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Autore: holls    03/09/2013    13 recensioni
Un investigatore privato, solo e tormentato; il suo ex fidanzato, in coppia professionale con un tipo un po' sboccato per un lavoro lontano dalla luce del sole; il barista del Naughty Blu, custode dei drammi sentimentali dei suoi clienti; una ragazza, pianista quasi per forza, fotografa per passione; e un poliziotto un po' troppo galante, ma con una bella parlantina.
Personaggi che si incontrano, si dividono, si scontrano, si rincorrono, sullo sfondo di una caotica New York.
Ma proprio quando l'equilibrio sembra raggiunto, dopo incomprensioni, rimorsi, gelosie, silenzi colpevoli e segreti inconfessati, una serie di omicidi sopraggiungerà a sconvolgere la città: nulla di anormale, se non fosse che i delitti sembrano essere legati in qualche modo alle storie dei protagonisti.
Chi sta tentando di mettere a soqquadro le loro vite? Ma soprattutto, perché?
[Attenzione: le recensioni contengono spoiler!]
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nathalan'
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3. E mi allontano da te
 
 
17 dicembre 2004. 
Nemmeno un caffè riuscì a risvegliarlo da quell’intorpidimento. Alan se ne stava davanti alla macchinetta della centrale di polizia, sorseggiando la sua bevanda quasi per inerzia. L’effetto stimolante che gli procurava di solito, quel giorno non aveva voglia di presentarsi; forse era rimasto a letto, come anche lui avrebbe voluto fare.
Quel suo aspetto così rimbambito poteva attribuirlo solo a Nathan. Tutto ciò che era accaduto negli ultimi due mesi gli era sembrato totalmente surreale: gli sembrava quasi che Nathan fosse semplicemente partito per un viaggio, in una terra lontana, e che sarebbe tornato di lì a poco.
Scosse la testa.
Era vero, Nathan era proprio partito per un lungo viaggio, lontano da lui. Con l’unica differenza che non sarebbe tornato. Rifletté un attimo. Se anche fosse tornato, sarebbe stato disposto a perdonarlo? Provò a ripensare a quella scena che in lui si era impressa in maniera disgustosa, ma della quale in realtà non ricordava quasi nessun particolare. Ricordava la collera, le grida, qualcosa di rivoltante davanti a lui. Ma se avesse dovuto descrivere nel dettaglio quella scena, non ci sarebbe riuscito: era più un insieme di sensazioni. In qualche modo ringraziò la sua mente per il tentativo di rimozione.
Decise di prendersi un altro caffè.
In quel periodo, aveva notato, era solito bere più del normale. Ne sentiva il bisogno, era quasi diventato un rito, qualcosa da fare per occupare la mente. Ma per quanto si sforzasse, ogni tanto il ricordo di Nathan faceva capolino nella sua mente e ciò che più gli faceva male era che, quel ricordo, di sbiadire non aveva alcuna intenzione. Si chiese amaramente per quanto ancora sarebbe rimasto intrappolato dentro quell’incubo.
Era venuto in centrale per fare un giro, perché in quel periodo non gli avevano assegnato alcun caso, benché fosse normale che si alternassero periodi pieni e altri di fiacca. Ma si annoiava troppo a stare a casa nullafacente, perciò un giretto in centrale rappresentava per lui un toccasana.
Il silenzio della sua mente fu interrotto da una voce familiare.
« Ehi, Alan! Ancora a bere il caffè? »
Alan si voltò, e gli fece un cenno col mento. Era Ashton.
« E pensa che sono pure al secondo. »
« L’amore fa stare così male? »
Alan non rispose. Alzò gli occhi nel piccolo atrio e notò un calendario. Era il 17 dicembre.
« Sai dove dovevo essere, tra una settimana? A Coney Island. Un’escursione romantica, io e lui, per festeggiare i nostri tre anni insieme. Tutto andato a puttane. »
Ashton ammutolì e abbassò lo sguardo.
« Lo capisco, non è facile. Vi siete più parlati? L’auto ti è servita? »
« L’auto mi serve, ma ogni volta non concludo nulla. Lo vedo rientrare la notte, ma non ho il coraggio di scendere e dirgli qualcosa. »
« Quindi ti ho prestato l’auto di copertura per fare lo stalker? »
« Io non… » Alan emise un risolino. « Credi che mi abbia scambiato per un pedinatore? »
« Come minimo. Alan, perdona la brutalità, ma ti devi dare una svegliata. Così non risolverete niente, se davvero hai intenzione di risolvere, e ti tolgo la macchina se non agisci in fretta. A proposito, hai indagato sul suo presunto lavoro al bar? »
