Fanfic su artisti musicali > HIM
Segui la storia  |       
Autore: _TheDarkLadyV_    03/08/2013    6 recensioni
Un uomo vede il sesso ovunque.
Una sciarpa? State coprendo il seno.
Una scollatura? State mostrando il seno.
Un reggiseno? Evviva le tette!
E poi, ritornando al discorso sull'amore, lo sappiamo tutti molto bene: quando siamo soggetti a un colpo di fulmine,potremmo essere investiti da una macchina, cosparsi di panna montata, lanciati in orbita da un cannone, vestiti da macachi, e non ce ne accorgeremmo!
Buffo il genere umano, così intelligente da perdersi alle prime frivolezze. Forse era meglio nascere macachi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ring the alarm
 
La mamma diceva sempre: " Jade, il treno passa una sola volta! Vuoi prenderlo, dannazione?"
E io lasciavo che quella frase penetrasse il mio orecchio destro per poi uscirne da quello sinistro. Non avevo mai prestato attenzione a quelle massime filosofiche. A quei tempi non mi fidavo di nessuno e stupidamente non ascoltavo nemmeno ciò che mia madre mi ripeteva in continuazione. Ero sadica e provavo un gran piacere nel lasciare che gli altri si sgolassero e facessero a gara per farmi cambiare idea su certe situazioni che naturalmente venivano viste da me in prospettive decisamente troppo sbagliate. Ora, mentre mi rivestivo guardando con un sorriso Ville, che faceva lo stesso, come un fulmine mi tornò alla mente quella frase. Strano, ma vero, quel treno era passato sperando che in qualche modo io riuscissi a salirci e, così facendo, lasciarmi andare senza paura alla destinazione che era stata scelta per me.
Il punto era che molto probabilmente ero stata io stessa a privarmi di quel viaggio per la semplice paura di ritrovarmi in un posto non desiderato. Come stava succedendo da un mese a questa parte, notai che anche lì mi ero sbagliata, anzi che molto probabilmente mi ero sbagliata su tantissime cose, sicura invece, che le mie considerazioni e le relative riflessioni accurate fossero state per tutto quel tempo fottutamente giuste.
" Cosa c'è?"- mi chiese Ville scuotendomi dal filo invisibile che in quel momento univa tutti i miei pensieri. Scossi la testa tornando in me.
" Nulla."
Mi diede un bacio sul collo e lasciò a me l'onore di aprire la porta.
La voce di Jonathan era l'unico suono che animava la casa a quell'ora del mattino anche se io sapevo perfettamente che c'era Elisabeth, quella povera anima che lo stava ascoltando in silenzio. Era chiaro che tutto quello che stava dicendo non lo stesse dicendo ai muri. Come al solito parlava a voce molto alta, fregandosene altamente della gente che poteva dormire ancora a quell'ora. Lui era fatto così e il più delle volte lo faceva anche apposta. La sua allegria fu la seconda cosa che quella mattina mi fece sentire su un altro pianeta.
Non era da tutti i giorni svegliarsi e trovare il coraggio di esprimere ciò che il cuore voleva spiegare, e ancora di più, sentirsi dire quelle parole con l'aggiunta di un pizzico, forse anche un po' esagerato, di dolcezza. Fino a quel momento situazioni del genere, le avevo vissute tramite i film che a volte guardavo di malavoglia, ma che erano gli unici compagni che riuscivano ad attutire i lunghi silenzi delle mie grigie serate londinesi, lontane dall'essere riempite dal chiasso di amici e conoscenti  o uscite prolungate fino a notte fonda. Tutti quei cambiamenti non avevano fatto altro che aumentare la mia incredulità e l'incapacità di convincermi del fatto che fosse tutto vero. Forse non sarei riuscita ad abituarmi a quell'idea nemmeno fra dieci anni. La cosa speciale che trovai in tutto quel sconvolgimento di emozioni e ormoni, fu la capacità di Ville nel rendere un momento da diabete, perfetto.
