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Autore: Scribak    29/10/2013    3 recensioni
Irritato per l'ennesimo ritardo di Tsuna, Hibari colpisce il capo della famiglia Vongola alla testa, causandone la perdita temporanea della vista. Per rimediare a quanto commesso, il guardiano della Nuvola, seppur riluttante, decide di ospitare il ragazzo finchè non riuscira a guarire del tutto. Nel frattempo, ombre minacciose si allungano sul destino dei Vongola, impegnando il baby assassino ed il capo della CEDEF in una corsa contro il tempo.
Traduzione da un'originale di Destiny Aitsuji.
Main pairing: 1827 (HibarixTsuna).
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kyoya Hibari, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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Finding Love in Darkness - cap. quinto (ita)

Finding Love in Darkness
Autore
: Destiny Aitsuji
Traduttore: Scribak

Capitolo quinto

Quella sera, Hibari era stato estremamente premuroso nei confronti del giovane boss: aveva nutrito Tsuna, lo aveva lavato ed aveva cambiato i suoi vestiti; infine, lo aveva fatto perfino dormire nello stesso futon insieme a lui. Durante tutto ciò, Tsuna aveva desiderato che quel sogno non finisse mai. Dall’altro lato, il prefetto stava sperimentando, a poco a poco, cosa significassero quei sentimenti per lui così nuovi.
Nottetempo, Tsuna dormiva placidamente, mentre Hibari lo osservava, immerso nel sonno. Il prefetto considerò ogni possibile aspetto che amava del ragazzo, riflettendo su quale avesse potuto farlo capitolare tanto in fretta.
Hibari passò le sue dita sottili tra le ciocche castane ed indomabili di Tsuna: il ragazzo, profondamente addormentato, si avvicinò inconsciamente a quella fonte di calore. Lo sguardo del prefetto si addolcì, pensando che il più giovane, in fin dei conti, assomigliasse ad uno di quei piccoli animali che, soli tra tutti, riuscivano a guadagnarsi la sua simpatia.
Uno scoiattolo?”, considerò il prefetto. Tuttavia, respinse quell’idea l’istante successivo: in genere, gli scoiattoli non mostrano, se minacciati, un lato improvvisamente aggressivo. E anche nel caso contrario, Hibari era sicuro che la loro reazione non potesse essere neanche lontanamente letale, quanto il potenziale che Tsuna aveva rivelato nelle battaglie precedenti.
Forse, un coniglio?”, pensò nuovamente il ragazzo. Scrutò con attenzione il viso dormiente dell’altro e sospirò: nemmeno i conigli mostravano, di punto in bianco, un’improvvisa aggressività, senza contare che la loro sfrenatezza sessuale era troppo differente dalla natura innocente di Tsuna. Forse era comune, per gli adolescenti della loro età, avere pensieri di quel tipo, ma il giovane boss non sembrava concepirne nemmeno nei confronti della ragazza per la quale aveva una cotta. Probabilmente sapeva come funzionassero, quelle cose, ma avrebbe potuto giurare che per il più giovane non contassero come per gli altri. I conigli erano, quindi, del tutto fuori questione.
Hibari escluse anche gli uccelli, dal momento che, secondo la sua opinione, erano forti e liberi: Tsuna aveva fin troppi legami per essere un uccello. Ed un uccello in gabbia – si disse – pur volando, non può certo essere definito come tale.
Hibari pensò, allora, ad un cane, sorridendo non appena gli venne in mente un certo dinamitardo italiano: Tsuna non gli assomigliava affatto, quindi anche l’idea del cane era da abbandonare.
Se non ricordo male, il piccoletto aveva menzionato qualcosa riguardo al fatto che questo erbivoro viene sempre preso di mira dai cani del vicinato. Deve essere un gatto, allora…”.
Hibari confrontò il ragazzo con il felino in questione, trovando che i due si assomigliassero decisamente, a parte la natura fin troppo gentile e premurosa del primo.
Proprio come una leonessa che protegge i suoi piccoli…”, meditò Hibari, ricordandosi della Vongola box che, in futuro, avrebbe posseduto il giovane boss.
Un leone, eh? Sembra adatto. Un leone troppo giovane per far del male a qualcuno, comunque. Sei una persona interessante, Tsunayoshi. Dovrei classificarti come un erbivoro o un carnivoro?”, pensò Hibari.
Il guardiano accarezzò la guancia del più giovane, sospirando:
Perché devi essere tu ad invocare quei sentimenti che ho cercato di arginare così duramente, Tsunayoshi?”.
Il ragazzo non rispose e Hibari sospirò nuovamente: baciò lieve la fronte di Tsuna prima di cingergli la vita con le braccia e cadere addormentato, ignaro che qualcuno lo avesse ascoltato sino a quel momento.

