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Autore: AlyeskaGnac    08/08/2013    2 recensioni
Sono passati 3 anni dalla morte di Suoh, l'Homra non esiste più...ma qualcosa sta per accadere, qualcosa che costringerà un'importante alleanza, qualcosa che cambierà il mondo.
Vedi quelle persone Yata-San? Vedi? Loro sono vive, loro sono liberi di scegliere il proprio destino, il proprio scopo, io no. Io sono stata creata con l'unico scopo di eseguire gli ordini installati nel microchip all' interno di quello che i creatori chiamano cervello. Il motivo per cui sono qui è perché anch'io voglio diventare viva e non essere più controllata da un telecomando illusorio, voglio diventare come quelle persone che ancora non hanno un loro scopo ma che sono libere. Finché ciò non accadrà resterò solo una macchina da guerra creata per uccidere.
Ognuno di noi vive cercando uno scopo, ma loro esistono solo col fine di realizzarlo. Create da un corpo che un tempo era umano, usate per uccidere...tutte tranne una, nel cui sangue scorre il DNA del re rosso e di una ragazza un tempo viva.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Misaki Yata, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Marionette
 

- Misaki Yatagarasu, io non so chi tu sia ma…sono con te.
Adesso era il giovane ad essere sorpreso, come poteva quella ragazza conoscere il suo VERO nome?...Nemmeno la più accanita delle sue fan sarebbe riuscita a scoprirlo, erano stati sempre accorti a non far trapelare
la notizia del suo vero nome.
- Scusa…ci conosciamo?
La rossa accennò un sorriso continuando a stringergli la mano e tirandolo verso di lei.
- Non qui, vieni con me.
Con forza lo obbligò a seguirla fuori dalla locanda, seguiti dalle urla di Ken.
Lo fece correre parecchio, da una parte stringeva il suo skateboard, dall’altra cercava di lasciar andare la presa ferrea di lei che non accennava a diminuire.
- Ehi! Puoi almeno dirmi dove mi stai portando?!
- …Non lo so, è un posto chiuso, molto caldo…si sta bene li, ci sono tanti ragazzi che ridono, mi sento a mio agio in quel posto…ma non credo di esserci mai stata.
Misaki non capì nulla di quanto disse, era un discorso privo di senso logico, tuttavia la strada che stava percorrendo la conosceva bene, portava ad un incrocio…e all’angolo di quell’incrocio c’era “casa sua”.
Ancora qualche metro e l’insegna del locale fu ben visibile agli occhi di entrambi. HOMRA.
La giovane si fermò proprio fuori di esso, osservandone l’entrata così familiare e sconosciuta allo stesso tempo; posò  una mano sul legno liscio della porta e la spinse delicatamente.
- Uhm…insomma mi vuoi dire chi sei?!
- Questa è…casa mia?
Il castano la guardò di sbieco chiedendosi se fosse pazza e se fosse davvero necessario chiederselo piuttosto che pensare ad un piano di fuga da quella psicopatica. La rossa entrò di colpo urlando un “sono a casa!”, quasi come se volesse farsi sentire da qualcuno; un Izumo piuttosto confuso la osservò con attenzione, restando sbigottito per l’incredibile somiglianza tra quella ragazza e il re rosso, rischiò di far cadere persino il bicchiere in vetro che stava asciugando con attenzione.
- Ecco…posso aiutarla?
Non parlò, ma si limitò a dirigersi verso il divano, seguita da Yata che invece si avvicinò al biondo.
- hn…Yata-san…è una tua amica?
- A dire il vero non ho la più pallida idea di chi sia.
Disse osservandola assieme all’amico.
Akane guardò a lungo il divano rosso dall’apparenza tanto comoda, decidendo poi di buttarcisi sopra sbadigliando rumorosamente.
- Aaaaah, accidenti ragazzi come sono stanca! Questo divano è davvero comodo, penso che dormirò qui.
- Ohi ohi, aspetta un minuto, sbaglio o dovresti spiegarci un paio di cose?!
Esclamò irato il giovane dagli occhi nocciola, seccato dall’atteggiamento della rossa.
- …scusate ma ho fatto un viaggio piuttosto lungo e faticoso e ho la schiena a pezzi…ci vediamo domani!
Le bastò appoggiare la testa sul bracciolo per cadere in un profondo sonno.
- Yata-san…questa ragazza è…
- Si lo so…è identica a Mikoto-san…mi chiedo come abbia fatto a trovare il locale e…la descrizione di poco fa era riferita a questo luogo?
- Di che stai parlando?
Il più basso dei due si portò una mano al mento, mentre con fare pensieroso disse all’altro di non pensarci, che avrebbero risolto la cosa domani non appena la misteriosa ragazza si sarebbe svegliata.
 
