Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Aretusa    01/09/2013    4 recensioni
Jonathan Christopher Morgenstern, ha deciso di consegnarsi al Conclave e chiedere di essere perdonato per le colpe commesse da suo padre. Sa di non avere alcuna possibilità, ma che importa quando sei solo al mondo e ciò che ti resta non è altro che te stesso?
Il rituale di legame con il suo fratellastro Jace sembra averlo cambiato definitivamente, al punto che forse... forse, potrebbe anche arrivare ad innamorarsi.
Ma chi mai potrebbe ricambiarlo?
Chi amerebbe mai, una bestia?
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Izzy Lightwood, Jonathan
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

5

IL POTERE DELLA MENTE

 

 
 
Le tonache di stoffa color pergamena dei Fratelli Silenti ondeggiavano fluide lungo i corridoi dell’Istituto, circondandosi di passi silenziosi e parole mute sulle bocche dei Nephilim. L’orlo dei mantelli sfiorava il pavimento di marmo lucido ad ogni passo e, per un momento, Isabelle si ritrovò a chiedersi cosa ci fosse al di sotto di esse.
I Fratelli indossavano scarpe? Che tipo di indumenti portavano? In un assurdo momento di sarcastica curiosità, se li immaginò mentre facevano shopping per le vie di New York, con buste di vestiti zeppe di tonache color pergamena tutte identiche.
Poi Rinsavì.
Quello non era di sicuro il momento per dar luogo a simili pensieri, con quegli individui inquietanti dagli occhi cavati e le labbra cucite che camminavano per i corridoio della loro casa, pronti ad interrogarli su solo l’Angelo sapeva cosa, e Sebastian calmo e tranquillo che ostentava la sua indifferenza e l’espressione da vittima innocente persino di fronte a loro.
Sebastian.
Una parte di lei si chiese perché continuava a chiamarlo in quel modo, pur sapendo che quello non era il suo vero nome.
Jonathan. Avrebbe dovuto chiamarlo Jonathan. Ma proprio non riusciva ad associare il vero nome di Jace a quell’essere spregevole. Era come un insulto. Il fatto che quei due portassero lo stesso nome era la prova lampante di come tutti loro erano caduti come piccole mosche nella ragnatela di Valentine.

Salve Cacciatori. 

Le voci dei Fratelli sembravano un tutt’uno, come un coro angelico e rimbombarono nella mente di Isabelle, come in quelle di tutti gli altri presenti. Erano capaci di leggere le menti, potevano entrare dentro alla tua testa e scoprire tutti i tuoi pensieri, i tuoi sogni, le tue paure. Tutti i tuoi più intimi segreti. Isabelle non sapeva se esserne affascinata o spaventata. Erano i detentori della verità, ma la loro doveva essere una vita di silenzio e solitudine. Una vita triste. Non li invidiava per niente, ma sarebbe stato bello avere quel tipo di potere anche solo per un po’. Giusto il tempo di entrare nella mente di Sebastian e provocargli un paio di allucinazioni, così da fargli perdere il senno completamente.
Jace e Clary si staccarono dal muro per primi e andarono incontro alle figure incappucciate, con Isabelle dietro di loro che li seguiva a testa bassa. Li aveva sempre trovati inquietanti, con le loro bocche cucite, i crani calvi e gli occhi cavati dalle orbite, ma non aveva paura di loro. Sapeva che prima ancora di entrare nella fratellanza e di fare voto di silenzio quelle persone erano stati dei Cacciatori, Nephilim e figli di Raziel, esattamente come tutti loro. Tuttavia, l’idea che i suoi pensieri fossero messi completamente a nudo da loro, la metteva a disagio. Cosa le avrebbero fatto, se si fossero resi conto che l’unica cosa a cui pensava da settimane, oramai, era mettere le dita intorno al collo di Sebastian e ucciderlo? Forse l’avrebbero rinchiusa nella Città Silente, per impedirle di dare atto alle sue intenzioni o di impazzire. Quello si, che sarebbe stato un problema.
I fratelli si fermarono davanti alla porta dello studio di Maryse, attendendo di essere ricevuti; Isabelle non sapeva quali fossero i loro nomi e, ad ogni modo, i visi sotto i loro cappucci erano irriconoscibili e parevano essere tutti uguali, ma uno di loro si fermò a guardare Jace per un minuto di troppo, prima che la porta di aprisse e sua madre li invitasse tutti ad entrare, poi si voltò e seguì i confratelli con i movimenti fluidi tipici della fratellanza.
Sebastian fù l’ultimo ad entrare nello studio. Chiuse la porta e si posizionò accanto alla sorella e a Jace, mentre Isabelle andò a sistemarsi dal lato opposto della scrivania, di fronte a loro.

Siamo qui per esaminare i ragazzi.  Disse la voce di uno dei fratelli nella loro mente.

