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Autore: charlalala2    16/08/2013    0 recensioni
Andiamo, Ji-Yong continua a ripetermi Nam Gook, il mio manager. Ma dove andiamo? Vorrei dirgli, dove dovrei andare se non so più neppure dove sono e chi sono? [...] – Un autografo? Un cd? Ma un autografo di chi, scusa? Hai del sangue che ti gocciola dal naso, prova a calmarti e un po’ e magari dormirai. Buon volo. – merda. Se questo è un incubo, vi prego, svegliatemi.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: G-Dragon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 3 – Segui quella cazzo di macchina, Nam Gook!



[Ji-Yong POV]

- Siamo d’accordo allora. Domattina la sveglia sarà alle otto, hai un’ora e mezza per fare colazione e prepararti con calma, per le dieci saremo sul set. Ji-Yong ti prego, non siamo in Corea, non siamo a casa nostra, non facciamo le dive, mi raccomando. Quando la sveglia suonerà, tu ti sveglierai. Sono stato chiaro? – ha appena terminato Nam Gook. Sembra mia madre – rifletto. Il fatto è che non sono un tipo particolarmente mattiniero, come dire, ci tengo alle mie ore di sonno, e io adoro dormire, perciò detesto quando qualcuno, o qualcosa mi sveglia. Voglio i miei tempi, ma temo che sarà impossibile.
- D’accordo Hyung, non preoccuparti. Per le dieci, te lo prometto, saremo sul set, non un minuto di ritardo. – dico cercando di sembrare il più convincente possibile, magari ci crede. Mi sa che lo sa anche lui che sto mentendo, perciò si limita a chinare il capo e ridacchiare un po’, poi mi guarda e conclude con un – Buonanotte, Ji, sogni d’oro. -
- ‘Notte, Hyung. – gli rispondo tenero. 
Le mie valigie dovrebbero essere già in camera, perciò non mi resta che prendere l’ascensore per salire fino al terzo piano. In attesa comincio a giocherellare con le chiavi della stanza facendole girare a vortico sul mio indice, sono sovrappensiero, come al solito. Sto diventando pesante pure per me stesso, me ne rendo conto. Vengo distratto dal ding-dong che segna l’arrivo dell’ascensore, che una volta aperto lascia spazio ad un facchino con un carrello ed una decina di valigie, poverino, sarà sfinito. Sembra anche essere molto giovane. Mi guarda cercando di mantenere un’aria formale e professionale, ma glielo si legge in faccia che vorrebbe tirare tutto per aria. Sono diventato così sensitivo nell’ultimo periodo. Lo lascio passare e prendo il suo posto nell’ascensore, che in pochi instanti mi porta sul mio piano, lo percorro e mi guardo un po’ in giro. Non ci sono molte stanze – dico più ad alta voce che a me stesso. Poi scorgo la mia e mi ci fiondo dentro. – Non è male – dico stavolta a voce alta, in fondo sono solo. Non mi interessa neppure guardarmi intorno, le stanze degli alberghi sono tutte uguali, qualcuna più grande e lussuosa, qualche altra no. A me basta che ci sia un letto ed un bagno, per il resto è tutto uguale. Faccio solo caso alle mie valigie accuratamente posate a lato della sedia, di fronte al letto, all’angolo. Le avrà posate il ragazzo, realizzo allora. Era carino. Ok, basta così. Mi serve una doccia. Subito. Prendo il bagaglio più piccolo, quello contenente la mia roba intima e la poso di forza, quella poca rimasta, sul letto; così la apro e prendo i primi vestiti per la notte che trovo. Vestiti, per intenderci, dei boxer puliti e un pantalone di tuta. Vada allora per quelli neri e una tuta Nike blu elettrico, entro in bagno e mi ci chiudo dentro. Chiudo gli occhi per un istante e respiro forte, li riapro e mi guardo allo specchio. Mio Dio. Ammetto che ci sono giornate in cui la mai faccia prende più la piega di un troll che di un umano, ma cristo, sono inguardabile. E’ lo stress, questo è certamente lo stress. Arrivato a questa sana conclusione, apro l’acqua della vasca e la miscelo fino ad una temperato bollente ma non troppo, insomma. Butto giù del bagnoschiuma e mi spoglio, una gamba e poi infilo l’altra, finché non mi ritrovo con il corpo sprofondato in un tripudio di calore benefico.


