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Autore: bulmasanzo    08/09/2013    6 recensioni
Questo è una sorta di seguito dell'episodio EXCALIFERB. Ci saranno alcune situazioni impossibili, giustificabili solo all'interno del contesto fantastico in cui si svolgono. Vi è del fluff, ma NON si tratta di una storia romantica! Sono presenti un paio di piccole scene di violenza, ma ho cercato di farle più soft che potevo.
Genere: Azione, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carl, Ferb Fletcher, Heinz Doofenshmirtz, Isabella Garcia-Shapiro, Phineas Flynn
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Da qualche tempo, la corona che aveva coraggiosamente scelto di indossare, malgrado la sua verde età, stava diventando sempre più pesante.

Nel suo cuore aveva luogo un tumultuoso, inconcludente scontro che vedeva da un lato la sua vita e la sua felicità personale e dall'altro il suo regno e l'amore sincero che provava per il popolo che lo aveva scelto.

Le due cose andavano inarrestabilmente fondendosi insieme e lui aveva spesso la sensazione che la sua vita non gli appartenesse più, che vi avesse implicitamente rinunciato in nome di un bene superiore.

Un grande timore lo coglieva sopratutto nel cuore della notte, quando le sorti del regno sembravano avvolte dalle tenebre più fitte.

Si accorgeva che l'onere che s'era preso, di guidarlo, era troppo grande per lui, il futuro dipendeva da tutte le scelte che compiva e dunque la responsabilità delle stesse ricadeva esclusivamente su di lui.

A volte avrebbe voluto non essere mai partito per andare a recuperare quella maledetta spada.

Eppure l'impresa di estrarla da quella roccia era stata una delle emozioni più grandi che avesse mai provato, lo aveva esaltato, lo aveva fatto sentire invincibile.

Quella sensazione era poi svaporata nel corso del tempo al punto che ora faticava perfino a ricordarsene. La vedeva come un oggetto inutile che non aveva fatto altro che portarlo a una scelta obbligata, gli aveva cambiato la vita quando quella che già aveva gli piaceva così tanto.

Molte persone si affidavano alla sua parola, ma si mostravano troppo fiduciosi per capire veramente di averlo crudelmente privato della sua infanzia.

Lo avrebbero giustificato se mai avesse fatto fiasco, avrebbero tenuto conto della sua inesperienza?

Lui sicuramente non si riteneva infallibile e aveva paura, paura di deluderli, paura di non farcela, di rivelare al mondo la propria debolezza.

Ed era re solo da pochissimi anni, era straordinario che un ancora minorenne fosse arrivato a quel livello. Ma comunque, necessitava di un tutore che nella teoria avrebbe dovuto prodigarsi per far mettere in atto le sue scelte, ma che nella pratica ne sminuiva il potere e spesso lo sostituiva.

Opporsi era inutile, avrebbe dovuto continuare ad affidarsi a lui fino al compimento dei diciotto anni, per poi rendere definitiva la propria condanna per tutto il resto della vita.

All'inizio aveva amato quella prospettiva, essere re, avere un grande potere nelle mani.

Ma adesso che erano sorte le prime gravi difficoltà si sentiva ogni giorno più sfiduciato, più inadatto.

E sognava segretamente di tornare a casa da suo fratello, di lasciarsi alle spalle quella dorata prigionia soffocante e ricominciare a essere un ragazzo come tanti altri, se avesse potuto.

Phineas gli mancava, lo vedeva raramente e l'ultima volta solo per chiedergli un ennesimo servigio.

Era stato lui a riparare la spada Excaliferb, spezzatasi ancor prima della lotta contro il nemico, con una nuova e rivoluzionaria magia che lo aveva confermato nel ruolo fondamentale che continuava ad avere nella sua vita, seppur ormai non ne facesse più parte.

E non lo aveva neanche ringraziato.

Che vergogna!

-Sire, dovete prendere una decisione.- insistette l'uomo che gli parlava -La fortificazione dei confini è in stallo, mancano le garanzie che lo stato di pace perduri!-

Senza contare che Malifishmertz potrebbe essere ancora lì fuori a meditare vendetta, pensò.

Non era una minaccia esplicita ma comunque sempre presente. Come se non avesse già abbastanza problemi.

A volte gli veniva in mente che dichiararsi sconfitto sarebbe stato molto più semplice.

-Consulterò l'oracolo- dichiarò irritato -e farò la mia scelta con calma.-

-Sire...- cominciò l'altro ma lui lo interruppe con un eloquente gesto della mano che significava che doveva ritirarsi e lasciarlo da solo.

