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Autore: YouCould    07/10/2013    2 recensioni
-E’ ora il momento di eleggere la fortunata ragazza che avrà l’onore di rappresentare il Distretto 4 nei 66° Hunger Games!
Grida tutta allegra. Infila una mano guantata nella boccia dove sono contenuti i nostri nomi, arriva fino a metà capienza e afferra un foglietto. Lo apre e legge un nome.
-Annie Cresta!
Mi sento come se l’aria fosse stata improvvisamente risucchiata. Sono io. Quest’anno tocca a me.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Interviste e confidenze
Vivo i giorni successivi come se fossi un'altra persona. Cerco di estraniarmi del tutto da quello che succederà dopo questi quattro giorni d’addestramento, l’unica cosa che conta è imparare, come se ne valesse della mia vita. Ed è davvero così. La mattina mi alleno con gli altri Tributi, inutile dire che i Favoriti fanno paura. Il ragazzino di tredici anni, che ho scoperto chiamarsi Drew, semplicemente mi terrorizza. Sventra manichini, colpisce bersagli, abbatte altre persone in prove di lotta libera organizzate sul momento. L’unica cosa su cui posso contare è che muoia di stenti, in tutto questo tempo non l’ho mai visto avvicinarsi  a una lezione di tecniche di sopravvivenza.  Io frequento soprattutto quelle, studiando le bacche, dipingendomi il viso. Quando è il momento di cose più pratiche sbaglio il più possibile, mancando i manichini, scivolando giù dalla pareti di arrampicata, colpendomi da sola con una mazza. L’ultimo giorno insceno addirittura un piccolo attacco isterico. So che mi è utile, ma non riesco a non odiare i Favoriti che ridono di me, soprattutto perché miglioro sempre di più durante le lezioni pomeridiane, quelle tenute da Finnick. Ho padroneggiato ben presto l’arco, e ormai me la cavo con la spada, ma io e la lancia non andiamo affatto d’accordo. Il problema è che sono emotiva, troppo, e provare queste cose su dei bersagli è un conto, farlo su una persona con l’intento di uccidere è tutt’altro. L’unico modo per vincere è diventare assassini. Queste parole continuano a risuonarmi in testa, anche se Finnick è tornato a essere quello allegro e spavaldo di sempre, e non ha minimamente accennato alla nostra conversazione in palestra.
L’ultimo giorno di allenamento, incontreremo singolarmente gli Strateghi e gli mostreremo quanto abbiamo appreso, per poi avere un punteggio che va da 1 a 12 a seconda di quanto saremo bravi. E’ da un paio di giorni che Finnick mi prepara all’evento. La sua idea è che dovrò cavarmela bene in modo da piacere agli sponsor, ma non troppo, così gli altri Tributi non si insospettiranno più di tanto.
-Se ottieni un otto penseranno a un colpo di fortuna, soprattutto perché loro avranno punteggi migliori. Se gli mostri quanto sei brava veramente si preoccuperanno e decideranno di farti fuori al più presto.
Annuisco. E’ strano guardare adesso quel ragazzo che fa battute e mi prende in giro ma allo stesso tempo è sensibile,  dopo che ho scoperto che tutta la sua spavalderia non è che una maschera.  Lui fa un mezzo sorriso.
-Lo sai che ci sto provando in tutti i modi a farti sopravvivere, vero?
Ecco, l’ha rifatto. E’ ripassato dal mio istruttore a un ragazzo dolce pronto a starmi vicino.
-Lo so. Ma non credo che… non sarei in grado di uccidere qualcuno.
Appena le parole escono dalla mia bocca, mi pento di averle pronunciate. Ed è quello che sono io, un assassino.
-Nessuno vorrebbe… ma a volte… semplicemente non c’è scelta. Tu hai una sorella più piccola, no? Io nell’Arena non facevo altro che pensare a chi era a casa, a come speravano  i miei fratelli di vedermi tornare. E ho trovato la forza di uccidere, perché quando non c’è nulla tra te e la morte… sei un disperato, e faresti di tutto per uscire da quella situazione. Poi pensavo a i miei genitori, se erano fieri di me per il mio coraggio, o se mi odiavano per tutte le vite che stavo distruggendo. Ma poi pensavo che ero sempre più vicino a tornare a casa, e una volta che ci sono arrivato, mi sono reso conto di cosa avevo fatto veramente. E mi sono sentito la persona peggiore del mondo.
Non è una risposta ai miei dubbi, è più un accozzaglia di pensieri che gli rimbombano in testa, e mi rendo conto di quanto si odia per quello che ha fatto nell’Arena.
-Non è così! E’ così che funzionano i giochi, non hai scelta! Uccidi o muori, questa è la regola! Non sei una persona terribile, hai fatto quel che hai fatto solo per vivere. E per quanto sia orribile, non è colpa tua. Sei stato costretto a farlo.
