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Autore: helly    25/09/2013    4 recensioni
L’alba non tardò ad arrivare. Stavolta in casa dormivano davvero tutti e non solo lì. Anche le strade erano deserte alle sette del mattino, e nonostante avessi dormito nulla trovai la forza di alzarmi e arrivare fino ai giardini. Faceva freddo, dodici gradi più o meno; e Lax era seduto sula nostra solita panchina. Sentì il legno umido della notte entrare a contatto con la pelle nonostante i pantaloni.
“Si può sapere cosa succede?” mi guardai intorno e poi annuii…
“Ieri notte, tuo padre e mio padre parlavano di quella storia…”
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza/Gerard, Gerard, Luxus Dreher, Mirajane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Cap2.
Il giovedì mattina c’era il mercato in città. Le urla dei commercianti che provavano a vendere ogni tipo di merce riempivano le vie del centro e le mura delle case vicine; ma casa mia quel giorno era troppo incasinata per udire il prezzo delle cipolle o dell’ultimo modello di jeans a vita bassa. Mia madre si era svegliata presto ma non sembrava essere di buon umore; dalla cucina aleggiava uno strano odore di bruciato che mi aveva solleticato il naso fin dalle prime ore del giorno. Scesi le scale con la stessa lentezza di una lumaca sulla sabbia, avevo ancora sonno anche se ero abituato ai bruschi risvegli che mi regalava la straziante cucina di mamma…quelle rare volte che ci provava.
Quando arrivai alla fine delle scale, vidi la sua sagoma affacciarsi sulla porta e sorridermi “Gerard, ti dispiace far colazione fuori?” mi lasciò un bacio sulla fronte e senza neanche aspettare la risposta si dissolse nei fumi della stanza alle sue spalle.
Il tempo sembrava promettere bene, non per altro avevo indossato un semplice maglione di filo blue con dei jeans stretti e mi ero recato al mio adorato bar. Il posto era sempre lo stesso. Il mio; ed anche la ragazza dei nei era ricomparsa dietro il bancone bianco, ed ora mi sorrideva intenta a portarmi il menù…
“crostata di frutta o cheesecake al mirtillo? Beh non c’è una gran scelta, oggi…” lei si strinse nelle spalle con lo sguardo di un agnellino sotto il tiro di un fucile “m-mi dispiace, Gerard…è tutto qui!” sospirai sorridendole “sì…ma sta tranquilla eh, non è mica colpa tua!” lei annuì e andò via sparendo dietro la tenda azzurra che dava sul laboratorio di pasticceria. Poi, mentre ero intento a scegliere il mio caffè nella lunga lista di “caffè speciali” la vidi riavvicinarsi. “Mi dicono dalla cucina che c’è anche una panna e fragole, è appena uscita dal frigo, è freschissima...”.
Panna e fragole, panna e fragole…Panna. E . Fragole. Dove l’avevo già sentita? Riflessi…per ricordarmi poco dopo che si trattava della stessa torta che mi aveva offerto la bella ragazza dai capelli rossi, in questo stesso bar “vada per quella!”. Quando restai solo continuai a pensarla e le domande che mi ero posto su di lei tornarono a farmi visita; così quando Marie tornò per sopperire finalmente al mio bisogno di cibo…la invitai a sedersi e farmi compagnia. Lei accettò di buon grado anche se di tanto in tanto lanciava occhiatine verso la porta per accertarsi che il suo capo non la trovasse lì a ciarlare col primo fighetto di turno.
“Allora, com’è?” quella domanda familiare suonò bene sulle sue labbra, ma non come su quelle rosse e delicate dell’altra ragazza, Erza…sì, Erza…
“Davvero ottima, anche se credo di averla già mangiata!” il suo sguardo si fece carico di meraviglia.
“Oh ne sei sicuro? Siamo i primi a farla nel quartiere, questa ricetta… è antica!” sorrise fiera, neanche come se la ricetta fosse stata sua.
“Infatti è qui che l’ho assaggiata!” sogghignai per sorprenderla ancora di più “Me l’ha fatta provare Erza!”
