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Autore: jaki star    08/08/2013    2 recensioni
Ehilà! Questa è la mia prima fanfic, siate clementi.
A Julia98, che mai ho dimenticato.
"Il prezioso liquido prese a scorrergli dalle labbra sottili per poi giungere fino al mento e da lì accarezzargli il collo candido. Quando abbassò lo sguardo, vide che al posto della lama c’era un taglio profondo dal quale sgorgava una cascata di prezioso liquido scarlatto."
“Ogni volta che ti incontro, non posso fare a meno di non rimanere incantato nell'ammirare la tua bellezza”.
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Undertaker, William T. Spears
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza
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Ehilà!
Sono Jaki Star, e questa è la prima fic che pubblico!
Ci sono alcuni avvertimenti che sono costretta a dirvi, al fine di poter comprendere al meglio la storia: Ciel Phantomhive non è morto e soprattutto non è un demone.
La fic è ambientata dopo la seconda stagione.
Alan ed Eric sono ancora in vita (avevo bisogno di personale).
Molti personaggi che compariranno nella trama, sono di mia invenzione, senza riferimenti ad alcuna persona esistente.
Detto questo, penso di poter lasciarvi alla storia, con un'ultima nota: questa fic è dedicata ad una mia carissima amica.
E' una sorta di omaggio per tutto ciò che ha fatto per me, a dimostranza dell'affetto che mi lega a lei.
Grazie di tutto, questa è per te, Julia 98!




“Questo mondo crede che io non riesca a trovare la forza necessaria per andare avanti, ma si sbaglia.
Dopo tutto questo ho fatto una promessa a me stesso: diventerò grande, troverò risposte guardando avanti, senza alcun rimpianto.
Eccomi, sono pronto sen-sei: ti farò vedere chi sono.
Non ti chiedo null’altro che insegnarmi tutto ciò di cui ho bisogno… Perché a questo modo ci sono anch’io e combatterò fino all’ultimo!”.


Occhi verdi, smeraldi che splendono all’interno di un forziere nell’oscurità, cercano un contatto con quelli dell’uomo che li sovrasta in altezza.
Gli occhi di quest’ultimo sono eclissati da un’ombra scura, il colore è impossibile da decifrare perché essi sono coperti da una lunga frangia.
L’espressione dell’adulto è indecifrabile, quella del ragazzo è determinata e dura: il fuoco della tenacia arde in lui come un incendio indomabile.
Un sorriso sghembo compare sul volto del più anziano.

“Sei sicuro di ciò che hai detto? Dovrai sopportare tutto in silenzio, dovrai lavorare sodo e…”

“Non mi importa niente! Non ho nulla da perdere perché io non ho più nulla! Io non sono più nessuno! Ma non ho nessuna intenzione di arrendermi: CI SONO ANCH'IO!”.

L’adulto sorrise ancora: sì, quel ragazzo sarebbe diventato grande…
Dalle sue stesse ceneri, la fenice rinasce, analogamente lui sarebbe diventato un uomo.
Da quell’episodio, il giovane avrebbe smesso per sempre di essere un bambino.






La cadenza ritmica dei passi del dio risuonava per i corridoi del Dispacht.
Tutti i suoi movimenti sembravano essere decisi in precedenza, con rigorosa logica, niente in lui era fuori posto, tutto ordinato, perfetto, impeccabile.
Sguardo puntato dritto davanti a sé, verso la sua destinazione.

Alto, capelli castani, molto scuri, corti ed ordinatamente tirati all’indietro.
Occhi: verde brillante, inquietanti, freddi come il ghiaccio e vitrei, sembravano fatti apposta per gelare il sangue nelle vene della gente. 
Viso scarno, lineamenti raffinati e virili, mascella decisa e naso dritto.
La pelle diafana bianca come il latte mentre le labbra, sottili e piegate sempre in una linea perfettamente orizzontale, erano vagamente più rosee rispetto al resto del viso.

Proseguendo la marcia raggiunse il suo obbiettivo: un giovanotto era intento a flirtare con un impiegata durante il suo ipotetico turno di lavoro.

“Raccogliere anime? Uno scherzo, di solito finisco tutto il lavoro prima della fine del turno e…”

“Knox”.

Il ragazzo si irrigidì.

“Ah… Ah… Sp… Spe…”

Non riuscì ad articolare neanche mezza frase perché era già stato afferrato per il colletto della divisa e trascinato a forza lontano dalla sua “preda”.



“Vuoi proprio costringermi a dimezzarti lo stipendio eh, Knox? Non mi risulta che flirtare con le colleghe rientri nelle tue mansioni, giusto?”. 

Calma e freddezza.

“M... Ma… Ecco vede io… Mi... Mi sono preso una pausa e...”

“La pausa è alle 12 in punto, né un minuto di più, né un minuto di meno. Questo vale per  tutti i lavoratori, te compreso razza di scansafatiche”.