Mi rendo conto che quando ho parlato cercavo conforto, ma adesso cono io che sto confortando lui dai suoi dubbi. Lo sto proteggendo da sé stesso. Mi afferra per le spalle e mi fa girare leggermente verso di lui. I suoi occhi verdissimi si fissano nei miei, e all’improvviso mi sento piccola piccola.
-Sei una persona strana, lo sai Annie?
Anche tu penso, ma non lo dico. E poi faccio qualcosa di inaspettato, che non ricordo di aver programmato. Gli getto le braccia al collo e lo stringo in un lungo abbraccio, sentendo il suo profumo. E’ un odore rassicurante, che in qualche modo mi ricorda il mare.  Sento le lacrime pungere agli angoli degli occhi. Non piangere Annie, non piangere.
--
Seduta insieme agli altri Tributi nell’attesa della sessione privata, non posso fare a meno di essere nervosa. Ma soprattutto non posso fare a meno di ripensare a quello che è successo stamattina con Finnick. Per me è stato un momento particolare, quasi intimo, ma per lui? Sarebbe una gran differenza se l’avessi baciato… ma d’altra parte perché dovrei farlo? Lui è il mio mentore, io morirò in questa cavolo di arena e non posso farci niente. Quindi tanto vale concentrarmi sul lavoro.
Mi avvicino a Micheal. Devo discutere con lui alcune cose riguardo l’Arena, e tanto vale che lo faccio adesso. E’ seduto in mezzo agli altri Tributi, così raggiungo un angolino appartato e gli faccio segno di raggiungermi.  Prima che possa dire qualcosa, esordisco.
-Credo che dovremo allontanarci dalla Cornucopia il prima possibile.
Lui annuisce
-Ho sentito che gli altri Favoriti vogliono conquistarla. Non riusciremmo mai a batterli tutti insieme, tantomeno il primo giorno. Arraffiamo qualcosa di utile e poi ci defiliamo.
Faccio cenno di si con la testa, e in quel momento una voce meccanica annuncia: “Micheal Lewis”. E’ il suo turno di impressionare gli Strateghi, così gli auguro buona fortuna e aspetto il mio turno mangiucchiandomi le unghie.  Quando chiamano il mio nome, ho le dita scorticate quasi a sangue.
Entro nella palestra. Per fortuna sono solo l’ottava a essere valutata, e gli Strateghi sono ancora abbastanza attenti. Mi avvicino alle varie armi e scelgo i coltelli. Con quelli posso sbagliare in sicurezza. Comincio a scagliarli, senza fare tiri perfetti ma comunque buoni  finchè non mi congedano.
--
Caesar Flickerman, che conduce le interviste dei Tributi più o meno fin da quando sono nata io, quest’anno ha labbra e parrucca verdi, comincia a enunciare i nomi dei Tributi e i loro punteggi. Ho un nodo alla bocca dello stomaco, ma poi mi rendo conto che tanto non sopravvivrò, quindi l’importanza dei punteggi è relativa.  Il ragazzo dell’1 prende 11. Prevedibile. Il ragazzo del 2 ha un 9, e la ragazza 10. I punteggi sono bassi per quelli del 3, mentre Micheal prende 9. Ci complimentiamo con lui, poi cerco di rilassarmi per vedere il mio voto.
8. Un semplice, tondo otto. E’ esattamente quanto mi aspettavo, esattamente quanto Finnick voleva. Mi abbraccia gridando “complimenti!” e per un attimo mi sembra che vada tutto bene.
--
Il momento delle interviste è forse quello che temo di più prima degli Hunger Games. Non si tratta di fare qualcosa di fisico, ma di piacere. E non so come fare.  Passo la mattinata con Ghislayne, che passa una mattinata a cercare di farmi camminare con tacchi altissimi, a farmi sedere come se avessi un palo nella schiena e a sorridere come una di quelle bambole inquietanti che ho intravisto nella vetrina di un negozio qui a Capitol. Strilla, si arrabbia quando sbuffo, e in breve non ne posso più. Alla fine mi ritrovo a essere sempre più distratta, e mi sorprendo a chiedermi della mia alleanza. E’ vitale, adesso che lui ha un punteggio più alto del mio. Avremo più possibilità di sopravvivere, almeno all’inizio.  Ma io devo piacere agli sponsor, o sono veramente andata, perciò cerco di impegnarmi di più quando Ghislayne mi da degli ordini.  Dopo un pranzo veloce, io e Finnick proveremo a prepararci per le interviste. Spero che vada meglio della mattina.
Sono stanca, sdraiata sul letto della mia stanza, e mi addormenterei se qualcuno non bussasse alla porta. E’ Finnick, ovviamente, che è qui per prepararmi alle interviste.
-Che ne dici se… io ti faccio delle domande e tu rispondi?
Mi sembra semplice, e poi ho l’impressione che aprirmi con lui sarà più facile di quanto credo, per cui annuisco.