 

Il mattino seguente, Tsuna si svegliò di soprassalto. Urlò, lanciandosi fuori dal letto più velocemente di quanto Reborn non fosse mai riuscito a fare servendosi di Leon in forma di martello.
Hibari ringhiò, con la silenziosa promessa di uccidere la causa di tutta quella confusione, ma si trattenne dai propri propositi non appena si accorse, con un sospiro, che si era solo trattato di Tsuna.
“Ah, ti sei svegliato…”, mormorò il prefetto, mentre il giovane boss cercava, in un modo o nell’altro, di rimettere insieme il proprio equilibrio mentale.
Ah un corno, Hibari-san! Che cosa è successo ieri? Dove mi trovo? Perché siamo insieme? Che ore sono? Che cosa ho fatto? Che cosa hai fatto? È successo qualcosa… tra noi, dopo cena? Nessun ‘ah’: voglio subito delle spiegazioni!”, sbraitò il ragazzo.
Hibari sussultò all’improvviso sfogo di Tsuna e sospirò. Questo scatenò un altro scoppio da parte del più giovane, che il prefetto dovette sopportare. Infatti, non appena aprì la bocca per chiamarlo, il giovane boss aveva ricominciato a gridare per la terza volta di fila durante la mattinata:
“E niente ‘Tsunayoshi’! Hai idea di quanto sia seria la situazione? Potremmo essere perseguitati dall’interno mondo della mafia per il comportamento inappropriato del boss e del proprio guardiano. Dopo questo, Reborn vorrà uccidermi, Xanxus vorrà uccidermi, e, diavolo, anche Mukuro…”.
“TSUNAYOSHI!”.
Il ragazzo si zittì di colpo, scioccato: Hibari aveva, spesso, azzannato a morte delle persone davanti ai suoi occhi, ma non lo aveva mai udito alzare la voce verso qualcuno. Tsuna si ritrasse nel suo guscio, vacillando per lo shock appena ricevuto.
“Tsunayoshi”, ripeté Hibari, questa volta con il suo normale tono di voce, e Tsuna trasalì. Il prefetto si rallegrò un poco del fatto che il ragazzo fosse tornato al suo usuale comportamento, mostrandosi cauto e prudente vicino a lui.
“Non è successo niente”, disse a Tsuna. Il giovane boss rimase in silenzio, cercando di processare tali parole.
“Prego?”.
Hibari resistette all’impulso di schiaffeggiarlo o di colpirlo a morte con i propri tonfa. Controllando saldamente la propria ira, articolò a denti stretti:
“Ho detto che non è successo niente, Tsunayoshi. Non farmelo ripetere, a meno che tu non voglia che io ti morda a morte. Se non riesci a capirlo, ripetitelo finché non ce la farai”.
Detto questo, uscì fuori dal letto e, superato come una furia il più giovane, si chiuse in bagno, sbattendo la porta alle proprie spalle.
Tsuna sbatté un paio di volte gli occhi: infine, compreso quanto avesse detto il prefetto, schioccò le dita, mentre un radioso sorriso gli si dipingeva in volto.
“Grazie, Hibari-san! Preparo io la colazione!”, urlò, abbastanza forte perché Hibari lo potesse sentire da dentro il bagno.
Il prefetto si affrettò a rispondere, lapidario: “Tocca una qualsiasi cosa e muori, Tsunayoshi Sawada”.
Tsuna deglutì e si sedette, obbediente, sul pavimento, in attesa di Hibari.

