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Autore: FlyChick    21/08/2013    2 recensioni
..."Non puoi sempre ottenere tutto quello che vuoi Shannon."
"Cos'è? Sei diventata una fan dei Rolling Stones? You can't always get what you want..." si mise a canticchiare.
"Lo sono sempre stata e lo sai. Non cambiare discorso."
Shannon prese una sigaretta. Un'altra.
"Perché fai tutto questo?" chiese lei osservandolo mentre la portava alla bocca.
"Questo cosa?"
"Questo. Fumare, bere... e tutto il resto."
"Il resto?"
"Si, portarti a letto ogni ragazza che incontri. O quasi."
"Perché? Perché lo faccio, mi chiedi? Perché é una tortura. E' una tortura Evelyn."
"Cosa?"
La guardò, meravigliato e deluso da quell'ennesima domanda di ovvia risposta...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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59.So Into You
-I'm A Selfish Bastard. But At Least I'm Not Alone.-

Guilty Pleasure

Los Angeles,
poco dopo...

Evelyn non ce la fece ad aspettare che lui salisse fino al sesto piano di quell'ordinario condominio di Westwood. Premette il pulsante che apriva l'ingresso principale al piano terra ed attese sulla porta del suo appartamento. Il cuore batteva forte, attimi che sembravano ore; tamburellava le gambe impaziente.
L'ascensore si aprì.
Eccolo lì, davanti a lei.
Trattenne il fiato per qualche attimo mentre nella sua testa un groviglio di idee continuava a scorrere, ad intrecciarsi. Ed in ognuna di queste c'era...
"Shannon." gli sorrise.
"Ciao Eve." le rispose lui in tutta tranquillità, a pochi passi da lei.
Le diede un bacio, quel bacio che dà un uomo alla sua donna quando torna a casa la sera. Lei lo fece entrare accompagnandolo verso la cucina, dove aveva apparecchiato la tavola, come fa tutte le sere una donna che ha aspettato il suo uomo tutta la giornata. Lui l'aiutò a servire il cibo in tavola apprezzando le sue doti culinarie, lei si lasciò versare una coppa dello champagne che lui le aveva portato.
Era tutto così... normale. Si, normale. Come un déjà vu.
Come qualcosa che accadesse da moltissimo tempo, ma che in realtà non era mai accaduto. Qualcosa di familiare. Di appunto normale. Eppure era tutto così particolare. Tutto così unico agli occhi di Evelyn. E le piaceva. Le piaceva l'idea di avere la possibilità di trascorrere una serata in questo modo, e sperava che ciò si ripetesse, nello stesso identico modo, da lì in avanti. Sempre. Per sempre. Si. Voleva esattamente questo. Sarebbe stato possibile? Sarebbe stato meraviglioso.
C'erano tranquillità e pace nello sguardo di Shannon. Quella pace che soltanto lei finalmente riusciva a darle. Era stupenda. Non poteva smettere di guardarla. Di ammirarla. Di ascoltarla. Il suo sorriso, i suoi occhi, l'atmosfera che si creava quando erano lui, lei e nessun'altro. Riusciva a trasmettergli quel senso di quiete, quella sensazione di... normalità? Si, quella sensazione di normalità, che lui non provava da un pezzo. Ed era bellissimo. Era bellissimo fare finalmente qualcosa di... normale. Poteva essere sè stesso e qualcun'altro nello stesso momento. Poteva stare lontano dal suo mondo, per entrare in quello di lei. Poteva staccare la spina. Poteva vedere in quel preciso istante e con i suoi stessi occhi la vita che avrebbe voluto vivere, quella parte che mancava nella sua, e che voleva a tutti i costi. E la voleva con lei. Soltanto lei. Sarebbe stato possibile? Sarebbe stato di certo difficile. Difficile, ma non impossibile.
"Le glyphics." cominciò Shannon posando il bicchiere, "Come ho fatto a non notarle prima?"
"E' perché le tengo nascoste."
"Quando le hai fatte?"
"Un anno fa."
