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Autore: Harryette    06/08/2013    18 recensioni
‘’Ma se è davvero così, se sono diventato cemento armato, allora perché non appena ti ho rivisto ho sentito, dopo cinque lunghi anni, il cuore battere?’’.
[Missing moment di "aftershock", da leggere anche separatamente].
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Os su Zayn e Melinda. Per leggerla non è necessario aver letto la long c’:

TRAILER DELLA LONG:  http://www.youtube.com/watch?v=fwza6ZMGBX4 

You’re part of me.

                                                                           Ispirata a :http://www.youtube.com/watch?v=Dw50XPBL3wQ

 

Melinda era diventata importantissima in un tempo impressionante. A volte non poteva crederci nemmeno lei. Quella ragazzina robusta e bionda ci era riuscita. Era diventata qualcuno. Melinda era cambiata, e lo aveva scoperto da pochissimo tempo. Aveva perso tutti i suoi vecchi amici, ma ora ne aveva il doppio. Aveva perso alcuni chili, ma era meglio così. Aveva perso l’amore della sua vita- perché lo considerava tale, nonostante tutto-, ma era andata avanti.

Quello era il suo motto: andare avanti. Perché è pressappoco inutile guardarsi sempre indietro, visto che- comunque- indietro non si torna.  Però, senza dimenticare mai. Perché chi dimentica rimpiange, e lei non voleva rimpiangere nulla. Neanche quel momento.

Quando si guardava allo specchio, vedeva una ragazza di ventitré anni molto più alta rispetto a prima, e dai lunghi capelli castani. In realtà erano neri, all’inizio, ma amava sperimentare nuovi colori.

A volte, Melinda, si chiedeva come sarebbe stata la sua vita se non fosse diventata famosa. Sicuramente sarebbe ancora a Londra, forse non all’università. Starebbe ancora con Zayn? Forse no. Forse non era semplicemente destino. Eppure non poteva smettere di pensarci neanche un attimo.

Quando, mentre era in Giappone per il tour del suo secondo album: amazing, le arrivò una lettera dal South Carolina, collassò. Sua madre non poteva essere perché abitava a Brooklyn. Per un secondo pensò che fosse di Zayn, ma non appena la aprì capì che non era così. Come aveva anche solo potuto pensarlo? Lui non abitava lì.

Sul retro della busta bianca, c’era una scritta dorata: PER MEL GOMEZ. Melinda non era più Mel da tantissimo tempo. Cinque anni, con precisione. A volte le mancava, ma poi pensava a chi era diventata  e allontanava quel pensiero.

Mel amava viaggiare, anche se non era mai uscita dagli stati uniti. Amava il succo di frutta alla fragola, il gelato a vaniglia e pistacchio. Amava suonare di nascosto, per paura che qualcuno la vedesse e la sentisse. Amava chiudersi in camera sua, con le canzoni degli Imagine Dragons a tutto volume, e vedere le foto che aveva con Devonne su facebook. Mel amava correre per i corridoi del liceo, amava vedere la faccia contrariata dei professori quando gli rispondeva male. Amava l’odore dei libri, anche se odiava leggere. Amava la musica classica, anche se dopo due minuti si stufava. Mel Gomez odiava i ristoranti importanti e le feste esclusive. Odiava che la gente la guardasse male quando camminava in tuta per Manhattan, eppure non gliene fregava nulla. Mel Gomez amava Zayn Malik come nessun altro. Quell’amore immenso che aveva rinchiuso in un cassetto lontano ed impolverato. E non le bastava più solo un ricordo, ma permetteva che la corrodesse.

Melinda, invece, amava i capi firmati D&G, amava sfoggiare le rayban all’ultima moda, amava comprare lentine colorate per cambiare sempre colore degli occhi. Amava tingersi i capelli di tutti i coloro possibili ed inimmaginabili. Amava cantare e suonare su di un palco, con miliardi di persone che urlavano il suo nome. A Melinda piaceva frequentare locali e ristoranti da ‘vip’, andare in vacanza a Formentera, chiamare Miley Cyrus per chiederle consiglio su dei vestiti. Amava essere amata, e non le importava se – la maggior parte delle volte- non ricambiava.

