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Autore: AintAfraidToDie    18/03/2008    3 recensioni
Chi è Tooru? Chi è Kyo?
Io non sono io.
Sicuro di voler sapere chi sei veramente? 
- Dedicata a lui.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Die, Kyo
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 5: “Goodbye Tooru”.

 

La mia prigionia ospedaliera durò qualche giorno: durante quelle lunghissime ore il mio cervello staccò del tutto la spina. Ogni cosa mi appariva come completamente deformata alla vista; i suoni ed i rumori erano amplificati ed i miei orecchi li captavano in maniera diversa. Tutto, tutto veramente confuso.

 

Astinenza dallo scrivere; si, la chiamerei così. La mia personale droga, cui ormai ero diventato dipendente. Dovevo sfogarmi, vomitare un po’ della mia anima, per poi ingerirla di nuovo subito dopo. E magari dopo cantare un po’…

 

Portai quindi con fatica avanti le mie membra fino al pomeriggio in cui mio padre venne a riportarmi a casa. La notizia del mio tentato suicidio aveva ormai fatto il giro di tutto il quartiere.

 

Molti sguardi. Sguardi attenti, sguardi curiosi.

Sguardi disgustati? Forse solo sguardi invidiosi.

 

“Ciao mamma, ciao papà.”

Sorriso di circostanza: cos’è un sorriso?

Stirare le labbra, aprirle un po’. Mostrare i denti.

Farlo per motivi estetici. Farlo per mostrarti sereno.

Farlo per compiacere gli altri. Dai, che ci riesci.

 

Non è cambiato nulla, papà.

 

Uno sguardo fulminante di mio padre.

“Sei il disonore di questa famiglia.” un sussurro.

 

Un ghigno. Due sguardi increduli.

 

Cos’è un ghigno? Stirare le labbra, aprirle un po’. Mostrare i denti.

Farlo perché ti va. Farlo perché lo vuoi.

Farlo perché fa veramente parte di te. Dai, che ci riesci.

 

È cambiato tutto, papà.

 

“Chi vuoi che ti senta, papà? Puoi alzare anche la voce, se vuoi.” un urlo.

 

Basta sussurri; i sussurri non si sentono.

 

Io voglio sentire tutto. Io voglio essere sentito.

 

Urlerò quanto voglio. E se la mia voce muore, lasciate la mia voce morire.

Urlerò. Non importa quante volte morirò o la mia voce morirà*.

 

Io ero io.

 

Io ero Kyo. 

 

 

 

 

 

 

 

 

16/02/2008

Tokyo, Giappone

 

 

 

Caro Tooru,

non so perché io stia scrivendo questa cosa. “Cosa”, sì, perché effettivamente non so come io possa chiamarla. È una lettera? Sinceramente non saprei definirla. Non so molte cose, pare.

Sono solo a conoscenza che stamattina, dopo essermi svegliato e aver passato una mezz’oretta buona a rimirare il volto addormentato di Daisuke - chi è Daisuke?, dirai - mi ha sopraffatto il desiderio di scrivere. Di scriverti.

Ma cosa? Non saprei dirlo con certezza: la mia vita, forse? O come io ho portato avanti la tua?

Oggi è il mio compleanno. Compio trentadue anni, sai? Seppur ancora giovane mi sento già vecchio. Ogni giorno che passa mi porta a formulare un contatore mentale contenente i giorni di vita che mi rimangono. Uh, sono troppo attaccato alla vita, anche se spesso mi viene da desiderare la morte.

Daisuke  - rieccolo!, dirai - mi rimprovera per questa mia concezione dell’età e dell’esistenza.

Secondo lui tutti noi possiamo rimanere giovani per sempre, basta rimanerlo dentro. Bah, a mio parere è solo un capro espiatorio per il fatto che ha tre anni più di me. Come tutti gli essere umani è spaventato dalla morte. Eppure, è un fatto scientifico: il corpo si deteriora anche se dentro hai la coscienza di un bambino. Non è l’anima che conta, nella morte.

“Se tutte le morti fossero naturali morirebbero prima i vecchi.”, gli ho detto un giorno. E mi sembra azzeccata come affermazione, no? Cioè, è l’equilibrio della vita. Non c’è un ipotetico Dio, o qualsiasi altra cosa a deciderlo: è la natura. Ma lui non mi ascolta. Ha tutte le sue teorie mentali che nessuno gli può toccare. Nemmeno io, che sono il suo uomo.

Già, ho trovato l’amore. E se non è amore, perché non avendolo mai provato prima mi è difficile capirlo, è qualcosa che ci va molto vicino. È strano, lo ammetto. Non avevo mai provato emozioni intime così forti ed allo stesso tempo tanto superficiali.  Perché è così: stando con lui sono riuscito a ridere per la più piccola stupidata, fino a pensare concretamente che grazie ad un suo bacio il mio cuore avrebbe potuto smettere di battere. È una sensazione così potente che spesso vorrei non provarla. Mi atterrisce completamente, mi sovrasta. E sono cosciente che potrebbe uccidermi.

