Finding Love in Darkness
Capitolo Terzo
“Perché
ci ha chiamati,
Reborn-san?”, chiese Gokudera. Yamamo li guardò
perplesso: avrebbe dovuto avere
un allenamento di baseball, ma quel bambino gli aveva detto che
c’era un
problema. La questione era urgente e nessuno avrebbe dovuto venirne a
conoscenza, tranne l’italiano e lui stesso, che, fino a quel
momento, avevo
fatto i turni per monitorare la forzata convivenza tra Tsuna e Hibari.
L’espressione sul viso di
Reborn era illeggibile ed il piccolo sicario sembrava completamente
immerso nei
propri pensieri, in silenzio. I nervi di Gokudera erano pericolosamente
logori,
mentre Yamamoto aveva smesso di sfoggiare il suo tipico sorriso
allegro. Per
una volta, l’atmosfera era diventata seria: evidentemente,
ciò che Reborn stava
per dire loro non erano buone notizie.
“Sin dall’epoca di Vongola
Primo, è stato mantenuto un segreto in grado di far
vacillare l’esistenza della
famiglia stessa. Pur stando così le cose, si tratta di una
tradizione consolidata
e tutt’ora in pratica, alla quale non è possibile
sottrarsi. Questa… falla, fa
sì che i Vongola possano collassare dall’interno,
ed è per questo che mi serve
il vostro aiuto. In ogni caso, dovete promettermi che nulla di quanto
detto qui
verrà menzionato a nessuno, nemmeno a Tsuna”.
Entrambi i guardiani annuirono
e Reborn iniziò la sua storia in un tono ancora
più serio. La tensione
nell’aria si intensificò notevolmente, mentre la
voce, già solitamente bassa,
di Reborn divenne, se possibile, più profonda e vellutata.
“Si dice che i boss dei Vongola
abbiano l’ultima parola nel prendere decisioni
all’interno della Mafia,
chiunque scelga di opporsi loro. Essi detengono il potere assoluto e
sono
secondi solo ai Vendetta: persino gli Arcobaleno devono obbedire ad un
ordine
espresso direttamente dal boss dei Vongola, e questa persona,
così potente, un
giorno, sarà Tsuna.
In ogni caso, prima che
questa persona possa ottenere un simile potere, è tradizione
che il nuovo
Vongola porti il proprio Compagno dinanzi al giudizio del Consiglio.
Quest’ultimo è formato dal
vecchio Vongola, insieme al suo Compagno, i suoi guardiani ed i loro
successori, così come dagli Arcobaleno ed il capo delle
famiglie alleate, che
esercita, a sua volta, una particolare influenza.
Ognuno deve approvare incondizionatamente
il Compagno del nuovo Vongola, prima egli possa utilizzare la sua
fiamma nel
pieno del potere. Se anche uno solo tra essi si pronunciasse a sfavore,
il
nuovo boss sarebbe colpito dalla maledizione del sangue dei Vongola:
lui o lei
morirebbe nel momento esatto in cui si innamorasse e confessasse i
propri
sentimenti alla persona amata. In ogni caso, qualora il Compagno
ricevesse
l’approvazione di tutto il Consiglio, il nuovo capo dei
Vongola potrebbe
scegliere di amare chiunque ed in qualunque momento, oltre ad essere in
grado
di liberare la piena forza delle proprie fiamme”.
Yamamoto lo interruppe: “Allora? Dov’è
il problema? Il Compagno di Tsuna non sarà
Kyoko?”.
Gokudera parve comprendere
cosa stesse implicando Reborn e rimproverò il guardiano
della Pioggia:
“Evidentemente no, idiota del baseball!”. Poi si
volse verso il piccolo sicario
e domandò “Reborn, il fatto che Tsuna possa
scegliere come Compagno un uomo
rappresenta un problema?”.
Reborn scosse la testa:
“Il Compagno di Primo era il suo migliore amico, Cozart
Primo: lui non si sposò
mai, ma non è questo il problema. Il Compagno del boss ha il
potere di
distruggere la famiglia Vongola”.
