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Autore: Maty66    07/09/2013    5 recensioni
“Ed il meglio di voi sia per l’amico vostro. Se egli dovrà conoscere il reflusso della vostra marea fate che ne conosca anche la piena”
Kahlil Gibran poeta libanese
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie d'amore e di amicizia'
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I legami del cuore

Semir vide Ben cadere all’indietro a braccia aperte come spinto da un forza d’urto.
Voleva urlare, ma aprendo la bocca non gli uscì alcun suono. I suoi pensieri si azzerarono all’istante, non riusciva a pensare a nulla e a rapportarsi alla realtà

Poi il dolore si impadronì di lui come un’onda gigantesca. L’aveva colpito in pieno petto. L’aveva ucciso… l’aveva ucciso… Ben era morto. Non era possibile… non l’avrebbe più visto ridere, non avrebbe più scherzato lavorato, litigato e discusso con lui. Non l’avrebbe visto sposato, non gli avrebbe fatto da testimone e non avrebbe mai tenuto fra le braccia un figlio di Ben né gli avrebbe fatto da padrino vedendolo crescere insieme alle sue bambine. Tutta una vita che poteva essere e non sarebbe mai stata gli passò davanti agli occhi

E il dolore si trasformò all’improvviso in furore incontrollabile. Con un urlo mentre Hakim teneva ancora la pistola puntata verso i poliziotti Semir gli diede una gomitata nello stomaco. Hakim perse l’equilibrio e cadde all’indietro facendosi sfuggire la pistola di mano.
Semir non riusciva controllarsi; prese più volte a calci nello stomaco Hakim con una furia assoluta, che non permetteva alcuna reazione. Pensava solo “l’ha ucciso, l’ha ucciso” mentre lo colpiva ancora ed ancora. Poi ansimante notò la pistola in terra.
La raccolse e la puntò in mezzo agli occhi di  Hakim.

“L’ha ucciso, ha ucciso Ben, non lo vedrò mai più” pensava mentre con mano tremante metteva il dito sul grilletto. Hakim lo guardò con il naso sanguinate e beffardo come al solito “Avanti ispettore spara forza, ho appena ucciso il tuo collega. O non sei capace di farlo nemmeno ora?” gli disse sfidandolo con occhi folli.
“Non si merita di vivere…” pensò Semir mentre il dito premeva sempre più forte sul grilletto.
“Semir non lo fare” disse la voce di Kim alle sue spalle. Evidentemente era arrivata anche lei. “Semir… tu non sei come lui, sei diverso, sei un poliziotto, non lo fare” disse ancora Kim.

Semir esitò per lunghi momenti, pensò a cosa avrebbe voluto Ben, a quello che avrebbe pensato Andrea, a come si sarebbe sentito dopo. Nulla gli avrebbe ridato Ben.
Singhiozzando abbassò la pistola.
 *******************

La rabbia in Semir andava scemando ma  il dolore tornò tutto insieme.
Hakim urlava perfido “Sei un vigliacco, ora dovrai seppellire un altro collega e non hai avuto neppure il fegato di vendicarti” mentre la Kruger con modi non troppo gentili lo ammanettava a pancia in giù
Semir non aveva il coraggio di guardare verso il luogo dove era caduto Ben, ormai circondato da un nugolo di colleghi. In lontananza sentiva la sirena della ambulanza che si avvicinava.
Mille pensieri incoerenti si affollavano alla sua mente “L’ultima volta che gli ho parlato abbiamo litigato, l’ho pure schiaffeggiato, non gli ho chiesto scusa per quello che era successo” e poi “E’ colpa mia, l’ho ucciso io, se gli avessi dato ascolto…”

Finalmente trovò la forza di camminare lentamente verso  Ben. Non poteva lasciarlo solo
I colleghi che attorniavano Ben si fecero da parte attoniti appena lo videro; si sentivano solo i singhiozzi sommessi di Jenny. Tremando come una foglia Semir si avvicinò. Dieter teneva da dietro Ben fra le braccia; il ragazzo appariva pallidissimo, aveva le labbra leggermente blu e non si muoveva. “Perché… perché” mormorò Semir, mentre le lacrime scendevano sulle guance e lui si inginocchiava accanto al corpo. Allungò una mano per carezzarlo.
Fino a che sentì un debole “Ahia” e Ben si mosse debolmente fra le braccia di Dieter

Semir restò come di sale “Me lo sono immaginato” pensò. Ma Ben aprì lentamente gli occhi lamentandosi “Ahia… che male…” fece tentando di mettersi a sedere, immediatamente bloccato da Dieter. “Ben!!!”  chiamò Semir che a questo punto rideva e piangeva contemporaneamente “Che è successo?? Che male…”  fece Ben tentando di toccarsi il torace.
 Semir freneticamente aprì il giubbotto tentando di vedere la ferita, ma alzando maglione e camicia non vide né sangue né ferite, solo un enorme livido sulla parte sinistra del torace. Semir frugò  nel giubbotto forato e finalmente lo trovò… il cellulare… quel catorcio enorme aveva nel bel mezzo e ben visibile la pallottola sparata da Hakim.

