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Autore: holdmehaz    13/09/2013    12 recensioni
«Scommettiamo, ci stai?» chiese Katie, sfoderando un sorriso perfetto. [...]
«Ci sto» disse subito Beth, senza pensarci.
«Bene» fece Katie. «Chi di noi due perde, dovrà tenere un dialogo di almeno quattro battute a testa con Harry Styles, e mormorare vocali a caso non conta».
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«Hey, hey, calmati» le sussurrò Harry Styles prendendole le spalle e guardandola negli occhi. Sentì di nuovo il viso diventare rosso fuoco, mentre sentì le gambe molli per la piccola distanza che la separava da lui.
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«Lei è Liz. Liz, lei è Zoey» disse Harry, sorridendo.
«Lei è Liz? La Liz di cui mi parlavi? Oh, ma avevi ragione, è davvero adorabile» disse Zoey sorridendole. Liz sobbalzò, arrossendo. [...] Harry aveva detto a Zoey che lei era adorabile. Nessuno gliel’aveva mai detto.
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«Liz» sussurrò. Zayn spalancò gli occhi sorpreso, per poi scoppiare a ridere.
«Territorio di Harry? E cosa te lo fa pensare?» chiese, continuando a ridere come un matto.
«Forse il fatto che non le toglie gli occhi di dosso?» fece sarcastico Niall. [...]
«Fatti dire una cosa, Niall: non è territorio di Harry, ma di chi la prende prima» disse Zayn.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo






Il grande attore di fama internazionale Harry Styles tornò a casa dopo una dura giornata di lavoro. Quel giorno avevano riprovato la stessa scena un miliardo di volte.
Harry aveva sempre recitato perfettamente, ricordando a memoria ogni battuta, ma la sua collega, a cui avevano assegnato il ruolo di protagonista insieme a lui, era una vera incapace e non ricordava mai bene le battute.
Aprì la porta d’ingresso lentamente, poiché sembrava che persino le dita urlassero di stanchezza.
Entrò in casa e si diresse direttamente in salotto, sedendosi nel divano e chiudendo gli occhi. L’estate californiana era qualcosa di stupendo, eppure quella casa vuota gli metteva troppa desolazione.
Il fatto era che lei gli mancava troppo. Gli mancava ogni singolo istante passato insieme, e si malediceva per il tempo della sua vita sprecato a far qualsiasi cosa eccetto ammirarla.
Aveva un grande vuoto nel cuore e nessun’altra avrebbe mai potuto riempirlo, ormai l’aveva capito.
Il telefono di casa squillò, ma Harry era troppo stanco per alzarsi ed andare a rispondere, così lo lasciò squillare finché non fu la volta della segreteria telefonica.
“Hey, amore, volevo chiederti se tra un mese riuscirai a finire il lavoro. Dobbiamo organizzare quella cosa che ci eravamo promessi di fare, ricordi? Richiama appena puoi. Un bacio da parte mia e uno più grande da parte di Daisy. Daisy, Daisy? Su, saluta papà”
“Apà”
“Ma brava che è l’amore mio! Ora vado, Harry, ci sentiamo”






“Saremo le stelle più luminose nel cielo
Ed io sarò tua come tu sarai mio...”