Gokudera guardò il sicario,
confuso quanto Yamamoto. Reborn abbassò ancora di
più la voce: “Questa persona,
in qualità di Compagno, è in grado di imporre la
propria volontà sul boss dei
Vongola e su chiunque altro. Ogni richiesta fatta da questa persona
dovrebbe
essere esaudita, a prescindere dalle conseguenze che ciò
potrebbe comportare
per la famiglia Vongola. In ogni caso, il Compagno può
esercitare questo potere
solo una volta: nel caso morisse prima che il boss si ritiri o muoia a
sua
volta, quest’ultimo deve scegliere un altro Compagno. Il
Compagno può usare il
suo potere una sola volta nella vita e deve farlo quando il suo boss
è ancora
in carica”.
Una volta che Reborn ebbe
cessato di parlare, la stanza calò nel silenzio, mentre
Gokudera prendeva
tempo, cercando di elaborare quanto udito. Allo stesso modo, Yamamoto
considerò
le parole del bambino, sembrando stranamente pensieroso.
Un urlo interruppe quella
quiete momentanea, non appena Gokudera, scioccato, capì dove
volesse arrivare
il sicario. Dal canto suo, Reborn non sembrò particolarmente
allarmato dalla
sua esplosione improvvisa, mentre Yamamoto sfoggiava
un’espressione confusa
quanto prima, se non di più.
“Reborn-san! Non può essere serio. Perchè
diavolo il Decimo dovrebbe scegliere quel bastardo come Compagno? Il
Decimo sa
qualcosa di tutta questa storia?”.
Yamamoto lo guardò come se
si trovasse davanti ad un problema di matematica a livello
universitario,
qualcosa del tutto fuori dalla propria comprensione . Reborn gli disse,
semplicemente, “Hibari” e nei suoi occhi
brillò un lampo di comprensione, per
essere, subito, sostituita da nuovo smarrimento:
“Ehi,
pensavo che Tsuna fosse innamorato di
Kyoko”.
Reborn ridacchiò,
scuotendo la testa: “Voi due siete ancora così
giovani: quella non era che… una
cotta adolescenziale o semplice infatuazione. Non è vero
amore. Il vero amore
di Tsuna è colui che dice temere di più, e, che,
pure, non manca mai di
nominare a cena, insieme a Gokudera e te”.
Gokudera arrossì, mentre
il guardiano della Pioggia rimase a bocca aperta.
Il sicario sogghignò: “A
proposito, mi è parso di notare che due certi guardiani si
stessero guardando
con una certa gelosia a San Valentino”.
Gokudera balbettò qualcosa,
ormai irrimediabilmente paonazzo. Yamamoto scoppiò nella sua
tipica risata e si
grattò la nuca: “Ah ah! Quindi ci hai
scoperti…”.
Il guardiano della
Tempesta colpì il ragazzo alla testa, urlando un insulto. Ad
un tratto, tutti i
problemi di Tsuna e dei Vongola parvero perdere importanza dinanzi a
quella
lite tra innamorati, mentre l’italiano cercava di uccidere il
giapponese per
essere così spensierato sulla loro posizione.
Reborn prese mentalmente
nota di riportare la cosa al Nono, così come la domanda che
Gokudera gli pose
improvvisamente in mezzo alla discussione, cogliendolo di sorpresa:
“Reborn,
chi è il Compagno di Nono?”.
Il bambino si calò il
cappello sugli occhi, nascondendoli alla vista dei ragazzi.
“Non è necessario
che tu lo sappia”, disse freddamente.
Il guardiano della
Tempesta abbassò gli occhi, abbattuto, facendo sì
che Yamamoto cercasse
immediatamente di confortarlo. Reborn lasciò silenziosamente
il locale, diretto
verso la sua prossima meta: Kokuyou Land.
Il giorno seguente per Tsuna e
Hibari fu decisamente
meno piacevole del primo che avevano trascorso insieme. In una mattina
qualunque, Tsuna avrebbe dormito anche dopo che la sveglia si fosse
spenta:
quindi, Reborn lo avrebbe svegliato colpendolo sulla testa con Leon,
trasformatosi
in martello apposta per l’occasione.