Semir lo guardò con gli altri colleghi incredulo e poi iniziò a ridere istericamente. Prese il posto di Dieter
dietro Ben e lo abbracciò talmente forte che il ragazzo urlò “Semir ahia mi stai facendo male…” “Maledetto idiota, mi hai fatto prendere uno spavento da restarci secco”  disse l’amico con voce strozzata, poggiando il mento fra i capelli scuri
 “Che è successo?” chiese ancora Ben  confuso, cercando di mettersi a sedere e di liberarsi dalla stretta di Semir che proprio non ne voleva sapere di lasciarlo
Dieter mostrò sorridendo il cellulare a Ben “Beh è proprio vero che le cose di una volta erano fatte bene”   
*********************

Semir si svegliò ansimando e  completamente sudato
Erano passate due settimane, ma era ancora tormentato dagli incubi. Guardò l’orologio. Le sei e mezza, ma era sabato avevano il giorno libero e  l’unico impegno era  accompagnare Ben  comprare i nuovi mobili per l’appartamento.
Semir si sentiva inquieto. Eppure  andava tutto bene. Hakim era stato arrestato, ma nella sua vigliaccheria si era rifiutato di incastrare lo Squalo. Comunque avrebbe passato moltissimi anni in galera. Ben stava bene, aveva passato solo un paio di giorni in ospedale e poi era tornato normalmente al lavoro. Andrea e le bambine stavano bene, la sua sospensione dal servizio era stata revocata. Tutto andava bene. Ma lui non stava bene
Per un momento Semir pensò di rimettersi a dormire, ma sapeva che non ci sarebbe riuscito così si alzò silenziosamente per non  disturbare Andrea stesa al suo fianco e si vestì.

Ben dormiva da due settimane nella stanza degli ospiti in attesa che fosse completata la ristrutturazione dell’appartamento. Passando davanti alla porta Semir sentì un confuso borbottio. “Come al solito sta parlando nel sonno” pensò.
Stava per scendere in cucina ma non seppe resistere alla tentazione. “Solo un’occhiata…” si disse. Era consapevole di aver sviluppato dopo i fatti delle precedenti settimane una leggera forma di paranoia, e di agitarsi anche se Ben la moglie o le figlie  uscivano dal suo raggio visivo senza sapere dove fossero esattamente, ma non ne poteva fare a meno “Solo un’occhiata per vedere se sta bene” si disse aprendo silenziosamente la porta della camera degli ospiti.
Era stata una notte  freddissima, aveva nevicato per cinque ore consecutive e fuori era tutto innevato. Ma Ben dormiva in calzoncini e canottiera, completamente scoperto in un groviglio inestricabile di cuscini  piumino e lenzuola attorcigliati attorno a tutto il corpo.  Semir sospirò vedendo la scena “Così si prenderà un raffreddore” pensò e si avvicinò al letto per cercare di coprire l’amico, ma l’impresa si rivelò praticamente impossibile. Mentre Semir cercava di coprirgli almeno le spalle Ben gli afferrò la mano e se la mise sotto il mento sorridendo ebete “Laura tesoro…” mormorò nel sonno.
“No… non sono Laura Ben…” fece Semir cercando di tirare via la mano, ottenendo solo un ”uhmmmm” come risposta mentre Ben accoccolava ancora di più il viso  sulla mano. “Ben… Ben ridammi la mano per favore…” fece Semir tirando un po’ più forte. Ben si svegliò di soprassalto “Eh che c’è?” chiese intontito “Niente niente, dormi” Semir sgaiattolò fuori dalla stanza più veloce che poteva.

Ben era ancora mezzo addormentato, ma capiva che c’era qualcosa che non andava con Semir. Era stato così strano in quelle ultime settimane. Era diventato ossessivo sul lavoro e a casa, lo teneva continuamente sotto controllo ed ora aveva la conferma che lo sorvegliava anche quando dormiva. Si vestì velocemente e scese giù in cucina.
“Giorno… tripla dose di caffè per favore” disse allegro entrando “Oh… già in piedi… è sabato”  rispose Semir porgendogli una tazza fumante.
“Semir… forse dovremmo parlare…” iniziò Ben imbarazzato. Semir lo guardò senza dire nulla. “Che ne dici di aiutarmi a spalare dalla neve il vialetto?” fece poi porgendogli  una piccola vanga presa dall’armadio della cucina.

