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Autore: HisL0uis    17/10/2013    2 recensioni
dal prologo :
Fù in quel momento che , mentre Niall masticava ignaro di tutto , con le labbra umidicce che schioccavano rumorosamente , presi la mia decisione una volta per tutte : lo avrei lasciato .
Quell’ orsetto gommoso giallo aveva messo fine alla nostra relazione .
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Regola numero 2

Prepara sempre un piano B

 

«mi spiace davvero, ma sembra che dovrò lasciare a casa entrambi». Il viso di
Liam è cinereo. Ci spiega, come se non ne fossimo già dolorosamente
consapevoli, che il crollo del mercato immobiliare ha creato alla Payne &
Company seri problemi finanziari e che non ha più senso continuare a tenerci qui
quando può benissimo sbrigare da solo la patetica quantità di lavoro rimasto.
«È tutta colpa mia», continua, con voce rotta. «Se solo non avessi investito in
quel dannato complesso di appartamenti, adesso sarei in grado di affrontare tutto
questo. Ma sono fottuto – il mio socio parla di restituire le chiavi alla banca. Ho
perso i miei soldi, riesco a malapena a mandare avanti l’agenzia e sto rovinando
anche le vostre vite. Cristo, questa è la cosa peggiore».
Si prende la testa tra le mani, disperato, e mi si stringe il cuore. Come farà ad
andare avanti senza di noi? Non sarà in grado di gestire i clienti che gli urleranno
contro al telefono. Dovrò ritrovare la segreteria telefonica prima di andarmene,
così potrà filtrare le chiamate peggiori.
Dove sarà finito quell’aggeggio? Mi pare di averla infilata nel sottoscala
l’ultima volta che Louis ha lasciato tutti quei messaggi sconci. Dovrò andarla a scovare.
D’un tratto mi colpisce il pensiero che forse sono in stato di choc… Non è forse questo che fanno le persone sotto choc? Concentrarsi su dettagli insignificanti,
tipo dove hanno messo la segreteria telefonica?
«Ehi, frena, Liam. Non stai rovinando le nostre vite».
Louis gli dà qualche colpetto sul braccio. So che questo gesto fisico di conforto
va contro ogni suo principio; Lou non crede nell’essere eccessivamente espansivi con persone del proprio sesso: mi ha raccontato che una volta questo lo ha portato a un incontro davvero imbarazzante nella toilette di un locale che si chiama Follow me con un uomo che indossava un paio di pantaloni di pelle attillati. «Non tutto il male viene per nuocere. Questa lieve battuta d’arresto potrebbe essere ciò
di cui tutti abbiamo bisogno per riconsiderare la direzione che hanno preso le
nostre vite».
Sorrido a Louis piena di gratitudine per il suo tentativo di far sentire meglio
Liam. Sta mentendo, ovvio. Questo male non sta solo nuocendo, è un totale
disastro, ma non c’è ragione di dirlo a Liam, ed è carino da parte di Lou
cercare di non gettare sale sulle ferite altrui. Liam non ha bisogno di sentirsi
dire che è responsabile della rovina dei nostri progetti futuri: è già abbastanza
sconvolto così.
Cerco di soppesare come mi sento adesso che il “e se?” è diventato un “per
certo”. È come se stessi fluttuando sopra il mio corpo, come se tutto questo non
stesse affatto accadendo a me. Non è una sensazione spiacevole: in un certo senso
mi ricorda quella volta in cui ho fumato l’erba con la banda dei fighetti dietro il
cortile della scuola, quando avevo quindici anni. Alla fine è saltato fuori che in
realtà era solo tabacco e mi sono resa ridicola dicendo a tutti che mi sentivo
completamente fatta. È stato allora che Jenna O’ Braien  è scoppiata a ridere e ha
detto che mi stavano solo prendendo in giro.
È stato davvero imbarazzante.
Non ho mai ammesso niente di tutto questo con mamma e papà. Cosa diranno
quando gli racconterò del lavoro?
Sono ancora distrutti perché ho rotto con Niall, questo li manderà fuori di testa
di sicuro. Sono certa che quando ero bambina non pensavano che mi sarei rivelata
un tale disastro.
«Davvero?». Liam solleva la testa dalle mani e guarda Louis speranzoso.