Grossolanamente, era questa la differenza fra le due. A volte Melinda Gomez non sapeva più chi fosse. Chi volesse essere.

Aveva perso i contatti con tutti i suoi amici di Londra, compreso Liam che era andato in Arizona per l’università. Per qualcuno sempre in giro per il mondo, è difficile sentirsi a casa. E lei, a Londra, non si sentiva a casa. O almeno, non più.

Quando lesse la lettera, rimase sconvolta.

JADE CLARISSA HALE E HAROLD EDWARD STYLES

SONO LIETI DI INVITARLA AL LORO MATRIMONIO, IN VESTE DI TESTIMONE DELLA SPOSA.

IL 28�813 ALLE ORE 16:00

CHIESA ST. ANNABELLE (SOUTH CAROLINA).

Matrimonio? Sposa? Testimone?

 

°°°

 

Tutte le mattine Zayn si svegliava con un fortissimo mal di testa. Sicuramente era colpa delle birre che si scolava tre sere si e una no. Ogni sera un locale diverso, ogni sera ‘amici’ diversi, e- ovviamente- ogni sera ragazze diverse.

La parte positiva, a parte l’eccitazione e l’adrenalina, era che non esisteva nessuna relazione. Solo quella parola, ora, gli metteva i brividi.

Relazione.

Cosa diavolo c’è di bello, in essa? Nulla. Le relazioni distruggono. Zayn poteva dire di aver imparato una grande lezione di vita, dopo tutto quelle che gli era successo. Aveva imparato, a sue spese ovviamente, che amare significa distruggere e essere amati significa essere distrutti. Nei modi più brutali.

Aveva perfino scordato il nome della sua ultima ragazza ‘ufficiale’. Ultima in tutti i sensi. Non riusciva a ricordarselo, anche se erano passati sono due mesi. Eppure era stato insieme a lei quasi un anno. Avanti, ma chi voleva prendere in giro? Non le piaceva nemmeno, quella. Doveva solo levarsi dalla testa Melinda, per questo quando lei l’aveva lasciato (lei aveva lasciato lui!) non gliene era fregato nulla. Gli aveva detto che era un anno che aspettava un suo ‘ti amo’, o un suo segno di affetto. Che non sarebbe mai arrivato, ovvio.

Ma perché, allora, il nome di Melinda lo ricordava ancora? Se erano passati addirittura cinque anni? Non lo pronunciava mai, quel nome. Non gli piaceva. Neanche come suonasse detto da lui. Non lo sopportava, non lo reggeva.

Solo quel nome- MELINDA- lo corrodeva, lo divorava, lo distruggeva. Più dell’amore e delle relazioni, forse. Ma allora che senso ha cercare di non soffrire, se poi si soffre lo stesso?

Quando Zayn si guardava allo specchio, vedeva solo un ragazzo alto e scuro di pelle. Con un accenno di barba, la voce più matura, i capelli più lunghi. Un ciuffo biondo che aveva iniziato a detestare e che avrebbe rimosso alla prima occasione. Non sapeva più chi fosse Zayn Malik. Forse quel ragazzo che si trovava davanti: forse era sempre stato un bulletto che picchia i più piccoli in discoteca, era sempre stato un puttaniere che non ricorda neanche il volto delle ragazze che si scopa, a prescindere dall’età. Era sempre stato, forse, un pezzo di cemento, un muro di ghiaccio senza sentimenti.

Perché, per quanto si sforzasse, non riusciva più a sentire niente. Da quando Melinda se ne era andata, da quando Jade ed Harry erano andati all’università in South Carolina insieme, da quando aveva terminato l’università ed ora stava facendo la specializzazione in medicina, non sentiva nulla.

Si sorprendeva che sentisse ancora il caldo e il freddo. Nemmeno verso gli amici che lo accompagnavano nei locali la sera riusciva a provare qualcosa che si avvicinasse vagamente all’affetto.

‘’Sei ricco, intelligente e bello. Fai la specializzazione di medicina. Che vuoi di più dalla vita, pakistano? Una corona di allori? Perché ti sbronzi ogni sera e ti rovini così?’’ gli diceva sempre Barney, l’unico che si avvicinasse alla definizione di amico.