                                                                  

Vorrei poter morire qui, dico tra me. E’ così bello. Non c’ho voglia di uscire dall’acqua. Sarà passata almeno un’ora, devo essermi addormentato, ma che ore sono? Faccio per alzarmi e mi rendo conto di essere indolenzito, fatico ad alzare la schiena e le braccia sono completamente addormentate. Complimenti Ji, vai di bene in meglio. Non appena riesco ad alzarmi un po’ mi giro e cerco il cellulare; devo controllare l’ora, e i messaggi e le chiamate. Youngbae. Decido di darmi una mossa e mi alzo del tutto reggendomi qua e là sul muro, perdendo una o due volte l’equilibrio e rischiando, semplicemente, di rompermi qualcosa come un ginocchio o una gamba, riesco ad infilarmi l’accappatoio, e una volta resomi conto che il telefono qui non c’è, mi vesto. La sensazione dei vestiti puliti, l’odore dell’ammorbidente di mia madre. Mi manca, mi mancano le vacanze a Jeju con lei, appa e noona, mi manca essere bambino, mi mancano tante cose. 
Spengo la luce e ritorno in camera, eccolo – dico, vedendo quel dannato telefono illuminarsi.
7 Nuovi Messaggi; 2 Chiamate Perse. E poi? Hanno anche chiamato la polizia per denunciare la mia scomparsa? La metà dei messaggi sono tutti di Youngbae, mi ha chiesto se ero arrivato, se stavo bene e perché non rispondevo alle chiamate. Un messaggio di Teddy e uno di Ri. E’ tutto apposto – penso. Posso andare a dormire. Tiro il telefono dall’altra parte del letto e mi butto quasi a peso morto sul materasso, è così comodo. Chiudo gli occhi e mi lascio andare alle braccia di uno sperato, sereno e riconciliante sonno.

Li vedo. E’ una visione sconcertante e raccapricciante, perché proprio sul mio letto? Lì c’è il mio telefono. Lui è sopra di lei, le copre il corpo ma la pelle bianco lette risplende ancora. Azzardano a dei movimenti lenti ma decisi, e ad ogni ansimare e gemere la visione mi fa sempre più schifo. Perché non me ne vado? Le sta baciando il collo, e lei piega la testa chiudendo gli occhi, si lascia andare. Continua ad ansimare e lui la segue, con un respiro sempre più continuo e frequente. Adesso me ne vado. Mi sta fissando. Lei mi sta fissando, i suoi occhi lo stanno facendo. Lui se n’è accorto e adesso mi sta fissando anche lui. Sono ancora qui? Non voglio guardare oltre. Eppure non riesco a muovermi, lei comincia a ridere, mentre lui rimane serio ed immune. – Andiamo, Ji. – E’ la voce di Youngbae, mi sento sfiorare e mi giro: non c’è, al suo posto c’è il facchino. Cosa ci fa qui? Dov’è Youngbae? – Andiamo, Ji Yong, dai.- ripete la stessa voce. Continuo a sentirla ridere e non posso fare a meno di guardarla, è così bella. Lui è scomparso, e lei sembra essersi vestita di bianco, di nuovo. Mi prende per mano e mi abbraccia, mentre mi guarda con quegli occhi. – Ji Yong, svegliati – mi dice, ma senza smettere di abbracciarmi.
– KWON JI YONG, ALZATI DA QUESTO MA
LEDETTISSIMO LETTO!!! – Mi sveglio. Scatto il busto in piedi, ho il respiro profondo, gli occhi serrati.Tutto questo è assurdo. C’è Nam Gook davanti a me, probabilmente sarà tardi ed è venuto qui a svegliarmi. Ho bisogno di un po’ d’acqua. Ho caldo, ed è allora che mi rendo conto di essere sudato fradicio. Era un incubo. Devo trovare quella ragazza, devo parlarle e chiederle scusa, per questa stronzataho passato una delle peggiori notti della mia vita. Quella scena, lei, lui, il facchino.
– Scendo subito Nam Gook, oh, e buongiorno. – non dice nulla, chiude soltanto piano la porta e mi lascia da solo in mezzo a quel casino di pensieri rovesciati, la mia mente è arrivata all’orlo, devo rimettermi in piedi.
                                                                                                