È vulnerabile come un bambino. È proprio triste vederlo in questo stato. Ha
sempre avuto il cuore tenero, il che probabilmente è un altro motivo per cui non
ha tratto vantaggio dalla vendita di grandi proprietà quando altri non ci avrebbero
pensato due volte. Ha investito in condomini quando tutti gli altri stavano uscendo
dal mercato. Adesso sembra un uomo sconfitto. Oltre al pallore malaticcio, ha gli
occhi iniettati di sangue e ha pure perduto peso: le sue guance paffute sono quasi
scomparse. D’improvviso mi rendo conto di non ricordare l’ultima volta in cui
l’ho visto mangiare uno di quei sandwich pancetta e lattuga che gli piacciono
tanto, anzi, non ricordo nemmeno l’ultima volta in cui l’ho visto mordicchiare un
biscotto. Chiaro, è troppo stressato per mangiare.
A differenza di me. Charlie dice che il fatto che mangi tanto quando sono sotto
pressione è sintomo di qualche questione psicologica irrisolta: sostiene che
inconsciamente sto cercando di cancellare il dolore con il cibo.
Charlie adora leggere libri di selfhelp – dice spesso che potrebbe diventare una
psicoterapeuta quando i gemelli saranno grandi e non dipenderanno più da lei per
ogni cosa – dopotutto, se riesce ad assimilare così tanta conoscenza sul bagaglio
emotivo delle persone quando non la lasciano nemmeno fare pipì in pace, chissà
quali traguardi potrebbe raggiungere. So che è questo il pensiero che le permette
di andare avanti quando uno dei gemelli fa la popò sul tappeto del soggiorno per
l’ennesima volta in una settimana.
«Certo!», risponde allegramente Lou. «Questo inconveniente potrebbe essere la
nostra occasione d’oro!».
È strano, ma sembra quasi… sinceramente allegro. Sono piuttosto
impressionata. Se non sapessi come stanno le cose, potrei iniziare a credere
anch’io al suo discorsetto d’incoraggiamento. È chiaro che mentire su tutte le
donne della sua vita lo reso un esperto.
«Sì. Io, personalmente, mi rifiuto di farmi abbattere da tutto questo grigiore
finanziario», continua Lou, con un ampio sorriso. «So già cosa farò dopo».
«Sul serio?».
Mi volto a guardarlo e mi rendo conto che è serio. Non sta scherzando. Crede
davvero che questa potrebbe essere una specie di opportunità. È evidente che ha
già pensato a un piano B.
«Sì», annuncia. «Me ne andrò in Australia!».
Sorride a entrambi, soddisfatto di sé.
«In Australia?», ripeto allibita. È la prima volta che lo sento parlare di una cosa
del genere… Come mai non me l’ha detto? «Perché l’Australia?».
D’un tratto sono un po’ seccata. Avrebbe dovuto confidarsi con me. È stato
quasi… quasi subdolo da parte sua non farlo. Forse se l’avesse fatto avrei pensato
a dei progetti concreti anch’io, invece di sperare distrattamente che tutto tornasse
a posto.
«La domanda non è perché, mia splendida Anne. È perché no? Ho sempre
voluto andarci e questa è l’occasione perfetta. Mio cugino Giorge dice che laggiù
c’è ancora lavoro e, cosa ben più importante, le pollastre australiane sono uno
sballo. George dice che le cose a tre sono all’ordine del giorno e lui non è James Bond, quindi riuscite a immaginare come me la caverò io?». Louis si frega le
mani, sorridendo al solo pensiero.
«Non posso credere che tu stia pensando con quello», lanciò un’occhiata
sdegnosa all’inguine di Lou, «in un momento del genere».
Perché per lui tutto ruota intorno al sesso? È una cosa malsana. Forse ha un
problema serio. Le sue storielle bizzarre sono divertenti, ma se fosse vera anche
solo la metà di quel che racconta, potrebbe essere un vero e proprio
sessodipendente.
«Annie, Annie, Annie», Lou scuote la testa con finta serietà, «lo sai che
sono orgoglioso di pensare con questo».
Si guarda la zip dei pantaloni e spinge con i fianchi nella mia direzione,
sorridendo, giusto in caso non abbia colto bene il punto. È il suo cavallo di
battaglia, la mossa che prova all’infinito davanti allo specchio della camera da
letto. Dice che è molto più efficace quando lo fa senza niente addosso.
Fortunatamente non ho mai visto quella versione.
