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Autore: YouCould    21/10/2013    4 recensioni
-E’ ora il momento di eleggere la fortunata ragazza che avrà l’onore di rappresentare il Distretto 4 nei 66° Hunger Games!
Grida tutta allegra. Infila una mano guantata nella boccia dove sono contenuti i nostri nomi, arriva fino a metà capienza e afferra un foglietto. Lo apre e legge un nome.
-Annie Cresta!
Mi sento come se l’aria fosse stata improvvisamente risucchiata. Sono io. Quest’anno tocca a me.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La prima lotta
Finnick
Il sistema che usano i mentori per guardare i propri Tributi è diverso da quello che usano le famiglie, a casa propria, o gli abitanti di Capitol. Mentre loro ricevono solo le immagini che trasmettono le scene più interessanti, di solito le lotte, i mentori seguono i loro Tributi 24 ore su 24. Lo schermo trasmette, giorno e notte, qualsiasi movimento faccia il Tributo. E quello che appare sullo schermo adesso è Annie, con lo sguardo carico di terrore, che guarda in basso, verso la scaletta da cui sono saliti sulla diga. E da un altro monitor laterale, vedo chiaramente cosa la spaventa. Due degli altri Favoriti, la ragazza del 2, Connie, e il ragazzo dell’1, Dan, hanno appena ucciso una ragazza, credo proveniente dal Distretto 3, e stanno per raggiungere Annie e Micheal. Annie. Non so spiegarmi perché mi sono affezionato tanto a lei, e mi rendo conto di quanto è stupido. Non posso mentirmi:  per quanto Annie sia brava, è troppo buona per tornare dall’Arena. Non riesco neanche a pensare a cosa accadrà quando morirà, né lo voglio pensare. Farò di tutto per tenerla in vita… ci sono già degli sponsor interessati a lei, ma sarà inutile se non combatte. Incredibilmente, la vedo riprendersi, e il terrore nel suo sguardo si trasforma in qualcos’altro… sempre paura, ma mista a una cupa determinazione.
-Loro non sanno che noi siamo su. Non possono averci sentito, e sono ancora troppo in basso per vederci.
Il suo è quasi un sussurro, ma la voce non le trema. Micheal la guarda confuso.
-Intendo dire… che se riusciamo a scappare abbastanza velocemente, non ci inseguiranno, perché non sanno che ci hanno perso.
Micheal scuote la testa.
-Secondo me… dovremmo cercare… di combattere. Almeno finchè stanno salendo e non possono farci del male.
No. No, no. Non può farle questo… era esattamente quel che temevo dall’alleanza. Micheal è un ragazzo forte, sicuro di sé. Cercherà di attaccare. Annie non mostra stupore.
-Non servirà a niente dirti di no. Io fuggirò e tu ti farai ammazzare perché sei in minoranza numerica.
-Esatto.
Lei annuisce.
-Non mi piace.
-Annie, non sopravviverai mai con questa tecnica! Vivi o lascia vivere, è questa l’idea degli Hunger Games… Se continui a fuggire, non hai possibilità!
-Suppongo che… a questo punto…  non abbiamo scelta.
Micheal quasi sorride, poi estrae uno dei coltelli dallo zaino e si avvicina alla scaletta. Lascia cadere la lama, tenendola puntata verso il basso: Connie, che è prima, la vede arrivare e grida… si spinge di lato il più possibile, e riesce a evitarla, ma Dan non è così fortunato. Il coltello gli si conficca nella spalla e lui geme di dolore, guardando con odio la testa di Micheal che fa capolino dalla cima. Senza un altro lamento estrae il coltello dalla spalla, è imbrattato di sangue fin quasi al manico, e comincia a salire con più foga, quasi spingendo Connie. Anche lei si mostre più determinata, probabilmente le piace l’idea di un altro combattimento… l’idea mi nausea. E’ orribile il modo in cui i Favoriti vedono gli Hunger Games come una prova a cui sottoporsi, come un onore. Ricordo quando Ghislayne ha pronunciato il mio nome, alla Mietitura. Ricordo come mi sono sentito. “Se vuoi tornare a casa dovrai uccidere, Finnick”. Ricordo come mi sono costretto ad uccidere, come sono diventata un incredibile arma di battaglia… ricordo come, in un grande paracadute, è arrivato il tridente, e di come per la prima volta ho sperato di poter tornare davvero a casa… e ricordo il senso di libertà che ho provato una volta tornato al Distretto 4. E di come poi mi sono reso conto che non sarei mai stato, veramente, libero dagli Hunger Games. Ancora adesso, a quasi due anni dopo la mia vittoria, ho incubi ogni notte, o quasi.
--
Annie
La prima a salire è la ragazza del due, seguita da quello dell’uno. Come sospettavo sono armati fino ai denti. Entrambi hanno una spada, lei porta un arco e Dan ha una sfilza di pugnali, stiletti e coltelli che gli spuntano dalle tasche.  Il suo sguardo si accanisce immediatamente su Micheal, e si getta su di lui senza dire una parola. La ragazza mi guarda, mentre io allo stesso tempo rifletto su come agire e cerco di ricordare il suo nome… Connie. Beh, almeno so il nome di chi mi ucciderà. Lei corre verso di me brandendo la spada. Ha la lama curva e un aria potenzialmente letale. La mia mano si ritrova a stringere uno dei pugnali, quello con la punta seghettata. Incredibilmente, riesco a bloccare il suo primo affondo con l’elsa, ma Connie è molto più forte di me. La lama mi pizzica la gola, anche se ancora non riesce a tagliarla… è strano pensare che tra me e la morte ci sono solo pochi millimetri, ma è così. Non so come, riesco a far scivolare la lama della spada verso il basso, mentre faccio un passo indietro. Il mio movimento le fa perdere l’equilibrio, e lei cade in avanti, a pancia in giù. Prima che si possa rialzare le tiro un calcio sul volto, un forte crac mi avverte del fatto che le ho rotto il naso. E’ svenuta. Dovrei ucciderla, ma non ce la faccio, e Micheal è messo molto peggio di me, dovrei aiutarlo. Le sfilo l’arco e la faretra dalle spalle. Incocco una freccia, puntando su Dan. E’ azzardato, potrei colpire Micheal, ma non posso rischiare di avvicinarmi e farmi uccidere. La freccia sibila. E colpisce.
