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Autore: AriCalipso    16/08/2013    5 recensioni
-Perché è stato già tutto prestabilito da entità talmente grandi e sconosciute a noi essere umani. Io e te siamo stati destinati e questo non può essere modificato da nessun’altra cosa al mondo, siamo legati da un vincolo inviolabile, un sigillo che non si aprirà, nemmeno dopo la morte –rispose sfiorando la mia bocca con le labbra. Un bacio leggero, delicato e del tutto inaspettato
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

-Buongiorno, baby! –esclamò Ville seduto sul letto, con le lenzuola che gli coprivano dal bacino in giù, le ginocchia portate al petto, sulle quali poggiava i gomiti. Si accese la prima delle tante sigarette, che avrebbe poi fumato in giornata. Fece il primo tiro e buttò fuori il fumo, con fare così elegante da far innamorare qualsiasi essere umano, poi si voltò verso me, carezzò la mia fronte sorridendo. Gli feci anche io un leggero sorriso, poi cercai il mio cellulare tra le coperte e per terra, finché non lo trovai. Sgranai improvvisamente gli occhi … avevo ben 8 chiamate perse di Paula.

-Merda!- esclamai, mettendomi seduta sul letto –devo andare immediatamente, è tardissimo e poi saranno anche preoccupati e non voglio che … -proseguii cercando il mio vestito. Ville mi prese per un braccio e mi tirò a sé.

-Dove credi di andare? –mi domandò poggiando il mio volto sul suo petto –magari anche loro si trovano così, stretti l’uno a l’altro, che si interrogano sulla notte appena passata … -proseguì facendo correre la sua mano lungo il mio braccio.

-Perché è successo Ville?- gli chiese guardandolo dritto in quegli occhi di ghiaccio.

Lui fece un altro tiro, scrollando via della cenere che si era accumulata nella sigaretta e poi buttò fuori il fumo.

-Perché tu lo volevi, l’ho notato non appena siamo entrati dentro questa casa –sorrise mordendomi delicatamente la spalla destra.

-E tu Ville? –gli domandai con voce flebile. Avevo paura di qualsiasi risposta lui avesse dato, sapendo con certezza che non sarebbe stata quella che io mi aspettassi –è stato solo sesso?- gli chiesi ancora.

Il ragazzo schioccò un bacio sulla mia spalla e poi tornò a guardarmi in viso, sfiorando il mio naso, mentre poggiava la fronte contro la mia.

-Tu cosa credi sia stato? –mi rispose con un’altra domanda. Non riuscivo a farlo parlare, voleva che io intuissi da sola i suoi sentimenti, come lui era in grado di comprendere i miei. Stavo per rispondere, quando suonò il cellulare.

-Insomma si può sapere dove sei?- chiese Paula preoccupata.

-Paula scusa ma avevo il silenzioso. Ieri sera ho incontrato alcuni vecchi compagni e sono rimasta a dormire da una mia amica, tra una parola e l’altra il tempo è voltato e mi sono dimenticata di avvertirti. Arrivo subito!- terminai chiudendo la chiamata e rivestendomi velocemente. Presi la mia roba e mi avvicinai alla porta della camera.

-Ah Ary … Jonna è fuori per le prossime due settimane, se vuoi fare visita a quella tua “amica” … beh sai dove trovarla- sorrise accendendosi una seconda sigaretta.

Uscii da casa di Ville ripensando continuamente a ciò che era successo e non potevo far altro che constatare quanto fosse stato meraviglioso unirmi di nuovo a lui dopo tantissimo tempo. Non riuscivo però a comprendere il perché lo avesse fatto, sapevo benissimo che il motivo non era stato solo appagare un mio desiderio, c’era qualcosa in più … un qualcosa che però non riuscivo a decifrare con esattezza ancora, anche perché non ero brava come lui ad interpretare i pensieri della gente. Arrivai a casa e vidi Paula seduta sul divano, le raccontai la miglior scusa che avessi mai inventato in tutta la mia vita, mentirle non era quello che volevo, ma non mi sembrava il caso raccontarle ciò che era realmente accaduto quella notte.

Passarono due giorni, non vidi né sentii Ville, chiedendomi che cosa stesse facendo e perché quei giorni non si era fatto vedere a casa di Paula e Lauri. Volevo chiamarlo, avevo bisogno di sentire la sua voce più di ogni altra cosa, ma era ancora troppo presto per rivederlo, poiché ancora meditavo sulla sua domanda, che difficilmente riuscivo a decifrare, come fosse un messaggio criptato.