Non era da tutti gli uomini. Non tutti erano così bravi con le parole o sinceri nell'esprimere i propri sentimenti. Ville si era mostrato per l'ennesima volta diverso da tutti gli altri e degno sfidante della mia acidità. Le sue parole erano state giuste e rispecchiarono la sua dote poetica. Ciò che in quel momento mi chiesi fu, se lui non fosse un alieno con sembianze umane. Riusciva a comportarsi in maniera impeccabile con ogni sua mossa in qualsiasi situazione. Mi rendevo conto che tali domande e affermazioni lasciate a metà per la mancanza di spiegazioni razionali, non avrebbero trovato risposte chiare e aggettivi specifici e che se avessi continuato di quel passo sarei riuscita solamente a stancarmi mentalmente.
" E poi..hai presente quel tizio di cui ti avevo parlato qualche mese fa?"
Jonathan seguiva Elisabeth come un cagnolino parlando e gesticolando allo stesso tempo e osservando se la ragazza stesse effettivamente seguendo i suoi lunghi sermoni. Ed Elisabeth, rassegnata, lo ascoltava.
"Chi.. lo scimmione?"- chiese mentre preparava la colazione.
"Esatto!"- rispose Jonathan schioccando le dita allegramente.-" l'hanno licenziato su due piedi solo perché aveva fatto un ritardo di tre minuti sulla tabella di marcia. Devi farti il culo se vuoi lavorare con lei, amica mia."
"Tu sei completamente fuori! Come fai? Io mi sarei ammazzata o avrei ammazzato lei."
Per tutta risposta John improvvisò una delle sue tante coreografie riservate a me ed Elisabeth la mattina, come augurio, affinché la giornata potesse essere per noi splendida. Guardai Ville che nel frattempo osservava Jonathan completamente sorpreso e confuso. Era la prima volta che assisteva a quello spettacolo e schiarendomi la voce dissi: " tranquillo, fa sempre così."
Le mie parole fecero voltare entrambi. Elisabeth smise di trafficare con tazze e cucchiai fissando Ville come se avesse visto un fantasma, mentre Jonathan restò in una posizione bizzarra sentendosi leggermente imbarazzato, ma come era suo costume, a differenza di Elisabeth ci mise mezzo secondo per riprendere la sua sfacciataggine.
" Buongiornoooo!"- esclamò sorridendo.
Elisabeth si avvicinò a Jonathan e ancora leggermente imbarazzata disse: " ehm..ragazzi..buondì!"
" Buongiorno."- rispose Ville allegro. Io mi limitai ad esprimere il mio buongiorno con un sorriso.
Jonathan osservò il finnico e puntandogli un dito disse: " ecco spiegato il mistero di chi fosse la giacca lasciata in un modo poco gentile sul divano."
Spostò lo sguardo su di me assumendo un'aria maliziosa e beccandosi da parte di Elisabeth una gomitata.
" Sparati."- gli dissi con semplicità avvicinandomi alla tavola.
" Che ho detto di male?"- chiese con aria innocente. Poi si voltò verso Ville e teatralmente esclamò: " queste donne! Non puoi dire mezza parola che le apri subito la porta verso il doppio senso. Non sei d'accordo?"- ma non gli diede nemmeno il tempo di rispondere. Si avvicinò a lui e prendendolo sottobraccio disse: " Ville, amico! Vieni qui, non essere timido!"
Lo trascinò verso una sedia e lo fece accomodare accanto a lui. Ero sicura che il terzo grado sarebbe iniziato da un momento all'altro. E invece non fu così. Jonathan si comportò in maniera gentile senza nessuna frase maliziosa o altro e questo mise in discussione tutto il progetto che avevo creato nella mia testa. Forse il caro John non voleva sembrare scortese o apparire volgare. In fondo, ora che ci pensavo, non lo avrebbe mai fatto dinanzi al celebre Ville Valo. Dimenticavo sempre che in presenza dei personaggi famosi, Jonathan assumeva tutt'altro comportamento, quello che io chiamavo da leccaculo. Nonostante la buona educazione del momento, la sua ironia, leggermente modificata per evitare le sue solite battutacce, divertì Ville, che a sua volta, si unì in poco tempo al ballerino.
