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Autore: Alkimia    21/08/2013    17 recensioni
***Seguito di STRANGER THAN YOU DREAMT IT *** Terza ed ultima storia della serie ***
L'abbraccio di Loki è fin troppo saldo, quasi prepotente, possessivo.
Nadia affonda il viso nel suo petto, gli allaccia le braccia dietro la schiena e sente di star tremando.
''Sarò io?'' si chiede. ''Dopo tutto quello che è successo, dopo tutto il male che è stato fatto, sarò io che giocherò il dio degli inganni, che lo tradirò e finirò per ucciderlo? ''

Un altro mese è passato dall'ultima disavventura degli Avengers. Nadia sta bene e si accinge a tornare in Italia. Loki, "graziato" da Thor, se n'è andato per la sua strada. Per gli eroi nessuna nube all'orizzonte, nessun nemico, nessuna minaccia... ma anche quando sembra tutto tranquillo, c'è sempre qualche ombra in agguato per chi ha incrociato la propria strada con quella del dio dell'inganno.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars'
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Epilogue

 

Venezia che muore,
Venezia appoggiata sul mare,
la dolce ossessione
degli ultimi suoi giorni tristi
Venezia la vende ai turisti
che cercano in mezzo alla gente
l'Europa o l'Oriente,
che vedono alzarsi alla sera
il fumo o la rabbia di Porto Marghera... 

La ragazza ha in testa i versi di questa canzone mentre sale le scale del Ponte degli Scalzi di fronte alla stazione di Santa Lucia.
La ragazza si chiama Nadia. Sta tornando da una tipografia dove è andata a ritirare i nuovi biglietti da visita per l'albergo della sua famiglia.
Si volta alla sua destra e raggiunge il parapetto di marmo, quello in direzione di Piazzale Roma, lì dove l'incanto della Laguna comincia a scemare e restituisce la solida realtà della terraferma con il grigio del suo cemento e con quella cicatrice di vetro e acciaio che è il ponte di Calatrava.
Nadia guarda il sole del tramonto incendiare la superficie dell'acqua, renderla simile a un fiume d'oro. Di notte a volte sogna una città sospesa tra le nuvole con i palazzi che hanno proprio l'aspetto dorato del sole che si riflette sull'acqua sulla quale galleggia Venezia.
Da un po' di tempo a questa parte, la giovane ha cominciato a ricordare i sogni con straordinaria nitidezza.
Respira quell'odore misto di mare e fango che ha solo il vento della sua città. Avverte lo sbattere d’ali di un gabbiano.
C'è qualcosa di tremendamente fuori posto in quello scenario da cartolina. Da quando è tornata dall'America ha questo strano senso di straniamento. 

 Venezia è un imbroglio
che riempie la testa soltanto di fatalità...

