final Fantasy, Kingdom Hearts e Dissidia! Non è ancora del tutto completato e mancano i personaggi delle ultime categorie, ma intanto potete cominciare a iscrivervi e postare! Lo trovare qui: FF Archive.
Alla prossima! - Alessia Heartilly

  
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