«Stop! Zoey, cosa stai facendo?» ringhiò Jonathan.
«Sto cantando?» fece sarcastica Zoey.
«No, tu non stavi cantando, tu stavi sottolineando tutti i ‘la’ mentre io ti ho già ripetuto più volte che i ‘la’ devono essere dolci e rapidi» la rimproverò.
«Ma in questo modo non riesco a prender fiato a sufficienza!» protestò Zoey.
«Invece ci riuscirai se prenderai fiato nei punti che ti ho segnato in rosso nel testo» ribatté Jonathan.
Zoey sbuffò, sbattendo il foglio col testo nella propria coscia, levandosi le cuffie e uscendo velocemente dalla sala di registrazione.
«Che stai facendo adesso?» chiese Jonathan.
«Mi prendo una pausa» lo informò Zoey, andando in corridoio. Louis era lì che stava prendendo un caffè dalla macchinetta.
«Prendine uno anche per me, Lou» gli disse.
«Qualche problema?» chiese lui mentre ordinava il caffè alla macchinetta. Zoey sospirò.
«Sì. Jonathan non fa altro che cambiare le canzoni che io e Liz abbiamo scritto, rendendole irriconoscibili. Cavolo, la cantante sono io, le canzoni sono le mie, perché non posso cantare come voglio io?» sbottò lei.
«Vuoi che entri là dentro e faccia uno di quei discorsi di avvocati che non capisce nessuno ma che ti permetterà di avere il libero arbitrio?» propose Louis porgendole il caffè.
«No, forse è meglio di no» rispose Zoey sorseggiandolo.
«Ti meriti le ferie che ti sei preso dopo quel caso difficile, non sarò certo io a farti lavorare» aggiunse. Louis parve stupito.
«Cosa odono le mie orecchie? Mia moglie mi ha davvero fatto un complimento? È da scrivere nel calendario!»  esclamò Louis divertito.
«Smettila, avvocatucolo da strapazzo» borbottò Zoey.
«A proposito, come sta Liz?» chiese Louis facendosi serio. Era la moglie a tenere i contatti con lei, mentre Louis teneva quelli con Harry.
«Sta bene, per quel che riguarda la salute. È al terzo mese di gravidanza e va benissimo, ed ha la tata per la piccola di due anni, ma in realtà le manca la figura maschile della famiglia, si sente molto sola» rispose Zoey, triste. Poi il telefono le squillò.
«Scusami, amore» si congedò, per poi prendere la chiamata e portare il telefono all’orecchio.
«Chi è?» chiese. Dopo qualche secondo di pausa, dove qualcuno dall’altra parte rispose, sorrise raggiante. «Ma certo che veniamo! Quando? Il prossimo mese, dici?».





«Così, 4 elevato ad ¼ equivale a...» stava spiegando Roxy scrivendo alla lavagna.
«Professoressa McGole, la vogliono in presidenza» comunicò il bidello entrando nell’aula, causando la gioia degli studenti. Roxy sbuffò.
«Ma sto spiegando! E poi, fino a prova contraria, prima di entrare in un’aula si bussa!» lo rimproverò. Il bidello alzò gli occhi al cielo.
«La vogliono in presidenza d’urgenza» ripeté sottolineando l’ultima parola. Roxy annuì.
«Badi alla classe durante la mia assenza» raccomandò al bidello uscendo e dirigendosi verso la presidenza. Proprio davanti alla porta incontrò Niall.
«Anche lei qui, professor Horan?» chiese Roxy sorridendo.
«Certo. Prego, prima le signore» fece Niall aprendole la porta e accennando un inchino. Roxy entrò, salutò la giovane preside e si sedette in una delle due sedie davanti la scrivania. Niall si sedette nell’altra.
«Vi ho convocati perché, come saprete, abbiamo bisogno di quel finanziamento per i progetti pomeridiani, che però tarda ad arrivare» cominciò la preside. Roxy si aggiustò gli occhiali. Non era ancora abituata a portare quelle cose sul naso.
«Non vedo come potremmo aiutarla» ammise la rossa.
«O, insomma, signorina McGole, so che lei ha un’amica al ministero che potrebbe far velocizzare il tutto» ribatté la preside.
«E, indovino, vuole che faccia una telefonata amichevole a uno dei miei amici avvocati e buttar lì, come se nulla fosse, se si può far nulla contro il Ministero se non cedesse i finanziamenti» fece Niall.
«Esatto!» trillò la preside, sorridendo. Poi prese la mano di Niall sporgendosi appena il busto nella scrivania.
«Lei sì che capisce all’istante» gracchiò in modo suadente, procurandosi un’occhiataccia da parte di Roxy.
«Su, Niall, andiamo a fare queste benedette chiamate» borbottò Roxy alzandosi.
Niall annuì e si avviò alla porta, seguito da Roxy. E mentre questa stava per chiudere la porta, le sfuggirono alcune parole rivolte alla preside.
«Ah, senta, le do un consiglio spassionato: la prossima volta, se vuole proprio mettersi a fregare fidanzati, ci provi con chi non ha ancora programmato il matrimonio» sibilò. Poi chiuse la porta, pronta a telefonare Hope.