- Ji, non ci siamo, sei distratto e teso. Prenditi cinque minuti, mangia un po’, versati un bicchiere di qualsiasi cosa, fumati una sigaretta se vuoi, ma per favore: riprenditi, abbiamo girato questa scena sei volte negli ultimi dieci minuti. Pausa di cinque minuti per tutti! – decreta alla fine il regista visibilmente irritato. Lo sono un po’ tutti questa mattina; io ho ritardato a causa del pessimo “buongiorno” e adesso, per giunta, sto dando il peggio di me. Stop. GD, svegliati. Lascia fuori Ji Yong una mezz’oretta e riprendi in mano il controllo della situazione. Autodisciplina. Autocontrollo. Questo è il segreto.
D’accordo, ci siamo.
Piglio un bicchiere d’acqua e cerco di non pensare a nulla se non al MV e al mio lavoro, quello per cui sono qui, quello per cui vivo. Prima iniziamo le riprese e prima le termineremo, così magari avrò il tempo per cercare quella ragazza – concludo, poi comincio a lavorare.

Le due ore successive si fanno più tranquille, il mio umore è decisamente migliorato, adesso sono più rilassato e pronto a continuare con il servizio fotografico. I servizi in fondo non sono così male, mi diverto a mettermi in posa, e la gente si diverte a guardarmi mentre lo faccio. Passa tranquillo anche questo, a parte due o tre richiami del fotografo come – Ji, sei teso. Sciogliti, pensa a qualcosa che ti diverte e che ti fa sorridere -. Ed è così che un'altra giornata di lavoro passa, tra una pausa e l’altra, cerco di sgomberare la mente dai pensieri.
                                                     
                                                                   

Quando è ora di tornare in albergo sono circa le undici e mezza, siamo tutti stanchi, e lavorare così non avrebbe alcun senso. In fondo ci sono ancora cinque giorni.
Già, ancora cinque giorni… - sospiro. Cerco con lo sguardo la macchina perché vorrei tornare in albergo, così una volta trovata piglio per un braccio il mio manager e lo trascino via di lì, quando inizia a chiacchierare con qualcuno, difficilmente smette.
Immersi nel traffico londinese – dove siamo qui? – mi chiede ad un certo punto un curioso Nam Gook, intendo più a scrutare che a guidare, pensa che io possa saperlo essendoci stato più volte.
– a Leicester Square, credo -  decreto incerto io nel mio miglior inglese. Effettivamente sono migliorato rispetto agli ultimi anni, non c’è che dire. Lui mi guarda e mi fa cenno di aver capito, poi continua a guidare senza smettere di curiosare in giro fuori dal finestrino.
– Così finirai per fare qualche incidente – è la verità. Non dovrebbe distrarsi mentre guida così
– Avanti Ji, non essere noioso. – ridacchia – e da quella parte invece cos – la frase gli muore in bocca.
– Segui quella macchina – un taxi. C’è lei, è la ragazza dell’aereo, ne sono sicuro è proprio lei, ed è dentro quel taxi, devo raggiungerla adesso.
– Ji Yong dobb – non lo faccio concludere - Segui quella cazzo di macchina, Nam Gook! – si è irrigidito. Ho alzato la voce senza che me ne rendessi conto.
– Hyung, scusami. Solo, solo segui quella macchina d’accordo? Quando arriveremo in albergo ti spiegherò. Non farmi domande - 






                                                                    

 

ANNYEOOOOOONG! 
Non so come, ma sono già arrivata al terzo capitolo * clap clap *
E' l'ispirazione per il compleanno imminente
del cicco ♥ aww. Temo che questo capitolo faccia un po' cagare.
O perlomeno, non ne sono convinta al 100%. Fatemi sapere :) 
Bacini

  
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