«Be’, credo che tu sia matto», dico con tono inflessibile.
«Matto da legare».
Sono davvero infastidita dal fatto che non mi abbia mai accennato al suo grande
piano prima d’ora. In un certo senso avevo creduto che non avesse pensato a
un’alternativa… che si sarebbe trovato in difficoltà, come me, in caso fosse
accaduto il peggio. Sentire che le cose stanno diversamente mi ha proprio
sconvolta.
«Anzi», continuo, incapace di fermarmi, «ho letto sui giornali la scorsa
settimana che non ci sono lavori nel settore immobiliare in Australia, quindi ti stai
illudendo se credi di andar lì a far fortuna.
Non succederà mai».
Tecnicamente, tutto questo non è vero. Non ho mai letto niente del genere, ma
Louis non può saperlo. Non legge mai i giornali, a meno che non ci siano foto di
ragazze svestite, s’intende. Mi sento un tantino in colpa per aver mentito, ma per
qualche motivo il pensiero che Lou abbia un piano alternativo ora che siamo stati
colpiti dal disastro è proprio snervante. Lui è uno che vive alla giornata, uno
incasinato. Non pianifica mai nulla. Vive giorno dopo giorno, minuto dopo
minuto… quindi com’è possibile che abbia considerato questo possibile sviluppo?
Non ha senso.
«Forse no», Louis mi sorride in modo enigmatico, «ma chi dice che resterò in
questo settore?
Chi dice che non farò qualcosa di completamente diverso?»
«Tipo cosa?», lo incalzo. «Non sei qualificato per fare nient’altro. Non eri
qualificato nemmeno per lavorare qui, tra l’altro». Faccio una smorfia.
«Maggie, perché così negativa?». Fa schioccare la lingua in segno di
disapprovazione. «È un tratto davvero poco attraente in una ragazza tanto
attraente».
«Credo tu faccia bene ad andare», dice Liam d’un tratto.
La sua voce mi coglie di sorpresa: mi ero quasi dimenticata che fosse nella
stanza, tanto ero occupata a indispettirmi con Lou per il suo stupido ottimismo.
«Visto?». Louis mi fa l’occhiolino. «Quest’uomo ha l’atteggiamento giusto.
Dicci di più, Liam!».
«Be’… ho sempre desiderato viaggiare», riflette Liam con calma, «ma non ho
mai avuto il tempo di farlo. Sono sempre stato troppo occupato con questo posto».
Indica con aria smarrita il proprio ufficio. «Adesso è troppo tardi». Sembra
disperato, lì seduto alla scrivania, dove pile di cartelle fanno a gara per trovare
posto. Liam ha un sistema di archiviazione tutto suo che nessun altro è mai
riuscito a decifrare. Il suo ufficio è come una zona di guerra, ma se cerca un
appunto riesce sempre trovarlo in meno di trenta secondi. Il suo originale metodo
di caos organizzato sembra semplicemente funzionare alla perfezione per lui.
«DLiam, amico mio», dice Louis in tono autorevole, spostandosi dietro di lui per
dargli una pacca sulla spalla, da uomo a uomo, «non è mai troppo tardi».
«No, la mia occasione è andata», si rammarica Liam.
«Sono troppo vecchio per bighellonare in giro per il mondo. E ora non potrei
nemmeno permettermelo, anche se volessi. Ho lavorato tutta la vita e il risultato è
un grosso, grasso nulla. Non riesco a credere di essere un tale fallimento».
La sua voce si spezza e io sento gli occhi pieni di lacrime.
È terribile vederlo in questo stato. «Non essere così duro con te stesso, Liam»,
dico con voce strozzata.
Ha un’aria così abbattuta… so che gli si spezza il cuore perché le cose sono
andate in questo modo.
«Immagino di aver fatto del mio meglio», scuote di nuovo la testa, «ma devo
essere l’unico agente immobiliare d’Irlanda a non aver fatto un mucchio di soldi
durante gli anni del boom. Questo non fa di me una colossale testa di cazzo?».
Mi irrigidisco. Liam non usa mai parolacce, mai.
«Adesso non avrò nemmeno soldi sufficienti a garantirmi la pensione», dice.
«Di sicuro potremmo concederci meno lussi di quanto aveva sperato Yvonne. Dio
solo sa quale sarà la sua reazione quando scoprirà la verità».