«Certo che ti farò questo favore, Roxy. Farei tutto per la mia migliore amica».
«Grazie infinite. E dimmi, come va lo studio legale di Zayn e Louis?».
«A gonfie vele, direi. Sono i migliori di Londra, e non scherzo: le persone che vengono qui aumentano di giorno in giorno. Ormai hanno un sacco di altri avvocati che lavorano per loro, trovare giovani neo-laureati capaci è il loro passatempo».
«Ne sono felice».
«E David, come sta?». Roxy, ad udire quella domanda, sospirò.
«Beh, Hope, lui mi dice sempre di star bene, e si sforza di sembrare felice. Ma non può imbrogliare la persona con chi ha vissuto i primi 18 anni della sua vita: soffre ancora» rispose in un sussurro. Anche Hope si rattristò.
«Anch’io sento la sua mancanza, a volte» rivelò. Roxy sbuffò.
«Non sono io che l’ho piantato quando il mio ex si è rifatto vivo» sbottò.
«Hai ragione. Quella sono stata io» disse Hope con voce spezzata. Stava per piangere. Roxy si pentì di quello scatto di rabbia, d’altronde l’amore non era controllabile.
«Scusami, sono stata una stronza a dire ciò che ho detto. Comunque, come stanno George, Patrisha e Kimberly?» fece Roxy cambiando argomento.
«Bene, Kim si diverte a gattonare per casa, è così tenera!» esclamò Hope, felice di poter parlare d’altro.
«Qualche volta devo venirvi a trovare, sai quando adoro i bambini!» propose Roxy, anche se dentro di sé, era un po’ invidiosa. Beata Hope, che ne aveva tre, e poteva anche averne un’altra decina, se voleva.
«A proposito, ora che me lo fai ricorda, il mese prossimo vorremmo organizzare...» cominciò Hope.





Esattamente un mese e dieci ore dopo, undici persone erano sedute allo stesso tavolo, nella veranda di una lussuosa villa di campagna, aspettando che il cuoco preparasse la cena. Tutti parlavano incessantemente con i vicini di posto, ricordando i vecchi tempi.
«Ma Liz?» sussurrò Niall alle orecchie delle sorella, osservando i due posti vuoti tra Harry e Myra.
«Credo che verrà un po’ in ritardo, ma verrà» rispose Zoey.
«Niall, com’è rovinare la vita dei tuoi alunni?» chiese Zayn interrompendo la discussione. Niall fece una smorfia.
«Dai, ti ricordi quante cose dicevamo a quei poveri professori? E pensare che adesso tu sei dall’altra parte!» aggiunse il moro.
Ad un tratto, il cancello si aprì ed entrò un’auto, che posteggiò. Appena si fermò, ne scesero due donne, una più bella dell’altra... Liz e Claire.
Una grande il doppio degli anni dell’altra, le due sorelle avanzarono verso il tavolo. Perché così che si definivano: Hope, Liz e Claire erano tre sorelle, non importava se il cognome era diverso.
«Dove sono i bambini?» chiese subito Claire. Lei, a queste riunioni in ricordo ai vecchi tempi, aveva il compito di tata dei bambini piccoli.
«Sono nella stanza di Daisy, James si è preso l’incarico di tenerli a bada finché non saresti arrivata» rispose Lily.
«Quel tappo di dieci anni ha intenzione di controllare tutte quelle piccole pesti? Vado a salvarlo!» esclamò Claire correndo verso le scale. Liz si sedette accanto ad Harry e i due si scambiarono un bacio a stampo.
«Mi hai rimproverato mille volte al telefono di arrivare sempre in ritardo, ma questa volta sei tu ad essere arrivata dopo tutti noi, amore» fece Harry. Liz alzò gli occhi al cielo.
«Scusami, Harold» disse.
«Perdonata» affermò lui sfoderando un sorriso completo di fossette. Liz lo guardò attentamente, e ringraziò per l’ennesima volta lo sportello del treno che non si era chiuso così in fretta.