Ma che ci posso fare se un suo sorriso m’illumina la giornata? Sono diventato così mieloso e romantico che certe volte vorrei sotterrarmi da solo… ed il resto della band non si fa scrupoli nel, diciamo, sottolinearmelo. Già, la band. I Dir en Grey.

Shinya, Toshiya, Kaoru, Daisuke e io, Kyo. Una delle poche band giapponesi attive da dieci anni che hanno fatto successo al di fuori della madrepatria. Ci credi? Credici, perché è vero. Loro sono la mia famiglia. Sai, tua madre e tuo padre sono morti già da tempo. E mi pare inutile dirti che, da quell’afoso giorno in cui tuo padre mi riportò a casa, non mi rivolsero più la parola.

Troncammo i rapporti, com’era giusto fare. Trovai affetto in questi quattro ragazzi dall’aria un po’ stramba e malmessa come la mia. In questo gruppo io sono cresciuto e sono divenuto ciò che sono adesso. Perché sono cambiato. Ancora.

Se tu ora ci fossi stenteresti sicuramente nel riconoscermi. Ne sono fermamente convinto.

Ho fatto così tanti cambiamenti nella mia vita che anch’io spesso metto in dubbio la mia stessa identità.

 

Chi sono io? Sono Kyo o sono Tooru? Sono io o sono te?

 

Forse è stupido pensarlo. Tu sei morto in quell’insolito freddo pomeriggio di Primavera lasciandomi le redini della tua vita. Ci sono io qui, e non tu. Mi sento in colpa? No, questo no.

Eppure a volte ci spero. Io e te insieme. Se tu potessi tornare a quel pomeriggio cosa faresti? Ti uccideresti ancora?

 

Forse sono idiota. Ho letto da qualche parte che l’amore rende sciocchi.

Sono qui, vivo, e penso a te, morto. È una brutta cosa? Non mi manchi, ma provo pena per te.

Forse è perché oggi compio gli anni e mi sento già vecchio ed in fin di vita. Già, sarà per questo…

 

Sento dei rumori provenire dalla stanza accanto. Daisuke si è svegliato.

Ah, quell’uomo è davvero rumoroso. Un giorno di questi mi farà diventare pazzo, sperando che già io non lo sia adesso e non me ne sia accorto.

I pazzi non sanno di esserlo, mi hanno detto una volta.

Non penso di essere pazzo. In teoria i pazzi dovrebbero essere spensierati, no? Io invece mi faccio di continuo problemi esistenziali.Mi sa che questa introspezione acuta me l’ hai lasciata dentro te…

Continuo anche a ferirmi. Non ne ho un motivo particolare, mi sfogo e basta.

Tanti graffi sul corpo, niente frustrazione dentro. Mi sento talmente bene.

Forse lo faccio anche perché un po’ mi ricorda te.  

 

Io. Tu. Noi.

 

Magari non ci crederai, ma una volta ti ho sentito piangere. Un piccolo singhiozzo, nitido e goffo dritto dentro al mio cuore. È lì che tu sei rimasto? Certe volte me lo chiedo. Forse, se riuscissi a scavarmi dentro, troverei il tuo cadavere in decomposizione.

Tu, nel mio cuoresarebbe bello. Forse un po’ troppo fiabesco, ma stupendo.

 

Un lieto fine per tutti e due.

 

Ti piacerebbe, Tooru?

Io e te, per sempre noi stessi. Insieme. In fondo abbiamo diviso lo stesso corpo. Qualcosa ci ha unito, non credi? Ma non ho rimpianti, Tooru. Spero solo che neanche tu ne abbia.

Non voglio essere troppo melodrammatico, ma questo credo sia il mio addio. Ti ho vomitato all’interno e nascosto per tanto tempo in un angolino del mio cuore. Ti posso scordare definitivamente? Sarebbe meglio per entrambi, credo.

Sei morto, ma da qualche parte tu ci sei ancora. Ed un po’ fa male.

 

Addio,

 

Tuo Kyo

 

 

Dimenticavo: buon compleanno anche a te.

 

 

 

 

 

 

OWARI

 

 

 

 

 

 

 

Note:

 

 

*” I’ll scream as much as I want and if my voice dies, then let my voice die.

I’ll scream, no matter how many times I’ll die or my voice will die “, citazione presa da “ C “, contenuta nell’album “ Withering to death “

 

 

Anno 2017 - ho modificato la storia, poiché piena di errori sintattici che mi facevano letteralmente venire la pelle d’oca. È comprensibile; in fondo quando l’ho scritta avevo più o meno tredici anni. Ho deciso di non mutare le frasi perché alla fine credo che questa long sia una di quelle a cui tengo di più, per cui mi sono limitata a levare il grassetto (che adesso odio) e sfoltire le virgole che tanto amavo usare anche in posizioni completamente errate. Suppongo che la lettura, così, sia molto più apprezzabile.

 

Ciao,

 

 

AintAfraidToDie

  
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