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Autore: alicecascato    31/08/2013    3 recensioni
“Lo so che non ti fidi di me,non ti fidi di nessuno,ma sei giovane e hai tanto da vivere ancora,non permettere che tutto questo ti scavi la fossa” disse piano.
“Lo sto già facendo da solo Blaine” sussurrò a denti stretti il ragazzo,più pallido del solito.
“Chiuderemo questa fossa Kurt e tu non ci finirai dentro,te lo prometto”
Kurt odiava le promesse e non credeva alle parole di Blaine ma non obbiettò.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Quinn Fabray | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era una mattina grigia e umida di metà novembre,l'orologio segnava le sei in punto. Blaine bevve un altro sorso del suo caffè bollente,lo sentì bruciargli la gola fino ad arrivare allo stomaco,ancora non aveva preso l'abitudine e i turni notturni lo scombussolavano molto. Si chiese se quella che stava per cominciare sarebbe stata una giornata migliore.
Sentì dei passi,la sedia accanto a lui si spostò rumorosamente,ma nessuno si sedette,allora alzò lo sguardo e vide Quinn Fabray,con il suo solito sguardo severo,solo,sembrava un po' più triste e stanca.
"Oggi arriverà un nuovo ragazzo con i genitori alle nove,non dovrebbe essere dei tuoi ma oggi il signor Green non è potuto venire quindi ho bisogno di qualcuno che vada al suo posto,non preoccupati,non devi fare molto,far firmare giusto qualche foglio ed essere gentile." disse sbrigativa tirando fuori dalla sua borsa un porta listini perfettamente ordinato.
"Veramente a quell'ora ho il laboratorio per dipingere le foglie e creare composizioni con i bambini del 7." Blaine detestava essere trattato come un semplice segretario. Lui era un dottore. Ed era questo che amava fare.
"Oh su Blaine,oggi piove non potresti nemmeno portarli fuori." sfilò da una busta un pacco di fogli uniti da una graffetta a pois blu e rossi.
"E va bene,ma sappi che non mi piace come idea,perché non puoi farlo tu?"
"Ho un importante incontro con le mamme delle ragazze del 4,non ti sto sottovalutando Blaine,sei uno dei migliori medici che io abbia mai incontrato,ho solo bisogno che tu mi faccia un favore." il suo tono si addolcì e lo guardò in faccia allungandogli i fogli.
Esitò ma alla fine li prese.
"Okay."
Era talmente avvilito che non guardò nemmeno i fogli,li infilò nella sua cartella,la chiuse,bevve gli ultimi sorsi di caffè ormai freddo e si alzò.








Entrò nell'ufficio del direttore,tutto era al suo posto. Il signor Green aveva una certa fissa per l'ordine esattamente come Quinn,ossessione che decisamente non apparteneva a Blaine.
Si sedette nella grande poltrona rivestita in pelle dietro alla scrivania,non si sentì affatto a suo agio,non gli piaceva dare ordini e nemmeno che qualcuno li desse a lui. Sfilò dalla cartella i fogli che gli aveva dato Quinn,fece per sfogliarli ma qualcuno bussò alla porta. Sobbalzò. Diede una veloce occhiata all'orologio bianco sulla parete davanti a lui erano e le nove e mezza.
“Avanti.” disse con il suo solito tono gentile.
La porta si aprì lentamente,un uomo calvo sui cinquant'anni con barba incolta e jeans vecchi varcò la porta e in seguito a lui un ragazzo sui diciotto anni,tanto pallido da sembrare trasparente,aveva il volto scavato e gli occhi di un azzurro talmente inteso che a contrasto con la pelle sembrarono brillare,i capelli erano castano chiaro,lucidi e probabilmente morbidi,indossava dei jeans stretti e una felpa larga.
“Buongiorno.” intonò Blaine con la sua solita solarità.
“Buongiorno.” borbottò l'uomo.
“Accomodatevi pure.”
Blaine notò che il posto che in genere avrebbe dovuto occupare la madre era vuoto,riuscì quasi a percepire la pesantezza di quell'assenza.
“Piacere sono Blaine Anderson” allungò la mano sorridendo.
“Burt Hummel” porse una mano poco curata e ruvida.
Blaine tese la mano al ragazzo pallido.