Shannon annuì.
"Dopo quattro anni che ci siamo conosciuti." avanzò, "Un'altra coincidenza?"
Lei sorrise.
"Può darsi."
"Ma in questi tempi ci siamo visti diverse volte. Eppure, è strano che non le abbia mai..."
"Sarà che eri concentrato su altro." lo provocò Evelyn con un sospiro.
"Si." la guardò dritto negli occhi, "Si, lo credo anche io."
Evelyn si fece seria. L'uno di fronte all'altra, occhi negli occhi, silenzio.
"Ci sono tante ragioni per cui ti ho sempre allontanato Shannon. L'illusione di essere positiva all'HIV era la principale. Mi sentivo un mostro. C'era qualcosa in me di così brutto, che mi spaventava, e che purtroppo non potevo gestire più di tanto se non con il silenzio e con un'estrema attenzione. Con... Con Adam è stato così."
Silenzio.
"Ma ora non parliamone più." concluse.
"E sei sicura che non ci sia altro?" chiese Shannon.
Evelyn sospirò, sputando il rospo.
"No. In effetti c'è un'altra ragione. E quella sei tu Shannon, sei proprio tu."
"Cioè?"
"Cioè non sapevo se potermi fidare di te. O meglio, forse lo sapevo. Anzi, lo sapevo eccome. Ma cercavo di convincermi ad ogni costo che dovevo starti lontano."
"Perché?"
"Te l'ho detto, perché ti conoscevo. Sapevo qual'era il tuo carattere. Nonostante tu con me sia... diverso. Nonostante tu lo sia sempre stato. Insomma, a modo tuo."
Con diverso intendeva forse sincero? Se stesso dietro le quinte? Anche lui aveva fatto degli errori.
"Le glyphics." insistette lui, "Perché come le mie?"
"Perché rappresentano la parte migliore di te."
Evelyn avvertì un leggero sorriso sulle labbra di Shannon.
"Saresti sempre stato con me, ciò che c'è di più bello in te sarebbe sempre stato con me. Ed io con te."
Le labbra di Shannon si distesero ancora di più.
"E poi..." ammiccò Evelyn, "Mi piacevano."
"Non cambiare le carte in tavola, Eve." rise lui, alzandosi.
"Hey, sono una vostra fan." l'attese lei.
"No, no, no, smettila di inventare scuse." e una volta di fronte a lei la zittì adeguatamente.
Evelyn si alzò, conducendolo nel soggiorno senza mai togliere le labbra dalle sue.
Ormai era automatico; bastava uno sguardo, una risata, e si ritrovavano l'una nelle braccia dell'altro. A fare l'amore, a coccolarsi, ad esplorarsi.
Per ore intere, in ogni stanza, senza mai stancarsi.
La sveglia di Evelyn segnava ormai le 03.14.
"Hai presente quella canzone?" chiese Shannon, "Quella che dice 'Me and Mrs. Jones...'?"
"Oddio, si. Hahaha." rise Evelyn.
"We've got a thing, going on..."
Evelyn rise di nuovo.
"Oh ti prego smetti di cantare! Hahaha! Ma insomma, sei il batterista di una band per più di una ragione! Hahaha!"
"Hey, non sono stonato! Era un insulto?"
"Prendilo come ti pare." sussurrò Evelyn stringendosi a lui.
"Uhm, ho altro da fare al momento."
Un brivido. Un brivido lungo la schiena ogni volta che la toccava, che la baciava. Le toglieva il respiro.
"Sei mia bimba."
Scese sul collo, sul seno. Evelyn inarcò la schiena.
"Mia." e le percorse il profilo con le mani, fino alle cosce.
Evelyn chiuse gli occhi affondando la testa nel cuscino.
"Lo sai che sei mia vero?"
"Si." ansimò lei, "Si, lo so."
E come ogni volta la portò all'apice. Un'altra volta, poi un'altra ancora.

Chest to chest. Nose to nose. We were always just that close...

"Da oggi in poi voglio addormentarmi così tutte le sere." disse Evelyn.
"Sul mio braccio?"
Evelyn rise.
"Fra le tue braccia." e gli diede un ultimo bacio, prima di esaudire per la prima volta il desiderio che gli aveva appena espresso.

So here we are, at the start. I can feel the beating of our hearts.

Bacissimi! Al prossimo capitolo! FlyChick <3
  
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