Liz si voltò, dandogli le spalle, e salì nel treno semi-vuoto, guardando Harry mentre lo sportello si andava chiudendo.
I loro occhi si incrociarono, e il verde di quelli del ragazzo incantarono Liz come la prima volta che li aveva visti.
In quell’istante, seppe di star commettendo il più grande dei suoi errori. Non voleva davvero perdere quegli occhi.
Così seguì l’istinto, seguì il cuore, e non la ragione. Fece un salto, passando lo sportello appena in tempo, fregandosene della valigia che era rimasta dentro il treno.
Si gettò tra le braccia di Harry e fece incontrare le loro labbra, mentre il treno partiva verso la stazione successiva.
Harry, dopo un attimo di stupore, la strinse forte a sé e ricambiò il bacio. E Liz non poté far a meno di pensare che quello dato a Niall non poteva competere con questo. Per il semplice fatto che in questo c’era del vero amore.

«Promettimi di non spezzarmi di nuovo il cuore» sussurrò Liz staccandosi leggermente. Aveva bisogno di quella certezza, lì, in quel momento, sotto quella pioggia che avrebbe certamente procurato loro un raffreddore tremendo.
«Lo prometto. Non posso più farlo, ora che ho capito quanto ti amo. Spezzare il tuo cuore spezzerebbe automaticamente anche il mio» rispose Harry. Liz sorrise, poi sciolse l’abbraccio.
«Bene. Spero che tu sappia guidare veloce, Harry, perché dobbiamo essere alla prossima stazione in tempo per recuperare la mia valigia» rise Liz, uscendo dalla stazione, seguita da Harry.


Erano passati esattamente dodici anni da allora.
Liz ed Harry erano sempre stati una coppia inseparabile. Liz, dopo il diploma, aveva preso a lavorare come autrice delle canzoni di Zoey, che era stata presa da una casa discografica.
Harry diventò un attore famosissimo, e tutto ciò che aveva guadagnato poteva farli vivere agiatamente per una vita intera, ma Harry voleva continuare il suo lavoro, perché gli piaceva, nonostante questo lo tenesse lontano dalla sua famiglia per mesi.
I due si sposarono dopo sei anni di fidanzamento ed ebbero Daisy dopo altri tre, e tra pochi mesi le avrebbero dato un fratellino.

Zoey e Louis non avevano mai subito rotture nette, solo qualche litigio ogni tanto, e questo rendeva il loro rapporto sempre nuovo e più colorato.
Louis, stupendo tutti, aveva continuato gli studi con Zayn e si erano entrambi laureati in giurisprudenza, aprendo uno studio legale che presto diventò tra i più famosi di Londra.
Louis e Zoey si erano sposati dopo otto anni dal diploma, ripresi da fotografi poiché tutti volevano vedere foto del matrimonio di una delle più grandi cantanti del mondo.
Non avevano avuto ancora bambini perché Zoey aveva una carriera davanti a sé, ma avevano intenzione di cominciare presto e di fare una moltitudine di bambini.
Forse, proprio in quel momento Zoey era incinta. Non aveva ancora fatto il test.

Zayn era un avvocato, Hope lavorava al Ministero dell’Istruzione. Due anni dopo il diploma avevano avuto una gran lite e si erano lasciati.
Hope aveva rivisto David per caso e tra i due era nata una forte intesa. Stettero insieme per sei mesi, poi Zayn tornò supplicante da Hope e lei si accorse di essere ancora perdutamente innamorata di Zayn.
Si sposarono dopo tre anni ed ebbero tre figli: George, Patrisha e Kimberly. Non si separarono mai più.

Niall prese a studiare come tecnico del suono, mentre Roxy cominciò a studiare per diventare una professoressa di matematica.
Dopo due anni dal diploma di Niall, e quindi uno da quello di Roxy, lei scoprì di avere un tumore all’utero, un caso fulminante. Rimase viva, ma non poté più avere figli.
Fu un periodo di crisi fra i due, dove Roxy credette di essere inutile e tentò di lasciar andare Niall,  ma alla fine tornarono più uniti di prima. Niall, per starle più accanto, studiò per diventare professore anche lui e ci riuscì.
Avevano inviato una domanda di adozione, e progettavano di sposarsi nella prossima primavera.