Forse è solo perché non si aspettava quello che sarebbe successo dopo la sua permanenza oltreoceano. Aveva smesso di sperare che certi sogni si realizzassero e, adesso che è successo le sembra che nella sua vita non tornino più i conti, a volte ha la sensazione di aver perso dei pezzi per strada. A volte fa sogni strani e si sveglia come un soldato dopo un'esplosione, che è convinto di essere ancora tutto intero e invece gli manca un braccio o una gamba.
Nadia non sa cosa le manca. Però sa che non le fa male quell'assenza, che le sembra tutto così naturale. Forse, ora che ha quasi ventisette anni e che la sua vita sta prendendo la direzione che voleva, comincia ad avvertire i buchi di vuoto in tutte le cose che cambiano forma sotto le sue mani e dentro la sua testa.
Una folata di vento stranamente freddo fa increspare l'acqua e mischia l'oro dei riflessi al cupo color piombo dell'ombra delle nuvole.
Nadia chiude i bottoni del soprabito, tasta la consistenza del pacchetto della tipografia dentro la  tasca e si volta per scendere le scale davanti alla chiesa di San Simeon.
Sull'ultimo gradino la coglie un'altra folata di vento e lei mette il piede su qualcosa di scivoloso. Ghiaccio? È mai possibile che ci sia una piccola lastra di ghiaccio su quel gradino e solo lì? E che lei ci sia finita proprio con il piede sopra?
Non ha tempo di pensarci, ha perso l'equilibrio e d'istinto allarga le braccia per cercare un appiglio. Tende la mano e qualcuno le afferra le dita. Con un unico gesto rapido le cinge la vita con un braccio e l'aiuta a tornare diritta.
Nadia sbatte le palpebre e cerca di rimettere a fuoco la scena di lei che ora se ne sta stretta contro il torace di uno sconosciuto. Un po' come in quelle scene da film d'amore scontati, dove l'imbranata e lo sconosciuto che l'ha soccorsa finiscono irrimediabilmente per innamorarsi.
Beh, di quello sconosciuto potrebbe certamente innamorarsi, ora che lo guarda meglio.
Mica male, il ragazzo...
Perché di un ragazzo si tratta, un giovane uomo sulla trentina; occhi chiari di una sfumatura d'azzurro veramente insolito e gelido; un bel viso dai lineamenti affilati e capelli nerissimi. E malgrado il colore freddo di quegli occhi, c'è una nota di calore nel modo in cui la guarda, come quando si incontra qualcuno che si conosce dopo tanto tempo che non lo si vedeva.
“Ti sei fatta male?” chiede lo sconosciuto. Parla in inglese, con un marcato accento straniero che la ragazza non riesce a identificare.
“No, grazie... scusa se ti sono piovuta addosso”.
Nadia prende atto del fatto che lo sconosciuto la sta ancora tenendo stretta. Deve accorgersene anche lui, forse per il fatto che lei arrossisce di colpo, infatti la lascia andare.
Il ragazzo è vestito di tutto punto, con un completo scuro e un cappotto nero dal taglio elegante. Una sciarpa di seta verde e oro spunta vaporosa dallo scollo della giacca del completo. Nadia pensa che le piace quell'accostamento di colori e che deve smetterla di fantasticare su uno straniero sconosciuto solo perché le sembra bello, l'adolescenza l'ha passata da un pezzo!
“Beh, io... ti ringrazio per avermi acciuffata, uhm...” dice, facendo per sorpassare lo sconosciuto.
“Mi chiamo Loki” le dice lui, pensando forse che il suo tentennamento a fine frase fosse un modo per sottolineare che lei non conosce il suo nome.
Loki la guarda come se si aspettasse una qualche reazione, in effetti è un nome insolito il suo, ma dopo i tanti turisti venuti da ogni parte del mondo ad alloggiare nell'albergo della sua famiglia lei non si stupisce più di niente.
“Io sono Nadia” si sente in dovere di rispondere.
“Nadia” ripete il ragazzo, come assaporando il suono di ogni lettera. Forse non è abituato ai nomi italiani e all'accento con cui vengono pronunciati. “Non mi sembri una turista”.
Lei scuote il capo, “No, decisamente no, vivo qui, la mia famiglia ha un albergo laggiù”. Indica un punto impreciso alle spalle della chiesa.
“Ah, questo è un bene. Saresti così gentile da indicarmi un luogo? Temo di essermi perso”
“Prima volta a Venezia?”
“No, ci sono già stato, ma durante la mia prima visita ero troppo impegnato per godermi il paesaggio”.
Nadia annuisce. “Dove devi andare?”
“Si chiama la... corte dell'Angelo
“Oh, ti ci posso portare adesso, se vuoi”.
Loki accenna un sorriso – è bello, ma non sembra uno abituato ai sorrisi, infatti quel sorriso subito gli sparisce dalle labbra. “Non vorrei esserti di disturbo”.
“Figurati, non ho niente da fare e non mi dispiace una passeggiata” dice lei, con gentilezza. “Tra qualche giorno devo partire e voglio godermi la mia città”.
“Credevo che i veneziani fossero tutti stufi di Venezia”.
Nadia sente quella frase colpirla alla testa come un sasso lanciato in uno stagno. Sì, lo credeva anche lei, ha creduto di essere stufa di tante cose prima di partire per l'America, e adesso sa che sbagliava, che quello che ha e ha sempre avuto nella sua vita è importante.
Si volta, facendo cenno a Loki di seguirla e si fa strada tra la folla di turisti. Sente sulle spalle il sole tiepido del tramonto e si accorge che il vento gelido di poco prima è sparito.
“Ho imparato ad apprezzare ciò che ho” si limita a rispondere.
“Per il fatto che devi partire? Sei una tipa nostalgica” commenta il ragazzo, affiancandosi a lei.
“Vado a Roma per lavoro, sono una fotografa” dice Nadia.