" Accidenti!"- esclamò ad un tratto Jonathan guardando l'orologio.- " devo andare!"
Si alzò di scatto sistemandosi il colletto della maglia.
 " Scappo. Ciao bellezze!"
Come un lampo si chiuse la porta alle spalle.
" Che tipo.."- commentò divertito Ville.
" Siamo sicuri che non sia gay, vero?"- chiese Elisabeth dubbiosa guardandomi.
" No, è solamente folle."- risposi saggiamente.
 
 
" Come hai detto che si chiama quel ragazzo?"
Ville fece la domanda con gli occhi completamente incollati su Liam che si era appena avvicinato al padre dopo averci servito. Fissai Ville confusa e divertita allo stesso tempo. Era attento, pronto a cogliere ogni suo minimo movimento e per giunta gli occhi stavano gradualmente diventato due fessure. A stento riuscii a trattenermi dal ridere.
" Non l'ho detto. Perché lo vuoi sapere?"- chiesi prendendo fra le mie mani la tazza di tè fumante.
" Così.."- rispose scrollando le spalle e tornando a guardarmi con finta aria ingenua. Lo guardai bere il suo caffè senza distogliere lo sguardo.
" Cosa c'è?"- mi chiese sorridendo. La faccia da angioletto indifeso non era mai stata il suo forte e non riusciva ad ingannarmi con quella che lui voleva far passare per pura curiosità su un individuo che nemmeno conosceva. Sapevo che dietro quella domanda c'era un vasto oceano di altre domande che prontamente si sarebbero susseguite una volta che avessi deciso di assecondarlo e lasciarmi interrogare come se fossi in un commissariato.
" Si chiama Liam e come ti ho già detto parecchio tempo fa, non gli ho fatto niente."- risposi sorridendo, facendo finalmente il primo sorso di tè.
" Ti guarda in modo strano e lo fa anche con me. Sicura che non mi nascondi niente?"
Alzai gli occhi al cielo continuando a sorridere. Non riuscivo a smetterla perché il fatto stesso che Ville cercasse di nascondere quella che probabilmente era gelosia con una calma poco convinta, mi divertiva.
" Cosa dovrei nasconderti? Una notte di passione sconvolgente con Liam?"
Risi per la mia stessa domanda notando il cambiamento di espressione del finnico. Mi guardò serio, quasi fulminò i miei occhi.
" Non trovo niente di divertente in quello che hai detto."- disse serio. Sospirai e accarezzai il dorso della sua mano.
" Credo che lui volesse attaccare bottone i primi tempi che venivo qui. Faceva il carino e a volte si sedeva al mio tavolo. Non è che non sopportassi la sua compagnia..è che..mi conosci, no?"
" Non amavi il fatto che fosse un uomo a farti compagnia. Perché sapevi bene che se tu fossi stata quella di molti anni fa, brutta e obesa, non si sarebbe seduto accanto a te a fare il cascamorto con la sua aria da fesso."
Lo guardai sorpresa. Aveva capito perfettamente il mio comportamento con Liam senza che io gliel'avessi spiegato nei minimi particolari.
" Sei un veggente."
La sua risata stramba fece finalmente la sua comparsa e finii per ridere anche io.
" Però potrebbe essere lo stesso ragazzo che ti ha inviato le rose."- disse ad un tratto con tono accusatorio. I suoi occhi brillarono di una luce sinistra.