Con i suoi capelli rossi, le lentiggini e gli occhiali sembrava più un nerd che un drogato. Ed era estremamente saggio. Ed aveva estremamente ragione. Ma Zayn doveva sentirsi vivo, in qualche strano modo. Così si limitava a dargli un ceffone, o a rispondergli in malo modo.

Quella mattina era esattamente come tutte le altre. Stessi picchiarelli nel cranio, che non gli davano tregua, stesso orologio che rintoccava il mezzogiorno, stesso letto sfatto, stessa puzza di alcol, stessa nausea.

Solo che quella mattina, nell’attico in cui viveva, la domestica aveva infilato una lettera sotto la porta della sua camera. Non osava entrarci, Kathrine, dopo l’ultima volta: era piombata in stanza sul più importante degli orgasmi.

Solo dopo due ore buone, Zayn trovò la forza di alzarsi, lavarsi, vestirsi e prendere la lettera bianca. Sul retro c’era una scritta dorata. Veniva dal South Carolina. Gli bastò quello per capire chi gliela avesse mandata.

Certo, non si aspettava che fosse…quella.

JADE CLARISSA HALE E HAROLD EDWARD STYLES

SONO LIETI DI INVITARLA AL LORO MATRIMONIO, IN VESTE DI TESTIMONE DELLO SPOSO.

IL 28�813 ALLE ORE 16:00

CHIESA ST. ANNABELLE (SOUTH CAROLINA).

Matrimonio? Sposo? Testimone?

 

°°°

 

Quando Melinda aveva visto Zayn in chiesa, in smoking, con i capelli bruni più chiari, che era accanto a lei perché era il testimone, si sentì mancare l’aria. Era dannatamente perfetto. Proprio così com’era. La giacca gessata nera gli donava tantissimo, come la camicia bianca un po’ sbottonata sul petto, che lasciava intravedere una collanina di caucciù. C’era scritto qualcosa sopra, ma non riuscì a leggerlo.

‘’Ciao’’ gli aveva detto lei, quando l’aveva visto. Lui le aveva leggermente sorriso, e le aveva stretto la mano. Quel contatto le bruciò la pelle. Jade era bellissima, Harry anche di più. Durante tutta la funzione, Zayn e lei non si guardarono nemmeno.

Eppure lei lo sentiva, rigido sedutole accanto.  Con il suo profumo che le entrava nelle narici. Nonostante non fosse cambiato granchè, a parte forse la statura, Melinda lo trovava diverso. Qualcosa in lui era cambiato. Improvvisamente capì come lui si fosse sentito quando aveva appurato che fosse cambiata, ancor prima che lei stessa se ne rendesse conto.

Avrebbe voluto urlargli: fermati solo un momento, Zayn, e potresti capire  quello che cerco di dirti da una vita: sei parte di me.  In tutti i sensi. Sei parte di me. E lo tengo per me, perché so che sei andato avanti, come avrei dovuto fare io. Come ero convinta di aver fatto.

La verità era che Melinda si era autoconvinta di essere andata avanti, ma era rimasta dannatamente indietro. Ancorata a quei ricordi. Si ritrovò a pensare che gli mancavano, e si chiese se ne valeva la pena, di soffrire di nuovo. No. La risposta era no, ma non le importava.

Zayn fingeva, invece, di non notarla e non sentirla, ma contava i suoi respiri. Sentiva il suo profumo- Alien probabilmente- che gli perforava le narici. Sentiva la sua spalla calda a contatto con la sua, essendo seduti vicini. Non immaginava che si sarebbero mai rivisti, tantomeno in quella situazione.

Per quanto inopportuno, in quel momento avrebbe voluto urlargli: : fermati solo un momento, Melinda, e potresti capire  quello che cerco di dirti da una vita: sei parte di me.  In tutti i sensi. Sei parte di me. E lo tengo per me, perché so che sei andata avanti, come avrei dovuto fare io.

Ma Zayn non aveva mai neanche creduto al fatto che fosse andato avanti. Si conosceva troppo bene per pensarlo. Melinda era troppo bella, ora più che mai. Il vestito lungo color pelle, con diamantini incastonati sul petto, le stava d’incanto. Non riusciva a vedere le scarpe, ma- vista l’altezza- doveva essere, minimo, un tacco di dodici centimetri. I capelli ,ora marroni, erano raccolti in un elegante chignon.