« No, ho deciso di non indagare. Non so cosa potrei trovare sotto il tappeto. Comunque, rientra sempre a orari strani, praticamente tutte le sere. Qualche sporadica volta rientra verso le undici, ma è molto raro. »
« Vuoi che qualcuno indaghi per te? »
« E trovare magari le info spiattellate in un dossier? Ti ringrazio, ma non fa per me. Preferisco così, per ora. »
Alan finì la sua bevanda e gettò il bicchiere nel contenitore della plastica.
« È incredibile che, quando si tratta di noi stessi, siamo incapaci di fare qualsiasi cosa. E pensare che sei anche l’investigatore più brillante del quartiere! Volendo, potresti scoprire tutto su di lui in un batter d’occhio. »
« Te l’ho già detto. Non voglio sapere nulla per ora. »
« Non vuoi nemmeno sapere se quello che ti gridava quel giorno era vero? Dire di essere stato costretto a un rapporto sessuale è un’affermazione importante. Anche di questo, non vuoi sapere niente? Se quello che ti ha detto fosse la verità, sarebbe bene proteggerlo. »
« Se davvero fosse stata la verità, avrebbe sporto una denuncia. O sarebbe venuto a implorarmi di credergli. »
« Magari non è il tipo da implorare. O magari si vergogna nell’esporre pubblicamente una cosa del genere. »
« O magari non era vero. »
« Sei cocciuto su questa cosa, ma farei attenzione. Magari approfittane per dare un’occhiata durante i tuoi pedinamenti in auto. Chi incontra, se qualcuno di sospetto tenta di avvicinarlo...»
Ashton contò i cent nella sua mano; inserì poi le monete dentro la macchinetta, e aspettò che il suo cappuccino fosse pronto. Lo afferrò, spostando poi lo zucchero dal fondo con la paletta. All’improvviso si fermò.
« Ho un’idea, Alan. Per la storia di Coney Island, intendo. Potresti cercare di, come dire, rendere l’evento più anonimo. Meno personale. »
« Cosa intendi con ‘meno personale’? »
« Intendo dire che per te rappresentava un anniversario con la persona che ami, un traguardo importante. Cerca di trasformare questo evento. Non è più un anniversario, ma un’uscita tra amici. Non è più il tuo ragazzo, ma solo una persona con cui stai bene. Quello che voglio dire è che dovresti andarci con un altro, una persona con cui ti trovi bene o qualcuno che vuoi conoscere. Esorcizza il tuo dolore. Non hai nessuno a cui chiedere? »
Alan alzò lo sguardo in direzione di Ashton.
« Ah, non guardare me! Sono già impegnato per quel giorno. Dai, pensaci. Non c’è nemmeno nessuno a cui devi un favore? Non ci credo. »
Alan rifletté un attimo e di colpo un viso si affacciò nella sua mente.
Jack.
In realtà non poteva definirlo una ‘persona con cui stava bene’, né forse un ‘amico’, ma riconobbe che era una persona a cui doveva un favore. Delle scuse, in realtà. Ricordò come si erano lasciati l’ultima volta che si erano visti.
« Stai pensando a qualcuno, vero? Chi è? »
« Non sto pensando a nessuno. »
« Va bene, fissaci un appuntamento e invitami. Lo voglio conoscere. »
« Ma ti ho detto che… » Alan sospirò e scosse il capo. « … D’accordo. Alla fine del turno vieni con me. Pensavo di andare stasera a bere qualcosa. »
« Come si chiama questo tipetto? È già successo qualcosa? »
« Be’, direi di sì. Sono andato nel locale dove lavora, l’ho annoiato con le mie delusioni sentimentali, sono scappato senza pagare, l’ho terrorizzato davanti all’università… »
« Che diamine vuol dire che l’hai terrorizzato davanti all’università? Gli hai mostrato il distintivo e gli hai messo le manette urlando ‘sei in arresto’? »
« No, no! Volevo parlarci e quindi l’ho seguito, ma forse ha pensato che avessi strane intenzioni nei suoi confronti.»
« Insomma, sei nato per fare lo stalker. »
« Ma perché ti ascolto anche, Ashton? Comunque, dopo ci siamo presi qualcosa da Gizzi, ma è stato un pochetto sfrontato e non ho retto il colpo. Gli ho lasciato i soldi e me ne sono andato. »
« Un candidato perfetto, direi. » Ashton finì il suo cappuccino e gettò il bicchierino nella spazzatura. « Caro Alan, » Ashton gli mise una mano sulla spalla « starei a giornate a parlare con te, ma il dovere mi chiama. Ti aspetto alla fine del turno, allora? »
« Sicuro. Ho proprio voglia di svagarmi un po’. »
« Perfetto. A dopo allora. »
Ashton lo salutò mentre si allontanava e Alan ricambiò. Aveva davvero intenzione di andare a Coney Island con un ragazzo praticamente sconosciuto? Ma soprattutto – e a questo non aveva troppo pensato – lui avrebbe accettato? Tutto sommato, era un posto all’aperto e per nulla romantico. Non c’era alcun motivo per cui non potesse accettare.
 