" Togliti queste idee assurde dalla testa! Ti assicuro che non è il tipo che fa queste cose. L'aria da fesso, come tu dici, non è un alibi. È proprio come tu lo vedi."- dissi frenando immediatamente l'indole assassina che scorsi fra i suoi occhi. Ville mi guardò a lungo senza parlare. Ero quasi sul punto di sciogliermi a causa della sua espressione maledettamente sexy, quando ad un tratto si schiarì la voce e iniziò a cercare qualcosa nelle tasche del suo cappotto. Lo guardai confusa mentre lui portò alla luce una scatolina nera.
Sorrise e leggermente imbarazzato disse: " questo è per te. Me ne stavo dimenticando."
Mi porse la scatolina, attento alla mia espressione.
" Cosa?"- esclamai fissandolo. Lui scoppiò a ridere e disse: " dai, aprilo!"
Dopo aver indugiato per qualche minuto più del dovuto, presi la scatolina e la aprii. Al suo interno c'era un anello, lo stesso che alcuni giorni prima avevo notato in una vetrina. Mi aveva colpito per la particolarità del colore, un misto fra il verde e il blu. Lo fissai come se mi fosse stato servito un'unghia di drago.
"Tu sei pazzo e poi che cosa.."
" Piantala di scioglierti in lunghi monologhi."- mi interruppe prendendo la mia mano e mettendomi lui stesso l'anello. Rabbrividii appena sentii la sua mano toccare la mia.
Mi guardò, soddisfatto della mia reazione scioccata.
" Ti piaceva e io ho deciso di farti un regalo. Non posso?"- chiese dandosi importanza.
" Non amo particolarmente amoreggiare in pubblico, ma te lo meriti.."
Avvicinai la mia sedia alla sua e mi impossessai delle sue labbra con sua enorme sorpresa.
" Vorrei davvero continuare e continuare, ma donzella direi che sia meglio smetterla e sai il perché.."- sussurrò staccandosi con un grande sforzo da me dopo molti minuti. Scoppiai a ridere e gli diedi un bacio sulla guancia. Annuii  e avvicinandomi al suo orecchio sussurrai: " grazie, finnico."
Ero quasi certa che la mia giornata da quel momento in poi si sarebbe svolta nei migliori dei modi, ma dimenticavo quasi sempre che i fastidi si nascondevano dietro l'angolo, in attesa di mostrarsi in qualsiasi momento, o per meglio dire, quando tu pensavi che nulla ti avrebbe turbato.
Una voce dannatamente fastidiosa giunse alle mie orecchie mentre contemplavo il viso di Ville. Cercai di essere indifferente e continuare a comportarmi in maniera naturale come avevo fatto fino a quel momento, ma il nervosismo riuscì ad avere la meglio così strinsi forte la mano di Ville senza rendermene conto.
"Ahia! Mi stai stringendo leggermente troppo la mano."- disse con una piccola smorfia.
"Cos..oh! Scusa."
Dispiaciuta gli lasciai la mano e presi a guardare Amber che si era seduta ad un tavolino non molto lontano dal nostro, con alcune ragazze sciatte quanto lei.
 
Dopo l'ennesima presa in giro, con passo deciso entro in bagno, sicura di essere al sicuro almeno per un po' dall'intero genere umano, ma mi sbagliavo. Entrata in quelle quattro mura,  ritrovo il mio peggior nemico sistemarsi il trucco insieme alle sue due scagnozze. Mi guarda dallo specchio e mostra il suo solito sorriso bastardo.
"Orsacchiotto!"- esclama suscitando le risate delle sue amiche. Il cuore mi batte forte, ma è da codardi scappare. A testa alta mi avvicino allo specchio accanto al suo e cerco con un po' d'acqua di togliere almeno una piccola parte della macchia rossa sulla maglia.
" Lo sai vero che questo è il bagno delle persone normali?"
Faccio finta di non sentirla e continuo a pulire la mia maglia. Poco dopo la guardo e con disgusto i miei occhi si posano su quel sorriso maligno. Le sue amiche sono a braccia conserte e mi osservano dall'altro in basso con la loro aria di superiorità. Non capiscono quanto siano vuote e stupide!
