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Autore: Dulcet    30/08/2013    3 recensioni
Io vivo in un mondo dove c'è la magia. Dove c'è il bianco, dove c'è il nero. Dove, a volte, non c'è niente e non c'è nessuno, tranne me.
Non ho un nome e non ho un'età. Non so perchè e come e quando mi sono trovata qui. Quello che riesco a ricordare è poco; c'è sempre stato troppo poco.
Mi sono svegliata e non vedevo niente, c'era una luce da un piccolo foro e ho cominciato a guardare: questa è una delle poche cose che ricordo.
Da quel foro ci guardo ancora, tutti i giorni e a tutte le ore io sono lì e guardo tutto quello che posso guardare.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io vivo in un mondo dove c'è la magia. Dove c'è il bianco, dove c'è il nero. Dove, a volte, non c'è niente e non c'è nessuno, tranne me.
Non ho un nome e non ho un'età. Non so perchè e come e quando mi sono trovata qui. Quello che riesco a ricordare è poco; c'è sempre stato troppo poco.
Mi sono svegliata e non vedevo niente, c'era una luce da un piccolo foro e ho cominciato a guardare: questa è una delle poche cose che ricordo.
Da quel foro ci guardo ancora, tutti i giorni e a tutte le ore io sono lì e guardo tutto quello che posso guardare. Da quel foro osservo sempre due ragazze e a volte c'è un ragazzo. Parlano di cose strane, spesso di qualcosa che si chiama ''Berlino''. Altre volte le ragazze parlano del ragazzo che  sta con loro, guardano la loro immagine riflessa su qualcosa. Prendono qualcos'altro e se la mettono sul viso e alcune volte si aiutano a vicenda. Alcune volte le vedo mentre sfogliano dei libri, loro li chiamano così, e anche io vorrei sfogliarli e vedere quello che c'è dentro. Poi altre volte si sporgono da una sbarra e il vento scompiglia loro i capelli e c'è luce. Ridono e parlano e poi si zittiscono e si sente solo il vento. Questa è una delle cose che voglio fare quando uscirò di qui, un giorno: voglio sporgermi anche io da quella sbarra, anche io voglio sentire il vento passare tra i capelli, voglio guardare la luce, voglio respirare, voglio sentirmi libera, voglio vivere davvero. Chissà cosa si prova.
Per fortuna, il luogo buio dove mi trovo io ha cibo e bevande in abbondanza. E ancora, nonostante il tempo che ho trascorso qui, sembra che niente si sia esaurito.  
Le pareti tra le quali si svolge la mia vita si estendono per un lungo tratto. Non so dirne il colore perchè c'è sempre buio, a parte quel piccolo foro. A terra ci sono dei grandi quadrati di un materiale molto resistente e le prime volte ci strisciavo sopra perchè non sapevo muovere le gambe nel modo giusto. Tra queste quattro mura ho imparato tutto quello che so, e tutto quello che so fare. Guardando dal foro, osservando tutto quello che facevano i tre ragazzi, ho imparato pian piano. Una delle prime cose che ho imparato è stato muovere le gambe e non cadere a terra, facendomi male. 
E' grazie a loro se ho imparato a parlare, almeno solo un po'. Quel po' che mi basta ma di cui non mi servo, perchè ancora non c'è nessuno con cui scambiare una piccola parola. C'è qualche piccolo animale che mi fa compagnia a volte, penso che ormai mi si sia affezionato dato che spesso torna qui e si distende accanto a me. Ma lo so che gli animali non possono parlare e forse è meglio così. Sono diventati sempre più grandi ed è da un po' che mi chiedo se sono diventata grande anche io, nel frattempo. Forse una volta ero piccola come loro e sarei potuta andare via da questo posto come fanno di tanto in tanto quando c'è troppa acqua scura nella stanza.
Ecco un'altra cosa che non so: perchè qualche volta da me esce dell'acqua scura? 
So che il corpo espelle delle sostanze sotto forma di urina e di feci: l'ho imparato ascoltando le due ragazze studiare, un po' di tempo fa, insieme al loro amico. 
Ma l'acqua scura, che ha anche un brutto odore, cos'è?
E' da tanto tempo che succede, ma ancora non sono distesa per terra senza muovermi come un animaletto una volta ha fatto. Si è accasciato per terra. All'inizio pensavo  dormisse, ma sono passate le ore e i giorni e ha cominciato ad emanare un brutto tanfo. Poi si è fatto mangiare dalle formiche. Cosa è successo? Un'altra domanda senza risposta.
Guardo dal foro. Giunge un po' di luce e ci sono le ragazze.
Quella con i capelli marroni ha un'espressione strana. Quella con i capelli quasi bianchi guarda fisso a terra. Davanti a loro c'è il ragazzo, seduto, anche lui con un'espressione strana. 
-E adesso? Come facciamo?- chiede la ragazza con i capelli marroni
-So solo che ci tocca, Ruthie- risponde il ragazzo
-Bhe, possiamo soltanto portare pazienza e sperare che non succeda. Secondo me sono dei trucchi per farci spaventare e non farci più uscire- risponde l'altra ragazza
