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Autore: lithium    07/09/2013    4 recensioni
Fergus Finnigan non può credere alle sue orecchie quando, fresco diplomato dell'Accademia degli Auror, gli viene offerta la posizione di Assistente Personale Temporaneo del Capitano Ronald Weasley. Si imbarcherà in un'avventura roccambolesca, fatta di appunti indecifrabili, auror gelosi, incidenti di percorso e un cattivissimo mago oscuro. E chissà se lungo la strada non troverà anche il tempo per innamorarsi.
Dal primo capitolo: "“Ehi, su, su, ora non fare quella faccia! Dannazione, Hermione mi ha detto un milione di volte che devo essere meno severo con le reclute. Non dirai a nessuno che ti ho spaventato, vero?” Chiese il Capitano, passando in venti secondi netti da minaccioso e terrorizzante all’uomo più sorridente ed accomodante che Fergus avesse mai visto.
Scosse la testa “Nossignore, Signore.”
“Bravo ragazzo! Ci intenderemo alla grande io e te! Certo non hai le gambe che aveva Annette, ma non si può avere tutto. E poi, ripensandoci, credo che siano state proprio le gambe di Annette a causarle quest’increscioso incidente dei gemelli…” disse Ron, pensieroso.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Percy Weasley, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Il caso Mackenzie serie'
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Pubblico così e domattina rileggo. Capitolo sostanzioso, spero vi piaccia. Grazie a tutti i miei lettori.

 

CAPITOLO XIII

DI AMANTI, AMICI ED AUROR

Se una persona che non lavorava al Dipartimento degli Auror avesse osservato il volto di Fergus Finnigan quella mattina mentre si recava al Ministero della Magia avrebbe pensato che il ragazzo non avesse una sola preoccupazione al mondo, solo una vita perfetta ed un futuro brillante innanzi a sè.

Non era affatto così.

Il pericolo rappresentato da Diodora Mackenzie pesava sulle spalle del giovane come un macigno. Come ogni altro Auror coinvolto nel tentativo di fermare la strega, Fergus sentiva che il tempo scorreva implacabile ed ogni minuto, ogni secondo, lo avvicinava un po’ più al momento in cui ella avrebbe messo in pratica le  minacce descritte nella lettera inviata ad Harry Potter. Era una prospettiva che lo terrorizzava, ma ciononostante quella mattina Fergus riusciva a sentire dentro di sé una forte fiducia che tutto sarebbe andato per il meglio. Non era un sentimento razionale, non si basava sui fatti e l’Auror si stupiva di reagire così alla difficile situazione in cui si trovava. Di solito valutava attentamente ogni particolare e da questi inferiva, in virtù di un calcolo squisitamente logico, le probabilità che un evento si verificasse in luogo di un altro: in questa occasione tutto questa ponderazione era stato gettata al vento. Ci sono circostanze in ciò che ci è familiare fallisce, in cui gli strumenti che utilizziamo normalmente per rapportarci alla realtà e per interpretarla non sono in grado di darci una risposta. In questi momenti, Fergus aveva imparato l’essere umano dimostra quanto sia una creatura piena di risorse, straordinaria.  Quando quella mattina si era svegliato insieme a Thabatha, Fergus aveva capito di aver scoperto qualcosa di nuovo che fino a quel momento gli era sfuggito. Come avesse potuto ignorare sino ad allora la sua attrazione per la sua collega e compagna di Accademia non riusciva proprio a spiegarselo. L’unica spiegazione era che, quando ci si sente in una situazione di precarietà e di pericolo, si riconsiderano molte cose e si prende nota di particolari che, prima, l’abitudine o, semplicemente, una certa ottusaggine per le questioni di cuore, ha fatto trascurare. Quello che sapeva con chiarezza era che quella scoperta gli aveva dato una forza nuova, un ulteriore motivo per combattere, un diverso modo di reagire alle difficoltà.

Fergus non poteva sopportare l’idea di essere privato della possibilità di esplorare quello che c’era tra lui e Thabatha per i piani diabolici di Diodora Mackenzie. Il destino, qualunque cosa fosse ciò che le persone intendevano utilizzando questa parola, non poteva essere tanto crudele. Egli avrebbe lavorato come un matto per assicurarsi che tutto andasse per il meglio, consumato fino all’ultimo respiro per sconfiggere quella strega e riprendersi il suo futuro.