Percepì la sua estrema riluttanza nell'obbedire al suo ordine.

Era già solo, eppure non riuscì a sostenere l'orrore del vuoto, della solitudine in quell'enorme sala del trono.

Saltò giù e corse via liberandosi del mantello regale e lasciando che l'inestimabile corona d'oro rotolasse a terra lasciando scoperti i suoi capelli verdi che gli erano diventati lunghi e ricci sulla nuca.

Vi passò sopra le dita beandosi di quella sensazione setosa al tatto. Che sollievo!

La Dama della pozza si presentò a lui in tutta la sua bellezza eterea e mesmerica, quando la invocò presso il pozzo.

Il suo viso evanescente e candido lo aveva sempre affascinato e ogni volta che la guardava doveva resistere al potere ipnotico del suo sguardo da cerbiatta.

-Fa' la tua domanda, mio sire.- lo invitò la donna aprendo le braccia.

Ma Ferbillotto non voleva parlare.

Si inginocchiò come se si trovasse di fronte a una dea ed espresse la sua richiesta mentalmente sapendo che la Pusa l'avrebbe sentita.

Quello che gli rivelò senza esprimersi fu terribile, Ferb ne fu sconvolto al punto che non riuscì a rialzarsi, e quando se ne fu andata rimase a contemplare l'acqua sul fondo del pozzo per lunghissime ore e la mischiò con le proprie lacrime.

Il suo odiato tutore lo trovò lì, come un cucciolo addormentato e corroso dentro l'animo.

Ferb sentì la sua pietà e fu insopportabile l'idea di aver mostrato la propria debolezza proprio a lui, seppur per un attimo, ma rimase impassibile e tornò al suo posto, sforzandosi di apparire dignitoso agli occhi di quello che in fondo rimaneva il suo suddito.

Si lasciò rimettere indosso il mantello ma si ritrasse quando cercò di porgli la corona sul capo.

La prese tra le mani e vide se stesso riflesso sul metallo lucido.

-Quanto spreco!- mormorò contando le gemme splendide che la impreziosivano.

Perché un re avrebbe dovuto possedere tale ricchezza mentre il suo popolo pativa la fame?

Aveva già effettuato numerose donazioni, aveva ridotto le tasse, aveva amministrato la giustizia con saggezza nel tentativo di ridurre la povertà e la criminalità e di far prosperare il regno, ma tutto ciò non era bastato, le scorte si stavano lentamente assottigliando e certe spese si rivelavano indispensabili.

Aveva già avuto l'idea di vendere la corona e lo scettro, ma sarebbe stato impensabile, anche dopo che fosse stato in pieno possesso dei suoi poteri regali. C'era in gioco il suo ruolo, oltre che la sua figura.

“Phineas, tu sapresti come consigliarmi!” Pensò con una nota di rammarico e di disperazione.

Mai come in quel momento aveva avuto tanta voglia di rivederlo, si sentiva così turbato e un suo abbraccio gli avrebbe fatto bene.

Poi ebbe un attimo di rabbia.

Aveva pensato di convocarlo con la scusa dell'incantesimo che giorni addietro gli aveva richiesto.
E allora perché non farlo!
Poteva anche permettersi di ordinarglielo.
Era o non era il re?

 

 

 

***

“Se fossimo in una grafic novel, qui sarebbe opportuno inserire una didascalia del genere nel frattempo...”, pensò Carl sconcertato. Non aveva la stoffa del narratore, non sapeva come rendere le pause del suo discorso. Cosa ne avrebbe pensato il Maggiore?
-Adesso si cambia focalizzazione.- improvvisò -La avverto per evitare di lasciarla spaesato...-
-Non ce n'è bisogno. Continua così come l'hai scritta, per favore.-
-Il fatto è che siamo alla fine del paragrafo. Come esprimo a parole lo spazio bianco?-
-Puoi dire qualcosa del genere “nel frattempo”...-
Gli venne da ridere.
La storia lo stava prendendo e il fatto che ne fosse coinvolto e lo spronasse a continuare lo faceva sentire contento. Ma non era forse in grado di leggere da solo?

***

 

 

 

Phineas sospirò asciugandosi la fronte e sorrise alla sua assistente.

Ci aveva messo l'anima, e alla fine era riuscito a portare felicemente a termine l'incarico che gli aveva affidato suo fratello.

Esaminò controluce il liquido rosato all'interno del becher saggiandone la trasparenza e la densità e annuì soddisfatto.

Adocchiò una pianticella attorno alla quale ronzavano alcune api.