La mattina, con Hibari,
era stata simile, nonostante la sua cecità. Tsuna aveva
continuato a dormire
per una buona decina di minuti dopo il suono della sveglia. Alla fine,
la
pazienza di Hibari aveva raggiunto il suo limite quando il giovane boss
aveva
preso la sua mano, mentre cercava di scuoterlo, e vi si era
rannicchiato contro,
la mente confusa dal sonno. Un’espressione di evidente
irritazione si era
dipinta sul volto del prefetto, che, incurante del fatto che Tsuna non
potesse
vederlo, aveva colpito il ragazzo allo stomaco con i tonfa. Era solo
martedì e
l’ultimo dei Vongola era a malapena sopravvissuto alla
sveglia mattutina.
Per la prima volta nella
sua carriera scolastica, Tsuna era in anticipo di una decina di minuti
rispetto
l’inizio delle lezioni. L’unica ragione per un
simile miracolo erano le
occhiate assassine che il presidente del comitato disciplinare aveva
inviato
incessantemente contro il suo collo, con la tacita promessa di una fine
dolorosa nel caso non si fosse dato una mossa. Grazie ai tentativi di
Mammon di
identificare il loro tragitto con un’illusione, Tsuna era
stato in grado di
arrivare a scuola facendo a meno della propria vista. Certo, questo non
comportava necessariamente che non fosse stato maldestro come il suo
solito sulla
via per la scuola. Se Hibari non lo avesse trattenuto in tempo, Tsuna
sarebbe
stato investito innumerevoli volte. L’unico fattore positivo
derivato
dall’avere Hibari Kyoya come propria scorta era la sua aura
minacciosa, in
grado di azzittire il cane del vicino che non mancava mai di
terrorizzare Tsuna
nel tragitto per Namimori Middle.
Tsuna emise un sospiro,
quando finalmente riuscì a raggiungere la propria classe. Di
solito, sarebbe
stato per rassegnazione o paura: quel giorno, tuttavia, si trattava di
un
sospiro di sollievo. Tsuna era sollevato del fatto che Hibari se ne
fosse
finalmente andato, senza più torturarlo con spaventose
occhiate di morte.
La sua pace sembrava,
comunque, destinata a cessare non appena Gokudera entrò in
classe, urlando
qualcosa contro Yamamoto. Alla vista dell’amato boss,
l’italiano diede un grido
di gioia: “Decimo!”.
Tsuna sudò mentalmente,
mentre il guardiano della Tempesta rimproverava il compagno circa il
rispetto
che avrebbe dovuto mostrare per il Decimo. Quindi, Gokudera si
interruppe
bruscamente e si volse verso Tsuna, spaventando il povero ragazzo per
il solo
fatto di avergli rivolto la parola. Come al solito,
l’italiano non parve
essersi accorto di nulla.
Mentre Gokudera gli
passava il cestino del pranzo che Nana aveva preparato per Tsuna, lo
spadaccino
osservò la reazione del giovane boss. Tsuna sussultava ad
ogni rumore
improvviso. Gokudera, troppo assorbito nella sua declamazione
all’amato boss,
non sembrava registrare il disagio di quest’ultimo.
Cercando di apparire
spensierato come al solito, Yamamoto trascinò via
l’italiano, con la scusa di
doverlo accompagnare a prendere da bere. Nonostante le proteste di
Gokudera,
Tsuna ringraziò silenziosamente lo spadaccino.
Quando la lezione iniziò,
i due guardiani non erano ancora tornati. Anche Kyoko, cosa piuttosto
strana,
era in ritardo. L’insegnate aveva iniziato a divagare
riguardo alcuni problemi
di matematica, che Tsuna non sembrava riuscire a comprendere. La classe
era nel
suo solito disordine. Mashido stava mangiucchiando qualcosa, mentre le
ragazze
parlavano del prossimo concerto di un qualche idol e la gang di Kento
leggeva un
nuovo manga su Jump. Tsuna non poteva vederli, eppure li sentiva e
sapeva
esattamente cosa stesse accadendo intorno a lui. Era già
divenuta parte della
sua routine distrarsi durante le lezioni e, per la noia, aveva iniziato
ad
osservare attentamente le persone che lo circondavano.