***
Una strana melodia cominciò a invadere la sua mente e i suoi sogni, una melodia dolce ma anche malinconica. Cominciò a chiedersi cosa fare, perché si era recata proprio li, che tipo di legame aveva con quelle persone e come facesse a conoscerle così bene, non sapeva nulla e questo la rese triste. Aveva gli occhi aperti ma ancora impastati dal sonno, nonostante ciò vide la bambina suonare il pianoforte e la chiamò.
- Anna-chan…
La ragazzina si voltò verso di lei, smettendo di suonare e raggiungendo il divano, inginocchiandosi per guardare negli occhi la rossa.
- C’è un ragazzo che tutte le volte si siede sul marciapiede di fronte al bar, ha i capelli rossi come il fuoco e gli occhi ambrati, sta fumando una sigaretta e ha la testa leggermente china su una spalla, come se stesse pensando a qualcosa. Io sono seduta di fianco a lui e lo ascolto, non muove le labbra, non emette alcun tipo di suono, ma sta chiaramente parlando con me…mi dice che presto tornerà ma non com’era prima, dice che sarà di nuovo con voi, che dovete solo avere pazienza. Ha spento la sua sigaretta ora e si alza, mi porge la mano e mi aiuta ad alzarmi, poi se ne va e non dice più niente.
L’albina la fissò atona per un po’ prima di parlare.
- Perché non riesco a vedere il tuo rosso?
La giovane si mise a sedere e posò  una mano sul capo della quattordicenne, aveva dei capelli così morbidi e lucenti, la pelle era così chiara, gli occhi così rossi e profondi…le ricordavano vagamente qualcuno, ma proprio come per il resto dei ragazzi li presenti non riusciva a focalizzarli.
- Uhm…sento di dover fare qualcosa  ma…non riesco a ricordare cosa.
- Te lo dico io!
Sbraitò improvvisamente Yata comparendo di fianco alla piccola Anna.
- Devi spiegarmi perché diavolo mi hai portato qui, come fai a conoscere il mio nome e soprattutto…chi diavolo sei!
- Uhm, Akane.
- Cosa?
Chiese confuso il castano guardandola di sbieco.
- Credo voglia dire che si chiama Akane.
Rispose per lei Izumo sceso anch’egli dalle scale come Misaki in precedenza. La rossa annuì in risposta e poi si alzò in piedi guardando fuori dalla finestra i primi raggi del sole che le illuminarono il viso.
- è caldo.
- hn?
Domandarono entrambi .
- Il sole, è caldo…ne parlavano spesso i creatori, dicevano che è bello, caldo e luminoso…è esattamente come lo hanno descritto, però è anche piacevole…non pensavo.
La cosa si faceva sempre più confusa, parlava come una bambina, come se non avesse mai visto il sole e questo lasciò nei ragazzi vari punti di domanda in sospeso. Izumo era cosciente del fatto che Misaki non ci sapesse minimamente fare con le parole, quindi sarebbe stato meglio non lasciargli porre domande o almeno non subito.
- Bene Akane-san…possiamo fare qualcosa per te? Ti piacerebbe mangiare qualcosa?
Akane si rivolse verso il biondo sorridendo e alzandosi dal divano.
- Vorrei uscire con tutti gli altri!
Concluse infine con gli occhi che quasi brillavano dall’emozione; dal canto suo, nemmeno lei era vagamente consapevole di cosa stesse pensando, tuttavia credeva che vederli uno ad uno di persona forse l’avrebbe aiutata a mettere a fuoco qualcosa della sua memoria, ammesso poi che quei ricordi fossero davvero suoi…
- Non pensi che forse prima dovresti spiegarci cosa vuoi da noi?
Ecco, aveva parlato. Izumo si portò una mano alla fronte, maledicendosi per non avergli tappato la bocca il prima possibile. Avrebbe davvero parlato? Molto probabilmente no visto che non faceva altro che cambiare argomento.
- Ecco io…in realtà non lo so di preciso…
Forse si era sbagliato.
- Io…pensavo di dover venire qui perché…beh…
- Allora?
Continuò il castano per incitarla a continuare.
- Vi racconterò tutto…ma vi pregherei di non dirlo a nessuno, non so se sia una buona idea però…è come se sentissi di potermi fidare di voi perciò voglio ascoltarlo…
Yata e Kusanagi si avvicinarono maggiormente, mentre Anna seguì il consiglio di Izumo e salì nella sua stanza al piano di sopra, in fondo a lei quel discorso non interessava più di tanto per il momento.
- Avanti parla, ti ascoltiamo.
La rossa prese un bel respiro prima di cominciare e raccontare tutta la sua storia…
- Avete presente quella sensazione che si prova ogni mattina? Quando si è stranamente felici senza un motivo? Quando si ringrazia il cielo di esistere e si cerca di dare sempre il massimo?...Ecco io non l’ho mai provata.
 