“E-Erza?” abbozzò un sorriso così rapido che i miei occhi neanche riuscirono a coglierlo. Cos’avevo detto stavolta? Mi stavo quasi meravigliando di me, per come con due semplici frasi fossi riuscito a sorprendere una ragazza. A questi livelli di certo non avrei faticato a trovarmi una scopamica degna di nota.
“Sì, la ragazza con i capelli rossi…immagino che tu la conosca!”
“Sì, è la figlia del proprietario!”
Cosa? Adesso ero io ad essere meravigliato. Probabilmente se ci fosse stato uno specchio a riflettere il mio sguardo sarebbe stato molto simile a quello di un bambino che scopre che babbo natale non esiste e che gli adulti sono solo dei coglioni rompi palle che l’hanno preso il culo. Erza mi aveva preso per culo. Mi aveva detto di essere nuova e di non conoscere nessuno.
“La ricetta della torta…” continuò “…infatti è di sua nonna!”
“Della madre del proprietario, quindi!” aggiunsi…
“Sì, è stata proprio Erza a portarla qui…” mi sorrise ed io cercai di fare lo stesso incrociando il suo sguardo docile “la ricetta intendo!” rise “purtroppo la nonna è stata male pochi giorni fa e lei è andata fuori città per starle vicino. Sai…vive a Camden town, è crescuta lì…e il desiderio della signora Shell era proprio quello di passare gli ultimi giorni con la sua nipotina!”
“Sta morendo?” sussurrai pieno di collera, come se quella nonnina dalle mani fatate fosse anche un po’ la mia.
“Sì”.
A ora di pranzo non avevo fame. La torta mi aveva saziato ma forse le scoperte sulla bella ragazza scarlatta avevano aiutato l’imminente chiusura del mio stomaco. Feci un giro tra i giardini ormai colorati dalle sfumature autunnali. Se non fosse stato per le piogge credo che l’autunno sarebbe stata la mia stagione preferita. Mi rappresentava. Le foglie che cadono per dar spazio alle nuove, il fresco, i maglioni, gli stivaletti di pelle, le strade umide…io mi sentivo tutto quello…mi sentivo la via di mezzo tra quello che ero e quello che invece rappresentavo, come il passaggio dall’estate all’inverno.
Su una panchina, non troppo lontana dal solito chiosco delle bibite…c’era Laxus.
Studiai la sua posa mentre camminavo lentamente verso di lui, lasciando che il freddo iniziasse a pizzicarmi la pelle pallida senza barba. Fissava il legno su cui era seduto e sembrava accarezzarne i tratti rovinati dal tempo e dai coltellini con cui di solito i ragazzi usano intagliare la corteccia. Restai a fissarlo anche quando fui più vicino e lui non se ne accorse.
“Oh…potevi anche chiamarmi per un giro eh!”
All’inizio non alzò neanche lo sguardo. Forse pensava che non stessi parlando con lui…poi lo scossi per la spalla imponendogli di guardarmi. Laxus era spento; avvolto da un’ombra buia sotto gli occhi “potevi farlo anche tu!”.
Lasciò di nuovo che il mio sguardo fissasse la sua nuca e allora tornai a guardarmi intorno distratto. Le case, le persone, i cani che correvano e i padroni che urlavano…la sua mano che continuava ad accarezzare qualcosa di non più tanto incomprensibile.
“Cosa fai Laxus…” cercai di essere il più soave possibile ma non mi riuscì poi tanto bene.
“Nulla di importante Gerard, non rompermi le palle!”
“è importante invece…” sussurrai “è una M quella?” lanciai un’occhiata alla lettera impressa sulla panchina “stai accarezzando una M!” finii.
“Ah davvero?” scostò la mano mentre si alzava di scatto per lasciarmi lì da solo “non me n’ero neanche accorto e no, io non accarezzo un cazzo, neanche cani, gatti o puttane!”