Improvvisamente, la porta
dell’aula venne spalancata. In un primo momento, Tsuna
pensò che si trattasse
di Gokudera e Yamamoto, ma il silenzio disarmante che era calato sulla
classe
gli suggerì, pur non essendo lo studente più
brillante di Namimori Middle, il
contrario.
Solo quando l’insegnante
balbettò il nome del nuovo arrivato, Tsuna
impallidì visibilmente. Brividi
freddi si irradiarono lungo la sua spina dorsale, ed era a malapena
riuscito a
trattenere un gemito di paura, quando una voce gelida chiamò
il suo nome.
“Sawada Tsunayoshi”,
mormorò Hibari verso il giovane boss, che batté i
denti per la paura. La sua
voce sembrava essersi strozzata da qualche parte, in gola.
“Sawada Tsunayoshi, con la
presente sei congedato da lezione fino ad ulteriore avviso. Sono venuto
per riaccompagnarti
a casa su ordine del preside. Prendi le tue cose, ora”, disse
il guardiano
della Nuvola.
Tsuna era confuso, ma,
sopra ogni cosa, preoccupato. Non essendo il tipo da mettere in
discussione le
autorità - soprattutto se questo comportava affrontare un
individuo pericoloso
come il proprio guardiano- Tsuna riempì rapidamente lo zaino
aiutato da Hana. Quindi,
si diresse verso la porta presso cui lo attendeva Hibari con una
terribile
lentezza, tanto che il guardiano della Nuvola, non essendo esattamente
la
pazienza una delle sue qualità migliori, gli andò
incontro e, afferratolo, se
lo caricò sulle spalle. Lasciarono l’aula con il
sonoro schianto della porta
contro lo stipite, accompagnato da un distinto scricchiolio, che Tsuna
giurò
provenire dalla suddetta, troppo provata dalla pressione dello sguardo
mortale
di Hibari.
Del tutto impotente, Tsuna
smise di agitare pateticamente le braccia. Essere cieco lo rendeva
insicuro e
trovarsi tra le braccia del prefetto non era meglio che cercare di
evitare
pietre e scalini che lo avrebbero fatto inciampare ad ogni passo.
Dopo aver camminato a
lungo in silenzio, Tsuna, ancora saldamente sulle spalle di Hibari,
decise che
il guardiano, con tutta probabilità, non gli avrebbe fatto
del male e, a questo
pensiero, si rilassò un poco.
A
scuola, intanto, un
italiano a dir poco adirato si precipitò
nell’ufficio del comitato disciplinare
studentesco, abbattendone la porta con un calcio. Subito dietro, lo
seguiva il
guardiano della Pioggia con un’espressione illeggibile in
volto.
Il prefetto era seduto nel
suo ufficio, evidentemente irritato per l’intrusione.
Gokudera afferrò Hibari
per il colletto della camicia e ringhiò:
“Bastardo! È qui che hai portato il
decimo, vero?”. L’espressione di Yamamoto
suggerì chiaramente ad Hibari che la
situazione era seria. Mantenendo la calma, il guardiano della Nuvola
chiese
all’italiano che cosa intendesse con una tale domanda.
Prima che Gokudera potesse
esplodere, proferendo una serie di imprecazioni, Yamamoto lo
azzittì e spiegò,
pacato, cosa fosse successo. Hibari aggrottò le
sopracciglia, perplesso:
qualcuno aveva giocato loro un brutto scherzo ed aveva rapito
l’erbivoro
proprio da sotto il suo naso. Hibari si annotò mentalmente
di mordere a morte
quella persona, in futuro. In quel momento, tuttavia, aveva bisogno di
riportare
indietro il ragazzo. Insomma, nessuno avrebbe osato definire
irresponsabile un
serial killer, che si fosse lasciato sfuggire uno dei suoi prigionieri,
ma, per
Hibari, sarebbe stato un duro colpo inferto al proprio orgoglio.