Quella mattina arrivando al Ministero insieme a Thabatha, Fergus sentiva che tutti i loro sforzi dovevano avere uno scopo.

Nonostante fosse molto presto la luce filtrava da sotto la porta dell’ufficio del Capitano Potter, segno che anche i loro superiori stavano cercando di lavorare al massimo delle loro possibilità per tentare di trovare una via d’uscita. Rednails non era ancora alla sua scrivania, ma il giovane auror era più che convinto che sarebbe arrivato da un momento all’altro. Li aspettava un’altra giornata alla ricerca di indizi per localizzare la Mackenzie e per determinare cosa esattamente fosse stato requisito a Dioscurus tanti secoli prima che aveva scatenato la furia di Diodora contro il Ministero.

La porta si aprì proprio in quel momento. Harry ne uscì con l’aria di chi ha molta fretta, li salutò rapidamente con un cenno del capo, fermandosi davanti alla sua assistente.

“Thabatha, è fondamentale che reperiamo una copia leggibile di quel libro, De frigidus ignis consumens, quella è la chiave che collega i due Mackenzie tra loro. Parla con tutti gli uffici, le scuole, le librerie magiche, con le biblioteche, con i privati se necessario. Dev’esserci un luogo in cui vi è un’altra copia di quel manoscritto.”

“Sissignore, signore.” Rispose lei cominciando immediatamente a cercare l’elenco di tutti i libri che erano conservati nella biblioteca del Ministero.

“Harry…” La voce di Hermione Granger-Weasley che proveniva dallo studio del Capitano Potter stupì sia Thabatha che Fergus. Non sapevano come mai lei fosse lì, tecnicamente anche se si trattava di una dipendente del Ministero che tra poco sarebbe passata al loro dipartimento e di una del Trio Magico, la donna doveva essere estranea ad indagini riservate, solo un gruppo scelto di auror sapeva esattamente qual’era la posta in gioco, anche loro due che pure erano gli assistenti dei Capitani Potter e Weasley conoscevano il contenuto del messaggio minatorio di Diodora esclusivamente perché avevano assistito all’apertura della busta che lo conteneva.

Il Salvatore del Mondo Magico si girò verso la cognata.

“Sì?” Si vedeva chiaramente che aveva la più grande fiducia nella donna e che ogni osservazione circa la opportunità della sua presenza lì sarebbe stata non solo fuori luogo, ma stupida. Si trattava della ragazza che aveva attivamente partecipato alla sconfitta di Lord Voltemort, Thabatha e Fergus le dovevano un’infinita riconoscenza.

** * **

Harry fissava l’amica, aveva negli occhi quella luce che significava che pensava di aver capito qualcosa che eludeva invece il moro. Ron aveva perfettamente ragione, Hermione era una donna assolutamente brillante. Una persona meravigliosa la cui vita sarebbe stata messa di nuovo in pericolo, in una maniera ancora più terribile dell’ultima volta solo perché legata a loro. Non era un pensiero su cui focalizzare l’attenzione o Harry non avrebbe avuto la forza di continuare a lavorare. Non poteva nemmeno immaginare cosa stessero provando i suoi migliori amici al momento. Se solo avessero chiesto a lui di mettere in pericolo Ginny o il piccolo James sarebbe stato assolutamente distrutti, non sapeva come lei e Ron potessero combattere con questo peso. Era proprio vero che il moro aveva avuto la fortuna di incontrare delle persone formidabili sul suo cammino.

Hermione accennò un piccolo sorriso. “Sai cosa avrei voglia di fare se fossi ancora a scuola, ora? Andare in biblioteca.”

La guardò un momento perplesso. Era evidente che non erano più studenti, nonostante ciò che si erano detti poco prima. Certo, la ragazza avrebbe sempre reagito così ai problemi, se sei in dubbio, vai in biblioteca, ma quel consiglio come poteva aiutarlo ora, nessuno di loro era più nella scuola di magia da tanti anni. Era evidente che Hermione stava cercando di dargli un messaggio, ma che – tenuto conto che Robards doveva essere tenuto all’oscuro del suo ruolo nella vicenda Mackenzie – non poteva parlarle chiaramente.