Avanzai verso di lui per fermarlo dalla sua corsa contro il nulla…urlai delle scuse ad una signora che aveva rischiato di cadere per lo scontro con Laxus, superai il chiosco da cui proveniva odore di spremuta d’arancia, saltai sulla fontanella vicino al parco giochi bagnandomi una parte dei jeans e poi finalmente mi fermai, quando lui si fermò sulla sabbia per i castelli dei bambini.
“Cazzo Laxus!” sussurrai affannato, piegandomi a mezzo busto e appoggiando le mani sulle ginocchia “cosa cazzo ti prende?”.
Si voltò rivolgendomi finalmente uno sguardo. Aveva gli occhi rossi, le guance rosse. Mi avvicinai e sentii la fatica che faceva per respirare. All’unisono i nostri fiati si unirono in una sinfonia stonata nell’aria. Restai a guardarlo con le labbra schiuse mentre spostavo una ciocca di capelli dalla fronte sudata.
“Ma cosa cazzo vuoi oggi da me, Gerard?”
“era per Mirajane?”
“vaffanculo!” si voltò di spalle e lo afferrai per il braccio per non farlo più fuggire.
“pensavi a lei?” quando tornò a guardarmi fu solo per darmi un pugno che incassai in pieno viso.
“cazzo fai?” gliene diedi uno anch’io “sei impazzito? Stronzo!”, colpendolo sul lato destro della mascella. Lui si massaggiò e poi tornò ad inveire contro di me con altri pugni. Feci lo stesso. Non so per quanto tempo restammo a regalarci sberle nel luogo sacro dei bambini.
Le madri ci guardavano sconvolte allontanando i loro figli spaventati e in lacrime. Mia madre non l’aveva mai fatto con me, o almeno, non lo ricordavo.
Ci lasciammo cadere nella sabbia…ma tra il sudore, il sangue e i granelli che si attacavano al nostro corpo in seguito ad ogni minimo movimento, allungai la mano verso il suo petto. Si alzava e abbassava aritmico.
“Laxus…” tossicchiai polvere “era per Mirajane?” chiusi gli occhi.
“vaffanculo!”
“vaffanculo tu!” sorrisi piano, e doveva essere un sorriso di merda dato lo spacco sanguinante del labbro superiore.
Quando riaprii gli occhi era quasi buio. Mi voltai immediatamente all’altro lato per vedere che fine avesse fatto Laxus e sorrisi nel vederlo lì accanto a me a dormire. Avevamo dormito lì, come due idioti che poche ore prima si erano presi a botte nella polvere e ora ne riportavano i segni. Banale… come tutto fosse accaduto in un recinto dove di solito ci si diverte.
Mossi il collo intorpidito facendo per alzarmi e mettermi seduto. “Lax” sussurrai per svegliarlo toccandogli la spalla. Lui aprì l’occhio destro, subito. “Non dormivi?” corrugai le sopracciglia.
“No!”
“Allora perché sei rimasto qui tutto il tempo?”
“Per accertarmi che non fossi morto!” ghignò.
“Sta zitto va!” risi mentre entrambi facevamo per alzarci.
Silenziosamente andammo verso casa. Le ferite sulle pelle bruciavano a contatto con gli abiti ma nonostante tutto capii che era passato, che nessuno ce l’aveva più con nessuno…anche perché non ricordavo nemmeno più perché eravamo finiti così. Ma infondo l’amicizia è questo. Prendersi a parole, sberle…anche fino al mattino successivo. Ma per far pace basta uno sguardo. E no non me l’aveva insegnato una dolce nonnina come quella di Erza, ma Laxus.
Gli ultimi metri prima di raggiungere casa mia li percorremmo sotto una docile pioggia che neanche sembrava bagnarci, e ne avremmo avuto bisogno dato il modo indegno in cui eravamo ridotti; se mio padre mi avesse visto in quello stato…mi avrebbe dato del barbone. Sicuro.