" Da domani utilizzerai il bagno dei disabili. Questo è nostro."
 
" Ehi..tutto okay?"- chiese Ville scuotendomi leggermente. Tornai in me e lo guardai come se lo vedessi per la prima volta lì.
"Sì, sto bene."
Le voci giunsero di nuovo alle mie orecchie, ma questa volta anche Ville guardò verso la loro direzione. Quando vide Amber lo sentii irrigidirsi. Probabilmente non sopportava il fatto che mi facesse quell'effetto e che per questo l'avrebbe volentieri presa a calci, solo che lei era una donna e lui un gentiluomo.
"Vuoi che andiamo via?"
Mi guardò con dolcezza spostandomi il ciuffo ribelle dagli occhi e dandomi un bacio sulla guancia.
"No..ce la posso fare."- risposi con decisione.
"Sicura?"
Annuii e poi guardando il tavolo sussurrai: " il fatto è che mi da fastidio che respiri. Tutto qui."
" Hai un sorriso da tipica serial killer."
Continuai a sorridere senza guardarlo. Ad un tratto le ragazze iniziarono a strillare. Era quel tipico urlo che le stupide emettevano quando avevano scoperto che la stagione dei saldi era iniziata in largo anticipo.
"Ma che stanno facendo?"
"Sono oche. Fanno quello che fanno le oche."- risposi arrabbiata.
Ville mi guardò e disse: " su andiamo. Io non sopporto questi rumori."
Annuii sorridendo e mi alzai, decisa a seguirlo.
"Cielo! Stavo per dimenticare la borsa."- esclamai poco dopo.
" Prendila, ti aspetto al bancone."- disse lui facendomi l'occhiolino.
Lo vidi avvicinarsi al bancone e poco dopo la voce di Amber come una cornacchia in agonia riempì le mie orecchie nella maniera più brutale che potesse esistere, dandomi la perfetta dimostrazione che essere oche giulive non era un'arte che si apprendeva con il tempo, ma un dono che Madre Natura concedeva alla nascita alle poche predestinate.
"Ville! Anche tu qui! Siediti con noi."
E il modo in cui la sua voce soave quanto quella di una rana stirata da un tir chiamò il mio finnico, provocò il risveglio della belva dalle viscere del mio corpo, pronta a balzare in avanti e afferrare la sua nuova preda leccandosi i baffi ancora prima di averla fra le sue fauci. Mi avvicinai di scatto a Ville tenendo la borsa decisamente troppo stretta fra le mie mani e cercai allo stesso tempo di mascherare quella rabbia e l'impulso da tipica assassina pluriomicida con un perfetto sorriso. Invece il sorriso che Ville mostrava ad Amber e alle sue amiche, tutte attente ad osservarlo e analizzare ogni suo minimo particolare sbavandogli quasi addosso, era quello che di solito utilizzava per essere educato, senza mostrare grande entusiasmo alla gente che lo circondava. Quello stesso sorriso appena avvertì la mia presenza vicino, cambiò mostrandomi quello che era davvero suo e che più che mai in quel momento mi servì da tranquillante. Mi strinse a sé, sotto lo sguardo inorridito e scioccato delle altre che fino a quel momento mi avevano guardato con aria di superiorità.
" Ciao Amber."- disse lui allegramente. Cercai di sorridere più che potevo sentendomi protetta da quella stretta e il premio per i miei servizi resi fu un suo bacio sulla guancia che mandò in evidente ebollizione per via della rabbia, la mia cara amica del culo. Mi sentii al settimo cielo guardando quell'espressione inviperita mentre le sue care amiche sbarrarono gli occhi.
" Abbiamo da fare. Ci vediamo."- disse Ville gentilmente prendendomi per mano e aprendo la porta senza guardare le ragazze. Quando uscimmo di lì mi sentii dieci anni più giovane.