«Vuoi dire che non sa ancora niente?», chiede Liam, guardandomi per valutare la
mia reazione.
Cerco di mantenere un’espressione neutra per nascondere ogni segno di
eventuale sorpresa, ma la verità è un’altra: il fatto che non le abbia detto nulla non
mi sconvolge più di tanto. Yvonne è la seconda moglie di Liam. Si sono sposati
esattamente tre anni dopo che la sua prima moglie, Clarie, è morta di cancro al
seno, e Liam l’ha sempre trattata come una specie di principessa. L’ha coperta
di regali e di denaro sin dal giorno in cui si sono conosciuti.
La mia personale teoria è che stesse cercando di rimediare per l’esistenza frugale
che lui e Clarie avevano condotto: hanno cresciuto tre figli e li hanno mandati al
college, ma non si sono mai concessi vizi. Clarie è morta senza aver mai goduto di
nessuno dei privilegi della ricchezza, e sono convinta che Liam sia tormentato
da un’irrazionale senso di colpa per tutto ciò che si è persa, al punto da voler
cercare di rimediare. Ancora oggi non spende nulla per sé, ma Yvonne ha
condotto un’esistenza agiata da quando lo ha incontrato. Dirle che l’agenzia è
fallita e che la sua vita dorata sta per subire una brusca battuta d’arresto sarà
molto difficile.
«Non esattamente», ammette imbarazzato Liam. «Si è accorta che le cose
sono diventate… un po’ più difficili del solito. Ma non sono riuscito a dirle tutto.
Non sapevo come l’avrebbe presa».
«Devi avere più fiducia in Yvonne», gli dico. «Non ti ha sposato per i tuoi
soldi».
Lou solleva lo sguardo su di me alle spalle di Liam, ma cerco di non reagire.
Siamo sempre stati d’accordo fin dall’inizio sul fatto che Yvonne sia una vera e
propria arrivista. Ogni volta che fa la sua comparsa in ufficio indossa le più
recenti creazioni d’alta moda e ha una borsa all’ultimo grido, il tutto
perfettamente corredato da un ghigno di superiorità. Questo cambiamento della
loro situazione economica la distruggerà e Liam ha ragione a preoccuparsi: se i
fondi si prosciugano, lei potrebbe decidere di andarsene e portare con sé la sua
collezione di borse firmate. Il povero Liam uscirebbe annichilito da una cosa
del genere: sembra che la ami davvero, anche se non ne capisco il motivo. È
superficiale, manipolatrice e priva di fascino. E poi non è nemmeno così bella…
se togliamo le extension, l’abbronzatura artificiale e le tette finte, è piuttosto
insignificante. La teoria di Lou è che Liam sia disposto a sopportare tutto per il
sesso perverso che lei è in grado di offrirgli… ma del resto Lou ha una teoria di
origine sessuale quasi per ogni cosa.
«Voleva assolutamente una piscina coperta», dichiara Liam in tono funereo.
«Ormai non potrà più averla».
«Vi ho detto che avrò una piscina in Australia?», lo interrompe Lou. «È una
Jacuzzi. Giorge dice che è lì che di solito si fanno le cose a tre».
«Louis!» Gli lancio un’occhiataccia per farlo stare zitto.
«Le piscine sono enormemente sopravvalutate, Liam», continuo. E creano
dipendenza da autoabbronzante… Vorrei dirlo, ma mi fermo appena in tempo.
Non c’è ragione di peggiorare le cose: Liam scoprirà fin troppo presto che
Yvonne è devota solo alla sua carta Visa Platinum.
«Proverò a dirlo a Yvonne», replica Liam, disperato.
«Ha gusti costosi. Se non riesco a mantenere il tenore di vita che si aspetta, non
so cosa succederà. Potrebbe anche lasciarmi».
«Oh, smetti di essere così melodrammatico», dico in tono vivace. Devo
mantenere la sua mente occupata in qualche modo o finirà per piangere sulla
scrivania. «Non ti lascerà mai, è pazza di te».
Questa è un’altra spudorata menzogna. Non credo che Yvonne ami Liam,
credo che ami quello che pensava lui avesse. Ora che è sparito tutto,
probabilmente non sarà più in grado di fingere.
Lou mi rivolge un’altra smorfia, ma io continuo imperterrita. Sarebbe inutile
dire a Liam che sua moglie è una stronza a ventiquattro carati che lo scaricherà
in un baleno per un altro tizio una volta scoperto come stanno davvero le cose.
