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Autore: Matteo Il Censore    30/09/2013    4 recensioni
Catilina è un personaggio storico controverso, è vero, ma anche molto interessante. A ciò aggiungiamo che sappiamo di lui dettagliatamente solo attraverso le voci di Sallustio e Cicerone, senza aver mai sentito la sua. E' facile condannare a posteriori una figura a noi lontana senza concederle la facoltà di difendersi. In queste pagine racconterò esclusivamente inizio e fine - senza avvenimenti intermedi - della parabola di Lucio Sergio Catilina. Chi lo sa che non si possa andare oltre il solco della Storia: e se Lucio Sergio Catilina non fosse morto nella battaglia di Pistoia? Revisionata il 29/09/13
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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Quando ci raccontano ciò che è stato, quando le parole di un vecchio stanco colmano - ovunque e, mi piace pensare, in ogni epoca - una stanza buia, ecco che i giorni lontani tornano alla luce e rivivono attraverso quella voce incerta, forse stentorea. Il tempo passa e nell'istante medesimo in cui m'accingo a mettere parole in fila anche il mio tempo si avvicina, seppur lentamente, alla sua cessazione. E' compito di noi che ancora possiamo godere i nostri giorni sotto al sole non sprecarli e rammentare ciò che ci ha preceduto, perchè in quello che è venuto prima di noi affondiamo le nostre radici.Nel momento in cui ci viene narrato qualcosa di molto lontano da noi, solitamente se ne trascurano i dettagli e sembra quasi di assistere alla narrazione di una favola come un'altra. In realtà così facendo, riviviamo tempi antichi, percepiamo odori celati, muoviamo passi incerti attraverso quello che fino a poco prima era oblio.



Anno 694° (62 a.C) ab urbe condita, Pistoia, mattino
Dolce cade la neve, lieve avvolge ogni cosa e addolcisce anche le forme più aspre. Una coltre bianca, pura, non può durare a lungo: presto il ghiaccio vi si insinua, presto il calpestio delle genti la lorda, il fango ed il terriccio non tardano a terminare il lavoro. Quale metafora migliore della Repubblica per la quale morì Lucrezia.
Fa freddo, troppo freddo verrebbe da dire. A nessuno il Fato concede di scegliere il clima per il proprio ultimo giorno, per le ore fatali di un'intera esistenza. Lentulo Sura, pretore urbano, strangolato in carcere assieme ad altri1 congiurati come i più vili dei criminali. Nessun processo, nessuna pietà.
Catilina aveva cercato con un esercito di disperati, per un totale di due legioni, di andare verso nord, dirigendosi verso la Gallia. Ma a Bologna aveva trovato una sorpresa inattesa ad aspettarlo: la strada sbarrata da Quinto Metello Celere. Ha dunque dovuto ripiegare e ha posto il campo a Pistoia, scegliendo di affrontare l'esercito consolare di Ibrida. Crede di essersi preparato a combattere il meno aspro fra i due avversari ma si sbaglia: per ordine di Cicerone il comando dell'esercito è stato assunto da Petreio, che disponde di tre legioni regolari e armate come si deve, oltre alla coorti scelte.
Non sappiamo come siano trascorse quelle ore ma colui che aveva fatto tremare Roma doveva aver ormai intuito il proprio destino. Eccolo, in piedi, con gli occhi implacabili contornati da occhiaie delle notti insonni, la spada pende al suo fianco e questi abiti sembrano essergli più adatti della tonaca da senatore. Sta parlando con un giovane attendente militare, batte una pacca sulla spalla a chiunque gli si avvicini, la sua voce è decisa, anche se resa roca dal freddo e interrotta da qualche colpo di tosse. La battaglia non è persa sino a quando all'ultimo uomo resta la forza di reggere il proprio gladio. Quando, tuttavia, ci si trova a portare sulle spalle la responsabilità delle proprie azioni e ci si rende conto di quante persone ora pagheranno per aver riposto la loro fiducia nella persona sbagliata, beh, è in casi come questo che il sapore metallico della sconfitta fa capolino nella nostra bocca. Qualora oggi la Sorte gli arridesse non sarebbe lo stesso una vittoria.
Manca poco allo scontro, Ibrida si è dato malato e Petreio si predispone alla battaglia. Anche l'esercito, se così lo possiamo chiamare, dei congiurati prende posizione, stanco e lento. Quando manca poco alla parte conclusiva della parabola di un'esistenza anche il gesto più insignificante diventa basilare, si cerca di guadagnare tutto il tempo possibile. Si prova ad allontanare, anche se di pochi istanti soltanto, lo scontro imminente. Ogni secondo di vita che rimane è prezioso nettare. E questa è l'ultima volta che viene assaporato.