 

Per Hibari, quella mattina fu estremamente frenetica, in compagnia del giovane boss: due volte più maldestro del solito grazie alla sua cecità, come il guardiano della Nuvola poté ben presto vedere, la colazione si trasformò rapidamente in un campo di battaglia.
Tsuna era, per così dire, un disastro ambulante. Dovunque andasse e qualsiasi cosa toccasse sembrava essere affetto dalla sua naturale goffaggine. La zona intorno al ragazzo era inevitabilmente sfortunata per chiunque e qualsiasi oggetto. Incidenti su incidenti capitavano al giovane boss e, se mai fosse esistita una competizione per lo studente più sfortunato di Namimori Middle, Hibari lo avrebbe nominato senza esitazione.
In mano ad una persona normale, ad esempio, il succo di arancia sarebbe rimasto nel bicchiere a prescindere da quanto fosse cattiva la vista della medesima. Il succo preparato per Tsuna, invece, era finito con il diventare una pila di cocci di vetro ed una sorta di poltiglia (anche se decisamente artistica), che era colata dal tavolo sul pavimento e, soprattutto, sulla testa dello sfortunato ragazzo. Come se non bastasse, nemmeno il prefetto era riuscito a passare indenne attraverso quel disastro, finendo, suo malgrado, con l’uniforme inzuppata.
Inevitabilmente, questo incidente causò una nuova serie di sfortunati eventi: nel tentativo di pulire il succo, ribollendo per l’irritazione, Hibari aveva dimenticato accesso il toast, provocando un piccolo incendio nella sua – in genere – immacolata cucina. A peggiorare la situazione, Tsuna decise di dare una mano al prefetto ed inciampò nel tavolo, andando a sbattere contro l’armadio delle stoviglie e facendo cadere un intero servizio di piatti di porcellana, irrimediabilmente ridotto in frantumi.
Hibari era furioso e avrebbe voluto mordere il più giovane a morte: tuttavia, non appena si rese conto che Tsuna stesse sanguinando abbondantemente, dimenticò ogni suo proposito di omicidio e chiamò Kusakabe, ingiungendogli di venire all’istante.
Kusakabe si precipitò a casa del prefetto ed, alla vista del giovane boss ricoperto di sangue, andò quasi nel panico. Ancora di più lo soprese, tuttavia, il fatto che Hibari sembrasse del tutto fuori di sé e che avesse frettolosamente bendato le ferite del più giovane. Non essendo il tipo da fare domande, tuttavia, Kusakabe, seguito a ruota da Hibari, si limitò a portare il più velocemente possibile Tsuna all’ospedale che il prefetto era solito frequentare.
Dopo una mattina a dir poco movimentata, finalmente la quiete. Hibari si sedette di fianco al letto in cui giaceva il ragazzo, profondamente addormentato, all’interno del reparto privato dell’ospedale e sospirò. Squadrò l’espressione serena sul viso di Tsuna: all’improvviso, l’impulso di accarezzare i capelli del ragazzo si impossessò del presidente del comitato disciplinare, venendo presto soffocato da quest’ultimo a morsi.
In ogni caso, pochi minuti dopo Hibari si trovò a sfiorare gentilmente i capelli di Tsuna, giocando con le sue ciocche apparentemente immuni alla forza di gravità, che non cessavano mai di intrigarlo. La sua mano si spinse fino alla guancia del più giovane ed Hibari rimuginò su come fosse contenuta perfettamente dalle proprie dita, meravigliandosi, allo stesso tempo, di quanto innocente sembrasse Tsuna.
Tutto ciò dovrebbe essere illegale”, pensò e la più leggera delle sfumature di rosa gli colorò le guance.
Ridotti al silenzio quei pensieri da erbivoro per la seconda volta, Hibari decise di andarsene, ma non senza aver prima posato un lieve bacio sulle labbra del ragazzo addormentato.
Il prefetto uscì rapidamente dall’ospedale ed, una volta salito in macchina, si immerse nei propri pensieri, senza che nessuno lo disturbasse. Kusakabe era preoccupato per lui, ma il braccio destro del prefetto non osava aprire bocca per paura di essere morso a morte.
Tuttavia, non appena il guardiano arrivò a casa, quella sensazione di pace che lo aveva pervaso sin da quando aveva lasciato l’ospedale si dissolse rapidamente. Kusakabe rabbrividì, avvertendo un’intensa aura omicida provenire dalla cucina.
Tetsuya”. Al suono di quella voce fredda e penetrante Kusakabe indietreggiò involontariamente.
Hibari strinse i denti e si costrinse a rimanere calmo, nonostante la rabbia che stava ribollendo al di sotto della sua apparente compostezza.
“Sbarazzati di questo disastro e rimetti ogni cosa a posto. Vado a pattugliare la scuola”, si limitò ad ordinare, in un tono che non ammetteva repliche.
Kusakabe annuì ed il prefetto se ne andò senza una parola. Una volta che Hibari non fu più a tiro d’orecchie, il giovane tirò fuori il cellulare, iniziando a digitare il numero della governante.