Doveva essere chiaro che il suo messaggio non era stato recepito perché Hermione si mordicchiò pensosamente le labbra alla palese ricerca di un ulteriore indizio che lo mettesse sulla giusta strada.

“Harry ti ricordi come ci siamo conosciuti tu, Ron ed io?” provò.

“Sul treno”

Lei annuì, specificando “Cercando un rospo.”

Sì, certo, lo ricordava, perfettamente, Hermione li aveva conosciuti cercando nel loro scompartimento Oscar il rospo che Neville aveva perso, mentre tutti loro, si recavano ad Hogwarts per la prima volta. Ma cosa c'entrava con … Un momento … Neville … Hogwarts... Cercare in biblioteca… Neville insegnava erbologia ad Hogwarts da un paio d’anni e nella Sezione Proibita della Biblioteca di Hogwarts c’erano una quantità di libri, una quantità di libri che la sua brillante cognata aveva scartabellato da cima a fondo per capire chi fosse R.A.B. prima e cercare indizi sugli Horcrux, poi.

In quel momento Harry avrebbe voluto abbracciare la sua migliore amica e benedire quella memoria fotografica per tutto ciò che era carta stampata perché gli aveva appena risparmiato ore ed ore di ricerche infruttuose, dicendogli esattamente dove cercare per trovare il libro e come farlo senza dover coinvolgere Robards se fosse servito un’ordine dall’alto per chiederne la consegna ad un terzo.

Con voce trionfante, ordinò “Thabatha, ripensandoci, lascia perdere il libro, ti spiegherò più tardi cosa devi fare, continua con le ricerche sui beni di Dioscurus Mackenzie. Fergus, Ron vuole Seymour e Smith nel suo ufficio al più presto, cerca di metterti in contatto con loro. Se qualcuno mi cerca sono a parlare con il Procuratore Weasley. Hermione, immagino tu voglia fare quella conversazione col marito di Hannah Abbott, puoi usare il mio camino.”  Disse, correndo verso il corridoio.

“Assolutamente.” Dichiarò lei prima di rientrare nell’ufficio.

** * **

Neville Paciock dormiva ancora nella sua stanza nell’ala di Hogwarts dedicata agli insegnanti. Quando era stato studente lì, non aveva mai rimuginato troppo su come doveva essere la vita dei suoi maestri. Sapeva, come era noto a tutti gli studenti, che anche loro vivevano nel castello, taluni con le loro famiglie durante l’anno scolastico, ma non si era mai preso la briga di immaginare come fosse la loro vita quotidiana al di fuori delle lezioni.

Nessuno avrebbe mai pensato che il goffo Neville, colui che aveva incendiato più calderoni di quanto fosse in grado di ricordare che aveva passato gran parte della sua fanciullezza ed adolescenza a sentirsi un imbranato senza speranza, potesse un giorno insegnare a bambini come lui. L’erbologia era stata sempre la sua materia favorita, ma senza la fiducia e l’incoraggiamento della professoressa Sprite non avrebbe mai immaginato di arrivare lì.

Le ceneri del camino di fronte al suo letto cominciarono a guizzare, le braci si mossero da sotto la coltre bianca ed il volto di Hermione emerse tra i tizzoni quasi del tutto consunti. Improvvisamente Neville si girò sul fianco, destandosi con uno sbadiglio. La sensazione di essere osservato intensamente l’aveva destato. La testa della sua compagna di scuola nel camino lo fece sussultare nel letto. Solo una certa presenza di spirito lo trattenne dall’urlare svegliando Hannah che riposava accanto a lui. Cosa poteva portare una donna con un senso della delicatezza e dell’appropriato come Hermione Granger ad apparire senza alcun preavviso nel camino della sua camera da letto un sabato mattina? Era un’ottima cosa che sua moglie avesse lavorato al Paiolo Magico sino a tardi la sera prima perché altrimenti la nuova arrivata avrebbe potuto trovarsi ad interrompere un momento molto privato con grande imbarazzo per tutti.

Mettendosi a sedere l’insegnante, sussurrò “Hermione? Non che non mi faccia piacere vederti, ma come mai…”

“Mi spiace di essere tanto inopportuna Neville, ma si tratta di una questione di vita e di morte…” lo interruppe lei, la voce più bassa possibile per non disturbare il sonno di sua moglie.

