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Autore: bLoody queeN    26/02/2008    6 recensioni
Anima errante, per sempre errante. Amava definirsi così, un lupo solitario, un predatore che non cacciava. Non si era mai abbassato al livello dei suoi simili, mai, sin da quando il suo cuore aveva smesso di battere.
Dopo Illusions, che avete apprezzato, torno con una storia decisamente cupa che però a me piace. In una Londra simile a quella di fine 800 - inizi 900, Edward, Winry, Alphonse, Roy e Riza sono costretti a sopravvivere come meglio possono. La loro vita non è di certo delle più normali, soprattutto quando nascono problemi con un "clan" di vampiri. Volete saperne di più? Leggete!
Genere: Generale, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Un pò tutti, Winry Rockbell
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Spiegazioni su cambio di nick & ringraziamenti per Illusions: Ve le devo, quindi vi annoierò un po' prima di postare questa fanfic che vi avevo anticipato qualche tempo fa.
Per prima cosa, vorrei scusarmi con gli admin dell'EFP per questo "doppio utente" a mio carico: in realtà, la mia assenza prolungata è data dal fatto che il mio account su fullmetalQUEEN sembra impedirmi di entrare, se non da altri pc. Questo da quando scrivo sul portatile; già i primi tempi avevo riscontrato alcuni problemi del log in fino a fine gennaio, da quando non sono più riuscita ad entrare. Da casa delle mie amiche riesco ma non posso far postare a loro ^^'' quindi eccomi qui, con questo nick che richiama un po' il mio vecchio.
Naturalmente in questi mesi - scuola maledetta - non sono riuscita a fare un granchè a livello di fanfic: quindi cercherò di mettermi in pari, con le altre, mentre mando avanti pure questa, che è una fic un po' particolare. Nonostante la sua stranezza mi piace, e molto, quindi sarei entusiasta se i miei lettori abituali, o anche qualcuno nuovo la leggesse. Vi ringrazio per aver accolto così calorosamente il mio ritorno (in particolare a Shatzy che, le do volentieri il permesso, potrebbe trucidarmi per la fine fatta fare a Roy e Riza in Illusions e per l'interessamento in questi mesi) e sappiate che mi è mancato moltissimo il poter leggere i vostri commenti, leggere le vostre fic e confrontarmi con voi.
Tuttavia non è che in tutto questo tempo non abbia scritto proprio nulla: visto che recentemente mi sono appassionata alla band dei Tokio Hotel, ho scritto qualche cosa su di loro - sono a quota tre long fic, una terminata, un in pubblicazione su un forum che frequento e una in lavorazione - ma non ho dimenticato il mio fandom preferito. Dopo avervi abbastanza annoiato, come sempre, vi lascio al prologo di Let Me Be.

Fandom: Full Metal Alchemist
Personaggi: Winry Rockbell, Edward Elric, Un po' tutti
Rating: Giallo
Genere: Generale
Avvertimenti: AU (OOC non l'ho messo perchè spero di non averne fatto, ma faccio sempre in tempo a cambiarlo ^^'')
Disclaimer: I personaggi citati in questa storia non mi appartengono, ma sono proprietà di Hiromu Arakawa e della serie Full Metal Alchemist, tranne Schicksal che è un personaggio di mia inventiva. Il racconto non è a scopo di lucro.
Tipologia: Long fic
Note dell'Autrice:Questa fic esprime tutta la mia rabbia e la mia solitudine, in qualche modo. Il numero di pair è dato dal fatto che la mia fantasia, in certo momenti, galoppa sin troppo. Ma Edward e Winry, stavolta, hanno attorno a loro un mondo pieno di morte e sofferenza, che li porta ad amarsi come gesto inconsapevole. Questa, forse, è la cosa che più amo. NB: Questo prologo e gran parte della storia sono stati scritti prima la mia scomparsa dall'EFP, quindi non è lo stile che avete trovato in Illusion, ma il mio solito. Spero gradirete comunque.
Introduzione: Anima errante, per sempre errante. Amava definirsi così, un lupo solitario, un predatore che non cacciava. Non si era mai abbassato al livello dei suoi simili, mai, sin da quando il suo cuore aveva smesso di battere.
Let Me Be