 

In quello stesso momento, Tsuna era a letto, completamente sveglio. Era stato sul punto di addormentarsi, quando aveva sentito qualcosa di morbido premere contro la propria fronte e, prima che potesse farsi un’idea più precisa di chi lo avesse accarezzato, quella persona se ne era andata.
Essere cieco, tuttavia, poteva avere i suoi vantaggi: per lo meno, Tsuna sapeva come fosse il suo tocco ed il suo profumo. Il giovane boss aveva storto il naso all’odore metallico emanato da quella persona, ma una vaga, confortante traccia di mele e di qualcos’altro di indefinito lo rendeva tollerabile. Le mani che lo avevano sfiorato erano ruvide, ma, allo stesso tempo, delicate, ed il loro tocco tanto tenero da sembrare amorevole. In un certo senso, si sentiva al sicuro con quella persona, pur non avendo idea di chi potesse essere.
Tsuna arrossì, al pensiero di essere amato a tal punto da qualcuno come lui.
Che sia un ammiratore segreto?”, pensò.
All’improvviso, Tsuna realizzò qualcosa che lo fece impallidire visibilmente: Quella persona era un ragazzo, se non, addirittura, un giovane uomo. Eppure, il giovane boss era sicuro di amarlo e di provare qualcosa che, si rese conto, era ben diverso da ciò che aveva nutrito per Kyoko.
“Oh, no…”, gemette. Che cosa avrebbe detto o fatto, Reborn, se avesse scoperto che Tsuna era…? Depresso, il ragazzo si tirò le coperte sulla testa, addormentandosi poco dopo.

 

Che cosa?”
“Mi hai sentito, Xanxus. Voglio che tu vada in Giappone con Squalo e mostri a Tsuna come può essere un rapporto tra due uomini”.
“Non prendermi per il culo, vecchio! Perché dovrei farlo?”
Il nono boss dei Vongola finse di riflettere sulla domanda posta dall’uomo, prima di aprirsi nel più largo dei sorrisi:
“Posso sempre fidanzarti con la figlia di una delle altre famiglie… “, rispose.
“Oh, merda! Me la pagherai, vecchio. Stanne certo…”, imprecò il capo dei Varia, urlando, poi, al proprio fidanzato di prenotare un dannato volo per il Giappone.
Timoteo sorrise ed inviò un messaggio a Reborn.

 

Non appena Reborn ebbe letto il messaggio di Timoteo, sogghignò tetramente. Saltato giù dal tetto reggendosi ad un Leon in forma di aliante, si diresse ancora una volta verso Kokuyou Land.
Mukuro era seduto ad un lungo tavolo, in attesa dell’arrivo del piccolo sicario:
“Ho ricevuto notizie dal mio bello. Cosa dovrei fare, questa volta?”.
Reborn sogghignò:
“Immagino che Basil lo abbia saputo da Iemitsu. In ogni caso, ho bisogno che tu tenga d’occhio Xanxus da parte mia. Devo assicurarmi che non incontri Tsuna prima che Hibari gli confessi i propri sentimenti”.
“Non lo farò senza un compenso, lo sai”, disse Mukuro, prorompendo in una risata.
“Mi pare ovvio. Una volta che questa missione sarà completata, verrai trasferito in Italia con il tuo vero corpo. Potrai vedere Basil tutte le volte che vorrai”.
Sulle labbra di Mukuro si dipinse un sorrisetto:
“Come ci si può aspettare dai Vongola”.