Vedo Dan afflosciarsi, Micheal sconvolto che si volta verso di me. La mia freccia ha colpito Dan alla spalla… nell’attimo di stupore che ha seguito, Micheal l’ha pugnalato allo stomaco. BUM. E’ il suono pù scioccante della mia vita. Ho ucciso una persona… l’unico modo per vincere, è diventare assassini. Ed è esattamente quello che sono anch’io adesso.
--
Le ore successive sono un ricordo sfocato. Micheal mi afferra per le braccia, e sorride… vede quello che ho fatto come una grande vittoria. Prende gli zaini di Dan e Connie e cerca di convincermi ad andare via. Scendiamo dalla diga. Camminiamo… alla fine decidiamo di arrampicarci su un albero per passare la notte. Ne scegliamo uno molto grande, con tantissime foglie fitte, così da essere visibili il meno possibile. Consumiamo una specie di cena con della carne secca proveniente dallo zaino di Connie.
-Annie…
Micheal mi guarda, ed è chiaro che è dispiaciuto per me, che ha capito che mi sento in colpa. Non sono stata proprio io ad ucciderlo, ma se non lo avessi colpito, lui non sarebbe morto. In un certo senso è come se fossi stata io.
-Lo so che ti dispiace. Ma sul serio, lui mi avrebbe ucciso. Ti devo la vita… non dovresti farti questo tipo di problemi. Neanche io sono felice di dover ammazzare… 23 persone, per tornare.  Ma è così. Tu mi hai salvato,  e non so proprio come ringraziarti. Ma devi  capire che… per quanto orribile, hai fatto la cosa giusta. Non c’era scelta.
-E’ che… non so. Era comunque un ragazzino, aveva tredici anni. Ed è colpa mia se… non tornerà mai a casa, è colpa mia.
-Sarebbe così se tu lo avessi ucciso di tua scelta, in libertà. Ma sono stato io a pugnalarlo, non tu. E nell’Arena… uccidere è l’unico modo per tornare a casa.
E’ impressionante il modo in cui i suoi pensieri assomigliano a quelli di Finnick… al mio Finnick. Perché sono abbastanza certa che quello che mi ha raccontato non lo dice a chiunque. In un certo senso Micheal suona convincente, ma ancora non mi sento tranquilla… non credo che ciò che ha detto basterà a cancellare come mi sento, ma è già qualcosa. Sto per parlare, ma l’inno di Capitol City risuona, mentre nel cielo vengono proiettate le immagini dei tributi morti. Il primo ad apparire, è ovviamente Dan. Sento un groppo alla gola, e di nuovo potrei scoppiare in lacrime. Continuo a guardare. Andando a logica, rimaniamo in vita io, Micheal, Connie, il ragazzo del 2 e la ragazza dell’1, entrambi quelli dell’8 e del 9 e la ragazza del 5. Siamo già pochissimi, è  raro che il primo giorno ci siano così tante morti… e una è stata causata da me. Non riesco a non pensarci. Nell’istante in cui sento le lacrime bruciare, un paracadute argenteo plana verso di noi. E’ Micheal ad afferrarlo allegramente. Al suo interno c’è una semplicissima galletta. E’ un dono che costa pochissimo, mi sconvolge abbastanza il fatto che la prima cosa che Finnick mi manda sia questo. I nostri sponsor sono così tirchi? Ma poi noto qual è la cosa interessante. C’è un foglio ripiegato nel contenitore, e nella parte esterna è stampato a grandi caratteri il mio nome. E’ scritto a mano.
Annie,
lo spazio a disposizione è poco, quindi sarò breve.. Non sei stata tu ad ucciderlo materialmente, e anche se fosse l’hai fatto perché non c’era scelta. Capisco come ti senti, ma tu almeno non hai ancora ammazzato qualcuno di tua volontà, e so che cercherai di evitarlo. Sei una persona molto migliore di me. Lo so che ti senti in colpa, lo capisco. Ma cerca di ricordare che quello che è accaduto ti porta più vicino a casa. Ci sono le tue sorelle che ti aspettano… e anche io. Torna, Annie.
Finnick
 
NdA
Ed eccomi qui! Capitolo un po’ più breve dei precedenti, ma abbastanza fitto. Non so bene cosa pensare in realtà… per certi aspetti mi piace, per altri no. Quindi continuo ad avere bisogno di recensioni, per capire cosa secondo voi dovrei correggere. Fatemi sapere anche se vi è piaciuta l’idea della doppia narrazione Annie/Finnick, è da un po’ che ce l’ho in testa e l’ho voluta sperimentare. Ultima cosa, ringrazio nuovamente HermioneEverlark e DTravers che come al solito sono mi hanno aiutata con le loro recensioni! Ah, si, lo so che i miei capitoli hanno nomi pessimi, non mi viene in mente niente di meglio -.-
  
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