Il terzo giorno, uscita da lavoro, decisi di fare una piccola sosta al bar di Bam. Era tantissimo tempo che non lo vedevo, volevo approfittare per fare qualche parola con lui, oltre al fatto che avevo assolutamente bisogno di un caffè per portare avanti la giornata. Chiacchierai con Bam del più e del meno, mentre sorseggiavo la bevanda bollente, quando improvvisamente qualcuno entrò nel locale.

-Vuoi il solito? –chiese Bam al nuovo cliente, sorridendo, tirando fuori una bottiglia di Jack Daniel’s.

-Sì, metti anche il caffè della signorina sul mio conto- affermò avvicinandosi al bancone –baby non sei più andata dalla tua amica?-esclamò sorseggiando il liquore. Mi domandavo se fosse tutta una coincidenza o se qualcuno lo avesse informato o, semplicemente, mi conosceva talmente bene tanto da ricordare che dopo la mia lezione di danza avevo urgentemente bisogno di un caffè. Bevemmo in silenzio, non volevo iniziare una conversazione in un luogo aperto a tutte le orecchie dei clienti che entravano ed uscivano. Finimmo di bere, poi mi mise un braccio attorno al collo e, insieme, ci dirigemmo verso l’uscita.

-Segna tutto sul mio conto, Bam!- esclamò aprendo la porta. Uscimmo dal locale, stretti l’uno all’altra, come se avessimo paura che qualcosa ci avrebbe improvvisamente diviso.

-Beh, perché non ti sei più presentata? –mi domandò aprendo la macchina con il telecomando della chiave.

-Veramente nemmeno tu mi hai più chiamata- replicai spazientita.

Ville scoppiò in una fragorosa risata. Che cosa aveva da ridire ora? Ero confusa, cercavo in ogni modo di comprendere il perché di questo suo atteggiamento. Smise di ridere, si diresse verso me e si avvicinò talmente tanto, da essere in grado di contare ogni suo più lieve respiro.

-Chiamarsi o mandarsi messaggini idioti è una cosa da quattordicenni non trovi?- domandò mettendomi l’indice sotto il mento, alzandolo con delicatezza verso il suo volto –è arrivato il momento di viverci l’un l’altra, in ogni istante, senza sprecare nessuna occasione che questo misero scorrere del tempo ci offre … -proseguì avvicinando il suo volto al mio, poggiando le sue labbra sulla mia fronte –sono già passati due giorni e già se n’è andata metà della nostra vita … - terminò il discorso stringendomi forte a sé. Più stavo tra le sue braccia e più mi rendevo conto di quanto stessi bene, di come tutto il dolore che mi aveva recato, svanisse in un istante, dimenticandomi perfino del perché me ne fossi andata per due anni, lontano da tutto e da tutti e soprattutto … lontana da lui. Nella mia mente si creò una confusione tale da non essere più in grado di distinguere il giusto dallo sbagliato, un vortice unico in cui si intrecciavano piaceri, emozioni, dolori e delusioni, tutti insieme, senza riuscire più a distinguerli gli uni dagli altri. Ville mi fece salire in macchina e andammo a casa sua.

-Avverti Paula … -esclamò attaccando il cappotto all’appendiabito –dille che sei stata invitata a cena dalla tua “amica” –proseguì sorridendo. Le sue intenzioni non mi erano del tutto chiare, forse mi stava semplicemente usando per soddisfare le sue voglie sessuali, data l’assenza di Jonna, però perché proprio io? Quando stavamo insieme conosceva così tante ragazze che gli facevano la corte, perché chiamare proprio me? Forse perché sapeva benissimo che non lo avrei rifiutato, che non sarei mai riuscita a dirgli di no, ma sicuramente sotto tutto questo c’era qualcos’altro di estremamente indecifrabile, che non riuscivo in nessuno modo ad interpretare. Uscii in giardino, mentre Ville stava facendo la doccia. Notai come non era cambiato nulla, sempre molto curato e privo di qualsiasi erbaccia. Mi avvicinai al cespuglio di rose rosse … le adoravo, erano semplicemente meravigliose e perfette, la loro delicatezza, la loro maestosità mi avevano sempre affascinato, in passato come ora. Ne odorai una, sublime leggerezza nel sentire il suo aroma entrarmi in testa e pervadermi tutta.