Neville chiuse gli occhi un momento, scuotendo la testa. Non di nuovo, no. Sospirò piano, lanciando un’occhiata ad Hannah. “Ok, t’ascolto.”

 

** * **

Seduto dietro la scrivania dove troneggiava il nome di Harry Potter, Ron osservava il gruppo di persone che si trovava riunito nella stanza. Era uno dei gruppi più singolari che avesse mai visto. Era una delle riunioni più segrete a cui avesse mai partecipato. E ciò non era poco visto se si considerava che Ron era stato uno dei membri dell’Esercito di Silente. Non era la prima volta che si trovava a guidare una squadra, né una missione, era la prima volta che dall’esito dell’operazione avrebbe potuto dipendere le sorti di tutta la sua famiglia.

Hermione sedeva accanto a lui. Il vestito chiaro che aveva indossato quella mattina non faceva nulla per nascondere il lieve pallore sul suo volto. La gravidanza cominciava a far sentire qualche sintomo, primo tra tutti la stanchezza e la nausea. La difficile situazione che stavano attraversando non faceva nulla per aiutare la sua salute.

Nel complesso era una bella lotta tra lei e Percy per vincere la palma di soggetto più provato nella stanza. Le occhiaie dietro gli occhiali del Procuratore violacee e pesanti contro la pelle diafana nonostante le lentiggini. La stanchezza palpabile nella sua persona, nonostante la determinazione nei suoi occhi.

“Bene” iniziò Ron “Comincerò con il dirvi che tutto ciò che sto per raccontarvi e per chiedere di fare metterà in pericolo la vostra carriera se lavorate per il Ministero, la vostra vita in ogni caso, se c’è qualcuno che non si sente di restare ha tutta la nostra comprensione.” Nel silenzio che seguì si sarebbe sentito uno spillo toccare il pavimento.

La voce profonda di Hector Rednails ruppe la quiete. “Capitano Weasley … Ron… Penso di parlare per tutti qui, quando dico che se Diodora Mackenzie dovesse vincere ci sarebbe ben poco da pensare alla carriera e scemenze simili. Ora” tossicchiò “se mia moglie Adelina sapesse cosa sto per fare mi ucciderebbe, ma devo pensare alle mie bambine. Sono al cento per cento con voi.”

Gli altri quattro auror presenti oltre ad Harry annuirono alle parole di Rednails.

“Grazie, Hector. Non avevo dubbi che tu, Seymour e Smith avreste accettato di correre il rischio. Sapete che c’è in gioco la vita di Audrey Wallace che è stata una collega ed un’amica preziosa per tutti noi.” La sua voce mostrò un attimo di commozione nel pensare all’Auror rapita.

Si rivolse a Thabatha e Fergus. I due si trovavano in quella stanza non solo perché avevano assistito all’apertura della busta di Diodora, ma perché Ron li aveva ritenuti particolarmente adatti all’operazione: il talento della ragazza per le lingue antiche sarebbe stato indispensabile per trovare indizi nel testo che Neville aveva consegnato ad Hermione, quello di Fergus per il primo soccorso sperava non dovesse essere messo alla prova. “Ragazzi, voi siete tanto giovani, siete sicuri?”

Li vide guardarsi rapidamente negli occhi e, per un attimo, Ron si chiese se, senza che egli lo sapesse, tra i due fosse nato qualcosa di più che un rapporto d’amicizia. Sapeva esattamente come succedono queste cose senza che uno le programmi.

“Assolutamente sì.” Risposero in coro.

“Neville, non è necessario che tu sia coinvolto oltre.”

Il suo compagno di scuola lo guardò come se gli avesse dato di volta il cervello. “Se la mia conoscenza dell’Erbologia può esservi utile, non c’è motivo al mondo per cui io debba sottrarmi. Tu, Harry ed Hermione avete fatto tanto per tutti noi.”

Ron guardò uno per uno i presenti. Un esercito di nove persone, sette auror e due civili, questa era tutta la forza che gli era concessa per combattere la minaccia più tremenda al Mondo Magico dai tempi di Voldemort. Sperava solo che fosse sufficiente.