 

 Quel giorno trascorse molto lentamente e Hibari, per una volta, aspettò, insofferente, la fine delle lezioni. La sua mente continuava a ritornare su Tsunayoshi Sawada, cosa che gli impediva di concentrarsi sul lavoro. In genere, il prefetto avrebbe impiegato meno di due ore a completare i registri giornalieri, mentre, quel giorno, Hibari aveva lavorato per quattro ore, senza riuscire a finirne nemmeno metà. Kusakabe, intanto, aveva portato a termine quanto gli era stato richiesto ed era tornato nella sala del comitato disciplinare, rimanendo sorpreso nel trovarvi ancora Hibari.
Qualche ora più tardi, il braccio destro del presidente era ritornato, chiamando il prefetto con voce abbastanza forte da essere sentito. Hibari gli scoccò un’occhiata dalla pila di scartoffie. Kusakabe deglutì e, in un qualche modo, riuscì a raccogliere abbastanza coraggio da informare il ragazzo sull’ora.
Hibari gettò la penna con un sospiro rassegnato, alzandosi da dietro la scrivania. Prese i suoi tonfa e stava cercando la sua giacca, quando si ricordò che, nella fretta, l’aveva lasciata all’ospedale, nella camera di Tsuna. Mormorò un’imprecazione e disse a Kusakabe di andare a casa, mentre lui avrebbe fatto un salto all’ospedale.

 

Intanto, Reborn, ritornato nella camera di Tsuna, stava tessendo le sue trame. Insieme al piccolo sicario, si trovavano altri tre rappresentanti degli Arcobaleno.
“Vi ringrazio per essere venuti, questa sera. Vi ho chiamati per degli affari della massima importanza riguardanti il decimo boss dei Vongola. Come tutti sapete, è tradizione della famiglia che il nuovo capo dei Vongola scelga un Compagno prima della cerimonia della propria successione. Il motivo per cui siete qui, è la scelta del Compagno del Decimo: dal momento che Tsuna è un pochetto… lento, Vongola Nono mi ha ordinato di selezionare alcune persone per questa missione, affinché fungano da… sensali. Sì, Viper, ogni spesa sarà a carico dei Vongola. Verde può mostrarci i progressi che hai riportato nel contrastare la maledizione. In quanto a te”, disse Reborn, sorridendo verso l’Arcobaleno della Tempesta, “sarai la nostra punta di diamante”.
“Con vero piacere”, rispose Fon, ricambiando il sorriso.

 

Angolo del traduttore
A causa di alcuni motivi personali (trasloco, impegni accademici) è piuttosto probabile che, da ora in avanti, gli aggiornamenti non seguano una cadenza stabilita: in ogni caso, farò del mio meglio per postare la traduzione di un nuovo capitolo almeno ogni due settimane.
Per quanto riguarda il capitolo attuale, la traduzione si è rivelata insolitamente difficoltosa (non tanto nella comprensione del testo originale, quanto nella sua resa in italiano), costringendomi a privilegiare il contenuto a scapito della forma: nel caso qualcuno desiderasse ulteriori precisazioni sulla traduzione, non esiti a contattarmi.
Come già in precedenza, ringrazio i lettori che hanno incluso la storia tra le proprie preferite (BlackStar94, Yaoi_Yarouze), seguite (Donny, fliflai, FranKuro, Iku e Ryo, Kupo08, lululove, MXI, Scricciola, TaeminninaBling, Vincent Dimitri Petrenko), chi ha lasciato una recensione (MXI, BlackStar94) e tutti coloro che, pur rimanendo nell’anonimato, seguono e seguiranno questa fanfiction.
Al prossimo aggiornamento (il prima possibile).

AF alias Scribak

  
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