-Sono bellissime, non trovi? –domandò Ville mentre sorseggiava un liquore e, con l’altra mano, mi porse un bicchiere pieno. Calò un soave silenzio, veramente piacevole. Osservammo le rose, scambiandoci sguardi, sorridendo, mentre io finivo di bere il liquore e Ville stava fumando la sua … beh avevo perso ormai il conto di quante sigaretta avesse fumato! Il ragazzo si avvicinò a me e, con il braccio tatuato, mi strinse a sé, mentre con l’altra continuava a tirare la sua infinita dose di nicotina. Stavo bene, volevo chiedergli tante cose che ancora non riuscivo a comprendere, perché mi avesse tradita, perché non fece nulla per impedirmi di andar via tutto quel tempo e, soprattutto, volevo sapere perché desiderava a tutti i costi passare del tempo insieme a me, se poi sarebbe finito tutto, una volta che Jonna sarebbe tornata, ma non volli chiedergli nulla, poiché ogni singola e misera parola avrebbe rotto tutta quella bellissima armonia e intesa, che regnava nell’aria.

-Non è stato solo sesso, Ary –esclamò improvvisamente Ville, alzando il volto verso il cielo. Io lo guardai, osservando i suoi occhi, contornati da un infinito rossore che non se ne era mai andato –quando ti unisci alla persona che ti appartiene, non può essere solo dello squallido e insensato gioco di corpi, c’è e ci sarà per sempre qualcosa di più –proseguì posando il suo sguardo su di me – c’è complicità, affetto, passione … tutto quello che può trasmettere una persona innamorata –disse passandosi una mano tra i capelli, facendola scivolare dietro la nuca, per poi posarsi sul collo, sempre sorridendo. Si era finalmente rivelato, senza che io gli chiedessi nulla, perché era consapevole del fatto che lo volessi sapere ardentemente, per cercare di mettere in ordine i tasselli di una confusione mentale, che non aveva intenzione di placarsi in nessun modo. Non so perché, ma ascoltando quelle parole, una lacrima scese dai miei occhi, rigando il mio volto. Di getto mi buttai fra le sue braccia, comprimendo il viso contro il suo petto, soffocandomi in quell’immenso profumo.

-Perché devo essere ancora tua … perché Ville?- gli chiesi piangendo, anche se non sapevo nemmeno io il motivo del mio pianto. Lui per tutta risposta, mi strinse di più a sé, accennando ad un leggero sorriso, mentre socchiudeva leggermente gli occhi.

-Sai già da sola che, senza di me, saresti come una coltre di fumo incerta, che vaga ininterrottamente senza una guida che gli indichi la retta via. Tu hai bisogno di me, hai bisogno che io vegli costantemente su di te, senza mai lasciarti vagabondare da sola, stringendoti sempre la mano, qualsiasi sentiero tu voglia imboccare e, tutto questo, ti è possibile solo se continui ad amarmi come lo stai facendo ora- concluse dandomi un bacio in fronte. Erano le parole più belle che, in tutti gli anni passati insieme, fossero uscite dalla sua bocca, così perfetta. Le aveva  pronunciate con una sincerità ed una dolcezza tale da far sciogliere il ghiaccio più resistente e crearvi attorno un eden meraviglioso e puro.

-Come fai a sapere tutto questo? –gli domandai, asciugandomi gli occhi. Ville poggiò la mano gelida sulla mia guancia, carezzandomi la pelle con il pollice.

-Perché è stato già tutto prestabilito da entità talmente grandi e sconosciute a noi essere umani. Io e te siamo stati destinati e questo non può essere modificato da nessun’altra cosa al mondo, siamo legati da un vincolo inviolabile, un sigillo che non si aprirà, nemmeno dopo la morte –rispose sfiorando la mia bocca con le labbra. Un bacio leggero, delicato e del tutto inaspettato. I suoi discorsi mi fecero sempre più rabbrividire, mi spaventò come lui sapesse tutte queste nozioni, mentre io ero ignara di tutto quanto, non pensavo mai che il destino avesse un potere così grande e fosse così abile da nascondersi in qualsiasi persona o animale, senza farsi mai riconoscere. Si levò un leggero vento, il quale iniziò a danzare con i nostri capelli, mentre delle foglie cadute, circondavano le nostre due figure, ancora unite in quel bacio inatteso.

Eccoci di nuovo qui cari lettori :)
Beh che ne pensate? Spero di non deludervi!
Ma questo finnico filosofo e saccente proprio la nostra Ary doveva tormentare? E tu Ary proprio di lui dovevi innamorarti? Eh...quando si dice il FATO, che in questo caso sembra proprio il padrone di tutta questa vicenda!!
Alla prossima gente ;)
  
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