«Lo credi davvero?». Liam tira su col naso, e so che sta cercando di
riprendersi.
«Ma certo», confermo, «perché non dovrebbe? Non sei niente male».
Liam mi rivolge un sorriso tremolante, il primo da quando siamo entrati nel
suo ufficio. So che non c’è pericolo a flirtare con lui in questo modo: è abbastanza
vecchio da poter essere mio padre, dopotutto.
«Ho del denaro per entrambi». Si ricompone e ci porge due buste al di sopra
della scrivania.
«Non è quanto avevo sperato di darvi, ma può sempre tornare utile».
«Grazie, capo», gli dice Lou, e io mi mordo un labbro per non piangere.
So che Liam avrà fatto l’impossibile per mettere insieme questi soldi per noi.
La cosa spaventosa è che mi dovranno bastare finché non riuscirò a trovare un
nuovo lavoro. E non c’è molta speranza che questo accada presto, perché non ci
sono posti di lavoro. I giornali sono pieni di articoli sulla situazione disperata
nella quale si trovano migliaia di persone. Cinquecento candidati speranzosi si
sono presentati per un posto da cassiere in un supermercato del centro l’altro
giorno. La cosa triste è che non so nemmeno come funziona una cassa digitale:
non avrei avuto alcuna possibilità.
Prendo l’assegno da Liam e mi chino per abbracciarlo.
«Tu starai bene, Anne? Che farai?».
Mi sembra di nuovo troppo angosciato per dirgli la verità, e cioè che non ho la
minima idea di cosa farò dopo.
Non ho più Niall su cui fare affidamento. Sono tutta sola in ogni senso. Forse
Charlie aveva ragione. Forse avrei dovuto tenermelo stretto.
Cerco di scacciare questo pensiero dalla mente. Non eravamo fatti per stare
insieme, no davvero, e non ha alcun senso adesso fingere che non sia così solo
perché ben presto potrei diventare povera. Anche se la cosa mi tenta, solo per un
secondo.
«Non lo so ancora di preciso», rispondo tenendomi sul vago.
«Magari verrà in Australia con me», scherza Lou, e lo colpisco con la busta
della mia liquidazione.
«Non ci sperare, Crapapelata», dico. «Che cosa farai tu adesso, Liam?» «Non
ne sono sicuro». Si passa una mano tra i capelli con un’espressione addolorata.
«Chiuderò i boccaporti, suppongo. Resterò qui, presidierò l’ufficio nella speranza
che le cose migliorino. Vorrei solo che ci fosse abbastanza lavoro per tenervi
entrambi. Voi due siete stati i migliori impiegati che abbia mai avuto, altroché».
La sua voce si spezza.
«Dài, Liam, risparmia tutte queste smancerie per la lettera di referenze!».
Lou cerca di sollevargli il morale.
«Comunque, sappiamo tutti che il lavoro da fare era ben poco, i compratori
venivano a bussare alla porta. Tutto quello che dovevamo fare era porger loro una
penna per firmare sulla linea tratteggiata!».
Liam ride cupamente. «Hai ragione… quelli sì che erano bei tempi. Credete
che andrà mai meglio di così?».
D’un tratto sembra disperato. «Credete che le cose miglioreranno?».
Non ho mai visto Liam in questo stato. Di solito è estremamente lucido. Mai
arrogante, non lo è mai stato – non come alcuni degli agenti immobiliari che
affollavano il mercato quando le cose andavano bene – ma è sempre stato
pacatamente sicuro di sé. Ora, di fronte alla rovina finanziaria, è un rottame
troppo sensibile.
«Ma certo, Liam». Faccio del mio meglio per rassicurarlo. «Le cose andranno
di nuovo alla grande, e molto presto, lo sanno tutti. Ci riassumerai in un baleno».
«Sì, forse hai ragione», mormora lui, sorridendo debolmente a entrambi, e io mi
rendo conto di colpo che Liam è invecchiato di almeno dieci anni negli ultimi
sei mesi. Dai suoi occhi traspare un’evidente preoccupazione e i capelli gli sono diventati un pò grigi intorno alle tempie.
Lo stress ha proprio preso il sopravvento su di lui.
Infilo in tasca l’assegno. «Adesso datti una sistemata», gli dico. «È ora del piano
B».
