Mazel tov!
Capitolo 01 – Zarin
Il giorno in cui lo incontrai era
un freddo giorno di Gennaio, il 15 gennaio del 1937. Seppur in pieno inverno,
quel giorno era soleggiato e tiepido, il classico giorno che le famiglie
trascorrevano passeggiando al parco con i loro bambini, nei loro vestiti
eleganti più puliti di loro. L'ennesimo giorno che odiavo e che osservavo dal
vetro della finestra della mia stanza.
"Sono tutti stupidi" pensavo, ogni volta che vedevo un bambino
con in mano una stecca di zucchero filato fare dispetti a qualche bambino meno
fortunato. Indossavo la divisa della mia scuola: dei pantaloni a sigaretta
lunghi blu scuro, ed una camicia che si abbottonava sul davanti. Odiavo anche
quella e odiavo mio padre, un generale delle forze tedesche che mi obbligava ad
indossare quella stupida uniforme tutti i giorni. Volevo vestirmi con un
pantalone semplice ed una bella camicia. Eravamo ricchi, potevamo
permettercelo, eppure mio padre voleva farmi indossare quella stupida uniforme,
solo per lo stemma che vi portava sopra. Uno stemma che odiavo. Odiavo un bel
po' di cose quell'anno. Odiavo anche me stesso. Avevo diciotto anni, degli
splendidi boccoli biondi e due occhi azzurri, eppure non ero capace di trovarmi
una fidanzata. Tutti i miei compagni di classe ne avevano già trovata una e le
avevano promesso di sposarle una volta trovato un bel lavoro per mantenerle, perchè volevano costruirsi una famiglia e fomentare la
riproduzione della razza "pura" tedesca. Io invece odiavo quelle cose
stupide. Che cosa me ne importa se sia o meno tedesca, la persona che amerò?
Io volevo innamorarmi. Volevo amare
qualcosa o qualcuno, per compensare quell'odio che mi portavo dentro.
Quella mattina mio padre bussò alla porta, furono due colpi secchi.
« Avanti »
« Zarin, figliolo. »
« Buongiono, padre. »
« Vedo che sei già preparato. Sei pronto per uscire? Non ti dimenticare il
cappello, è molto importante. »
« No, padre, non lo dimenticherò. E' sull'attaccapanni vicino la porta
d'ingresso. »
« Perfetto. Andiamo.»
L'automobile di mio padre era una
Mercedes Benz. Era molto in voga all'epoca, anche se non molte persone erano in
grado di guidare un'automobile o di avere la possibilità di acquistarla. Io ero
seduto dietro insieme a mio fratello minore Viktor, mia madre era seduta
accanto a mio padre. Viaggiammo per circa venti minuti e parcheggiamo in una
strada vicino la piazzetta al centro. Anche noi quel giorno facevamo parte di
quella patetica scenetta della famigliola felice che passeggiava allegramente
al centro della piazza. Viktor piangeva perché voleva un nuovo giocattolo, io
invece fui attratto da una strana insegna. C'era scritto: "Venditore di
sogni". Sorrisi: di qualunque cosa si trattasse, aveva attirato la mia
attenzione, mi congedai da mio padre e m’intrufolai in quella stradina. Quel
negozio non vendeva davvero sogni ma libri. Era una piccola libreria dall'aria
anche un po' spettrale. Fuori dalla porta di vetro c'era un cartellino di
cartone ingiallito con scritto "Willkommen", sorrisi nuovamente ed
entrai.
«
Buongiorno » esclamai insieme al tintinnio di una campanellina messa dietro la
porta. Accanto alla porta d'ingresso c'erano due sedie smesse, di fronte la porta
una scrivania di legno scuro. Era un locale molto piccolo e straripava di
libri. C'era un odore strano, molto forte, ma bello. Davvero bello.
« C'è qualcuno? » non ebbi risposta e mi incuriosii. Mi guardai intorno. Sulla
scrivania c'era un volume con una copertina rigida e rovinata, a caratteri
dorati c'era scritto "Orgoglio e pregiudizio - Jane Austen".
Seppure non fosse buona educazione, quella copertina mi fece venire voglia di
sfiorarla, ma appena feci il gesto di poggiare la mia mano su quel libro,
sentii un grido seguito da un tonfo. Fu quello il momento in cui lo incontrai.
L’angolo dell’autrice:
Salve a tutti! :) Questa è la prima
storia a tema storico che scrivo, spero di non fare troppi errori storici
(potere di wikipedia, vieni a me!)… Che dire, spero vi
piaccia! Cercherò di aggiornare una volta a settimana.
L’idea mi è venuta perché sono
sempre stata sensibile al tema “olocausto” (quando andavo a scuola, la mia
professoressa di storia non faceva altro che spiegarci di questo particolare
periodo storico, in più ho lavorato con persone di origini ebraiche e mi sono
sempre appassionata alla loro storia – bella e brutta - e alla loro lingua), complice la mia insana
passione per lo yaoi. Spero di leggere qualche vostra
recensione, non abbiate timore di mandarmi a quel paese se non vi piace xD!
A presto ♥
NB: per chi non lo sapesse, “Mazel tov” in lingua ebraica
significa “Auguri” e anche “buona fortuna”.