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Autore: yukiko_no_niji    12/04/2008    4 recensioni
"Senza nemmeno rendermene conto, ero già arrivata a Londra. Già… a Londra.
Quante volte già da piccola, avevo sperato che un giorno i miei genitori mi avrebbero portata a visitare quella città che tanto adoravo?!? Tante,forse troppe volte... Avrei potuto finalmente visitare quel magnifico paese… E adesso che ero lì, nella città dei miei sogni, sentivo solamente la nostalgia di casa mia.
L’Italia." - McFly
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve! Dopo un anno e qualche mese che non scrivevo torno su EFP (in parte grazie a RubyChubb ^^ ) con una storia diversa da quelle che solitamente scrivevo, su una band inglese: i McFly.

 

Chi sono i McFly?

 

I McFly sono una pop rock band Inglese fondata da Tom Fletcher (17 luglio 1985, chitarra/canto/tastiera) e formata anche da Danny Jones (12 marzo 1986, chitarra/canto/armonica), Dougie Poynter (30 novembre 1987, basso/canto e occasionalmente chitarra) e Harry Judd (23 dicembre 1985, batteria). Fino ad ottobre 2007, i McFly hanno inciso due studio album da numero uno "Room On The 3rd Floor", seguito da "Wonderland" e hanno pubblicato anche un album, dal titolo "Just My Luck", poiché sono apparsi nel film omonimo (in Italia è conosciuto con il nome di "Baciati Dalla Sfortuna") nei panni di loro stessi. Il loro terzo studio album è "Motion In The Ocean". Il 5 novembre 2007 i McFly hanno pubblicato l'album "All The Greatest Hits", la raccolta dei singoli di più grande successo dagli esordi nel 2004 all'ultimo singolo "The Heart Never Lies". A luglio del 2008 è prevista l'uscita del loro quarto studio album, dal titolo ancora sconosciuto.

 

La storia è già finita ed è stata pubblicata da me su un forum dove per nick ho *Giuly B.* (lo specifico per vari casi di plagio), e quindi non preoccupatevi, la storia ha già un suo finale.

 

Detto questo spero solamente che la storia vi piaccia e vi divertiate a leggerla ^^

 

IMPORTANTE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei Mcfly (e degli altri personaggi della mia storia), offenderli in alcun modo.

 

Personaggi Principali.

Giovanna (la vera ragazza di Tom)

Tom

Dougie<3

Danny

Harry

Cottage di Giuly e sua mamma

 

 

Personaggi secondari.

James

 

 (Era uno dei cantanti di un altro gruppo inglese, i “Busted” che poi si sono sciolti. Ha fatto parte anche dei “Son of Dork” altra band, ma anche loro si sono sciolti).   

Candy

 

 

Buona lettura!

<3

 

 

 

•°¤*(¯`° New life °´¯)*¤°•

 

Prologo.


Senza nemmeno rendermene conto, ero già arrivata a Londra. Già… a Londra.
Quante volte già da piccola, avevo sperato che un giorno i miei genitori mi avrebbero portata a visitare quella città che tanto adoravo?!?
Tante,forse troppe volte.
Era il mio pensiero fisso. Desideravo andarci più di ogni altra cosa.
Avevo pregato i miei più volte, di mandarmi a fare una vacanza con le mie amiche, o con il mio ragazzo, ma niente. Mi avevano sempre proibito di fare quel viaggio, dicevano che ero troppo piccola per viaggiare da sola, o anche in compagnia. Ed io continuavo a sognare quella città, quei monumenti, quelle strade e la speranza non mi abbandonava mai.

Ma un giorno smisi di chiedere se potevo andare…

Poi, un pomeriggio, mia madre venne in camera mia, e con un sorriso sulle labbra mi informò che la sua Azienda Pubblicitaria aveva aperto una filiale a Londra e che lei, poiché erano anni che lavorava in quel posto, ed era praticamente diventata la vice del Capo, era stata nominata per andare a fare da intermediario tra le due Aziende, in quella londinese. Avrebbe informato il suo Capo di ogni cosa che sarebbe accaduta e avrebbe aiutato gli altri dipendenti a mandare avanti il lavoro.
Finalmente, dopo tanto tempo, la vedevo nuovamente con il sorriso sulle labbra e io non credevo alle sue parole. Finalmente il mio sogno si sarebbe avverato.
Avrei potuto finalmente visitare quel magnifico paese…

E adesso che ero lì, nella città dei miei sogni, sentivo solamente la nostalgia di casa mia.
L’Italia.

 

 

Capitolo 1.

Quando mia madre mi informò che saremmo partite di lì a poco, non mi rendevo conto che avrei dovuto lasciare moltissime persone: i miei amici, il mio ragazzo, e poi le mie abitudini, la mia scuola, la mia sicurezza di stare in un posto che ormai conoscevo molto bene.
Potevo portare con me solamente i ricordi.