Loki ha l'aria di uno che ha voglia di starla a sentire, non c'è alcuna invadenza nel modo in cui aspetta che continui a parlare, vuole solo ascoltare. “Sono stata in America fino a qualche settimana fa e ho scattato delle foto a New York che hanno vinto un importante concorso, adesso devo presenziare a una mostra... la mia prima mostra”.
Loki sorride di nuovo, lo stesso sorriso appena accennato ed effimero, un chicco di grandine sulla punta delle labbra.
“Sarai molto felice” commenta.
Nadia sente il respiro fermarsi e si impone di prendere aria, con calma. È felice? Non lo sa, sa che ha quello che voleva e ne è soddisfatta.
“Mi piace molto l'idea, sì” risponde.
Loki si ferma a guardarla, le punta in viso i suoi occhi azzurrissimi ed è come se si aspettasse che lei dica altro. Il suo sguardo è insistente e sembra chiederle: ma sei felice? Lo sei o no?
E adesso, per qualche strana ragione, il ragazzo somiglia a qualcosa che c'è dentro ai sogni di Nadia, come una figura sfocata sullo sfondo che lei non riesce a vedere, come qualcuno che l'aspetta. Nell'ultimo sogno che ha fatto, ha visto la figura come di un cavaliere vestito di verde e oro – proprio come i colori della sciarpa di Loki – sparire dietro l'angolo, e lei gli correva incontro, come in tanti altri sogni, e come in tutti gli altri sogni arrivava quasi a sfiorarlo e poi si svegliava con la sensazione di star precipitando.
“Ci sono delle cose che mancano alla mia vita” dice Nadia, non sa perché ha così tanta voglia di parlare con un estraneo, ma gli occhi di Loki sembrano assorbire le parole e chiederne altre, come se fosse rimasto solo e in silenzio troppo a lungo. “Ci sono cose a cui una volta non davo importanza e che adesso so che è giusto desiderare”
“Ad esempio?”
“Ad esempio, non so... forse è sciocco, ma l'amore è una di queste cose”.
Loki distoglie lo sguardo. “Una volta qualcuno mi ha detto che l'amore è per i bambini, le circostanze mi hanno insegnato che è per i coraggiosi”.
“Già. Tu cosa credi?”
“Che siano vere entrambe le affermazioni. I bambini sono innocenti e occorre una grande innocenza per avere coraggio, soprattutto il coraggio necessario ad amare”.
Il ragazzo evita nuovamente il suo sguardo e Nadia crede di aver visto l'azzurro dei suoi occhi velarsi di lucido. Forse Loki è come un bellissimo principe dai sogni infranti, o forse è il mostro diventato cattivo perché qualcuno gli ha spezzato il cuore; ad ogni modo la sua ultima frase lasciava intendere che lui non è più innocente e quindi, forse, non è capace di amare. Nadia non può saperlo ma, stranamente, sente le lacrime salire anche ai suoi stessi occhi.
I due continuano a camminare in silenzio, fino a quando non giungono a destinazione.
Con la coda dell’occhio, Nadia nota una catenina con un pendaglio fare capolino sotto il tessuto della sciarpa del ragazzo. Sul pendaglio è incastonata una pietra dai riflessi madreperlati. E anche quella le ricorda i suoi sogni, la luna dai riflessi azzurri e opalini che le illumina la strada mentre insegue il suo principe verde e oro.
“La corte dell'Angelo è questa” dice la ragazza, indicando con un cenno il muro esterno di un cortile.
“Sei stata molto gentile, Nadia”.
Lei agita la mano, come a dire che non importa, non occorre che la ringrazi.
“Spero che tu faccia buona permanenza a Venezia” dice, guardando Loki con un sorriso cordiale.
“Parto presto, ma dovevo venire...” replica lui, come se la cosa dovesse essere ovvia. “Mi aspetta un lungo viaggio e non un viaggio piacevole. Volevo... vedere qualcosa di bello, prima di andare”.
La malinconia nella voce di Loki le fa pensare a un fiore essiccato tra le pagine di un libro. Forse è solo perché quel ragazzo l'ha colpita a prima vista, ma ogni suo gesto e ogni sua parola le fanno pensare a qualcosa di forte o di profondo, come se lui scavasse nella sua anima con la sua sola presenza, come se uno dei buchi vuoti attorno alle cose avesse esattamente la sua forma. E non è una sensazione sgradevole, solo che è strano...
“Beh, ti faccio i miei migliori auguri, Loki” conclude la ragazza, salutando lo straniero con un cenno della mano.
Lui si tende come se volesse afferrare le sue dita, ma poi si ritrae stringendo i pugni.
“Ti ringrazio. Buona fortuna anche a te”.
Nadia sorride e si volta per andare via.
Forse è davvero come nei film, forse esistono quelle cose bizzarre e inspiegabili come il colpo di fulmine o altro... forse da qualche parte, in qualche angolo dell'universo, qualcuno tesse i destini delle persone e li rende realizzabili.
La ragazza fa qualche passo, spinge le mani nelle tasche dei jeans.
Le sembra assurdo, ma un pensiero improvviso la investe con un'intensità tale che la fa quasi piegare sulle ginocchia. L'idea che lei e quel ragazzo fossero davvero destinati a incontrarsi per qualche ragione.
Si volta perché sente il bisogno di dire qualcosa per trattenerlo, proprio come nei suoi sogni, come quando sente l'impulso di correre e tentare di afferrare il cavaliere verde e oro. Ma quando guarda verso il muro della corte, lui non c'è più.
E lei resta ferma, impalata in mezzo alla strada, con il sole ormai quasi del tutto tramontato che inspessisce le ombre e le stende sul ciottolato.
Il vento gelido soffia di nuovo in una singola folata che fischia contro la pietra vecchia dei palazzi e sembra scaraventarsi con violenza addosso alla ragazza, premendo contro di lei come in un abbraccio.
Buffo, pensa Nadia, quella pressione sulla punta delle labbra sembrava proprio un bacio. Freddo, come un bacio d'addio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