Avrebbe voluto abbracciarla, o perlomeno toccarla. Anche solo una mano. Gli sembrava che fosse di porcellana, troppo fragile per essere vera, quasi eterea. Come fosse un angelo. Voleva toccarla per vedere se si sarebbe distrutta, se fosse reale. Le sembrava lontana anni luce, si perdeva nei suoi occhi e prendeva a fissarla quando era distratta.

Anche Melinda faceva lo stesso, approfittando delle distrazioni. Non osava avvicinarsi di più a lui, per paura che la respingesse, ma –diavolo- se desiderava baciarlo. Avrebbe voluto aggrapparsi ad un suo braccio, o ad una sua gamba per impedirgli di andarsene, finita la cerimonia.

Avrebbe voluto chiedergli miliardi di cose: sei fidanzato? Sei stato con qualcun altra? Cosa c’è scritto su quella targhetta che porti al collo? Mi abbracci? Perché cazzo mi hai lasciata? Sarei cambiata di nuovo, per te.

E poi, domanda da un milione di dollari: orecchio sul cuore Malik. Batte?

 

°°°

 

Il cielo, che fino a un’ora prima era azzurro scuro, si era tinto di blu notte. Essendo le dieci passate era più che naturale, ma a Melinda faceva male in cuore. E non sapeva neanche perché. Infondo, si era divertita. Aveva cantato due o tre canzoni in onore degli sposi, tratte dal suo nuovo album, e poi aveva cantato ‘aftershock’. Ed era da quando l’aveva fatto che sentiva una voragine nello stomaco. Ma perché diavolo era così dannatamente complicata?

Zayn pareva stare bene. Insomma, rideva, ballava, si stava divertendo. Eppure, ad un certo punto non lo aveva più visto. Era come scomparso, eclissato. Il ristornante era enorme, arredato in stile vittoriano, con grandi volte e tavoli bianchi ed oro apparecchiati con posate e bicchieri di cristallo. Poteva essere dappertutto, ma lei sentiva che era fuori. Da qualche parte da solo. Nonostante fosse passato del tempo, nonostante gli sembrasse radicalmente cambiato, sentiva che doveva per forza essere rimasta dentro di lui anche solo una vena del vecchio Zayn Malik, di quel ragazzo solitario.

Così, allontanandosi dalla folla brilla, Melinda alzò il suo vestito (che le ricadeva sotto i piedi) e si recò sul balcone che Jade le aveva mostrato. Le stelle sembravano incredibilmente vicine, viste da lassù. E seduto sui gradini che conducevano ad un secondo balconcino più basso, c’era Zayn. Apparentemente sembrava stesse fissando le stelle, ma il suo sguardo era distante. Melinda lo sapeva riconoscere bene, quello sguardo. Zayn stava pensando a qualcosa di non esattamente piacevole.

Non pensò neanche quando gli si avvicinò cercando di non fare rumore, e si sedette accanto a lui, spostando il vestito di lato. Non lo guardò, finse di trovare il cielo interessante. Poi lo sentì trattenere il fiato, e infine sospirare.

‘’Perchè sei qui fuori ?’’ domandò lei.

‘’Stavo pensando. Avevo bisogno di stare un po’ da solo’’. Non la guardò neanche lui, quando rispose alla domanda. Melinda capì che, in un certo senso, la stava cacciando. Lentamente si alzò dal gradino, e si ripulì il vestito con la mano, sussurrando ‘’Allora ci vediamo dentro. Forse’’.

Ma proprio mentre stava andandosene, Zayn le strinse un polso e la fermò. ‘’Puoi restare. Sempre se vuoi’’.

Melinda ritornò a sedersi perché, inutile dirlo, lo voleva. E, certamente, non voleva solo quello.

Dopo due minuti di silenzio imbarazzante, Melinda chiese la prima cosa che le venne in mente: ‘’Cosa c’è scritto su quella catenina che porti al collo?’’.