" Visto? Devi essere calma. Il segreto è tutto lì."- disse con semplicità prendendomi per mano. Non ero ancora abituata a questo, ma lui a quanto pareva non si faceva nessun problema nonostante il rischio di essere ammazzato dalle sue fan per quella semplice stretta alla mia mano. O forse ero io quella in pericolo?
" Ma credo che se io non ci fossi stato avresti reagito in maniera diversa. Avresti dato sfogo alla serial killer che è in te."
" No..forse sarei ricaduta semplicemente nel mio incubo e lei avrebbe vinto.."- dissi scoraggiata senza guardarlo. Lui si fermò di colpo, facendo arrestare anche i miei passi. Mi fulminò con lo sguardo e ogni traccia del suo bel sorriso scomparve immediatamente.
" Jade! Non mi piace sentirti dire questo. Perché dovresti farlo? La devi smettere di crogiolarti in quei brutti ricordi. E se non ci riesci, utilizzerò io le maniere forti."
Cercai di sorridere, ma dietro quel sorriso c'era una grande tristezza. Non riuscivo davvero a togliermi di dosso quelle pulci. Ville sospirò e mi abbracciò indifferente al fatto che stesse bloccando il traffico sul marciapiede.
" Devi cercare di lasciare per sempre i fantasmi del passato. Devi liberarti di loro..altrimenti cercherò di farlo io."
Lo strinsi di più e con la faccia immersa nel suo petto dissi: " grazie per le tue parole..Ville."
Un tuono mi fece sussultare e finii per specchiarmi in quei bellissimi occhi che mi osservavano carichi di dolcezza.
" Sarà meglio andare."- disse Ville guardando il cielo pensieroso.- " ma prima dobbiamo fare una cosa."
Mi trascinò con sé in un vicolo e dopo essersi accertato che non ci fosse nessuno fece appoggiare la mia schiena al muro e si passò una mano sul berretto per sistemarselo meglio.
" Con gli occhiali da vista sei più bella."- sussurrò guardando ogni centimetro del mio viso.
" Smettila, non è vero."
" Non capisci niente."
" Tu invece capisci tutto."
" Non siamo qui per dare sfogo alla nostra grande ironia, ma per un'altra cosa.."
Con delicatezza assaporò le mie labbra per poi prenderne direttamente possesso senza chiederne il permesso. La mia mano sfiorò il suo collo e poi la sua guancia per posarsi infine sulla spalla.
" Mi è sembrato un po' scortese averti lasciato a metà dell'opera al bar quindi ho pensato bene di recuperare qui."- disse staccandosi dalle mie labbra, ma restando ad un millimetro da esse. I suoi occhi erano la sola cosa che riuscivo a guardare incantata.
" Sei davvero un tesoro."- dissi ridendo senza smettere di guardarlo dritta negli occhi.
" Grazie, sweetie."- sussurrò con la sua voce diecimila volte più profonda del normale.
Restammo lì ancora per qualche minuto fino a quando il cellulare di Ville suonò riportandoci alla realtà.
" Stasera resterò in famiglia a quanto pare.."
" Beh è bello, no? Almeno tu hai qualcun altro oltre tua madre.."
L'avevo detto per davvero? Dannazione!
Ville mi guardò sorpreso, ma non disse nulla. Mi abbracciò e prendendomi per mano uscimmo dal vicolo.
" Allora, cosa farai stasera senza di me?"- chiese allegramente facendo dondolare le nostre mani saldamente intrecciate.
" Penso che mi taglierò le vene e che piangerò per via della tua assenza. Guarderò oltre la finestra, con sguardo assente, le luci dei lampioni e ripeterò il tuo nome sottovoce.."- risposi tranquillamente.
" Sto morendo di risate. Te lo giuro, a momenti perdo le budella."- disse serio. Ci guardammo e scoppiammo a ridere.
" Penso che resterò in compagnia di Lady V."