Lui deglutì e si costrinse a guardare il ragazzo dagli occhi di quella strana sfumatura di castano. Nel tentativo di allungargli la mano sentì ogni muscolo tirare e la sua mente gli implorò di non sottoporla ad uno sforzo tanto grande. Ma sentì di potercela fare. Tese il braccio e strinse la mano morbida e le dita affusolate di Blaine.
Aprì la bocca. La paura gli si arrampicò su per la gola.
“Kurt.” disse con voce fioca.
Blaine gli mostrò uno dei suoi sorrisi migliori,quello rassicurante,gli veniva perfettamente e in genere tutti rispondevano con un altrettanto sorriso,ma non fu così questa volta,Kurt gettò il suo sguardo contro il pavimento.
Blaine finse di non essersene accorto.
“Allora,questo è il programma dei prossimi mesi,la informeremo in caso di cambiamenti -girò il foglio verso Burt- e questi sono i giorni per le visite -gli indicò un elenco di date- ho bisogno solo di qualche firma.”
“Mmh,sì certo.” Burt guardò i fogli con sguardo scettico.
“Non si preoccupi signor Hummel,suo figlio è in buone in mani.”
“Oh,immagino.” bofonchiò.
Blaine lo ignorò.
“Kurt stai tranquillo,qui nessuno rimane per molto tempo.” fece l'occhiolino al ragazzo che però continuava a non guardarlo.
Kurt si impose di alzare la testa almeno e di incurvare le labbra.
Nel frattempo il padre firmò le carte.
“La ringrazio.” rispose gentile Blaine,non poteva biasimare il comportamento di Burt,si stavano prendendo il suo unico figlio e forse aveva mentito a Kurt.
Blaine si alzò in piedi e così anche Burt,gli strinse la mano.
“Fategli del male e vi ammazzo.” aveva risposto al saluto di Blaine.
“Non succederà.” aveva risposto poi guardandolo fisso negli occhi.
Kurt continuava ad odiare ogni singola cosa intorno a lui,stava lì seduto e si sentiva così piccolo,così inutile. Avrebbe voluto urlare,alzarsi in piedi e uscire da quell'ufficio,rubare una macchina,andarsene via dal paese,dallo stato. Ma sapeva di non averne il coraggio,sapeva che non sarebbe mai potuto scappare da se stesso.
“Ehi Kurt,ci vediamo.” aveva detto suo padre serrando la mascella. Voleva solo abbracciarlo. Imploragli di cambiare idea,di portarlo via da lì,perché non era quello il suo posto.
Aveva solo alzato una mano in segno di saluto e teso le labbra,suo padre sapeva che quello non era un sorriso ma in un certo senso si accontentò.
Burt uscì dall'ufficio guardando un'ultima volta il figlio.
Erano rimasti solo loro due.
Kurt avrebbe voluto guardarlo in faccia e sorridergli,così,per rendere più confortevole quel silenzio,ma non ne era capace,il solo pensiero di incontrare i suoi occhi gli faceva mancare il respiro.
Ma a Blaine non piaceva il silenzio.
“Anche io vengo dall'Ohio,bel viaggio eh?” probabilmente era già convinto che non ci sarebbe stata alcuna risposta da parte di Kurt.
Kurt rise nervosamente.
“Dovrò vestirmi di bianco?” chiese senza pensare Kurt.
A Blaine ci volle qualche secondo per capire.
“Oh no,non importa. A proposito,i tuoi bagagli dove li hai lasciati?” Blaine parlò dimenticando di aver a che fare un paziente.
Kurt si sentì messo all'angolo,aveva parlato senza volere prima,ma ora non sapeva che dire,sarebbe stato facile rispondere semplicemente che erano fuori se le orrende voci che aveva in testa non avessero continuato ad urlare.
Blaine decise di lasciare perdere.
Aprì la cartella di Kurt. Non volle leggere delle sue condizioni in sua presenza,cercò solo in quale piano sarebbe stato. Il 3. Il 7 era il suo piano,quello dei bambini e Blaine amava i bambini. Ma infondo lui lavorava ad ogni piano.
Bussarono alla porta.
Kurt sobbalzò,sebbene tentò di non farlo vedere Blaine lo notò.
“Avanti.” esclamò Blaine.
La porta si aprì velocemente ed entrò Quinn.
“Buongiorno.” detto da lei sembrava quasi un avvertimento.
“A te.” rispose Blaine.
“Vieni con me.” disse sbrigativa a Kurt facendogli un cenno con la mano.
Kurt prese un respiro e si alzò dalla sua sedia.