-Lo vedremo- risponde la ragazza che si chiama Ruthie.
-Se ci fosse davvero il terremoto come farebbero a sapere che è colpa nostra, nel caso in cui lo fosse?- chiede l'altra.
-Lacie, quante reggie ci sono in questo posto?- domanda Ruthie
-Solamente questa...- risponde Lacie facendosi ancora più triste.
-Ecco. Se ci sarà un terremoto in questa zona, colpirà sicuramente Euthure. Saprebbero subito che la colpa è nostra... ci siamo solo noi qui.- Ruthie risponde mentre si asciuga le lacrime e guarda il ragazzo. -Ma perché dovremmo essere noi a causarlo, di questo non ne ho la minima idea.- Piega le sopracciglia -che assurdità.-
Ruthie è una bella ragazza, ha i capelli marroni e lunghi e verso la fine sono a spirale, come le immagini di una cosa che si chiama DNA che ho visto mentre studiavano. L'ho sempre ammirata per la sua bellezza da quando era ancora piccola. Poi è cresciuta e adesso è ancora più bella. 
Da quando ho visto i suoi capelli ho scoperto di averli anche io. Prima, quando facevo scendere la mano su di essi, dopo un po' non toccavo più niente. Ora invece deve passare un po' di tempo finchè la mano non tocchi i capelli. A volte mi chiedo di che colore sono e se riuscirò mai a vederli insieme alla mia faccia. Chissà se sono bella anche io. 
Distolgo l'attenzione dai miei pensieri quando vedo entrare in stanza un ragazzo con un'aria molto preoccupata.
-Sarà meglio che andiate adesso a dormire.- Dice.
-Tu saresti...?- domanda Lacie
-Stephen- Risponde.
-Chi ti ha invitato?-risponde lei con un sorriso cattivo.
-Il re in persona. Sarò il vostro accompagnatore in caso dovesse succedere quel che temete..- risponde.
I tre ragazzi sono sorpresi e tristi. Lacie spalanca gli occhi, come se stesse percependo qualcosa che finora le era rimasto nascosto.
-Non dirmi che...-
-Esattamente.- dice Stephen accennando un sorriso -se ci sarà il terremoto dovrò accompagnarvi a Berlino. Sono il vostro accompagnatore e vi tutelo io- 
-Ma quanti anni hai?- domanda Lacie che ora è infastidita.
-Diciassette, proprio come voi.- 
-Il re deve essere impazzito.- piagnucola Lacie.
-Adesso andate a dormire, domani mattina si vedrà. Spero per voi, e per me, che non succeda niente.
Terremoto. Questa parola mi mette paura. Sento un tum tum che viene dal mio petto. Che cosa vuol dire terremoto? E' una cosa brutta? 
Ruthie è rimasta zitta tutto il tempo, con la testa appoggiata sulla spalla del ragazzo, di cui ancora non so il nome. In tutto il tempo non sono mai stata interessata a sapere come si chiamassero. Oggi invece ho imparato tante cose e ho conosciuto un ragazzo nuovo. Beh lui non mi conosce. Nessuno mi conosce, ma io si... Che cosa brutta. Nessuno sa di me.
Adesso so che quando uscirò di qui voglio salutarli e voglio parlare con loro. Voglio salutare Ruthie, Lacie e il ragazzo. E poi... vorrei tanto sporgermi con loro da quella sbarra. 
Ma quando uscirò da qui? O meglio, uscirò mai da qui? 
Intanto si è fatto buio, ormai dal foro non si vede più niente e c'è un tri tri. Sto ancora pensando a quella parola, ''terremoto''.  Che vuol dire? Voglio saperlo. 
Vado a prendere qualcosa da mangiare, ero accasciata al muro prima ma adesso sono in piedi e muovo le gambe verso la mia meta, ripensando a quello che voglio: poter uscire da lì e poi il resto verrà da sè. 
''Terremoto'' sussurro per sentire in che modo esca dalla mia bocca, e il cuore mi batte sempre più forte. Mi sento un orologio che ticchettia, ma troppo velocemente. Comincio a sentire un fischio e cado a terra. ''Sto facendo la fine di quell'animale'' penso. Non è così doloroso come pensavo. E' come se qualcuno mi prendesse tra le sue braccia e mi facesse addormentare.




Ho sognato questa storia una notte, la trama nel sogno si è svolta velocemente e come tutti i sogni, è stato interrotto a metà. Per cui fino ad un certo punto avrò il mio sogno da seguire, dopo cercherò di inventarne la fine, sperando che con il trascorrere della storia mi venga qualche idea. Ho naturalmente dovuto pensare e inventare alcuni dettagli, come per esempio la ragazza che vive dentro una stanza buia. Lei non era presente nel mio sogno, ma ho dovuto inventarla.
Un altro avviso importante riguarda il mio modo di scrivere. 
La storia è scritta in prima persona, una persona che non conosce alcuni termini del mondo e che non parla in modo fin troppo corretto, perciò le descrizioni e i discorsi sono piuttosto vaghi. Volevo adattarmi al personaggio e rendere la storia quanto più realistica possibile, sempre tenendo conto di alcuni elementi fantastici che in questa storia non possono mancare. 
Detto questo, vi saluto! Spero di pubblicare spesso il prossimo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe piacere davvero! 

 
  
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