Mi scrollai appena un po’ di dosso la sabbia anche se la maggior parte non riuscì a venir via, poi lui si avvicinò e mi aiutò a pulirmi ed io feci lo stesso. Il silenzio però rimase incessante. Non sapevo se salutarlo; magari lo avrebbe infastidito. Avevo capito che non era giornata per lui, ma tutti abbiamo quei merdosissimi giorni no. Insomma, chi è così perfetto al punto da uscire di casa ogni giorno con un super sorriso? Io no di certo, quindi non potevo pretendere che lo fosse il mio amico, sennò avrei fatto meglio a scegliermi un robot.
Appoggiai il dito sul campanello aspettando che la domestica aprisse e gli lanciai un ultimo sguardo mentre faceva per andarsene dal vialetto. Si fermò giusto in punta, sulla soglia del cancello nero di ferro battuto “era il suo compleanno, oggi.” sussurrò, e il cuore mi morì in gola. Di nuovo.
Laxus non mi aveva mai parlato dell’improvvisa scomparsa di Mirajane; ad essere sincero credo che non ne sapesse poi molto anche lui. L’unica volta che avevamo toccato l’argomento lui aveva detto qualcosa come “Mira è morta, punto!”. Non so quanto quell’affermazione fosse vera, ma nell’ultimo periodo temevo che lui ci credesse realmente.
In casa il cattivo odore si era dissolto e adesso regnava la solita quiete. Corsi in bagno alla disperata cattura della vasca da bagno, sperando che nessuno mi avesse sentito. Aprii l’acqua e iniziai a lavarmi il viso col sapone, poi abbassando lo sguardo notai delle macchie di sangue nel lavandino bianco. Inizialmente temei che fossero le mie, poi controllai meglio passandoci su il dito e capii che era sangue secco. Senza usare l’acqua presi l’asciugamano e mi tolsi il sapone dal viso. Guardandomi intorno cercai disperatamente mia madre, mio padre o una risposta che non tardò ad arrivare quando fece breccia nel mio orecchio un brusio sommesso.
“Gli idioti muoiono, non prenderla male, cara!”
“Ma Baxter era un vecchio amico di famiglia, sarà difficile abituarsi alla sua assenza!”
Ero troppo vicino alla porta quando mio padre la aprì trovandomi fuori, così finsi di osservare un quadro, sperando che non notasse la mia mise orripilante.
“Gerard! Cosa ci fai qui?”
“Credevo che il bagno fosse occupato dato che era sporco e allora perdevo tempo…”
“oh sì figliolo, ho ucciso un toro oggi…a caccia!” lo scintillio nei suoi occhi mi fece vibrare di paura quando il mio cervello collegò il toro a Baxter e di conseguenza all’unico uomo che al consiglio aveva avuto il coraggio di ribellarsi.
 
 
 
 
Erza.
Mia nonna non era mai stata più bella di allora. I capelli bianchi che sotto il riflesso della notte apparivano quasi biondo platino la facevano sembrare ancora giovane, il suo viso non era scavato da impressionanti rughe ma la sua espressione era morbida, e l’accompagnava in un sonno lieve. Le accarezzai il volto sperando di non perderla mai.
Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento, ma in cuor mio avevo sempre sperato che accadesse qualcosa di magico che le impedisse di morire. Non ero più una bambina, quella dolce e spensierata che lei aveva deciso di prendere sotto la sua ala protettrice, ma amavo ancora pensare come se lo fossi.
Tutti quei pensieri mi stavano mandando in fumo il cervello, vederla in quello stato mi bruciava il cuore ma provavo ad essere forte…per lei, lei che aveva voluto solo me accanto.
Quando fui certa che dormisse presi la macchina e guidai lungo la strada che portava al centro della città. Non avevo una meta, non sapevo dove fossi realmente diretta e neanche cosa avrei incontrato sul mio cammino: sapevo solo che volevo fuggire da quella realtà così dura per chi aveva passato poco tempo con la persona che più amava.
Strinsi forte gli occhi e allo stesso modo le mani sul manubrio. Al km trecentoquarantadue la macchina aveva deciso di fermarsi, abbandonandomi nella solitudine di una strada di periferia.
“Diavolo!” sospirai.