-Allora, Annie, cosa ti fa pensare di potercela fare?
Penso un attimo alle possibili risposte. Poi scelgo che posso provare ad apparire come qualcosa tra il misterioso  e il comico.
-Oh, ma io non penso minimamente di farcela.
-No, perché? Io non credo minimamente che tu non abbia possibilità!
-Beh, allora stai pronto, ho qualche sorpresa pronta per l’Arena…
-Annie? Ma cosa dici?
-Io… ehm, niente.
Lui ridacchia. Mi piace quando sorride e sulle sue guance si formano delle fossette. Che pensiero stupido.
-Ascolta, perché non provi a rispondermi in modo da essere semplicemente te stessa?
Ci riprovo, e da allora le cose cominciano ad andare un po’ meglio.
-Cosa ti ha colpito di più di Capitol City?
-Ecco…  credo… i materassi ad acqua.
E’ una risposta stupida, ma in parte è vero. Mi ha traumatizzato scoprire che nel mio materasso morbidissimo c’era dell’acqua. Finnick scoppia a ridere fragorosamente.
-Ma scherzi o fai sul serio?
-No, faccio sul serio!
Esclamo, e batto una mano sul materasso, che emette uno strano plop.
-E’ stranissimo!
-Tu non sei normale!
Ridiamo entrambi, e mi rendo conto che adesso sto vedendo il Finnick giovane, il Finnick che ci sarebbe ora se due anni fa non fosse stato estratto per gli Hunger Games.
--
Il mio vestito è di morbide balze di chiffon azzurro, con un sacco di sfumature. Come mi muovo, scintilla leggermente. Sembra un abito tessuto con le onde del mare. Il mio stilista mi acconcia i capelli in una complicata acconciatura sulla testa, poi si scosta e mi lascia guardare allo specchio. Le scarpe sono tacchi bassi, molto più bassi di quelli con cui mi ha fatto esercitare Ghislayne. Sto bene. Ringrazio il mio stilista, poi raggiungo Finnick, Ghislayne, Matthew e Micheal in salotto. La stilista di Micheal si è un po’ migliorata, e lui indossa un semplice completo elegante blu mare, meglio della tenuta da pescatore. Ghislayne si congratula per quanto sono bella, ma sarà inutile se mi scordo le buone maniere!!! Finnick mi sorride con fare incoraggiante, il che mi fa sentire molto più sicura. Nel viaggio per la piazza principale, il mio mentore prende posto accanto a me.
-Allora, come ti senti?
-Come se tutte le onde del mare ce l’avessero con me.
E’ un vecchio modo di dire del Distretto 4, che indica l’essere terrorizzati.
-Ma se sei vestita da onda, non possono odiarti!
Scuoto la testa, ma non ho la forza di rispondere. Sento una certa nausea. Finnick mi prende una mano e me la stringe con fare rassicurante. Il suo gesto non fa che aumentare il mio nervosismo. Ci si mette pure un bel ragazzo, adesso!
 
Tutti noi Tributi sediamo su una poltroncina girevole fino a che non ci intervistano, momento in cui raggiungiamo una poltrona accanto a quella di Caesar, dopodiché torniamo al nostro posto. Quasi non sento le interviste degli altri Tributi, mentre attendo terrorizzata alla mia, e non ricordo di aver ordinato ai miei muscoli di muoversi quando Caesar chiama il mio nome. Il presentatore mi stringe la mano e io mi abbandono sulla sedia.
-Allora, Annie. Cosa ti è piaciuto di più di Capitol City?
-Mmmmh… la vasca da bagno. Sai, puoi scegliere tra tutte quelle schiume colorate…
Caesar scoppia a ridere, e da quel momento il ghiaccio è rotto. Mi sento quasi tranquilla, fino a che non arriva le ultime domande.
-Allora, dimmi, chi c’è che ti aspetta a casa?
Il mio cuore perde un colpo. Per tutto questo tempo sono riuscita a non pensarci, a non pensare a Katia che mi aspetta. Ma adesso, con l’idea imminente di quello che sta per accadere domani, mi viene quasi da piangere al solo pensiero.
-Mia sorella. Tengo moltissimo a lei, e anche alla mia sorella maggiore, e ai miei genitori. E farò di tutto per tornare da loro.
 
NdA
Perdonate per la conclusione dell’intervista un po’ alla Katniss-Style, ma ho praticamente dimenticato la famiglia di Annie, a cui lei è comunque affezionata, quindi ho pensata di ricordarla durante l’intervista. Nuovo capitolo, ricco di momenti Fannie (si chiama così la coppia Finnick/Annie?), e una Annie che comincia a chiedersi qualcosa in più sul suo mentore. Detto ciò, grazie tante a chi ha inserito la storia tra le Seguite e tra le Preferite e a chi ha recensito, vi adoro. Come al solito, grazie tantissimo se deciderete di farmi sapere cosa pensate attraverso una recenzione!
  
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