***
Vide Ashton uscire dalla centrale; Alan lo aspettava in piedi davanti all’auto. I due si salutarono e salirono in macchina. Cinture allacciate, Alan schiacciò l’acceleratore.
« Allora, come si chiama questo posto? »
« La nostra meta è il Naughty Blu. »
Ashton si divertì ad alitare un po’ d’aria per vederla condensare davanti a sé.
« Non ne ho mai sentito parlare. Che posto è? »
« Un posto tranquillo. Puoi andare vestito come ti pare, la roba è buona e costa poco. »
« Ho capito. E la fregatura dove sta? »
Alan ridacchiò.
« Questo devo ancora scoprirlo. »
 
La solita insegna sgangherata accolse Alan e Ashton, ma stranamente Alan ebbe l’impressione che quel posto fosse meno freddo di come lo ricordava l’ultima volta. Anche una volta entrato dentro, si sentì avvolgere da uno strano calore. Gli sembrava quasi di non avere più brutti pensieri da scrollarsi di dosso.
Buttò un’occhiata rapida al bancone, ma si accorse che Jack non c’era. Gli era parso di capire che lavorasse lì tutte le sere, ma a quanto pare si era sbagliato. Decise insieme ad Ashton di sedersi e aspettare che la barista non fosse occupata.
« Tu che prendi, Alan? Io non so se andare sul classico o provare qualcosa di nuovo. Che mi consigli? »
« Mah, non saprei. Io credo che mi butterò su qualcosa di analcolico, magari dolce, perché quel sapore aspro che rimane sulla lingua non lo sopporto proprio. »
« Analcolico? Visti gli intenti della tua proposta, mi sarei aspettato più un ‘Sex on the Beach’… »
Alan emise un sospiro.
« Non sei simpatico. »
« Dai, stavo solo scherzando. Scusa se ho esagerato, solo che sono settimane che ti vedo a pezzi, e vorrei soltanto vederti sorridere un po’ di più. »
Con sua grande meraviglia, Alan si accorse che tutto sommato un sorriso glielo aveva strappato. Si guardò intorno nel locale e la sua attenzione fu attirata di nuovo dagli specchi. Il suo sguardo si muoveva lento sul suo riflesso, come se temesse di vedere nuovamente qualcosa che, decisamente, non gli faceva bene. Scrutò con dovuta cautela ogni particolare dell’immagine riflessa, talvolta fermandosi su qualche cliente come per vedere bene, ma di Nathan, per fortuna, non vi era alcuna traccia. Allungò il collo in cerca della barista, ma niente da fare: era ancora impegnata.
« Sei tu! »
A pronunciare quelle parole era stata una voce alla sua sinistra; si voltò e vide che era di una ragazza. Quel volto gli ricordava qualcuno e non impiegò molto a ricordare chi fosse.
« Tu sei il tipo dell’altra volta, davanti all’università! Ti ricordi di me? Ero insieme a Jack quel giorno. »
« Sì, mi ricordo. Difficilmente mi scordo una faccia. Comunque, » disse Alan, porgendole la mano, « io sono Alan. »
« Madison, piacere di conoscerti. »
La voce di Ashton sbucò all’improvviso.
« Madison! Molto piacere, io sono Ashton. Sei una fotografa? »
Ashton indicò la macchina fotografica al collo della ragazza.