Prese il suo borsone da fuori dalla porta e se lo mise su una spalla.
Blaine seguì i due fino a che Quinn non si voltò di scatto.
“Ora puoi anche andartene Anderson.” aveva detto con il suo solito tono pacato ma autoritario.
“Oh,sì,certo. Ci vediamo. Ciao Kurt.” si voltò e sentì un formicolio nella zona delle guance. Era forse imbarazzo? Cercò di non pensarci.


Kurt entrò nella stanza numero 426,sentì il caldo dei termosifoni avvolgerlo,era una bella camera,c'erano due letti,tutto era in ordine,non assomigliava alla sua,questa era così poco personale,sembrava non ci avesse mai abitato nessuno. Poggiò il borsone sul letto che Quinn gli aveva indicato come il suo.
“Bene,poi sistemare le tue cose qui e fra un'ora avrai l'incontro con gli altri ragazzi,a momenti arriverà il tuo compagno di stanza,potrete andare insieme.”
Kurt annuì.
“Ah,quasi dimenticavo,devo metterti questo -gli mostrò un braccialetto viola- se avrai bisogno c'è un pulsante basterà cliccarlo.”
Kurt impallidì.
“Dovresti allungarmi il braccio.”
Il ragazzo si addentò il labbro inferiore.
Con lentezza gli mostrò il braccio sinistro.
La ragazza gli tirò su la manica velocemente. Parve per un attimo congelata. Kurt sentì l'imbarazzo crescergli dentro.
Quinn si riprese in fretta,gli chiuse il bracciale e inserì un codice.
Sorrise falsamente.
“Bene,ora devo andare. Ciao” annunciò. Si finse calma ma Kurt sentì la paura e l'orrore che provenivano dalla parte alta dello stomaco della ragazza.
Quinn si chiuse la porta alle spalle e Kurt si lasciò cadere sul letto. Fissò il vuoto per vari minuti,non riusciva a smettere di pensare. Sentiva l'amarezza della sconfitta sulla lingua. Sì,Kurt Hummel aveva perso. Si era promesso così tante cose,ma nessuna si sarebbe potuta realizzare,si era lasciato distruggere.
La porta si aprì e un ragazzo dai capelli biondi e spettinati entrò nella stanza con una goffaggine che quasi fece sorridere Kurt,quasi.
Ciao sono Kurt Hummel,sono nuovo qui,tanto piacere” allungò la mano e sorrise spontaneamente.
Kurt immaginò quello che avrebbe certamente detto anche solo qualche anno prima,probabilmente la sua malattia,se ne esisteva davvero una,era degenerata. Si limitò ad osservare il pavimento.
Quando il biondo alzò lo sguardo Kurt vide i suoi occhi di un azzurro tanto intenso quanto profondo,riuscì quasi a sentire il rumore che aveva in testa.
“Ehi ciao,tu devi essere Klark giusto? Ti prego dimmi che non ho capito male” rise spontaneamente.
Kurt deglutì e in quel momento decise che avrebbe fatto qualunque cosa pur di uscire di lì il prima possibile,mise tutto se stesso nel tentativo di apparire normale.
Rise leggermente cercando la disinvoltura che da un po' sembrava aver dimenticato dentro l'armadio.
“In realtà,mi chiamo Kurt. Ma su,ci sei andato vicino” la sua voce parve fredda e totalmente priva di allegria,si maledì e continuò a tentare di sorridere.
“Oh,beh sì dai,io mi chiamo Sam invece” sorrise senza un minimo della grazia che Kurt in tutti quegli anni non aveva mai perso.
Kurt capì che forse sarebbe stato educato alzarsi per tendergli la mano,ma Sam si lanciò sul suo letto.
Avrebbe voluto chiedergli perché si trovava lì ma optò per sfilare un libro dalla tasca della sua borsa,la avrebbe disfatta dopo. Passarono vari minuti e Sam si addormentò,Kurt continuò a leggere sperando solo non si svegliasse a breve.
Qualcuno bussò alla porta.
Kurt sobbalzò e aspettò che Sam facesse qualcosa,ma sembrava non avesse sentito nulla. Improvvisamente ricordò dell'incontro con gli altri ragazzi allora infilò il libro sotto il cuscino,come faceva sempre a casa e si drizzò a sedere.
“Posso entrare?” sentì la voce di Blaine e il suo stomaco si contorse.
“Sì” rispose timidamente.
Allora la porta si aprì ed entrò un sorridente Blaine.