" In cattiva compagnia, quindi."- disse lui sorridendo.
" Esatto."
Quando giungemmo a destinazione, colta alla sprovvista, Ville mi strinse a sé con gesto abile e mi uccise con il suo sguardo dannatamente sexy.
" Un giorno di questi vado a denunciarti, Hermanni."- dissi deglutendo.
Lui sorrise divertito.
" Jade!"
Appena sentii il mio nome e la voce che l'aveva pronunciato, avvertii i battiti del mio cuore diventare più veloci. Non seppi bene perché ebbi quella reazione, ma fatto stava che la presenza di Antony non avrebbe portato a niente di buono. Ville mi liberò dalla sua presa e iniziò a guardarlo curioso.
" Antony."- dissi atona. Lui si avvicinò sorridendo ad entrambi.
" Ti ho cercata, sai?"- chiese guardandomi con la sua aria maliziosa che, ero più che sicura, non era sfuggita al mister.
" Per che cosa?"- chiesi infastidita.
" Oh beh volevo invitarti a cena per i nostri progetti lavorativi."
Sentii Ville irrigidirsi e tossire. La cosa non prometteva assolutamente nulla di buono.
Jade, stai calma!
" Io e te non abbiamo nessun progetto. E poi non è con me che dovresti parlare di questo."- dissi innervosita. Antony distolse lo sguardo da me come se non avesse sentito quello che avevo detto e fissò Ville con il suo sorrisetto bastardo.
" Non mi presenti il tuo amico?"
Quando guardai Ville notai che la sua faccia aveva cambiato più di mille colori.
" Ville, lui è Antony Smith, un mio collega di lavoro. Antony, lui è Ville Valo.."
" Il cantante?"- mi interruppe guardandolo con finta sorpresa.
" Sì, il cantante."- rispose Ville piuttosto irritato stringendo in malo modo la sua mano.
" Bella stretta."- commentò Antony sorridendo mentre si massaggiava la mano. Odiavo quel sorriso. Era il più falso che avessi mai visto in vita mia, molto più falso di quelli che usavo io.
Ville lo fissò senza proferire parola. Sapevo che se l'avesse fatto sarebbe scattato come una molla. Per evitare ulteriori ostacoli, mi parai di fronte a lui e gli stampai un bacio sulla fronte. Fu veloce la trasformazione e Ville tornò lo stesso finnico di prima, molto più dolce.
" Mi dispiace non poter stare con te questa sera."- disse prendendomi le mani.
" Hermanni, tu hai degli impegni e devi portarli a termine."- dissi ridendo. Lui bloccò la mia risata con un bacio. Antony era ancora lì ad osservare l'intera scena nonostante facesse finta di avere gli occhi incollati al suo blackberry.
"Quel tizio non mi piace."- sussurrò Ville al mio orecchio, lanciandogli delle occhiate velenose.
"Meglio. Mi sarei preoccupata se tu avessi iniziato a fargli degli apprezzamenti."
"Apprezzo il fatto che tu voglia essere così spiritosa, ma sento che quel ragazzo mi sta antipatico a pelle."
"Ooh su Ville! Antony è stato sempre il solito cascamorto di turno e sai che fine fanno con me tizi del genere."
" Hai ragione. Scusami.."
"Scuse accettate."
"Ma se gli viene ancora in mente di guardarti in quel modo giuro che gli strappo l'apparato riproduttivo senza anestesia."
" Smettila!"- esclamai a denti stretti sorridendo. Mi abbracciò e tornò a togliermi il fiato con i suoi baci assassini.
" Adesso devi andare sennò farai tardi."- dissi a malincuore staccandomi da lui.
" Va bene, ma non credere di liberarti a lungo di me."
Guardò Antony con aria di superiorità mentre mi diede un altro bacio e andò via lasciandomi sola con l'ultima persona che dopo Amber avrei voluto incontrare quel giorno.