Vi versò su una goccia per fare una prova e immediatamente vi si creò intorno un piccolo campo di forza invisibile e una delle api, attratta dal nettare del fiore, ci andò a sbattere contro senza raggiungerla.

Sorrise, era riuscita alla perfezione.

Pose le mani sui fianchi con aria tronfia e soddisfatta fissando il frutto dei propri sforzi.

-Bene, qui abbiamo finito! Che cosa farò domani?- si chiese ad alta voce.

Isabel gli prese una mano e lo guardò sbattendo le ciglia con fare civettuolo.

-Domanda retorica.- disse ironicamente.

La semplice stretta della mano si trasformò in una coccola. Isabel gli pose la testa sul petto e lui la abbracciò senza che lei si esprimesse.

Si misero a ridere insieme senza motivo.

Gli piaceva quando avevano questi momenti, mai avrebbe creduto che gli sarebbero venuti così naturali.

La polvere si sollevò poco distante e Phineas riconobbe la carrozza regale.

Ebbe un moto di gioia e aspettò che arrivasse con impazienza stringendo senza accorgersene la mano di Isabel che da parte sua non ebbe nulla da obiettare.

-Ferbillotto vorrà il suo incantesimo.- le disse e subito lo andò a prendere sperando di essere ricevuto di persona.

Gli uomini del re lo salutarono, ma, notò, senza la solita simpatia.

-Buongiorno, come va?- esordì Phineas allegramente.

-Il re ha ordinato di trasferire l'intera famiglia a corte.- disse la guardia in tono duro, quasi si trattasse d'una condanna -Prendete tutto quello che avete e salite sulla carrozza.-

-Cosa?- disse sorpreso -Come mai?-

-Non discuto gli ordini, li eseguo e basta.- alzò le spalle l'uomo.

-Ok, allora.- fece, continuando a non comprendere. Avrà le sue ragioni, pensava.

Chiamò i suoi e disse loro di prepararsi, poi ficcò in una sacca tutti i suoi effetti personali, le pozioni e i libri di alchimia. Seguì sua madre e suo padre dando il braccio a Isabel che non aveva nulla da prendere.

La madre di Phineas era stata entusiasta di loro, anche se aveva sperato di trovare un buon partito per suo figlio, mentre quella fatina era figlia di nessuno.

Ma era una signora molto ospitale e sopratutto si fidava di suo figlio, era l'ultimo che le restava e non voleva perderlo, così l'aveva accolta dividendo quel poco che aveva con la nuova ospite.

Isabel era stata confusa dalla sua gentilezza, si aspettava qualche ritrosia, e pensava sempre al modo in cui avrebbe potuto ingraziarsela.

Erano rimasti soli nel buio relativo della carrozza.

Si guardarono tutti quanti un po' straniti, quel cambiamento non era giustificato.

Arrivarono in pochi minuti.

La reggia non era eccessivamente sfarzosa perché Ferb, contro il parere di tutti, aveva fatto smontare gli ornamenti inutili e li aveva venduti, ma restava comunque degna del suo nome.

Phineas era emozionato all'idea di rivederlo, ma si comportò bene.

Roger, il tutore di suo fratello, li scortò tutti e quattro fino alla sala del trono, che era vuota, disse loro di attendere in tono asciutto e si ritirò.

Era un bell'uomo, dalle spalle larghe e il mento importante, a Candavere sarebbe sembrato fascinoso, ma era un po' antipatico, rigido, non sorrideva ma sogghignava.

Qualche minuto dopo il portone si aprì ed entrò Ferbillotto.

Phineas si rese conto immediatamente della sua aria smarrita, ma lui la nascose in fretta dietro la sua eterna faccia da poker.

-Ciao, tesoro.- disse la madre, mentre il padre gli rivolse un semplice saluto con la mano.

Phineas gli andò incontro senza dir nulla e aprì le braccia.

Ma Ferb esitò guardando incerto la ragazza dietro di lui.

-Tranquillo, è Isabel.- lo rassicurò -Ti ricordi Isabel, lo spiritello acquatico? È diventata un'umana e adesso vive insieme a noi. Non è grandioso?-

Ferb la guardò sorpreso, poi annuì come se comprendesse.

Ora che l'aveva riconosciuta si era visibilmente tranquillizzato.

Phineas lo abbracciò e lo sentì sciogliersi lentamente prima di ricambiare la stretta con calore ed entusiasmo e per quel minuto scarso si trovarono in una sorta di compenetrazione perfetta.

-Ti ho portato il filtro che mi hai chiesto!- disse -Scusa se ci ho messo tanto.-

-Ci vorrà ben altro.- bisbigliò Ferb nel suo orecchio. Phineas non capì se lo stesse ringraziando o no.