La prima persona che informai della mia partenza fu Iris, la mia migliore amica. Io e lei avevamo frequentato tutte le scuole assieme: le elementari, le scuole medie ed stavamo assieme anche alle scuole superiori. Condividevo tutto con lei, ed era come una sorella per me. Quando le raccontai che sarei partita di lì a poco, sulle prime si rabbuiò, perché non voleva che mi portassero via da lei, ma poi mi disse che era felice perché sapeva quanto io ci tenessi a visitare quella città. Certo, non era la stessa cosa. Io avrei dovuto viverci.
Comunque sia, lei mi disse di prenderla nel migliore dei modi, di godermela e di farle sapere qualunque cosa mi fosse successo.

Lei mi fece notare il lato positivo di quella situazione. Anche se mi stavo allontanando da loro avrei potuto conoscere nuovi ragazzi, farmi nuove amicizie e poi, mi disse che lei sarebbe sempre rimasta lì per me e che se avessi mai avuto bisogno sarebbe arrivata in qualsiasi momento in mio aiuto. Inoltre mi informò che avrebbe fatto di tutto per venirmi a trovare durante le vacanze natalizie, e visto che era inizio Settembre quando io me ne dovevo andare, mi disse che quattro mesi sarebbero passati molto velocemente.

La seconda persona a cui ne parlai fu Daniele, il mio ragazzo. Inutile dire quanto fu difficile per me dirgli che me ne sarei dovuta andare. Lui era la mia metà e io non avrei mai voluto andarmene e lasciarlo là da solo. Infatti, anche se la distanza era molta e non ci saremmo potuti vedere per molto tempo, ci amavamo troppo e in quel momento decidemmo che era meglio non lasciarsi. Io e lui stavamo assieme da ormai tre anni. Uscivamo con Iris, il suo ragazzo Matteo e un’altra coppia, Vanessa e Walter. Eravamo sei pazzi scatenati, sempre in giro a fare baldoria, sei amici che potevano sempre fidarsi l’uno dell’altra.

Erano stati molti i momenti tristi in quegli anni, come la morte di mio padre, o la grave malattia di Matte, che poi superò alla meglio, e noi non ci eravamo mai allontanati, ma eravamo sempre rimasti uniti per superare le difficoltà.
E poi erano tantissimi i ricordi belli che avevo con loro: le cene in pizzeria, le feste al Bowling, il cinema, le serate passate sulla spiaggia con un piccolo fuoco e la voglia di stare insieme, a contare le stelle o a farci i dispetti.
A scuola eravamo in classi diverse, noi ragazze eravamo in una sezione, mentre i ragazzi erano in un’altra, ma non perdevamo occasione per ritrovarci ad ogni cambio d’ora.

Arrivò poi il giorno prima della partenza, e senza che io avessi saputo niente, quei matti avevano preparato una festa a sorpresa per me. C’erano tutti i miei compagni di scuola, che avevano saputo dai miei amici che non sarei tornata a scuola con loro quell’anno, c’erano gli amici del mare e tante persone che conoscevo. E un grande striscione troneggiava nella stanza:
“Buon viaggio Giulia, non ti dimenticare di noi!”.
Guardai malissimo Dani che con una vocina intimidita mi disse:
«E che sorpresa era sennò?!?» Gli diedi uno scappellotto in testa e tutti scoppiammo a ridere.
Mi divertii un mondo.

Iris e Vanessa avevano chiamato un ragazzo per intrattenere la festa cantando, ma ovviamente dopo una mezz’oretta che la festa era cominciata, io e loro due avevamo preso possesso delle basi e del microfono e cantammo tutta la sera come delle pazze. Poi, come ogni volta che c’era una situazione più o meno triste, versai un fiume di lacrime e la voglia di andarmene mi aveva completamente abbandonata. Così salutai una volta per tutte i miei amici e il mio ragazzo e partì per una nuova vita.

Durante il viaggio in aereo, il primo sia per me che per mia madre, io e lei parlammo un po’ di come ci saremmo sistemate là. L’Azienda le aveva dato una casetta a due piani in cui abitare e cercavamo di immaginarci come potesse essere stata. Anche se mi mancavano già i miei amici, ero felice di vedere nuovamente mia mamma con il sorriso. Erano due anni ormai, che era morto mio padre e in quei due anni avevo visto raramente mia madre sorridere. Eravamo rimaste solamente io e lei, poiché non avevo né fratelli e né sorelle, e i miei nonni non li avevo neanche conosciuti. Noi avevamo sempre avuto un bel rapporto, ma dopo quella tremenda perdita, io e lei ci avvicinammo ancora di più. Eravamo più due amiche, piuttosto che mamma e figlia. La mia felicità era la sua, quindi se andare via avrebbe giovato un po’ alla sua felicità, avrei fatto uno sforzo per pensare positivo e vivere al meglio tutto quello che mi sarebbe successo.