Zayn non sembrò turbato, come lei credeva. La rigirò fra le mani e se la tolse. Gliela passò, e quando le loro dita si sfiorarono entrambi sentirono una specie di scossa elettrica.

Melinda vide che era simile alle targhette militari, probabilmente era d’argento, con una catenina di caucciù. Lesse ad alta voce l’incisione su di essa ‘’Amor che nulla amato amar perdona’’.

Era italiano, e Melinda non lo conosceva granchè. Era riuscita a leggerlo solo perché somigliava al messicano. ‘’Che significa?’’ gli chiese.

‘’L’ amore non perdona e non permette di amare altri. E’ un verso di Dante, il V canto dell’inferno, dove parla di Paolo e Francesca. Lo studiai all’università due anni fa e questa frase mi colpì parecchio’’.

‘’Bhè, è la verità però’’.

‘’Cosa?’’.

‘’L’amore non perdona e non permette di amare altri. E’ la verità, non credi?’’ chiese, porgendogli la sua medaglietta.

Lui la prese e se la rigirò fra le mani. Sentiva che era ancora calda per il tocco leggero di Melinda. ‘’Non lo so. Secondo te?’’.

‘’Secondo me è vero che non permette di amare altri. Almeno, non se hai amato veramente. Però forse, se è vero amore, perdona’’.

Finalmente si guardarono negli occhi quando Zayn disse ‘’Perdona?’’.

Melinda annuì. ‘’A parer mio, si. Si può sempre perdonare’’.

Zayn sospirò. ‘’Che hai fatto negli ultimi cinque anni?’’.

Melinda non si aspettava quella domanda. Era convinta che Zayn sarebbe stato in silenzio fino a che non fosse stata lei a fargli un’altra domanda. ‘’Quello di cui hanno parlato tutti i giornali’’.

‘’Quindi sei diventata anche lesbica?’’.

‘’No!’’ esclamò. ‘’Quella era una cazzata grande quanto casa mia. Io sono felicemente etero’’.

Zayn sorrise, o almeno ci provò. ‘’Lo immaginavo’’.

‘’E tu? Non ci sono giornali su cui posso leggere di te, e nemmeno siti web’’.

‘’Solite cose’’ sviò lui ‘’Faccio la specializzazione in medicina. Chirurgo. I miei sono abbastanza soddisfatti’’.

‘’Abbastanza?’’ ironizzò lei ‘’Praticamente sei un genio!’’.

Lui sorrise bene, stavolta. ‘’Incompreso, però’’.

Seguirono secondi di profondo silenzio, silenzio non imbarazzante. Fin quando Zayn non le chiese ‘’E’ vera la storia di te e quel cantante? Justin Bieber?’’.

‘’No’’.

Melinda rispose così velocemente che rimase impressionata. ‘’Siamo solo amici. Ai giornali piace inventare storie sulla vita degli altri’’.

‘’Bene’’.

Bene? Che razza di risposta era? Ora toccava a Melinda fare una domanda.

‘’Zayn, perché ti vedo cambiato? Davvero, non me lo spiego’’.

‘’Forse perché riesci a leggermi dentro, non lo so. Da quando ci siamo lasciati…’’.

‘’Da quando MI HAI lasciata’’ lo corresse lei.

Lui annuì. ‘’Vabbè, hai capito. Comunque, da allora io sono…ritornato ad essere come…com’ero prima di incontrarti. O meglio, prima di innamorarmi di te. Non riesco neanche a ricordare il nome della mia ultima fidanzata’’ sussurrò. Melinda non trovò nulla di decente da dire, e tacque. ‘’Mel’’ sussurrò, sospirando ‘’Io non sono più il Zayn Malik che hai conosciuto. Non provo più nulla, nessun sentimento. Il vuoto. O almeno, fino ad oggi’’.

‘’Perché?’’ chiese lei.

‘’Perché ero convinto di essere diventato di ghiaccio. Di essere destinato a non sentire più nulla, e la cosa non mi dispiaceva perché quando non provi nulla non soffri. Io…ne ero sicuro al mille per mille. Ma…’’.

‘’Ma?’’.

‘’Ma se è davvero così, se sono diventato cemento armato, allora perché non appena ti ho rivisto ho sentito, dopo cinque lunghi anni, il cuore battere?’’.