Catilina prende posizione di fronte alle sue schiere, il vigore riprende a scorrergli nelle vene. Il cuore pulsa pesante nel petto, ne può sentire l'urto in gola. Alza il braccio muscoloso e cala il silenzio.
- Soldati! - comincia con la voce potente, che raggiunge anche le ultime file delle sue legioni.
- So benissimo che le parole del comandante non bastano a creare il coraggio e che esse non sono in grado di rendere forte e ardito un esercito che non lo sia.
Tutta l'audacia che la natura o l' educazione hanno posto nel cuore di ciascuno di noi appare evidente in combattimento  e solo nello scontro essa traspare.
Due eserciti nemici, uno da Roma, l'altro dalla Gallia, ci sbarrano il passo. Rimanere ancora in queste posizioni ci è reso impossibile dalla mancanza di grano e di tutto il resto, ovunque si voglia andare dobbiamo aprirci la via con le armi.
Per questo, dunque, vi esorto a star forti e preparati e, quando verrà il momento della battaglia, ricordatevi che ricchezza, onore, gloria, e insieme la libertà e la patria li tenete voi...
Nelle vostre mani! -
Un sussulto pervade il suo esercito, che accoglie a testa bassa ogni parola del suo condottiero. Eppure alla fine di ogni frase qualcuno risolleva il mento, a rinnovare la perenne sfida con gli dei. Alla conclusione di ogni esortazione qualcuno guarda dritto davanti a sè e sente dentro rinascere un antico furore mai pago: la consapevolezza che, per quanto piccoli e umili, il destino del mondo - o di quello che chiamiamo così - dipenda da noi. E che cos'è la morte se non il giusto prezzo per saldare questo patto? A che cosa serve una vita lunga, passiva e tranquilla quando non ci si è mai mossi per riscattare la propria condizione? E per che cosa abbiamo vissuto se non siamo disposti a morire per il nostro ideale?
Ora, non credo proprio che questi fossero i pensieri di quella massa di ladri, disperati ed assassini di cui Catilina aveva fatto il proprio esercito. Ma forse adesso, adesso che sono vicini alla fine hanno davvero l'opportunità di sovvertire l'ordine delle cose e l'immobilità sociale. Forse solo in questa giornata potranno conoscere qualcosa riservato agli eroi cantati dai poeti e non ci importa da dove provengano o di che crimini si siano macchiati. Anche all'animo più immondo si da la possibilità di redenzione.
- Se si vince tutto diventa sicuro: abbondanza di vettovaglie, accoglienza aperta da colonie e municipi. Se la paura ci farà ripiegare tutto ci diventerà contrario: nessun luogo, nessun amico proteggerà colui che non seppe farlo per primo con le armi.
I nostri nemici non si trovano a combattere nella necessità in cui lo facciamo noi. Noi lottiamo per la Patria, per la Libertà, per la Vita, per essi è completamente indifferente combattere per lo strapotere di pochi! -
Grida di sdegno e insulti si levano dalla moltitudine di lance e spade.
- E dunque piombate loro addosso tanto più audacemente memori dell'antica virtù. Molti di voi avrebbero potuto trascinare la vita in un esilio infamante, altri dopo la perdita dei loro beni avrebbero potuto attendere in Roma l'elemosina altrui, ma l'una e l'altra soluzione giudicaste disonorevole e intollerabile per un vero uomo, perciò avete scelto di seguir questa! -
Urla di assenso vengono udite anche a distanza, dalle legioni "ufficiali". Lasciare questa terra è forse meno amaro quando lo si fa con onore? Credo che il modo in cui abbandoniamo questo mondo ci accomuni tutti, ma ritengo anche che la riscossa non sia preclusa in extremis. Per molti di quelli che oggi moriranno sarà la giusta punizione per le nefandezze commesse. Per altri credo si fosse trattato di molto di più.
- Ma occorre audacia per uscirne: solo chi vince cambia la guerra con la pace.
Sperare di salvarsi con la fuga, distogliere dal nemico le armi che ci proteggono, è il colmo della follia! In un combattimento il pericolo maggiore è sempre per chi maggiormente teme: l'audacia è come un baluardo. E quando io guardo a voi, o soldati, quando considero il vostro passato, l'animo mio si riempie di speranza nella vittoria. -
Il suo nome viene acclamato e scandito come per i generali vittoriosi, il cielo plumbeo seguita a irridere le loro speranze.
- Se la fortuna si sarà opposta maligna al nostro valore, non fatevi ammazzare invendicati, e neppure, una volta catturati, non fatevi trucidare come bestie piuttosto che lasciare ai nemici una vittoria cruenta e luttuosa combattendo alla maniera degli eroi! -
Il discorso, semplice e diretto fece la sua parte ed un sorriso amaro si dipinse sul volto di Catilina. E mentre si sentono i segnali di tromba i due eserciti si vengono incontro, nel freddo abbraccio della Morte.