“Ok, allora per prima cosa Thabatha ed Hermione si occuperanno di scandagliare questo libro.” Disse, indicando con la bacchetta la copia rilegata in pelle di drago del libro sulla fiamma fredda che proveniva dalla biblioteca di Hogwarts. “Quello che cerchiamo è qualsiasi indizio che possa legare Diodora e Dioscurus Mackenzie e suggerirci cosa quella donna vuole riprendersi, se sappiamo cos’è, possiamo individuare dove si trova quella pazza e dove colpirà quando il tempo sarà scaduto.”

“Harry tu devi occuparti di gettare nebbia negli occhi di Robards, ok? Tu e Rednails dovete stare alle costole di Royalsafe per essere sempre un passo avanti a lui.”

Hector tossicchiò nel pugno, ma non abbastanza perché tutti i presenti lo sentissero chiaramente mormorare “Pomposo pezzo di somaro.”

Non era chiaro cosa avesse scatenato tanto astio tra i due Auror prima che lui ed Harry entrassero nel Dipartimento, ma Ron sapeva chiaramente che chiedere all’Assistente del Capitano Proudfoot di mettere i bastoni tra le ruote all’altro era avere la certezza che il lavoro fosse eseguito con la massima accuratezza.  Meglio per lui, dovevano stare alle costole di quei due costantemente, se Robards avesse scoperto il loro piano sarebbe stato un vero e proprio disastro.

“Naturalmente se dovessimo riuscire ad individuare Diodora ed Audrey, prima della nuova luna, sarebbe una gran cosa. A questo proposito voglio sapere esattamente cosa tu e Seymour avete scoperto, Smith. Anche il particolare più insignificante può essere fondamentale.” John Smith e Duncan Seymour erano seduti l’uno accanto all’altro, i volti illeggibili, silenziosi, avrebbero potuto passare inosservati ai loro stessi interlocutori. Erano due spie così perfette che ogni giorno egli ringraziava il cielo di essere dotato di uomini che fossero tanto bravi a nascondersi in piena vista, raccogliendo informazioni di vitale importanza.

Alla richiesta di Ron, Smith cominciò a parlare. Aveva una voce che avrebbe potuto essere confusa con mille altre, niente nel tono, nell’accento aveva un qualcosa di caratteristico che l’avrebbe fatta ricordare, come il suo viso era così ordinaria da passare inosservata.

“Capitano …” Al lieve inarcarsi delle sopracciglia del suo interlocutore, l’Auror sembrò capire che in quel frangente non c’erano gradi o ranghi. “Ron, crediamo di aver trovato un modo per localizzare Audrey. Non è granché, ma è tutto quello che abbiamo.”

Gli occhi di tutti i presenti si fissarono sul volto perfettamente impassibile del biondo. “Come ben sai al momento in cui giuriamo fedeltà al Ministero come Auror viene scagliato su di noi un particolare incantesimo.”

Ron annuì. Era un fatto molto segreto, tenuto all’oscuro dell’opinione pubblica. L’incantesimo aveva il duplice obiettivo di assicurarsi che al momento del giuramento il soggetto arruolando fosse veramente convinto di ciò che diceva, rilevando le menzogne e quello di dare agli aspiranti Auror un senso di partecipazione. Quando era stato messo a conoscenza della cosa, il Capitano Weasley aveva avuto la sgradevole impressione che ricordasse un po’ troppo da vicino l’iniziazione dei Mangiamorte tramite il tatuaggio magico con il marchio nero, ma era un passaggio indispensabile per entrare nel Dipartimento e vi si era sottoposto come altri Auror.

“Io e Duncan ci siamo chiesti se, come accade con la Traccia, anche tale incantesimo potesse essere utilizzato a ritroso per localizzare un Auror che si fosse perso. Abbiamo cercato informazioni a destra e manca e … Capitano, non dovrei dirglielo, ma siccome questa è un’operazione che rompe un migliaio di regole penso non faccia differenza … Seymour è stato giù al Dipartimento dei Misteri dove hanno creato l’incantesimo ed … Ecco ha …”L’Auror tossicchiò  “… Per errore fatto cadere un po’ di Veritaserum nel succo di zucca di Boyle Bode.”