Il padre di Liam morì pochi mesi dopo il diploma, a causa di un infarto, lasciando al figlio un’azienda da gestire. Lui si dedicò interamente a ciò, abbandonando il resto.
Solo dopo un anno riuscì a staccarsi un po’ dal lavoro, e durante alcune vacanze in Irlanda rincontrò Lily, che si era trasferita lì per studiare Lettere all’università.
Cominciarono a frequentarsi, finché lei non rimase incinta. Liam fu subito pronto a prendersi cura del bambino e sposò lei poco dopo. Nacque James, e pochi anni dopo Grace e Annie.

Myra e Karen si sposarono dopo tre anni che lo stato inglese permise i matrimoni gay. Hanno aperto una libreria a Liverpool, gestita da entrambe.

Hope e Liz ottennero il cognome ‘Mason’ e Liz riuscì a riavvicinare la sorella al padre.

Tutti rimasero amici, sempre e comunque, e non si diviserò mai più. Potevano essere in stati, città, quartieri diversi, ma si sarebbero sempre tenuti in contatto.
Katie non tornò mai più a turbare le loro vite, e loro non ne sentirono mai la mancanza.

 
The end



 

Nila's Corner


Un giorno, sua sorella maggiore smise di giocare con le bambole con lei. Ovvero, ad imporle i suoi giochi. “Sono troppo grande” le aveva detto. E lei aveva smesso. Non sapeva giocare da sola, non avrebbe più giocato anche lei.
Ma era piccola. Aveva cinque anni. Sua sorella maggiore ne aveva dieci, ed era comprensibile.
La notte, sognò di giocare ancora con le bambole con la sorella, e di divertirsi.
Il giorno dopo, si ricordò che sua sorella non giocava più, e pianse, pianse molto. Come poteva passare il tempo, ora che non aveva più una guida?
Aprì l’armadio dei giocattoli e prese le sue bambole. Le mise sul tappeto, le curò, le vestì, e poi le venne in mente una storia. E cominciò a giocare.

Un giorno, lei smise di giocare con le bambole. All’inizio fu un obbligo, impostole dai genitori. “Sei troppo grande, ormai” le avevano detto. E lei allora aveva smesso. Aveva buttato tutti i suoi giochi, compresa la sua bambola preferita.
Era troppo grande. Aveva solo otto anni. La sua sorellina ne aveva sette, e giocava ancora.
La notte, non riuscì a dormire. La mente le si affollava di idee per i giochi dell’indomani, nuove storie e personaggi da vivere con le bambole.
Il giorno dopo, si ricordò che tutti i suoi giochi erano andati, e pianse, pianse molto. Come poteva accontentare la sua immaginazione, ora che non poteva più giocare?
Andò nella libreria della sorella maggiore e vide un libro che l’attirò più di tutti. “Anna dai capelli rossi”. Lo prese e lo sfogliò, studiandolo. E cominciò a leggere.  

Un giorno, lei smise di leggere. Aveva finito tutti i libri della libreria, e anche quelli che si era fatta regalare per Natale e per i compleanni. Era andata dalla madre per chiederne altri. “Sei troppo grande, ormai, per leggere queste storie fantasy” le aveva detto, non gliene avrebbe comprate più. E allora lei aveva smesso. Aveva guardato tutti i suoi libri e gli aveva detto addio, lasciandoli polverosi sugli scaffali.
Era troppo grande. Aveva solo dieci anni. Il suo personaggio preferito ne aveva diciassette, e impugnava una bacchetta.
La notte, non riuscì a dormire. La sua mente richiedeva idee, storie di cui sognare il finale, di cui cambiarlo se non le piacesse.
Il giorno dopo, si ricordò che i libri erano tutti finiti, e pianse, pianse molto. Come poteva accontentare la sua immaginazione, ora che non poteva più leggere?
Andò verso la scrivania della sorella maggiore e accese il computer fisso. Aprì la pagina word e mise le mani sulla tastiera. E cominciò a scrivere.

Un giorno, smise di scrivere. Era stufa di scrivere storie e poi lasciarle perdere perché non aveva idee su come continuare. “Non sono brava” si era detta. E allora aveva smesso. Aveva cancellato tutte le sue storie.
Non era brava. Aveva solo undici anni. Il suo computer ne aveva cinque, ed era stato il suo porto sicuro per un anno.
La notte, non riuscì a dormire. Pensava e ripensava a ciò che aveva fatto, e credeva di aver fatto bene.
Il giorno dopo, si ricordò che non era brava a scrivere, e pianse, pianse molto. Perché non riusciva a fare una cosa bene? Cosa ne era della sua immaginazione?
E si buttò a capofitto nello studio, e impegnò le sue giornate così, e uscì con le amiche e scherzò come non mai.