-Inizio Flashback-
 
- Papà!
Ho dei ricordi vaghi del mio passato o di quello che ero…sò solo che non ho mai avuto il piacere di ricevere una carezza o anche solo una parola di conforto, ero sempre da sola…
- Papà guarda ti ho fatto un disegno!
Non ho mai cercato il confronto con gli altri, preferivo restare nel mio mondo e isolarmi dall’altro troppo caotico per un errore come me.
- Papa…non ti piace?
Alla fine possedere una famiglia per me equivaleva a non averla, mio padre era sempre impegnato con i suoi esperimenti mentre mia madre viveva a Londra…quindi le possibilità di vederla erano assai poche.
Non avevo fratelli o sorelle, la mia unica compagna era una marionetta che mi venne regalata molti anni prima da un tizio che mi dicevano di chiamare zio; Le staccai i fili perché parevano essergli scomodi, come se volessero limitarle i movimenti…come se volessero tenerla sotto controllo. Io la trovavo molto più bella senza quegli inutili pezzi di spago.
All’età di dieci anni successe ciò cambiò irrimediabilmente la mia vita…stavo passeggiando tranquillamente per i laboratori di mio padre, quando durante la creazione di uno dei suoi progetti qualcosa andò storto, il circuito di una delle macchine era in avaria, io ebbi la “fortuna” di trovarmi proprio li in quel momento…la macchina esplose e ridusse in polvere la mia bambola, facendo lo stesso con me.
Al mio risveglio ricordo degli uomini in camice bianco che stavano lavorando su quello che pareva essere il mio nuovo corpo, mi era stato asportato il cervello per poter completare il progetto rosso, il mio vecchio corpo da decenne era stato ridotto in cenere, potevo sentire ancora l’odore pungente e fresco del sangue nonostante non ce ne fosse la minima traccia; mio padre non si sentì minimamente in colpa per quanto era accaduto alla sua unica figlia, anzi pensò bene di utilizzarne i resti per portare a termine le sue ricerche…quando realizzai ciò involontariamente uccisi due uomini, non ricordo come feci…ricordo solo il terrore nei loro occhi mentre mi ordinavano di non muovermi…poi dopo quell’accaduto non aprii mai più gli occhi e per questo credettero chetutto stesse andando secondo i loro piani, capelli scarlatti, occhi ambrati e pelle diafana, così sarei dovuta apparire, ma molto probabilmente se avessi avuto l’idea di riaprire gli occhi una seconda volta prima della completazione della fase finale si sarebbero sicuramente accorti del grave errore commesso: Dotare un burattino di una mentalità propria è stato uno dei più grandi errori che mio padre potesse commettere.
È vero, una parte di me risponde hai comunicatori poiché sono collegati al DNA di Suoh, ma l’altra parte di me è perfettamente in grado di decidere per sé!
So per certo che anche le mie altre sorelle anno subito lo stesso trattamento e quando si renderanno conto di non dover più eseguire gli ordini impartiti dal telecomando illusorio…succederà il peggio.
 