“Ehi ciao Kurt,vi stanno aspettando all'incontro,c'è qualche problema?” Blaine non riuscì a staccare lo sguardo da gli occhi di Kurt. Spostò lo sguardo verso Sam e lo notò appisolato.
“Sam! Quante volte te lo devo dire che devi presentarti agli incontri?” alzò la voce questa volta.
Sam parve svegliarsi tutto in una volta.
“Senti Blaine,non mi va,sono tutte stronzate!” disse con più disperazione di quella che probabilmente avrebbe voluto far trasparire.
“Sam ascoltami -cominciò lentamente- vuoi andartene di qui giusto? Voi stare bene non è vero?”
Lui annuì a testa bassa.
“Ecco,allora devi impegnarti,tutto si sistemerà,devi solo provare ad impegnarti,il resto verrà da sé”
Kurt fu sorpreso dalla dolcezza che mise Blaine nelle sue parole. Anche Sam sembrò convinto,si alzò e si mise una mano tra i capelli,Blaine gli diede una pacca sulla spalla e gli sorrise.
“Amico,vieni?” chiese Sam rivolto a Kurt,lui fece per alzarsi ma Blaine intervenne.
“Sam vai,devo parlare un secondo con Kurt,ti raggiungerà fra un attimo” Sam sorrise e si chiuse la porta alle spalle.
Kurt sentì lo stomaco venir attaccato da un senso di panico.
Blaine aspettò un attimo,sospirò prima di parlare.
“Kurt,Quinn mi ha detto che oggi mettendoti il braccialetto ha visto una cosa che non era sulla tua cartella,cosa hai nascosto a tuo padre?” Blaine odiò Quinn per averlo mandato a parlare di una cosa simile.
Kurt pensò a tutti i posti in cui sarebbe voluto essere piuttosto che lì,aggiunse anche una gabbia per topi nell'ultimo vagone di un treno di merci. Aprì la bocca ma non ne uscì alcun suono.
“Okay capisco che potrebbe essere difficile parlarne ma,noi vogliamo aiutarti”
“No! Volete solo mettermi in un piano diverso alzando la gravità della mia situazione!” esplose.
“Tuo padre ci aveva detto che sapeva che ogni tanto ti graffiavi ma nient'altro,è una cosa grave Kurt!”
Guardò negli occhi Blaine e sentì il coraggio crescergli dalla parte alta dello stomaco fino alla gola.
“Non lo è invece! Posso affrontarlo da solo”
“Ma non sei stanco di essere sempre solo?” Blaine si accorse di aver sbagliato quando ricordò che Kurt era un paziente ma comunque non cercò di riparare.
“Che cosa volete da me? Punirmi per aver mentito?” Kurt sentì le lacrime salirgli a gli occhi,abbassò lo sguardo.
“Oh no,vogliamo solo capire come aiutarti,okay questa parola non ti piace,come farti uscire il prima possibile da qui”
Preferì decisamente il verbo,sorrise.
In seguito sorrise anche lui.
“Va bene,ho cercato di evitare anche questa preoccupazione a mio padre,sono anni che ci convivo,per me non è un problema” le parole gli scivolarono via dalla gola.
Blaine si sedette delicatamente accanto a Kurt.
Si voltò e lo guardò dritto negli occhi.
“Lo so che non ti fidi di me,non ti fidi di nessuno,ma sei giovane e hai tanto da vivere ancora,non permettere che tutto questo ti scavi la fossa” disse piano.
“Lo sto già facendo da solo Blaine”
“Chiuderemo questa fossa Kurt e tu non ci finirai dentro,te lo prometto”
Kurt odiava le promesse e non credeva alle parole di Blaine ma non obbiettò.
“Oddio,si è fatto tardi,sarà meglio andare” Blaine si alzò,si voltò verso Kurt che non si era ancora mosso. Gli allungò la mano.
Kurt l'avrebbe volentieri usata per strangolarsi,si alzò senza afferrarla. Blaine sentì l'imbarazzo avvampargli in volto,infilò la mano in tasca e uscì dalla stanza a passo veloce,Kurt lo seguì odiandosi per averlo fatto apparire ridicolo.
Arrivarono davanti ad una porta bianca con su scritto “Dottor Hudson”.
“Bene,benvenuto,spero ti diverta,Hudson è uno forte” disse Blaine con la voce ancora strozzata dall'imbarazzo.
Kurt annuì ed entrò nell'aula.
 
  
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