Melinda rimase di sasso. Non sapeva che dire, non sapeva che fare, che pensare. Così si limitò a guardarlo interrogativa. ‘Zayn’’ disse poi ‘’perché mi hai lasciato?’’.

‘’Non lo so. Pensavo fosse per il tuo bene, ma… non lo so’’.

Lei sospirò, ma non aggiunse altro. Era confuso tanto quanto lei, e non voleva infierire. Fu lui a parlare, dopo un po’: ‘’Sei bellissima’’ le disse, riprendendo ad osservare il cielo.

‘’Grazie, anche tu’’.

‘’Mi sembra…mi sembra che tu sia di vetro. Intoccabile. Non reale’’ sussurrò. Melinda lesse solo dolore nei suoi occhi. Così, gli tese la sua mano dalle unghie laccate di rosso. ‘’Toccami, allora. Non sono di vetro. Sono reale. Prendi la mia mano, Zayn’’. Lui esitò, ma fece quello che gli aveva detto, intrecciando le loro dita.

‘’Ricordo che, quando stavamo insieme, pensavo che le nostre mani si intrecciassero magnificamente. Come se fossero state fatte per stare insieme’’ disse Melinda, sorridendo.

‘’Lo pensavo anche io. Perché non me lo hai mai detto?’’.

‘’La reputavo una cosa stupida’’ rispose lei. ‘’Senti Zayn, so che non c’è bisogno che te lo dica ma non so quando ti rivedrò- se ti rivedrò- e voglio togliermi questo fardello dalle spalle. Io ti ho amato veramente. Non so se si è capito, ma…’’.

‘’Lo so, Mel’’ la interruppe.

‘’Ripetilo. Il mio nome, ripetilo’’.

‘’Mel. Anche io ti ho amato veramente, e tu si che avresti mille ragioni per non crederci’’.

‘’Ti credo. E ti amo, Zayn. Forse riuscirò ad andare avanti, un giorno. Ma fino ad allora…ti amo’’.

Melinda non si pentì di quelle parole, mai. Lui sembrava scosso ma non dispiaciuto.

‘’Ti amo anche io. E vorrei davvero poter ritornare indietro nel tempo per far andare le cose diversamente, te lo giuro’’.

‘’No’’ esclamò lei, separando le loro mani. ‘’Ti prego, Zayn. Niente rimpianti’’.

‘’Già. Niente rimpianti’’.

Melinda si alzò dalle scale, e gli tese la mano. ‘’Andiamo dentro’’ gli disse. Lui prese la sua mano e si alzò da terra. Anche quando si fu alzato, nessuno dei due aveva il coraggio di separare le loro mani. Fu Zayn a farlo.

Melinda parve delusa, almeno fino a quando Zayn non le disse. ‘’Piacere, Zayn Malik’’ porgendole la mano.

‘VORREI RITORNARE INDIETRO NEL TEMPO’ le aveva detto. Melinda capì e sorrise, porgendogli la mano.

‘’Piacere mio. Melinda Gomez’’.

 

 

HOLAAAA (?)

DIO QUANTO MI ERANO MANCATI QUESTI DUE! ALLORA RAGAZZE, CHE DITE? VI PIACE QUESTO VERO FINALE? AW.

E COMUNQUE, SI. RICOMINCERANNO, NON SO SE SI E’ CAPITO LOLS COMUNQUE VOLEVO RINGRAZIARVI PER TUTTO L’AFFETTO CHE MI DIMOSTRATE SU TWITTER, FACEBOOK E ASK. SIETE MERAVIGLIOSE, PUNTO.

SPERO CHE LA OS NON VI ABBIA FATTO TANTO SCHIFO. MI FAREBBE PIACERE SE LASCIASTE UNA PICCOLA RECENSIONE, ANCHE SE NON AVETE LETTO LA LONG <3

IN BASSO VI LASCIO I MIEI CONTATTI E IL LINK DELLE DUE LONG CHE HO SCRITTO, TRA CUI ‘AFTERSHOCK’ E IL TRAILER E' SOPRA DSDJNCJN.

BACI, VI AMO!

H.

 this.   LONG SU ZAYN.

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