-Fine Flashback-
 
- Aspetta…tu mi staresti dicendo che sei una sottospecie di cyborg?
Domandò il castano  guardandola come si guarderebbe un malato di mente.
- Non esattamente…in realtà il mio corpo è umano, ma alcune parti di esso no, per esempio sono dotata di un microchip che mi funge da cervello…oppure riesco a creare o trasformare parti del mio corpo, come le ali meccaniche che ho utilizzato per volare fin qui.
- Eh eh eh…senti Izumo-san credo che abbia bevuto qualche bicchierino di troppo…
Il biondo concordava esattamente con Yata, tutta quella storia era troppo assurda per essere vera!
- Ascolta…se ti sei inventata tutta questa storiella solo per avvicinarti all’Homra allora sappi che hai totalmente sbagliato copione! Fingersi l’erede di Mikoto Suoh?!...Tsk!
Yata era rimasto infastidito è irritato dal comportamento della giovane, quella sconosciuta voleva davvero giocare con il fuoco a mani aperte?!
- Non sono fandonie! Ve lo posso assicurare!
Fu in quel momento che anche la piccola Anna scese al piano bar per intervenire nella discussione parandosi davanti alla ragazza a mo di scudo.
- Ha detto la verità…non riesco a percepire distintamente il suo rosso…ma posso notarvi una sfumatura anche se lieve…e sembra così familiare…
- Anna-chan…ma che stai dicendo?
Risposte lo skater fissandola atono.
- Yata-san…la prima impressione che tu ed Izumo-san avete avuto su di lei è stata identica alla mia. So per certo che tutti e tre l’abbiamo ricollegata a Mikoto-san! La facilità con cui a localizzato il locale, il fatto che abbia preso subito sonno non appena ha sfiorato il divano e poi…la visione di sta mattina.
Disse quest’ultima cosa abbassando il capo, come se un po’ si fosse pentita di aver svelato tutto così in fretta.
- Di che visione parli Anna-chan?
Chiese poi Kusanagi che fino a quel momento era rimasto in disparte.
- Ecco…
La piccola non continuò e gli altri non la forzarono, entrambi i ragazzi sospirarono per poi tornare a fissare la rossa che invece sembrava intimorita dal ricevere un'altra “falsa accusa”.
- Ascolta Akane-san…puoi provare quanto hai detto?...Hai detto di aver volato fin qui, poi provarcelo? Vorrei che ci mostrassi le ali.
Disse infine il biondo pulendosi gli occhiali dai riflessi violacei prima di riportarli a coprire gli occhi scuri.
Akane fece di sì con un cenno del capo e si diresse fuori dal locale seguito dagli altri tre, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno nei paraggi, mostrò loro la prova che dimostrava che quanto aveva appena raccontato era vero.
- Kami-Sama…non è possibile…
- Ough…quindi è vero…
- Aka-chan…sono così belle…
La giovane ritirò le grandi ali smeraldine screziate di rosso e sorrise loro.
- E’ un onore per me poter conoscere voi dell’Homra…vi prego però di non dire nulla di tutto ciò agli altri membri.
Disse chiudendo le mani a pugno.
- Non preoccuparti, non accadrà.
Poi Izumo continuò.
- …Purtroppo ci sono ancora parti che non mi sono chiare e preferirei me le rispiegassi, ma puoi restare qui quanto vuoi, ora l’Homra è anche casa tua come lo è sempre stata…se veramente dentro di te scorre il sangue del nostro re.
 