Ripensai alla nonna e al suo più grande consiglio “non perderti mai d’animo, bambina mia!”. Non lo feci. Non le avrei disobbedito proprio ora che stava per abbandonarmi.
Nonostante il buio percorsi la strada vedendo in lontananza una fioca insegna luminosa. Sperai con tutta me stessa che fosse una pompa di benzina ma invece era solo un bar. Sempre meglio di nulla, mi ripetei.
All’interno la situazione non era molto diversa. Luci soffuse, ambiente misto con solo due o tre clienti, un barista troppo sfacciato per i miei gusti dava fastidio all’unica ragazza del locale. Mi avvicinai a loro fingendo di conoscerla “scusa ma questo posto dovrebbe essere mio!”.
Il tipo barbuto mi fissò a lungo prima di alzarsi “ciao allora, dolcezza!” ammiccò e mi fece abbastanza schifo; lei non rispose. Mi sedetti di fronte ai suoi occhi azzurri per concludere la commedia.
Sul tavolino di plastica bianca c’era un muffin al cioccolato con su una candelina accesa.
“Non dirmi che…” lei scosse la testa prima che potessi finire di parlare. Tirai un sospiro di sollievo nel capire che quello non era il suo uomo, allora tornai a sorridere.
“Grazie…” socchiusi gli occhi per quanto fosse bello il tono della sua voce. Era romantico, tranquillo. Ciò che mi mancava da un po’.
“ti va un po’ di muffin?” aggiunse “oggi è il mio compleanno!” anche il suo sorriso era dolce, eppure era sola.
 









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Hello word! Se vi chiedevate se fossi morta... la risposta è NO! ahhaha stavo solo lavorando a questo capitolino che mi ha preso un po' più degli altri xD suvvia, guardate quante cose avete scoperto :) poi non per nulla, questo cap è più lungo degli altri e come ultima cosa, non per importanza, per la prima volta abbiamo anche visto il pov di Erza che mi ha messa parecchio in crisi. Comunque spero di riuscire a sfruttare presto anche i pov di tutti gli altri per farvi entrare peglio nei personaggi... quindi, ditemi...SONO PERDONATA? hahah
Allora, veniamo a noi...vorrei dilungarmi ma sono incasinatissima :( infatti presto risponderò a tutte le recensioni a cui non ho risposto ancora!
Ovviamente volevo avvisarvi che sto lavorando a quella raccolta di spin-off sulla storia ed ovviamente man mano che andiamo avanti con i capitoli mi piacerebbe sempre sapere da voi quali sono le parti che vi vorreste vedere "aprofondite" ed io proverò ad accontentarvi.
Ma adesso, parliamo di questo bel capitolo corposo, o almeno spero che anche voi lo abbiate trovato così! xD Insomma, abbiamo scoperto che fine ha fatto Er, che Lax pensa che la sua Mira sia morta e che Ger ha sgamato che suo padre è uno sporco assassino. Meglio di così? AhAhahah e alla fine del cap c'è anche una bella sorpresa che spero tutti abbiate compreso...quindi...chi è la bella fanciullina che festeggia il compleanno in solitudine lontana dalla città?
La risposta nel prossimo capitolo ahahah anche se spero che voi abbiate già inteso :)
Siamo alla fine quindi, ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le: ricordate, preferite e seguite. Un grazie speciale a chi dolcemente ha speso un po' di tempo per recensire e farmi conoscere il proprio parere :) VI ADORO.
Sarei felice se anche stavolta, qualcuno, volesse lasciarmi un piccolo parere :)  
Vi lascio il mio Ask e facebook nel caso in cui vogliate farmi qualche domanda sulla storia o anche solo parlare un po' di tutto ;)
Ci vediamo al prossimo capitolo con una bella sorpresina, almeno spero...il banner xD.

Bacio.

Chiara





PS: scusate dimenticavo di dirvi che no, il cattivo non è Voldemort oppure avrei scritto sul fandom di hp xD




 
   
 
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