In un’altra situazione Ron avrebbe riso di fronte alla riluttanza con cui il suo Auror gli stava raccontando di aver infranto la legge, pur sapendo benissimo che non ne era affatto dispiaciuto, ma al momento era troppo ansioso di saper cosa i suoi uomini avessero scoperto, per non avere fretta.

“Vai al punto, John.” L’Auror lo guardò stranito. Era la prima volta in tre anni che lo chiamava per nome.

“Beh, ecco, Signore. Ogni incantesimo è leggermente diverso. Mi spiego: è legato indissolubilmente alla bacchetta di ogni mago che lo pronuncia. Quindi, teoricamente, sapendo di quale essenza, cuore e lunghezza è la bacchetta di Audrey dovrebbe essere possibile localizzarla. L’incantesimo rimane legato a ciascuno di noi. Conoscendo la combinazione di questi due fattori dovrebbe essere possibile dapprima individuare mediante una versione modificata dell’Hominem Revelio tutti coloro che hanno giurato e, poi, tra di loro chi ha usato quella particolare bacchetta per farlo.”

Tutti i presenti guardarono il biondo pieni di speranza. Ron dubitava che raramente il suo Auror si fosse mai trovato al centro dell’attenzione come era in quel momento.

“E’ una teoria, però …” soggiunse.

“Va bene, va bene. Mettiamola immediatamente in pratica, i Registri del Dipartimento riportano ognuna delle nostre bacchette. Fergus corri a prenderli.”

Prima che il ragazzo potesse alzarsi, Percy che fino a quel momento era stato rapito dalle parole di Smith mormorò “Ciliegio, dieci pollici, crine d’unicorno.”

Ron annuì. “Bene, Fergus puoi restare qui, naturalmente. Tu, Smith e Seymour cercate immediatamente di individuare Audrey.”

“Perce, ho bisogno che tu rilegga le carte sul processo a Dioscurus Mackenzie. Chissà che tu veda qualcosa che può essere sfuggito ad un Auror. Neville, voglio che tu infili il naso nei tuoi libri di Erbologia e lo rialzi solo quando hai trovato l’erba, la pianta o l’essenza vegetale che può proteggere maggiormente un bambino non ancora nato da danni magici.”

“Tipo la felce di Iuno Lucina?” Chiese il Grifondoro.

“Nev, non mi m’importa un fico secco di come si chiama, senza offesa, amico. Può essere una barbabietola per ciò che mi riguarda, basta che protegga Hermione e mio figlio.”

Con aria seria, l’altro rispose “Farò del mio meglio, Ron.”

“Bene, ora andate ragazzi. No, Thabatha tu ed Hermione restate qui, voglio avervi costantemente sott’occhio. Harry mi raccomando, al primo accenno che Royalsafe o Robards sospettano qualcosa…” Non c’era bisogno di completare la frase, l’altro sapeva esattamente cosa intendesse.

Tutti i presenti uscirono diretti verso le loro mete. Ora toccava a lui, pensare al suo compito, trovare la magia che gli avrebbe permesso di proteggere Hermione, se non fossero riusciti a individuare Diodora prima che l’ultimatum fosse scaduto.

** * **

Per un momento Audrey Wallace pensò che dopo tanti tentativi di sfuggire all’incantesimo in cui Diodora l’aveva imprigionata e di trovare un mezzo per comunicare, il suo cervello dovesse aver perso il lume della ragione. Non c’era altra possibilità. Cominciava a sentire le voci. Voci che le parlavano, ma non come se le sentisse, nelle sua testa. Era impazzita.

Non c’era altra spiegazione. Poi però si rese conto che conosceva quella voce. Per quanto sembrasse non individuabile, l’aveva sentita mille volte prima. Molti sottovalutano la particolarità di ciascuna voce, non lei. Essere una esperta di codici e lingue la faceva essere attenta ad dettagli che ad altri passavano inosservati. Se stava impazzendo una cosa era chiara le sue voci avevano lo stesso tono di Duncan Seymour. Non di Percy o di sua madre o di sua sorella. No, di un uomo con il quale aveva lavorato per sei anni senza poter ricordare nemmeno un particolare del suo volto.

E se non fossero state solo voci? Se gli auror avessero trovato un modo di mettersi in contatto con lei, visto che era costretta al più assoluto mutismo?

 

 

 

   
 
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