***
Erano passate quattro ore dalla confessione della ragazza e per tutto quel tempo lei non aveva fatto altro che guardare fuori dalla finestra. Misaki la guardò a lungo ancora incerto sul da farsi, finchè non decise di porle la domanda che tanto lo assillava.
- Senti Akane-san…
- Ti prego, chiamami Aka-chan, non c’è bisogno di usare simili titoli.
Lo interruppe sorridendogli e facendolo arrossire.
- B-beh…hai detto che ci sono altre come te giusto?
La rossa si avvicinò al castano.
- Esatto, ci sono altri cinque progetti come me: Il progetto blu, il progetto verde, il progetto d’oro, il progetto d’argento ed il progetto incolore. Fino ad ora solo quello blu aveva raggiunto dei buoni sviluppi, anzi, sono più che convinta che mio padre l’abbia già messa sulle mie tracce.
Il maggiore dentro di sé si chiese come potesse ancora chiamare quell’uomo padre visto ciò che in fondo le aveva fatto, ma preferì evitare quell’argomento troppo invasivo per il momento, forse gliene avrebbe parlato lei più avanti.
- Dunque…gli hai dato della lei?
- Si, siamo tutte ragazze…il suo nome è Aoi…e nel suo corpo scorre il sangue di Reishi Munakata. Rappresenta la perfezione, il pericolo in persona, la macchina da guerra per eccellenza.
Yata si portò una mano dietro la nuca pensando che una persona nel quale scorra il sangue del re blu dovrebbe essere come lui…ovvero l’esatto opposto di una macchina da guerra.
- Yata-chan…sò cosa stai pensando, ma anch’io sono come lei.
Scostò leggermente una tenda perlata del bar e lasciò passare un raggio di luce.
- Lo sai perché amavo tanto quella bambola?...Perchè mi ero auto convinta di averle restituito la libertà, perché ero certa che se le avessi rimosso i fili lei ne sarebbe stata felice…però  mi rendo conto che se sei destinato ad essere uno schiavo allora non c’è modo di cambiare le cose, una marionetta resterà comunque una marionetta anche dopo averle tagliato i fili, forse sarà più libera, ma non lo sarà mai completamente…forse l’unico modo per liberarla completamente è quello di …….
Le ultime parole furono solo un flebile sussurrò che il ragazzo non riuscì a captare, però aveva compreso il discorso di lei, quella doveva essere la sensazione che provava la giovane dinanzi a lui.
 
SI SENTIVA INCATENATA AD UN DESTINO INFELICE COME UNA MARIONETTA.

 
 
Note:
ciao a tutti ^^ ecco qui il secondo capitolo di Burning the Hell…e immagino di avervi incasinato ancora di più il cervello T.T pardon.
In questo capitolo Akane racconta solo una piccola parte del suo passato ai nostri due ragazzi, in realtà nasconde molto altro…che scoprirete solo leggendo u.u nel caso vi siate chiesti come mai la piccola Anna abbia dato subito ragione ad Aka-chan…beh potete intuirlo dalla visione raccontata precedentemente da Akane ad Anna. Per quanto riguarda i nomi di Aoi e Akane, li ho scelti basandomi sui loro colori xD (non preoccupatevi so che non interessa a nessuno, però ci ho messo molto a sceglierli per questo ci tengo a dedicargli una piccolissima parte lol) Aoi infatti significa Occhi Blu, mentre Akane significa Profondo Rosso, quindi perfettamente azzeccati. Ultima cosa, alcune parole le ho evidenziate in grassetto, vi consiglio di prestarci particolare attenzione perché grazie ad esse potreste arrivare a capire prima parte contorta della storia. ^^

 
Bene, ora vi saluto, un grazie a tutti coloro che leggono questa storia partorita da chissà quale parte malata del mio cervello e auguro a tutti buone vacanze!
Ami-chan. 

 
  
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