«Bene», fece Maryse, «fate pure, fratello Enoch».
Isabelle guardò di sottecchi il fratello Silente e si chiese come facesse sua madre a riconoscere di chi si trattasse. Lei non riusciva proprio a distinguerli.
Jace e Sebastian si avvicinarono verso il centro della stanza prima ancora che fratello Enoch facesse loro un cenno, per cui Isabelle immaginò che avesse parlato solo all’interno delle loro menti. Il secondo Fratello si avvicinò ai due ragazzi, fece scivolare il suo cappuccio all’indietro, scoprendo il cranio perfettamente liscio e posò le sue dita lunghe e nodose sulle tempie di Jace, che sembrò sussultare appena a quel tocco, mentre Fratello Enoch faceva lo stesso con un impassibile Sebastian.
«Ma si», disse Jace, «facciamolo. Rovistate pure nelle nostre teste, sembra divertente».
Isabelle alzò gli occhi verso il soffitto e quando li riabassò colse l’espressione preoccupata di Clary mentre guardava il fratello e si chiese se anche lei apparisse così in ansia per Jace. Distolse lo sguardo, giusto il tempo di riuscire a riguadagnare un espressione neutra, ma in quel momento entrambi i ragazzi sussultarono come se avessero appena preso la scossa, e Isabelle si morse il labbro, facendolo sanguinare.
«Che cosa gli state facendo?», inveì Clary, a voce un po’ troppo alta e con gli occhi spalancati per il terrore.

Silenzio, ragazzina. Io e fratello Jeremiah non possiamo entrare nelle loro menti senza la giusta concentrazione.

Clary serrò le braccia, incrociandole davanti al petto, risentita. Isabelle sapeva quanto odiasse essere chiamata ragazzina e poteva anche capire la sua agitazione. Aveva sperimentato in prima persona cosa volesse dire avere dentro la propria mente i fratelli silenti, quando avevano cercato di eliminare il blocco che aveva apposto Magnus sotto richiesta di Jocelyn. A giudicare dalla sua espressione di adesso, non doveva essere stato piacevole. Tuttavia Clary si sforzò di rimanere in silenzio, per non interferire con la procedura.
I minuti passavano lenti e lunghissimi, e dopo quello che a Isabelle parve un tempo eccessivamente lungo a guardare i fratelli che affondavano le dita nella testa di Jace e Sebastian, qualcosa parve cambiare.
L’espressione di Sebastian non era più impassibile come lo era stata inizialmente. Le lunghe ciglia bionde tremolavano, sfiorandogli gli zigomi e la mascella era contratta in modo rigido, come se stesse serrando i denti. Jace invece appariva sereno. Sebastian sussultò di nuovo e, all’improvviso spalancò gli occhi, fissandoli su di lei mentre la ragazza faceva un passo indietro per la sorpresa.
Poi Fratello Enoch parlò.

Il legame è forte, non può essere spezzato con l’ausilio del potere della mente,  ne con un semplice incantesimo, ne tantomeno con la forza, se non si vuole rischiare di ucciderli entrambi. Nel migliore dei casi, almeno uno di loro perirebbe, e solo l’Angelo può dire quale dei due sia il più forte. Quale delle loro coscienze prevaricherà l’altra, alla fine. Se mai sopravvivrebbero entrambi potrebbero non essere più loro stessi. 

«Che significa che potrebbero non essere loro stessi?», chiese Clary.

Le loro coscienze sono fuse insieme, al punto da non capire più dove cominci l’una e dove finisca l’altra. Potrebbe accadere che l’uno conservi dei residui della coscienza dell’altro, e viceversa.  Non sappiamo l’entità del danno che potremmo provocare, forzando la separazione.

«Questo significa che rimarranno così per sempre?». Isabelle stringeva i pugni lungo i fianchi, e le unghie le si conficcavano nei palmi, ma non le importava. Niente importava se Jace sarebbe rimasto legato a quel mostro per tutta la vita. Non sarebbe più stato il Jace che conosceva, non sarebbe più stato suo fratello.

Non per sempre. Il legame sta già cambiando, è in continua mutazione, potrebbe dissolversi da solo, ma nessuno può affermare con certezza quanto tempo di metterà e, a quel punto, potrebbe essere troppo tardi.

«Troppo tardi per cosa?», ribatté Isabelle, con un nodo enorme che le occludeva la gola. Non poteva perdere un altro fratello. Non lo avrebbe permesso.

Per salvarli da loro stessi.

«Non capisco che significa», disse Maryse. La sua voce di solito fredda e sicura, sembrava incrinata, adesso, e gli occhi azzurri vacillavano dalle figure incappucciate a Jace. «Se non facciamo niente… mio figlio morirà?».

No. Non morirà, nessuno dei due morirà. Ma sembra che uno di loro stia già prevalendo sull’altro, questo potrebbe cambiarlo per
sempre.