«Il piano B?». Il viso di Lou si illumina.
«Esatto», affermo con una certa sicurezza. «Piano B. Andiamo a farci un drink
per tirarci su di morale».
«È questo lo spirito giusto, Maggie!». Louis sorride allegramente e Liam
riesce a fare una risatina.
Siamo sempre riusciti a trovare un piano B ogni volta che le cose si mettevano
male, tipo quando Solido Mogano HydeSmythe cominciava a rompere. Abbiamo
affogato tutte quelle rotture di palle in un sacco di pinte.
«Ah, non lo so», mormora Liam. «Ho un sacco da fare qui». Fa un cenno
impercettibile ai documenti. «Voi andate… bevetene uno anche per me».
«Liam», dice Louis, «non penso ci sia nulla di troppo urgente che non possa
aspettare un po’ – non credi?» «Be’, ho delle cose da fare…», ribatte Liam, ma
so che è tentato, glielo leggo negli occhi.
«E dài, un bicchierino non farà male a nessuno. Solo uno». Lou è molto bravo a
blandire la gente con le moine, a quanto pare è in questo modo che riesce a
portarsi a letto così tante donne: le sfinisce finché non accettano.
«Oh, d’accordo allora». Liam fa un sorriso forzato, poi si alza dalla scrivania.
«Sei terribile».
«Così si fa!», esclama Lou ad alta voce. «Vado a prendere la giacca».
Corre fuori dall’ufficio, ed è allora che Liam mi prende la mano. «Anne, mi
dispiace davvero tanto», dice con gli occhi lucidi.
«Ah, Liam, andrà tutto bene».
«No, non sono certo che tu capisca…».
Che c’è da capire? Non ho più un lavoro, questo è chiaro come il sole.
«È per l’appartamento».
«L’appartamento?» «Sì… se il mio socio è deciso a consegnare le chiavi alla
banca, sarò costretto a chiederti di andartene». Deglutisce, cercando di controllare
l’emozione.
«Oh». La mia voce è uno squittio. A questo non avevo pensato.
«Puoi venire a stare da me e Yvonne per un po’, lo sai, finché non ti rimetti in
sesto. A Yvonne probabilmente piacerebbe un po’ di compagnia femminile: voi
due potreste parlare di roba come… scarpe, magari». La sua voce si affievolisce
incerta.
Mi gira la testa mentre la gravità della situazione mi colpisce in tutta la sua
forza: non ho un lavoro. Lavorare qui è tutto ciò che so fare, non è che abbia una
moltitudine di altri talenti su cui fare affidamento per guadagnarmi da vivere. Non
ho nemmeno mai fatto la cameriera. Non che ci sia richiesta di cameriere ora che
anche il settore della ristorazione è ridotto in ginocchio.
E adesso non ho nemmeno più un posto dove vivere.
Andrò a vivere sul divano del mio ex capo. Finirò a parlare di scarpe con quella
sanguisuga di sua moglie. Oddio.
Un’ondata di puro terrore mi travolge e mi sento male. E se non riuscissi a
trovare un lavoro? E se dovessi passare il resto della mia vita con il sussidio?
Devo affrontare i fatti: nessuno assume agenti immobiliari. Nessuno assume
nessuno, da nessuna parte.
«Anne?». L’espressione di Liam è piena di angoscia.
«Non preoccuparti per me, Liam», gli dico, prendendo un bel respiro ed
esibendo un finto sorriso. «Mi inventerò qualcosa. Adesso andiamo a farci un paio
di drink».
Il suo viso si rilassa per il sollievo. È un peso in meno sulle sue spalle non
doversi preoccupare troppo per me.
È grato per il fatto che io abbia una specie di piano per sopravvivere.
Mi getto la borsa in spalla e lo prendo a braccetto, cercando di reprimere la
paura che mi si gonfia nel petto.
Liam può anche pensare che me la caverò, ma la realtà è che non ho affatto un
piano. Anzi, non ho assolutamente idea di cosa farò.

CIAO AMORI MIEI !!!!!!!!!!!!!

ciau,  questo è il secondo capitolo, spero vi piaccia e spero che recensiate , se volete datemi i link delle vostre storie sono curiosa di leggerle !
vi lascio così se recensite vi amerò per sempre =D
ciau XXXXX CREDITI BANNER: https://www.facebook.com/pages/Graphic-Worldϟ/369699706475620
  
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