Abbracciò anche gli altri, mentre a Isabel strinse cortesemente la mano.

-Perché ci hai convocati tutti? È successo qualcosa?- chiese la madre preoccupandosi.

Il re scosse la testa.

-Di' la verità, ti siamo semplicemente mancati!- ipotizzò il padre.

Lui annuì di nuovo.

-Quindi è davvero questo il motivo? Vuoi davvero che restiamo qui?-

Annuì per la terza volta.

La famiglia si consultò per un breve momento, poi Phineas pose amichevolmente una mano sulla spalla di suo fratello.

-Sai che pensavamo che non ce l'avresti mai chiesto?-

-Già, che ti fossi montato la testa, che non avessi più tempo per noi...- aggiunse scherzosamente il padre.

Ferb fece uno dei suoi rari mezzi sorrisi, ma parlò in tono serio.

-Ci sarà sempre tempo nella mia vita per la mia famiglia.-

Ci fu un attimo di imbarazzo a quest'affermazione, seguito subito dopo da uno di ilarità generale.

Andava completamente contro il Protocollo, perché la famiglia di Ferb non era assolutamente nobile. Ma chi avrebbe potuto dire di no al re? In questo modo sarebbero per lo meno stati più vicini.

Poi però Phineas prese suo fratello in disparte e abbassò la voce per non farsi sentire dagli altri.

-Adesso è il momento di essere sinceri. Non me la bevo la storia del ''mi mancavate''. So che c'è qualcosa che ti turba, se avessi voluto saremmo potuti venire molto prima. Cosa c'è di così preoccupante? A me puoi dirlo.-

Ferb fece un gesto concordato tra loro che significava che aveva ragione ma che avrebbero dovuto parlarne quando fossero stati completamente soli.

Phineas aveva sviluppato un ottimo intuito, capì ma volle insistere.

-Ti prego, devo saperlo! Siamo forse in pericolo?-

Ferb sospirò -Non lo so.- disse piano -Ed è proprio questo il problema. Preferisco avervi qui se mai doveste avere bisogno di protezione...-

-Ma devo andare a prendere Perry!- esclamò Phineas ricordandosi improvvisamente -Lo abbiamo lasciato a casa! Come ho potuto dimenticarmi di lui? Vado e torno...-

Ferb sembrò preoccupato. Gli prese una mano per trattenerlo.

-Manderò qualcuno a prenderlo.-

-Perry non si fa 'prendere'.- gli ricordò -Scappa se qualcuno ci prova. Si fa toccare soltanto da noi due.-

Era vero. Loro erano gli unici di cui si fidasse abbastanza.

Ferb manifestò semplicemente con gli occhi il desiderio di accompagnarlo.

-No, sul serio, resta con mamma e papà. Sei il re, fa' gli onori di casa... uhm, di corte! Farò in un attimo!- lo rassicurò lui.

Lo sguardo fisso di Ferb parlò da solo.

-Va bene, va bene, prendo la carrozza...-

Gli occhi di Ferb ruotarono verso Isabel.

-Va bene, e mi faccio anche accompagnare da lei. Così sei più tranquillo?-

Ferb scosse la testa con decisione. Ma Phineas non gli diede retta.

-Poi torniamo subito qui con Perry. Promesso.-

Non sembrava ancora convinto, ma infine cedette alla sua insistenza e lo lasciò andare.

Phineas era sicuro di poterla spuntare sempre con lui, corona o non corona.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Ebbene, per la vostra disperazione gioia, ho deciso che dopotutto continuerò a scrivere la mia storia U_U. Sono stata in vacanza e credevo di dimenticarmi per un po' di questa serie... macché, anche lì me li sono trovati! Prima un bambino con la loro maglia mi passa accanto, poi al supermercato scopro le patatine San Carlo Junior... Mi seguono, sono dei cattivi ragazzi! E allora sarà stato il Cielo a volere che continuassi! Come noterete, ho inserito nelle info l'indicazione di genere azione. L'azione inizierà dal prossimo capitolo. Ringrazio marie52 per il suo commento, marti15_98 per il commento e per aver messo la storia nei preferiti, e invito la mia vecchia conoscenza Whiteney Black, che ha messo la storia nelle seguite, a commentare.

Prima di andar via, vi svelo un segreto, il Maggiore Monogram siete voi lettori e Carl sono io. Le sue incertezze mentre racconta la storia sono le mie e il suo desiderio di vedervi coinvolti è anche mio... insomma, avete capito, no?

Un saluto, amici, vi voglio bene ^^

  
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