« Fotografa? Magari! È solo un hobby, almeno per ora. Mi piacerebbe farne una professione in futuro, ma per ora mi limito a fare fotografie per pubblicizzare i locali. Oltre a quelle per uso personale, si intende. Mi piace moltissimo il Naughty Blu, con questi specchi si crea spesso un effetto simpatico. E poi io e Jack – il barista – siamo compagni di corso, nonché ottimi amici. Ah, eccolo! Jack! »
Madison si alzò leggermente dal panchetto per salutare l’amico ma, data la sua statura, non ne aveva certamente bisogno.
« Jack, guarda un po’ chi c’è stasera! »
Alan fece un cenno di saluto, a cui seguirono le presentazioni da parte di Ashton.
« Alan, giusto? Mi fa piacere rivederti. Pensavo che non saresti tornato più. »
« E invece eccomi qui. »
Alan si voltò verso Ashton, che, con lo sguardo, gli fece capire che per lui era ‘il momento di agire’. Ma secondo Alan il momento giusto non era ancora arrivato. Ci pensò Ashton a rompere il ghiaccio.
« Possiamo ordinare da bere intanto? Un Mojito per me e… »
Alan e Ashton si scambiarono uno sguardo abbastanza eloquente.
« … un analcolico per il mio amico. Sennò troppo alcool gli dà alla testa. »
Jack ridacchiò, mentre cominciava a preparare le bibite per i due clienti. Intanto, Ashton prese di nuovo la parola.
« Posso chiederti, Madison, se lavori per qualche giornale in particolare? »
« Purtroppo no. Mi limito solo a fornire le foto per qualche rivista minore, ma non è un lavoro fisso. Solo talvolta mi richiedono qualche foto e sono in genere giornali diversi. Probabilmente non sono abbastanza brava. »
« Forse non hai gli agganci giusti. »
« È probabile, sì. Ma vorrei emergere per il mio talento. Per questo, quando ho un po’ di tempo libero, mi diverto a fotografare anche le persone. Faccio una sorta di book fotografico. Ho scattato qualche foto anche a Jack. Vero, Jack? »
Il ragazzo riemerse dal suo lavoro, e servì le bevande nei due boccali.
« Sì, verissimo. Mi ha fatto un servizio di tutto rispetto, sono davvero delle belle foto. Qualcuna l’ho pure esposta nel soggiorno. »
« Sarei davvero curioso di vederle. Potremmo vederci un giorno, così potrai mostrarmi qualche tua foto, Madison. »
« Ti porterò qualche rivista la prossima volta che verrai qui, così ti farai un’idea. »
Dopo questa risposta, Alan non poté fare a meno di notare lo sguardo divertito scambiato da Jack e Madison. In fondo, la spudoratezza di Ashton divertiva un po’ anche lui.
 
Avevano bevuto un paio di bicchieri ormai e gli sembrò quasi che Ashton fosse un po’ brillo. La conferma arrivò poco dopo.
« Allora, » disse, rivolgendosi a Jack « a chi devo chiedere per avere l’onore di ballare con questa fanciulla? »
Madison ridacchiò e arrossì di colpo. Anche se si vedeva che, dopotutto, prendeva l’atteggiamento di Ashton in modo scherzoso.
Alan intervenne.
« Come intendi ballare questa roba? »
« Tutto si può ballare, sai. Madison, se vuoi farmi questo onore… »
La ragazza era visibilmente divertita e, quasi come fosse un invito galante, si allontanò nell’adiacente sala da ballo insieme ad Ashton.
 