I due uomini uscirono nell’aria freddissima del mattino.
“Non ti ho ancora chiesto scusa…” fece all’improvviso Semir mentre stavano lavorando da più di dieci minuti “Non penso che ci sia alcun motivo per chiedere scusa” rispose Ben
 “Invece sì, ti devo una spiegazione anzi la devo a tutti voi.” Semir restò alcuni minuti in silenzio e poi proseguì “Quando ho rivisto Hakim ho rivisto con lui quella parte della mia vita che credevo integrata perfettamente in quella generale che vivo ora. Invece non era così. Mi sono rivisto piccolo, il piccolo bambino mezzo turco, non accettato nè dalla comunità tedesca  né da quella turca. E poi mi sono ricordato che prima sono stato il mezzo delinquente finito in riformatorio e poi il traditore, lo sbirro che andava contro la sua gente. Pensavo di averlo superato, ma rivedere Hakim mi ha fatto tornare tutto a galla. E pensavo che avere un amico come Hakim, uno che ce l’aveva fatta anche lui,  era la dimostrazione che anche la mia parte turca era degna  di importanza, che non solo la mia parte tedesca mi aveva salvato. E non ho voluto vedere quello che avevo davanti chiaro: che Hakim era un delinquente pazzo. E se penso a quello che poteva succedere… ne ho paura…” la voce di Semir si ruppe per l’emozione
Ben era rimasto in assoluto silenzio mentre Semir parlava, era importante farlo sfogare.
"Sinceramente Semir io questi discorsi non li capisco… la mia parte tedesca la mia parte turca. Tu sei Semir e basta, ti voglio bene anche perché sei quello che sei… mezzo turco, e te ne vorrei anche se fossi mezzo irlandese o cinese. Sei la persona migliore che conosco e se essere mezzo turco o l’essere stato in riformatorio ha fatto di te quello che sei.. beh benedetta Turchia e benedetto riformatorio. Hakim si è approfittato di te perché tu gli volevi bene e sei una persona leale, ed io ti ammiro anche per questo. I legami che stringe il nostro cuore non sono facili da spezzare…” Semir lo guardava con le lacrime agli occhi “Anche se devo ammettere di essere stato un po’ geloso…” sorrise Ben cercando di sdrammatizzare la situazione “ Non devi esserlo, mai,  tu sei il mio migliore amico e tale resterai…” gli disse Semir guardandolo negli occhi.

Il discorso venne interrotto dalla vocina di Aida che uscita dalla porta iniziò a gridare “Papààà zio Bennn mamma dice di smettere di chiacchierare e che se non finite di spalare la neve dal vialetto non potete fare colazione” “Ok mia piccola principessa…” rispose Ben.
Semir era ancora immerso nei suoi tristi pensieri e riprese in mano la vanga quando  venne colpito all’improvviso da una enorme palla di neve alle spalle. Neppure il tempo di girarsi che gliene arrivò un’altra direttamente in faccia
“Colpito!!!” urlò trionfante Ben mentre faceva un’altra palla di neve. “Battaglia a palle di neve…anch’io… anch’io ” urlò felice Aida unendosi allo zio Ben
Semir rise per la prima volta da settimane ”Allora volete la guerra… e guerra sia!!!” disse  chinandosi a raccogliere una manciata di neve.
Le risate risuonarono allegre per tutto il vicinato            
                                                                                  FINE

Ebbene sì la scena del cellullare in parte l’ho rubacchiata da uno degli episodi… mi pare Progetto Taurus
Come vedete a grande richiesta ( e si noti bene non per le minacce di una certa chiromante)  ho salvato di nuovo Ben, anche se devo dire che stavolta ho tormentato più Semir che non Ben stesso.
Prometto che nella prossima storia non faccio finire Ben in ospedale… forse direttamente al cimitero però ;))
Ringrazio le mie fedeli lettrici e consigliere Iuccy, Laura, Djaly e Sophie. Ringrazio anche tutti quelli (abbastanza numerosi devo dire per essere una serie tv di nicchia) che hanno letto o stanno leggendo, pur senza recensire, le mie storielle che io continuo a considerare un po’ stupide e da passatempo per notti insonni ( per questo spesso ci trovate errori di battitura, rileggerle troppe volte mi toglie il divertimento).
Siccome sono diventata una bulimica delle FF e soffro di insonnia cronica non curabile neppure con i medicinali ( un vero dramma della mia vita) troverete a breve la prossima. Sempre che non mi buttiate fuori.
Grazie ancora e saluti   
  
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