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Autore: redeagle86    11/02/2008    1 recensioni
In una Tokio in stile Al Capone, una KxH tinta di sangue, omicidi, dove la speranza di una redenzione sembra lontanissima. A chi l'ha già letta, consiglio di rifarlo, perchè l'ho modificata!!!
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Takao Kinomiya, Yuri
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Cap. XIII°

Uccidere Spyro

 

Quella fu l’unica volta in cui Kei ed Hilary comparvero sul giornale: il ragazzo fu descritto come un ladro assassino, che aveva ucciso un contabile rispettabile portando via centinaia di migliaia di dollari dalla sua camera. In realtà non aveva preso nulla.

 

Per quanto fosse spaventata, Hilary riuscì a reggere la situazione finché Kei rimase cosciente e continuò a darle indicazioni per raggiungere, a suo dire, un posto sicuro. Era riuscito a fermare il sangue con un pezzo di stoffa strappato dalla sua camicia e non aveva voluto che la ragazza si fermasse per aiutarlo a sistemare quella fasciatura di fortuna.

Probabilmente, quello sforzo era stato troppo anche per lui e l’aveva indebolito fino a fargli perdere i sensi.

In Hilary il panico crebbe con la stessa forza dell’acqua che invade una nave che sta affondando.

Per fortuna, la sagoma di una piccola abitazione, sembrò apparire come un porto di salvezza. La giovane si fermò davanti all’ingresso, sperando di non trovarvi altri assassini, ma al massimo persone disposte ad aiutarli.

Bussò alla porta, e un ragazzo aprì l’uscio. Doveva avere all’incirca la sua età, capelli neri e occhi color dell’ambra. Le sorrise amichevole, notando poi l’auto alle sue spalle e la figura all’interno.

-Kei!- esclamò.

Il ferito prese conoscenza quel tanto da salutare il giovane.

-Ciao…Rei…

Quello che Hilary intuì essere un amico, lo portò nella camera da letto, sdraiandolo sul materasso.

-Non è niente…la pallottola è uscita…- sussurrò lui.

Poi si addormentò. La sua fronte scottava. Tremava per la febbre in quella branda improvvisata.

Non potevano chiamare un medico, non potevano fare niente, se non restargli accanto.

Kei si era preso cura di lei nel corso di quelle lunghe settimane e ora la giovane non poteva ricambiare il suo gesto. Rei, però, non la lasciò cincischiare nella preoccupazione e iniziò a darle ordini: tolse la camicia impregnata di sangue e lo bendò con una fasciatura decente.

-Prendi dell’acqua fredda.

Lei lo fece e restò accanto a Kei tutto il giorno, bagnandogli la fronte con un panno bagnato.

Osservandolo, Hilary si accorse di quanta innocenza ci fosse su quel viso. Il viso di un assassino, del peggiore assassino di Tokio…

 

Kei non sapeva con sicurezza quanti giorni fossero passati. Almeno tre, ma probabilmente non più di cinque. Si sentiva meglio; sedeva su un vecchio letto, cullando tra le mani una tazza di caffè bollente, il soprabito sopra la camicia bianca.

-Hai già intenzione di ripartire?

-Malgrado le ferite, Bloody sarà già sulla nostra pista. Potrebbe arrivare a giorni.

-Ma tu sei ancora convalescente…

La sua aria preoccupata suscitò in Kei un’onda di emozione. Veniva dal profondo, accompagnata da un terribile calore al petto.

-Non riuscirai a fermarlo- intervenne la voce del padrone di casa. –Kei è sempre stato un gran testardo.

Mi hai fatto stare in pena, lo sai?

-Sono stato uno stupido…mi sono lasciato fregare come un novellino.

-Bhe, per fortuna siete riusciti ad arrivare qui.

-Già. Stavolta me la sono vista brutta. Ti devo un altro favore, Rei.

-Oh, non preoccuparti. Faremo un conto unico, ok?

Hilary si alzò e uscì dalla stanza, per lasciarli soli. Gente come loro aveva di certo questioni che non gradivano discutere in presenza di terzi.

Non vide così lo sguardo che Kei le lanciò mentre usciva.

Uno sguardo che l’amico non mancò di commentare.

-E così anche tu hai dei sentimenti…non sei immune…

-Che…

-Lo so, non sono affari miei. Che farai adesso?

-Pensavo di lasciarla qui con te. Dopo quello che è successo, non voglio coinvolgerla ancora- decretò. –Poteva esserci lei al mio posto.

-Kei…quella ragazza non ti lascerà solo neanche se la leghi ad una sedia.

-Non posso continuare a metterla in pericolo!- esclamò l’Angelo, con un’enfasi maggiore di quella che voleva esibire.

-Ah, l’amore…parlane con la diretta interessata. Mi sembra l’unica cosa ragionevole che puoi fare.

-Sai, Rei…ogni volta che ti rivedo capisco perché non ci frequentiamo spesso.

-Uhm…perché sei un killer?!

-No, perché sei insopportabilmente impiccione.

-Sì…forse è per questo. Hilary!

Rei poteva dirsi fortunato che il suo ospite non avesse armi a portata di mano, perché probabilmente si sarebbe trovato ad agonizzare sul pavimento. Possibile che non si facesse mai gli affari suoi?!

Lo conosceva da una vita, erano amici dall’infanzia, sebbene poi le loro strade si fossero necessariamente divise nel momento in cui Kei aveva scelto la via del crimine. Eppure continuava ad essere il suo migliore amico, un fratello. Ben nascosto da Spyro, ovviamente.

La fanciulla arrivò nella stanza, notando subito l’espressione seria dell’Angelo.

-Cosa c’è, Kei?

-Hilary…sei sicura di voler proseguire?

-Ne abbiamo già parlato, no?

-Sì…ma la situazione adesso…

-Non è cambiata. Si è solo fatta più rischiosa. Ma ho fatto una promessa, ed intendo mantenerla.

-Non c’è niente che possa farti cambiare idea?

D’impulso Hilary gli gettò le braccia al collo, facendo attenzione a non toccare la ferita. Kei le restituì l’abbraccio, senza prestare la stessa attenzione.

E capì. Capì le parole di Rei. Nemmeno per tutto l’oro del mondo lei lo avrebbe abbandonato al suo destino.

Era arrivato il momento di chiudere la partita.

-Dove andiamo?

-A Tokio. Devo fare la cosa più importante adesso.

-Cioè?

-Uccidere Jack Spyro.

  
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