Il guardiano della Nuvola
stava considerando di servirsi della popolazione di Namimori,
adeguatamente
sotto minaccia, per trovare Tsuna, ma la fortuna sembrò
essere dalla sua parte.
“Ciaossu!”, lo salutò innocente
il piccolo sicario, che, come al solito, sembrava comparire proprio
nelle
situazioni più critiche. Hibari scoccò
un’occhiata in tralice verso il bambino
per aver scelto di presentarsi in un momento così
inappropriato.
Reborn assunse rapidamente
un’espressione più seria e disse:
“Questa è arrivata nella mia posta questa
mattina. Forse dovresti essere un po’ più
attento”.
Hibari prese la lettera tesagli
dal bambino e, apertala, la lesse rapidamente. Quindi
afferrò i tonfa, si gettò
la giacca sulle spalle e, aperta la finestra, saltò
giù nel cortile, dopo aver mormorato
un mezzo saluto.
Gokudera e Yamamoto
poterono solo assistere a quell’uscita rimanendo a bocca
aperta. Solo dopo
essere ritornato in sé, Gokudera raccolse la lettera caduta
a terra e la lesse.
Gettatala via, Yamamoto la prese a sua volta, assumendo
un’espressione
perplessa una volta vistone il contenuto. Reborn, dal canto suo, era
sparito
senza che se ne accorgessero. I due guardiani si scambiarono
un’occhiata,
mentre una strana, immediata comprensione passò tra di loro.
Dall’altro
lato di Namimori, Tsuna aveva finalmente
raccolto abbastanza coraggio per porre ad Hibari una certa domanda:
“Uhm,
Hibari-san… Potresti mettermi giù,
ora?”.
“No, non posso,
Tsunayoshi-kun”, sentì rispondere in tono
canzonatorio.
Tsuna provò con un’altra
domanda: “Hibari-san… dove stiamo
andando?”.
“Oh, e io che pensavo
non l’avresti mai chiesto. Ma a Kokuyou Land,
ovviamente!”.
Tsuna rabbrividì. C’era
solo una persona che parlava in quel modo. Il suo cervello fece
rapidamente due
più due e, per confermare le sue paure, squittì
un’ultima domanda:
“Ah… Hibari-san? Perchè stiamo
andando lì?”.
Questa volta, la persona
che Tsuna era sicuro fosse Mukuro rispose, sogghignando
minacciosamente: “Perché?
Il meglio per riuscire ad averti, mio caro
Tsunayoshi-kun…”.
Angolo
del traduttore
Non voglio sottrarvi
molto
tempo, dal momento che questo capitolo (ancora una volta doppio)
è di per sé
già abbastanza lungo. Prima di tutto, voglio scusarmi per il
ritardo
considerevole con cui esso vi è arrivato: la traduzione, in
gran parte, era già
pronta per metà settembre, ma a causa di alcuni problemi
(programmazione del
nuovo computer, test di ammissione universitari), non mi è
stato possibile
postarlo se non ora.
Secondariamente, desidero
ringraziare, anche a nome dell’autore, chi ha messo questa
storia tra le sue seguite
(Donny, fliflai,
FranKuro, Iku
e Ryo, Kupo08, Scricciola e Vincent
Dimitri Petrenko), così come
tutti coloro che l’hanno letta, la stanno leggendo e la
leggeranno, pur
rimanendo nell’anonimato.
Nel caso vogliate fare
degli appunti sulla traduzione o sulla formattazione del testo
(caratteri troppo piccoli, cattiva paragrafazione), non esitate a
contattarmi (per recensione o
PM). Come sempre, vi invito a leggere l’originale su
fanfiction.net ed ad
esprimere il vostro parere direttamente all’autore.
Al prossimo capitolo (che
cercherò di tradurre il più velocemente
possibile, tempi accademici
permettendo).
AF
alias Scribak