" E così ti frequenti con quel tizio."- esordì con un sorrisino da strafottente.
" Si chiama Ville."- risposi seria.
" Il leader degli HIM; se non erro la band si chiama così."
" Non sbagli affatto."
Non sapevo dove lui volesse arrivare, ma qualunque fosse stata la meta lo avrei sistemato per le feste. Ero o no Jade Watson?
Antony sbuffò con la sua solita aria da bastardo e mettendo in tasca il cellulare, posò i suoi occhi azzurri su di me.
" Dolcezza, non capisco che cosa ti passi per la testa. Che fine ha fatto la Jade che conosco? Quella allergica alla sdolcinatezza? Lo sai meglio di me che tu preferisci tipi da botta e via e soprattutto fighi. Quel tizio è uno sfigato alcolizzato, non lo vedi? Sembra la Morte in persona."
Una rabbia senza precedenti si fece spazio dentro di me. Ora era davvero il caso di mettere in atto uno dei miei tanti attacchi. Mi avvicinai con fare sensuale.
" Hai ragione sai? Perché mai dovrei aver a che fare con uno sfigato e potenziale organizzatore di funerali quando davanti a me c'è un uomo sexy.."- passai una mano sul suo petto e lentamente la feci scendere giù.- " sicuro di sé.."- abbassai la voce.-" bello..affascinante.."- quando giunsi al livello del bacino gli sferrai un colpo nelle parti basse con il ginocchio. Antony urlò per il dolore e si piegò cadendo a terra, toccando l'asfalto con la schiena. Lo vidi torcersi mentre io iniziai a prenderlo a calci dicendo: " e così altamente stupido, ottuso e narcisista, con un cervello piccolo quanto il suo amichetto intimo? Già! Gran bella domanda che mi hai posto."
Finii il mio sfogo e senza picchiarlo come, invece, avevo fatto fino a due secondi prima proseguii dicendo: " forse perché quello che tu chiami sfigato è l'uomo più sexy e un gentiluomo di altri tempi. Sai, dovresti prendere esempio da lui, in questo modo la tua deficienza diminuirebbe."
Lui riuscì ad alzarsi con un po' di affanno e disse: " Jade non è così che le cose funzionano. Sai di che pasta sono fatto."
" Sì, sei fatto di pasta frolla."
" Tu cadrai ai miei piedi che ti piaccia o meno."- disse con tono minaccioso. Guardai il suo dito puntato contro di me e iniziai a ridere.
" Al momento chi è caduto sei tu. Ti prego di non rompermi più con le tue scemenze. Grazie."
Andai via senza guardarlo, sentendo la perfida Jade rifarsi strada nel mio corpo. Era da tempo che non usavo quelle maniere forti e in quel momento non seppi esattamente descrivere ciò che stavo provando. Era un misto fra la soddisfazione e la rabbia, ma non volevo che quest'ultima avesse il sopravvento. Tornai con la mente a fantasticare sulla giornata che avevo passato con Ville e gradualmente mi sentii meglio, offuscando per un attimo quell'incidente di percorso appena successo.
Quando entrai in casa, però, un'improvvisa illuminazione colpì in pieno il mio cervello.
E se a mandarmi le rose fosse stato Antony?
Dopo quella domanda fu rapido il passaggio da dubbio esistenziale a dubbio risolto. In due minuti fui più che sicura che dietro a quelle rose si celasse il nome di Antony.
" Fanculo! Londinese di merda."- sussurrai a denti stretti.






ELLAMADONNA! Jade.. sorella, calmati xD
Coooomunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che..insomma..voi capiate Jade :D! Insomma Antony se l'è meritato, no? u.u
Che dite, ci saranno i tempi bui adesso? Boh..vedremo xD
Grazie come sempre per tutto <3
Ci vediamo alla prossima
Vals


 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > HIM / Vai alla pagina dell'autore: _TheDarkLadyV_