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Autore: Amethyst10    19/09/2013    4 recensioni
Bella è una ragazza che si potrebbe definire senza "sostanza", nessuna la vede, ma non è un fantasma.
Edward è un cantante famoso, con alle spalle un passato difficile.
Il loro incontro avverrà in un momento critico, proprio quando Edward deciderà di porre fine alla sua vita, che ormai considera senza più uno scopo.
Riuscirà Bella a mostrarsi a lui per fermarlo in tempo, e farli capire i veri valori della sua esistenza?
Dal capitolo 2 :
Lo sentii ridacchiare.
" credi nell' amore a prima vista ?" mi chiese.
Arrossì.
Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe e senza pensarci troppo annuì.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Tanya | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Capitolo 3


<< Okay Edward, sei pronto a essere testimone di qualcosa che non si vede tutti i giorni? >>
Se ne stava lì, indeciso sul da farsi, ancora indossava la giacca, ma non dava segni d’ aver cambiato idea sull’ andarsene. Al meno l’avevo fatto incuriosire.
Ero nervosa, ma volevo davvero parlare con qualcuno, qualcuno capace di vedermi e rispondermi.
Sapevo cosa fare.
Feci un respiro profondo e cercando d’ attingere sicurezza proprio dal fatto che nessuno a parte lui era in grado di prestare attenzione a me, andai verso la folla che si era raduna davanti al televisore al plasma, non faticai molto ad arrivare davanti allo schermo, notai che stava trasmettendo una partita di rugby, poi allungai una mano e lo spensi.
Subito iniziarono le urla di protesta verso il barista, anche lui stava seguendo la partita e si era avvicinato per controllare.
<< Allora? >> chiesi a Edward.
Lui mi guardò accigliato << hai spento la tv e quindi? >>
<< Come quindi?, non hai capito? >>
<< Non c’è niente da capire, sono capaci tutti a farlo >> rispose voltandosi.
<< Si, ma se lo fai tu, ti ritrovi con una folla di tifosi inferocita, questa è la differenza >>
<< Sei una ragazza, per questo probabilmente non hanno protestato, pensano che tu non possa condividere la loro passione. >>
Sbuffai.
<< Guarda meglio se la pensi così allora >>
Tornai verso il televisore ancora spento e lo accesi, provocando meraviglia e gioia da parte di tutti li spettatori, poi mi avvicinai al bancone. Presi una bottiglia di vodka, facendola vedere a tutti, l’apri e versai il contenuto sulla tv.
<< Chi è stato? >> urlò qualcuno, seguito da altri urli di protesta.
 Gettai a terrà la bottiglia, provocando un gran rumore.
<< Chi ha preso questa? >> domandò arrabbiato il barista, che aveva iniziato a raccogliere i cocci di vetro.
L’ atmosfera si stava scaldando, un tempo, quando mi capitava di cadere in depressione, mi divertivo in questo modo, avevo contribuito a creare non poche leggende folkloristiche.
Tornai da lui.
<< Ora? >>
Lui mi guardava allibito.
<< Ti rendi conto di quello che hai fatto? >> mi rispose lui arrabbiato.
<< si >> dissi candida, << la vera domanda è se te rendi conto tu. >>
<< Certo che me ne rendo conto, hai versato della vodka su un televisore, mentre quegli uomini stavano guardando una partita che poteva alterare la classifica delle squadre, che si contendono il maggior numero di vittori! >> esclamò lui.
Qualcuno si girò verso di lui.
Eravamo venuti qui perché voleva guardarla anche lui? In effetti pareva al quanto interessato…ma non era questo il punto.
<< Non ti conviene urlare, ci sono già le cameriere che credono che ti manchi qualche rotella, ci manca solo che ti riconoscano. >>
Lui stava per dire qualcosa ma non lo lasciai parlare.
<< Comunque hai tralasciato una cosa >> affermai.
In effetti non ci avevo pensato, ma poteva andarmi molto peggio, squadrandolo capì, nella mia sfortuna avevo avuto un pizzico di fortuna.
<< Che cosa? >> domandò lui scettico.
<< Nessuno mi ha visto >>
 << Stai scherzando vero? >>
<< No, Sherlock. Pensi ancora, che, anche se sono una ragazza, quei tipi non mi farebbero niente? Probabilmente non fisicamente, ma mi farebbero almeno pagare i danni, no? Eppure anche se ho agito sotto il naso di tutti nessuno mi ha visto. >> risposi sorridendogli.
Lui non disse nulla per un po’, poi si avvicino a me.
<< Dimostramelo, dimostrami che non ti sei messa d’accordo con questa gente per farmi uno scherzo >>
<< Cosa vuoi che faccia? >> gli domandai.
<< Spogliati, davanti a loro. >>
Diventai rossa come un peperone.
<< Mai sei pazzo! Loro non mi vedrebbero, ma tu si! >>
Parve rifletterci un attimo.
<< Va bene, allora posizionati davanti alla televisione e inizia ad urlare >>
Studia l’espressione che aveva in volto, era serio.
Bè ormai ero in gioco, tanto valeva. Feci quello che mi aveva chiesto di fare, senza naturalmente non ottenere niente, anche perché tra l’altro si stavano dando tutti da fare per mettere a posto il disordine, che io avevo creato.
<< Soddisfatto? >> domandai a Edward, tornando da lui.
<< Mica tanto… >>
<< Oh, andiamo non ero neanche mai stata prima in questo bar, non ti sto… >>
<< Secondo te ho davvero qualcosa che non va? >> mi chiese senza lasciarmi finire.
<< Forse, o forse hai qualcosa più degli altri. >>
<< Magari sei solo nella mia immaginazione, forse, mi sono davvero buttato dal ponte, non me lo ricordo e sono morto, oppure tu sei una specie d’ amico immaginario… >>
<< Non penso che tu sia morto, anche perché la cameriera ti ha visto e sentito benissimo, o magari sei morto e ti è stata data una seconda possibilità con me come tuo angelo custode. >>
<< Più che un angelo custode, sembri un angelo portatore di caos >> disse guardandosi attorno.
Mi girai, in effetti non aveva tutti i torti.
<< Bè tu non mi credevi. >> dissi, avanzando verso la porta del bar.
<< Ho ancora qualche dubbio in realtà, questa faccenda è abbastanza strana… >>
Uscì fuori, seguita da lui.
<< Ehi, io ti avevo avvisato, avresti visto qualcosa di diverso e …>> rabbrividii << Mamma mia, si gela, che ore sono? >> domandai battendo i denti.
<< Le otto >> mi appoggiò la sua giacca sulle spalle.
<< Così ti ammalerai, riprenditela, non vorrei trovarmi qualche tua fan alle calcagna >> dissi restituendogliela.
<< Volevo invitarti a fare una passeggiata, ma in effetti si gela. >>
Mi guardo titubante.
<< Ti va divenire a casa mia, angelo? >>
 
 
 
 
 
   
 
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