Fra un corridoio ed un altro i due arrivarono allo studio dell’uomo che, lasciato cadere di faccia il collega, si sedette alla scrivania, spostando momentaneamente l’attenzione sui documenti sparsi sul tavolo.
Mentre Ronald Knox si riprendeva dalla facciata massaggiandosi il mento, una donna fece irruzione nello studio: alta, capelli bianchi ed un vestito azzurro con rifiniture argento.
Gli occhi azzurro molto chiaro, lo sguardo intenso.

“Buongiorno supervisore, ciao Ronald, stavi flirtando ancora con quella della cassa 3 al reparto vicino? Come è andata oggi?” esordì la donna

“Giudica tu..”

“Ahhh e così ti sei fatto beccare un’altra volta dal tuo bel superiore? Vedo che le maniere buone non le conosce.. Dico bene signor S-” 

“Vedo che il rispetto verso i superiori e la divisa sono un optional per te, dico bene, Hylda Cavendisch?”

“Dice bene, supervisore dell’associazione Invio dei della morte, William T. Spears ” rispose ad alta voce la dea.

“Tsk, a volte sei veramente irrispettosa, cara segretaria”.


Hylda si avvicinò al dio e gli prese il mento fra le dita, costringendolo a guardarla negli occhi.

“Sai, io sono fermamente convinta che siano i bambini a dover portare rispetto agli adulti, caro il mio superiore” sibilò lei.

Will si liberò dalla morsa e le puntò gli occhi addosso, glaciale.

”Per quanto possa  essere valida la sua educazione, questa legge non vale nell’ambito lavorativo” rispose, con finta cortesia.


La donna indietreggiò con un sorriso beffardo e Ronald credette che di lì a poco si sarebbe scatenata una battaglia a suon di Death Schyte.
Ma Hylda porse invece al giovane una busta.

”Dalla sezione amministrativa, per te”

“Che vogliono ancora questi? Se sono ancora straordinari giuro che, prima la straccio e poi la brucio, mi hanno già costretto a farli la scorsa settimana e per di più non retribuiti”.

Lesse velocemente l’infame lettera e, finito ciò, fissò Knox .

“Bene, tu e Humphreis. A Londra. In periferia. Ora”

“Sissignore!” esclamò Ron, che girò i tacchi pronto a partire, ma si bloccò dopo aver udito una femminile risata molto beffarda.

“Cavolo, non sai nemmeno che devi fare e già parti? Voi bambini del giorno d’oggi siete davvero strani, ahahahh!” dietro la segretaria, Spears si massaggiava le tempie con aria sconsolata.

“Quando mai ho deciso di accettare questo lavoro, quando mai…”

“Ehm… Oh che figura… Allora… Che dobbiamo fare io e…”

“…E io, capo ”

“Ma tu quando sei arrivato, Alan?”

un forte sbuffo da parte di William fece zittire all’istante tutti i presenti.

“Ronald, Alan, voi due dovete andare nella periferia di Londra a caccia di un demone… Non è relativamente forte ma non abbassate la guardia: è bravo ad ingannare con le parole, per questo ci sta soffiando un’ingente quantità di anime. Meglio eliminare subito il problema, prima che quelli dell’amministrazione inizino ad essere una spina nel fianco come al solito: non voglio fare straordinari, intesi?!”

“Signorsì signore!”.

Cavendisch scrutò i due giovani andarsene.

+++++++++++++++++++++++++++++++

Più o meno venti minuti dopo, Hylda decise di rompere il silenzio.
Dopotutto, lei lo odiava a morte, il silenzio.  

“Dì un po’ William… Vai ancora a cavalcare?”

“Da cosa nasce la necessità sapere ciò?”

“Così…Tanto per dire...” fissò le scartoffie burocratiche sulla scrivania “Lavoro, lavoro, lavoro, lavoro… Tu vivi per questo Spears, non trovi mai un diversivo, non hai hobby, non vuoi la compagnia di nessuno, non parli mai con i colleghi, niente feste… Sei proprio solitario bambino mio”

“Ti conosco, dove vuoi arrivare? E non chiamarmi bambino mio, non sono tuo figlio e non sono un moccioso. Di solito o parli a sproposito oppure vuoi avere delle informazioni ”

“Quanto mi conosci bene… Sai… A volte, ho sentito dire che un allievo dovrebbe ritornare dal maestro, anche dopo aver raggiunto la virilità (perciò anche volendo, non siamo nel tuo caso)”

“Ah, ah, ah” fu la risposta apatica di William alla provocazione da parte della bianca.

“Non solo per rispetto… Ricordati che non si ha mai finito di imparare” terminò la perla di saggezza con un’occhiata al ragazzo “Dovresti prenderti un po’ di ferie, Will”

“Non chiamarmi con quel sopran-”

“William! William!”

Eric piombò nella stanza con irruenza, inciampando nel tappeto per poi cadere rovinosamente sul pavimento.

“Che volo aggraziato Eric” fece Hylda.

Il giovane era pallido e tremante, come se avesse visto la propria morte a due centimetri dal viso.

“Che succede Slingby?” chiese William, serio.

Dopotutto se lo shinigami l’aveva chiamato per nome, doveva essere accaduto qualcosa di veramente grave.


“Ron e Al… Sono in pericolo”. 
  
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