Un giorno, capì di essere pronta. Aveva passato anni a migliorare la sua scrittura e ad esercitare la sua immaginazione, a leggere mille FF. “Ora sono brava e grande abbastanza” si era detta. E allora aveva progettato storie.
Era abbastanza brava e grande. Aveva tredici anni. I suoi idoli ne avevano tra i diciannove e i ventuno, e le avevano insegnato ad amare.
La notte, riuscì a dormire. Dormì un sonno felice e profondo.
Il giorno dopo, si svegliò col sorriso, e rise, rise molto. Perché lo aveva capito solo adesso? Perché aveva imparato solo adesso a gestire la sua immaginazione?
E prese il proprio computer, e raccolse tutte le sue idee. E cominciò a scrivere questa storia, incrociando le dita. Forse ce l’avrebbe fatta.


E ce l’ho fatta.
Dopo due mesi, eccomi qua a pubblicare l’epilogo, mentre “Lightweight” suona dalle mie cuffie. La canzone che è stata l’inizio di tutto... Sto piangendo. Mi mancheranno tutti e tutt0.
Mi mancherà Liz. Mi mancherà, con quel suo carattere troppo buono e ingenuo.
Mi mancherà Zoey. Mi mancherà, col suo essere la migliore amica speciale.
Mi mancherà Hope. Mi mancherà, con quella sua voglia di aiutare sempre la propria  sorella.
Mi mancherà Roxy. Mi mancherà, con quella sua allegria, con quel suo essere ragionevole.
Mi mancherà Harry. Mi mancherà, quel cuore d’oro nascosto tra l’orgoglio.
Mi mancherà Louis. Mi mancherà, col suo amore per Zoey e col suo essere divertente.
Mi mancherà Zayn. Mi mancherà, col suo sospetto prima e col suo amore dopo.
Mi mancherà Niall. Mi mancherà, con quella tenera gelosia e col suo amore per Roxy.
Mi mancherà Liam. Mi mancherà, con quel suo mentire per difendersi, con quel discorso a Niall.
Mi mancheranno tutti gli altri piccoli personaggi, senza di loro questa storia non sarebbe stata la stessa.
E sì, mi mancherà anche Katie. Mi mancherà, per il semplice fatto che col suo agire ha solo aiutato e rafforzato Liz. Alla fine, qualcosa di buono l’ha fatto.
E mi mancherà ognuno di voi. E voglio ringraziarvi.
Per aver recensito.
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Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno avuto reazioni strampalate alla mia storia, tutte quelle persone che mi hanno spinto a continuare a scrivere, tutte quelle che hanno migliorato i miei giorni con semplici frasi. Perché nessuno mi ha mai detto che scrivevo bene, prima di voi. Perché nessuno sa che scrivo, oltre voi. Perché voi avete fra le vostre mani il mio piccolo segreto, perché voi siete tra le poche a sapere quanto ho dentro, quanto è grande la mia immaginazione e il mio cuore. Perché voi siete le uniche che potrete mai conoscere la vera me, quella che c’è dentro, e non quello che mostro fuori.
Grazie, per avermi sopportato nonostante io sia così logorroica.
Se volete continuare a sopportarmi con un’altra storia, da domani prenderò a scrivere Irresistible e Under my skin. Non aggiornerò assiduamente come in questa storia, perché adesso inizia la scuola (a me il 16, e voi? Scrivetemelo, nella vostra ultima recensione) e dovrò studiare (sono quasi svenuta a vedere il mio libro di matematica di quest’anno. Cavolo, non mi sarei mai immaginata che fosse di 1000 pagine. Mi ricordate perché mi sono iscritta allo scientifico?). Però giuro che aggiornerò almeno una volta a settimana in entrambe le storie :)
Se volete aggiungermi a qualche social network, eccomi: su Facebook, su Twitter e su Ask.
Addio. NO, arrivederci, in un’altra avventura che seguiremo insieme :)
Bye,
Nila
  
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