______________________________________

Note:

I versi della canzone in corsivo appartengono al brano “Venezia” di Francesco Guccini.
Per chi non lo ricordasse, la corte dell'Angelo è il posto in cui Nadia viene attaccata dai demoni di fumo per la prima volta in A series of unfurtunate events, la sera in cui scopre la vera identità di Loki.
Mi piaceva l'idea di finire la storia lì dov’era iniziata, replicare un “primo incontro” tra Nadia e Loki in cui lei prova sensazioni diametralmente opposte a quelle sgradevoli del loro vero primo incontro, a riprova del fatto che quello che successo è rimasto in qualche modo dentro di lei.

Ora voglio tapparmi al buio e piangere fino a domattina. 

Concludere una storia dopo oltre un anno passato a scriverla, e che si è scritta quasi tutti i giorni per mantenere la regolarità degli aggiornamenti, mi scombussola non poco. Mi sono divertita moltissimo a scrivere questa trilogia di fanfiction, l'ho sempre detto, mi sono affezionata a questo mondo che si è creato riga dopo riga, idea dopo idea nella mia testa, e ho cercato di farlo arrivare ai lettori al meglio che potevo. Mi mancheranno, Nadia e Loki e i “miei” Avengers così com’erano tra queste pagine.
Ma più di ogni altra cosa mi mancherà il mettere nero su bianco questa storia, sapendo che dall'altro lato dello schermo c'è qualcuno che aspetta, ogni settimana, di leggerla. L'affetto che avete avuto per questa trilogia è stato lo sprono migliore che una scribacchina potesse chiedere, e la mia lunga permanenza nel fandom mi ha insegnato moltissime moltissime cose, oltre che a farmi entrare in contatto con persone adorabili alle quali va tutta la mia riconoscenza.

Vorrei che da questo schermo potesse passare anche solo una briciola del calore che sento nel dirvi GRAZIE.

Grazie a tutti quelli che mi hanno recensito in tutto questo tempo:
Alley, AriCastle66, Black_Moody, Blue_moon,  Bored94, Callie_Stephanides, cips980, Coco, dama galadriel, DarukuShivaa, devilcancry, Dita d_Inchiostro, Drop_of_Moon, Efy, Evilcassy, Fipsi,  Ghost_Delia, greenbird, heilaa, In_caelis_fedelis, Kashmir , kenjina, Keyra93, KikkaMj, LilianStark, lady hawke, Lady_Loki76, Lady Moonlight, Luna Viola, Mangostan, Melie Devour, Merihonmhcm, micchan91, Mies, Miyuki chan, moonlight8, Nakara86, Princess_Klebitz, Saliman, sammy1987, Sheelen_, simo95, sitael85,  SofyEchelon97, Stormbringer14, SvaneH, watanuki, ZiggySigyn, 10winters, _Eleuthera_,_pervinca_, __Sayuri__

Grazie a tutti quelli che hanno inserito queste storie nei preferiti, nelle ricordate, nelle seguite.
Grazie alla mia amica Cristina :)
Grazie a chi ha apprezzato la mia storia, insegnandomi ad essere un po' più sicura di me e della mia penna, e a chi non l'ha fatto, aiutandomi con una critica più di quanto mi abbia mai aiutato qualsiasi scuola.
Grazie a chiunque abbia letto e abbia dedicato un po’ di tempo a questa storia. E a chi leggerà. 

Un grazie particolare a tutti quelli che durante questo lungo anno e mezzo di fandom di fandom mi hanno “cercata” fuori da qui e sono diventati più di semplici lettori. 

Alla prossima storia.
Un abbraccio grandissimo.

Luciana

   
 
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