Jack e Alan erano rimasti soli. Sul volto di Jack si era stampato un sorriso perenne da offrire ai suoi clienti e ogni tanto lanciava qualche occhiata verso la sala da ballo. Dopo aver servito un cocktail a due ragazze, tornò da lui.
« Piuttosto diretto il tuo amico. »
« Sì, be’… » Le parole faticavano a uscirgli di bocca. Pensava ad altro. « Lui è fatto così. »
Vide Jack scoccare un’altra occhiata verso la sala da ballo. Il sorriso gli era scomparso.
Tra i due cadde il silenzio. Alan ripensò al piano, se così poteva definirlo, che Ashton gli aveva proposto e si domandò se fosse veramente la cosa giusta da fare. Il pensiero di rimpiazzare Nathan in quel modo lo faceva sentire strano. Si chiese anche se buttarsi tra le braccia di un altro uomo, più o meno metaforicamente, fosse ciò che lui voleva. Pensò però che, in fondo, non c’era alcuna attrazione concreta tra loro due. E che dunque poteva tentare e poi, se non se la fosse sentita, poteva tornare sui suoi passi senza ferire nessuno. Decise di buttarsi.
« Senti, Jack… »
Il ragazzo sorrise.
« Sì? Hai bisogno di un nuovo consulto sentimentale? »
« Oh » Alan si sentì imbarazzato. « No, no. Volevo chiederti se, ecco, la prossima settimana sei libero. Avevo una mezza idea di andare a Coney Island, così, per passare un pomeriggio. »
« La settimana prossima… » Mentre pensava, asciugava i boccali con gesti automatici. « Ah, è la vigilia di Natale. »
Alan rimase sorpreso. Non aveva minimamente pensato al fatto che, di lì a poco, ci sarebbe stato il Natale. Si era ormai abituato a passarlo con Nathan ma, da quando si erano lasciati, l’idea del Natale non lo aveva neanche sfiorato.
« Forse sei impegnato, scusa. Non ci avevo pensato. »
« Ma no, figurati. Sono libero e ci vengo volentieri. Chi altro ci sarà? »
Alan esitò un attimo.
« Veramente, pensavo di andare solo con te. »
Aspettò il verdetto alla sua proposta e il tempo che trascorse da quell’ultima frase alla risposta gli parve essere infinito. Si aspettava quasi certamente un rifiuto.
« Va bene. »
« Come hai detto? »
« Ho detto che va bene. Pensavi che avrei rifiutato? »
« Be’, se ci pensi, abbiamo avuto un inizio un po’ rocambolesco. »
« Sì, hai ragione. Ma ci vengo volentieri, mi piace la spiaggia. Ah, ti lascio il mio numero. »
Jack prese un piccolo foglio di carta e scarabocchiò una fila di numeri.
 
La loro conversazione fu interrotta dagli schiamazzi di Madison e Ashton, che a quanto pare si erano divertiti un mondo. Prima di concentrare i suoi sguardi sui due di ritorno, gli era sembrato di intravedere sul viso di Jack un sorriso d’intesa. Sperò solo, in cuor suo, di aver fatto la prima cosa giusta con lui.
Intanto, Madison e Ashton erano tornati ai loro posti.
« Allora Alan, che ore abbiamo fatto? »
« Sono quasi le una e mezzo. »
« Di già? Cavolo, ho il turno anche domattina. »
« Ti porto a casa, sarà meglio. »
Alan si richiuse la zip del suo cappotto e salutò Madison. Poi si rivolse a Jack.
« Ci risentiamo allora. Buonanotte! »
Salutò nuovamente tutti e uscirono dal locale.
 
Bene. Aveva un appuntamento. Aveva qualcuno con cui andarci. Aveva il suo numero di telefono. E, plausibilmente, anche un pizzico del suo interesse. Segnò il pomeriggio del 24 dicembre come una data importante.
Andava tutto bene.
 

Eccoci qua con un nuovo capitolo! :) Abbiamo conosciuto un po' meglio Madison e ha fatto la sua comparsa il mio caro Ashton (e pensare che entrambi non esistevano nemmeno nella stesura originale! XD). 
Mi scuso perché so che la storia può apparire un po' lenta, ma vi chiedo di avere solo un po' di pazienza, perché verrete ricompensati :) Diciamo che è una di quelle storie che parte lenta e poi fa il botto, però capisco che, essendoci ancora così pochi capitoli, a voi sembri una storia lenta e basta. Ma abbiate fede! XD
Bene, adesso mi dileguo, alla prossima! :)
   
 
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