Prologo - Londra
/ I fuochi pirotecnici \

I fuochi d'artificio. Sono belli sempre per tutti, vero? Significano festa, significano gioia. Significano pace. Instabile, precaria, ma pur sempre pace. Ma chi credeva alla pace non conosceva il conflitto interiore a cui lui era sottoposto ogni giorno della sua vita. Sempre che quella si potesse chiamare vita.
L'unico momento della giornata in cui poteva uscire senza essere disturbato è, per l'appunto, la notte. Ma quella notte era diversa, perchè c'era la festa di fine estate e lui odiava le feste. Odiava tutto, anche sè stesso, per quello che era diventato, nel tempo. Aveva tentato svariate volte di togliersi la vita, ma sembrava essere impossibile. Forse era per quello che, anche se poteva benissimo uscire alla luce del sole, non lo faceva.
Una luce colorata illuminò il cielo proprio sopra di lui. Alzò appena lo sguardo, con gli occhi spenti, senza la voglia di vivere un attimo di più. Le stelle vennero oscurate dalla brillante luce rossa, illuminando anche il suo pallido volto, sotto il cappuccio, in un "Oooh!" meravigliato della popolazione londinese.
Non sapeva che quella notte avrebbe cambiato irrimediabilmente la sua esistenza, non sapeva quante volte avrebbe avuto voglia di non essere mai passato in periferia, per sfuggire dallo sguardo di suo fratello e dalla luce dei fuochi pirotecnici. Perchè quella sera, avrebbe incontrato lei.
Nel suo lento e distaccato incedere per le vie di quella Londra notturna sovraffollata, per i suoi gusti, urtò la spalla di qualcuno: un ragazzo, castano, dagli occhi blu profondo, dal corto taglio di capelli, lo guardò allibito e quasi commosso.
«Nii... san?» sussurrò incredulo, prima che lui retrocedesse di un passo, due. Poi tre, poi quattro. Nel tentativo di fuggire ad un passato troppo duro, tentando di non affrontare la realtà. Perchè non se n'era andato da quella maledetta Londra? «EDWARD!» urlò il ragazzo, mentre lui fuggiva, non preoccupandosi di urtare le altre persone, concentrandosi solo sulla sua fuga.
Fuga dai ricordi.
Ecco perchè odiava le serate con troppe persone. Perchè sapeva che qualcuno l'avrebbe riconosciuto, maledizione. D'altronde, non erano passati troppi anni da quel giorno. Almeno, non abbastanza perchè le persone che lo ricordavano non ci fossero più. Con una velocità disumana, arrivò nel quartiere più malfamato di Londra, quella che si chiamerebbe periferia, che però somigliava più ad un vero e proprio porcile. Passò alcuni vicoli, cercando di ignorare gli schiamazzi che provenivano dall'interno delle taverne, dove numerose donne di cattivo costume si aggiravano per rendere piacere ai ricchi stufi della propria moglie. Sbuffò, superando quei luoghi che irritavano alquanto il suo umore già nero. In un angolo, sentì un singhiozzo. Inizialmente lo ignorò, poi il pianto divenne più insistente, finchè il suo buon senso non lo fece avvicinare a lei: era una ragazza dagli abiti stracci, i lunghi capelli biondi in disordine, che teneva il volto nascosto tra le braccia.
«Ehi.» le fece, appena. Di solito non rivolgeva la parola a nessuno, ma quel pianto lo infastidiva e non poco. «Smettila di frignare, mi stai dando fastidio.»
La ragazza sollevò appena lo sguardo verso di lui, fulminandolo. Gli occhi blu erano circondati da venature rossastre, causate dal pianto da cui era stata colta poco prima.
«Ma va' al diavolo.» sbottò di tutta risposta, mentre Edward sbuffava e la tirava su per un braccio, trovandosi faccia a faccia con lei.
«Senti un pò, ragazzina: finiscila di piangere che mi dai fastidio. E questo è il mio ultimo avvertimento!» esclamò, arrabbiato. Decisamente, non era la sua serata.
«Ma chi sei tu? Hai persino il diritto di dirmi cosa devo e non devo fare? Sei uno di quei sudici uomini schifosi che vengono qui solo per approfittare delle donne disgraziate, non è così? Ebbene, notizia dell'ultimo minuto: io non sono una dai facili costumi!» e gli mollò uno schiaffo, sulla guancia freddissima. Il braccio scattò automaticamente, imprigionando la bionda in una morsa che si sarebbe definita mortale. Gli occhi dorati scintillarono nel buio della notte, scontrandosi con quelli blu della ragazza.
«Mi hai scambiato per qualcun altro.»
Un altro fuoco d'artificio invase il cielo, raggiungendo perfino quella via dimenticata da tutti, illuminandoli dall'alto. Un grido, ma non di terrore, di rabbia. Il volto della ragazza si fece pallido e prese a dimenarsi tra le sue braccia, tentando di fuggire alla sua presa. L'urlo, intanto si faceva sempre più vicino.
«Mollami, lasciami!» ripeteva, come in preda ad una crisi isterica.
Non seppe spiegarsi per quale motivo non la lasciò andare, ma ricordava solo che era giunta una figura dalla discreta prestanza fisica e osservava la ragazza tra le sue braccia.
«Non hai pagato.» disse in tono pacato l'uomo, mentre la biondina riprendeva a singhiozzare.
«La vita umana non è in commercio.» sibilò per tutta risposta il ragazzo, mentre l'uomo già aveva cambiato sguardo: da calmo e ragionevole, era diventato furente.
«Ragazzino, o paghi o te ne vai.» Edward accennò un sorriso poco rassicurante, cattivo, prima di scattare in una frazione di secondo e rifilare un pugno in pieno stomaco all'uomo, che sbalzò via come se fosse stato leggero come una piuma. La sua forza pareva disumana.
La biondina prese a tremare, ancora con le spalle al muro, mentre il ragazzo si voltava nuovamente verso di lei e incrociava per un istante i suoi occhi, ora spaventati.
«Vieni con me. E niente domande.» le ordinò, senza darle il tempo di ribattere.
Camminarono per molto tempo, in silenzio, finchè non giunsero di fronte ad una casa di modesta presenza, visibile solo alla luce del lampione che stava acceso alla destra della sua entrata.
«Dì al ragazzo castano, che si chiama Alphonse, che questo è l'ultimo desiderio di suo fratello.» la ragazza non gli aveva tolto gli occhi di dosso neanche per un istante. «E adesso vai, prima che qualcuno torni a cercarti.»
E, senza neanche controllare se la ragazza fosse davvero entrata in quella che una volta era stata casa sua, girò sui tacchi e sparì nella notte.
  
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