Fratello Enoch e Fratello Jeremiah si voltarono, calandosi nuovamente i cappucci delle loro tonache sulla testa e si voltarono verso la porta, senza aggiungere altro. Il terzo di loro invece, si fermò di fronte a Sebastian e sollevò una mano verso di lui, facendo scivolare la larga manica dell’abito lungo il gomito e mostrando il polsino di una comunissima camicia bianca, da cui spuntava una mano dalle dita lunghe e sottili, con il dorso ricoperto da rune ormai sbiadite. La prima cosa che Isabelle pensò è che le sue non sembravano le mani di un Cacciatore, ma quelli di una donna piuttosto, o di un musicista. Poi il Fratello Silente afferrò gentilmente la mano di Sebastian e la espose alla luce che entrava dalla finestra dietro la scrivania e Isabelle fu costretta a trattenere il fiato, per paura che i battiti violenti del proprio cuore risuonassero fin dentro alla testa del Fratello.
«Questo?», disse Sebastian indicandosi la fasciatura sporca di sangue e rivolgendo una rapida occhiata alla mano di Jace, con la medesima macchia rossa stagliata sul bianco della benda. Isabelle sussultò e per poco non si portò una mano alla bocca per lo sconcerto. Come aveva fatto ad essere tanto stupida? Come aveva fatto a dimenticarsi di una cosa tanto importante? Oltre ai pensieri condivisi, al possibile controllo della mente e al resto, il legame significava più di tutto una cosa.
Ferisci l’uno e anche l’altro sanguinerà.
La sua lama aveva ferito la mano di Sebastian e adesso suo fratello stava sanguinando.
Sebastian sollevò lo sguardo verso di lei e le sorrise appena, poi tornò a guardare l’uomo incappucciato e sfilò la mano dalla sua con naturalezza.
 «E’ solo un taglio da coltello», disse, a nessuno in particolare. Isabelle si rese conto che il fratello aveva posto a Sebastian una domanda che nessuno di loro era stato in grado di sentire e si preparò a impiattellare una scusa decente che le impedisse di finire nei guai. Ma poi Sebastian continuò: «Mi sono tagliato ieri notte, mentre mi preparavo un panino». Sollevò le spalle con noncuranza e rivolse al suo interlocutore un sorriso garbato ed innocente. Un sorriso da Sebastian Verlac. Il ragazzo che li aveva ingannati tutti con la sua finta gentilezza.
«Avevo fame», aggiunse.
Isabelle non si accorse di stare ancora trattenendo il respiro fino a quando non si rilassò e l’aria fuoriuscì dai polmoni, distolse lo sguardo da Sebastian confusa e arrabbiata, mentre gli altri uscivano dalla stanza.
L’aveva coperta. Perché l’aveva coperta? Che diavolo aveva in mente quel mostro? Un mucchio di domande le affollarono la mente, come una nebbia densa e fitta che confondeva i contorni di ogni cosa. Ma una domanda più di tutte necessitava di avere una risposta prima delle altra. Una domanda premeva per essere posta.
«Chi?», disse Isabelle con rabbia, prima che tutti uscissero dallo studio. «Chi sta prevalendo?».
In quel momento, il Fratello Silente che si era fermato con Sebastian si voltò, con uno scatto privo della loro solita scioltezza e sollevò lo sguardo verso di lei.
Lo sguardo. Esatto. Perché a differenza di ogni altro Fratello Silente che lei avesse mai incontrato in tutta la propria vita, quello l’aveva guardata davvero come se la vedesse. Fu solo un lampo. Un’istantanea rubata alle ombre che nascondevano il suo viso sotto al cappuccio, ma lei lo vide. Ne era certa, quel Fratello Silente aveva gli occhi, ed erano scuri come pezzi di carbone.

Jonathan, 

disse una voce all’interno della sua mente, era dolce e profonda, come la melodia prodotta da un violino e, dalle espressioni degli altri mentre i fratelli si allontanavano, Isabelle fu certa di essere stata l’unica ad ascoltarla.


***Angolo dell'autrice***

Stavolta eccomi qui con un altro capitolo, prima di quanto anch'io potessi mai immaginare. Lo scritto d'un fiato e alla fine mi è venuto il lampo di genio! ahahah Vediamo chi di voi capisce di che si tratta... o meglio, di "chi" si tratta. Dopo aver terminato Clockwork Princess non potevo far riferimento ad uno dei mei personaggi preferiti delle origini. Non è SPOILER dato che non vi ho ancora svelato di chi si tratta, e forse non lo farò mai :) Ma chi di voi come me ha finito di leggerlo, saprà di chi si tratta.
Spero di ricevere le vostre recensione, perchè sono quelle che mi spingono a continuare con la storia e spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia quanto meno tenuto un pò di compagnia. 

Baci _RosaSpina_
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Aretusa