Arrivate a destinazione, chiamammo un “Black Cabs”, tipico taxi londinese, che ci portò fino all’indirizzo della casa.
Io e mia madre, dopo aver pagato il taxi, posammo le valige sul marciapiede e restammo con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati verso il nostro nuovo alloggio: un cottage, veramente molto grande per due sole persone. Era costruito su due piani e aveva anche un rustico, tutti per noi.
In Italia abitavamo in un semplicissimo condominio, quindi quella nuova casa ci sembrava veramente enorme per le nostre esigenze. Iniziammo a portare dentro le nostre valige e notammo che gli scatoloni che avevamo spedito un po’ di tempo prima erano già arrivati.

E adesso ero lì, nella mia nuova stanza al secondo piano, che cercavo di sistemare al meglio le mie vecchie cose.
E che pensavo alla mia Italia, ai miei amici, al mio amore.
Cercai di scacciare la malinconia e iniziai a disfare tutti gli scatoloni.
Prima di tutto misi i vestiti dentro gli armadi e poi rifeci il letto.
Volevo dare un aspetto familiare a quel posto così vuoto.
Sul comodino alla destra del mio letto misi tre cornicine: una ritraeva me assieme mia madre e mio padre, un’altra ritraeva me e Daniele e nell’ultima c’ero io assieme agli altri cinque pazzi.
Appesi un po’ di cornici piene di foto ai muri, il mio immancabile orologio con i micini, rigorosamente un’ora indietro rispetto all’Italia, e un po’ di poster di gruppi e di paesaggi.

Dopo due ore passate a sistemare, finalmente quella camera aveva assunto un aspetto confortante.
Chiamai Dani sul cellulare, per dirgli un po’ del viaggio e del cottage, di come ero felice che mia madre sembrasse riprender vita, ma fu inevitabile che dopo cinque minuti di conversazione fossi già con le lacrime agli occhi. Lui mi parlò dolcemente, dicendomi che in fondo ci saremmo sempre sentiti e che non ci saremmo mai abbandonati. Mi raccontò di quello che aveva fatto con gli altri ragazzi e poi lo salutai.
Mi asciugai le lacrime, sorridendo, e poi mi affacciai nel corridoio per capire se mia madre era nella sua stanza ( che era in fondo al corridoio al lato opposto alla mia), ma non sentendo nessun rumore, scesi in cucina per vedere se era lì, ma non la trovai. Allora guardai in sala, nel bagno e nello stanzino del primo piano: ma niente.
Scesi ancora le scale verso il rustico e la trovai li, che contemplava la stanza seduta su una poltrona davanti al caminetto, con un’aria sognante stampata sul viso.

Sorrisi e le dissi:
«Ti piace proprio questa casa è !!»
«Si, è molto molto bella. Peccato che sia così grande! Ci avanza una stanza al piano superiore e il ripostiglio al primo piano è veramente troppo grande per essere un ripostiglio…»
«Vedrai che in qualche modo faremo. Anche se dovrò abituarmi a questo fatto dei tre piani. Per trovarti adesso ho dovuto cercare un bel po’, senza contare tutte quelle scale!» Borbottai tra me e me.
«Suvvia Giulia, sei sempre a lamentarti! Un po’ di scale non possono farti altro che bene…» disse lei guardandomi divertita.
Di rimando la guardai con la mia solita faccia permalosa che facevo quando mi diceva qualcosa di poco carino e lei si mise a ridere.
Dopo di ché andammo in cucina e cenammo.
Era la nostra prima cena a Londra; mamma mi disse che il giorno seguente sarebbe venuto un tecnico per mettere la linea telefonica, in modo da portesi collegare con internet, visto che era di vitale importanza sia per lei che per me. E mi incoraggiò, dicendomi che ce la saremmo cavata pure in questa nuova situazione.
Io sentivo la mancanza di casa, ma allo stesso tempo sentivo dentro di me un’adrenalina del tutto nuova. Anche se non lo volevo ammettere ero curiosissima di sapere come sarebbe stato vivere lì.

Dopo aver mangiato aiutai mia madre a mettere a posto e poi andai a in camera, distrutta di tutta la giornata, dal viaggio e dal trasloco.
Mandai un messaggio a Daniele, per auguragli la buona notte e poi mi misi sotto le coperte.

Sospirai.
La mattina seguente, mi avrebbe atteso il primo giorno di scuola, nel nuovo Liceo, con nuovi ragazzi, nuovi professori, e soprattutto un’altra lingua da parlare.
Guardai le foto dei ragazzi e poi pensai a quello che mi aveva detto Iris.


Sarebbe stata una nuova avventura e io l’avrei vissuta nel migliore dei modi.

 

   
 
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