Campo di battaglia di Pistoia, sera
La battaglia è infuriata per tutta la giornata e le truppe ufficiali hanno faticato non poco per aver ragione dei ribelli. I congiurati si sono battuti con estremo valore e nessuno di loro è strato trovato con ferite sulla parte posteriore del corpo. Tutti sono morti affrontando il nemico. L'esito della battaglia è stato estremamente incerto, Petreio ha dovuto far intervenire le coorti scelte per piegare la fiera resistenza. E Catilina, sembravamo quasi esserci dimenticati di lui. Lucio Sergio Catilina, e come potremmo! Ha combattuto incessantemente tutta la giornata, mulinando la spada e mietendo centinaia di soldati nemici. Quando ha capito quale sorte sarebbe toccata ai suoi soldati si è lanciato in una estrema devotio 2 . L' hanno trovato poco fa, sepolto sotto una pila di cadaveri nemici. Respirava ancora.
Lo hanno gettato in un fiume assieme a molti dei suoi, morto per le ferite riportate. Adesso il suo corpo attende, nella luce crepuscolare, che qualche ufficiale minore venga a mozzargli la testa, per poi esporla nel Foro.

Un giovane tribuno3 con il volto sporco di terriccio e le membra rese pesanti dalla stanchezza riceve l'ordine, il privilegio secondo il suo comandante, di portare a termine questo ingrato compito.  Percorre il sentiero in discesa che porta, dopo aver attraversato un piccolo bosco che nasconde quel posto alla vista del resto del campo, al luogo dove è statto buttato il corpo del nemico principale dello stato. Mentre attraversa la piccola selva osserva rapito il gioco che fa la luce, trapelando negli spazi liberi lasciati da rami e foglie. Ed ecco che la vegetazione si apre per lasciar spazio alla riva del fiume. Adesso lo vede, sdraiato che sembra dorma su d'una pietra leggermente sopraelevata. Lo hanno scaraventato lì in fretta e la sua posizione è innaturale, scomposta. Un sorriso troneggia sul suo volto livido e sconfitto. Le membra sono irriconoscibili, le ferite hanno straziato quel corpo un tempo atletico e slanciato.
Deglutisce e suda freddo, non è un dovere che avrebbe voluto assolvere.
Finalmente si decide. Mormora il nome della mamma e chiude gli occhi mentre stringe l'impugnatura del pugnale che gli hanno dato avvicinandosi al collo del comandante, che sembra quasi sorridere, immobile nella compostezza riservata ai morti.
- E' solo un morto... che cosa ti può fare? - pensa fra sè.
La lama sta per affondare nella carne del principe della congiura. Il mandante ha gli occhi chiusi e si prepara a, con un colpo deciso e netto malgrado le mani che gli tremano, recidere quella testa che dovrà essere esposta di fronte a tutti.
Una mano si muove rapidissima e percepisce una forte stretta sul polso. Il coltello, prima che se ne renda conto, cambia direzione e gli viene piantato nel petto. Sente un'altra mano, altrettanto fredda che gli copre la bocca, soffocandogli il grido disperato.

Respirava ancora.

Note

1: Cetego, Statilio, Cepario, Volturcio e Gabinio Capitone
2: atto tipico dei comandanti romani che, in caso di esito sfavorevole della battaglia, pregavano gli dei e si lanciavano nel mezzo dei nemici cercando di ottenere almeno la salvezza dei propri soldati in cambio della vita.
3: Il tribuno, oltre ad essere il magistrato eletto dalla plebe, era anche una carica militare e corrispondeva, grossomodo, agli odierni sottufficiali. Da qui in poi comincia la parte di pura invenzione storica. Catilina, nella realtà, non sopravvisse alla battaglia di Pistoia.

Angolo dell'Autore

Ho provato a introdurre qualche miglioria grafica e spero l'abbiate apprezzata. Ho scritto questa storia di getto e la ricontrollerò nelle prossime ore, per eleminare eventuali errori grammaticali e / o di battitura. Ciò che mi premeva era proseguire in questa opera che è uscita del tutto dai suoi intenti originali. Con questo capitolo cessa la sua dimensione storica e si lascia spazio all'inventiva e al "What if?" per cui l'avevo concepita. Ieri ho sistemato sintatticamente e nella forma il primo capitolo della saga, mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensate e vi consiglio di leggerlo. Al prossimo capitolo, vedrete che saprò stupirvi.

Mi farebbe piacere sapere che cosa pensi del mio racconto: fammi contento con una bella recensione.

   
 
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