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Autore: pallina90    30/10/2013    3 recensioni
Con quella stretta nel pugno, mi portai la mano al petto, quasi volessi trattenere il cuore che pulsava come un matto: ero agitata, sapevo di stare per infrangere tutte le regole della casa, ma ero anche curiosa. Ero indecisa, non riuscivo a capire cosa era giusto fare, ma se non mi fossi sbrigata a pendere una decisione, loro sarebbero tornati prima che avessi combinato qualcosa.
Con il cuore che mi rimbombava nelle orecchie, decisi di salire quei gradini, e ad ogni passo le gambe sembravano diventare sempre più pesanti; quando arrivai al pianerottolo, mi trovai davanti solo due porte e non sapevo a quali delle due appartenesse la chiave, così mi avvicinai a quella che si trovava di fronte a me.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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ODI ET AMO

< Contro i sentimenti siamo disarmati, poiché esistono e basta, e sfuggono a qualunque censura. Possiamo rimproverarci un gesto, una frase, ma non un sentimento: su di esso non abbiamo alcun potere. > Milan Kundera

 

 

Avevo passato la notte insonne, ma in fondo come avrei potuto dormire? Le sue parole non facevano altro che rimbombare nella mia testa, come se un registratore le ripetesse all’infinito, per essere certi che mi rimanessero impresse e forse, chissà, mi facessero riflettere.
Ma su cosa avrei dovuto riflettere?
La mia vita era diventata qualcosa che non volevo più controllare, ero quasi un automa che passava le sue giornate a scandire il tempo che mancava perché il sole tramontasse e un nuovo giorno desse nuovamente inizio alla mia misera vita.
Io non riuscivo più a vedere il mondo che mi circondava, mi sentivo totalmente abbandonato a me stesso, solo Tanya avrebbe potuto riportarmi alla vita, perché la sua assenza aveva lasciato un vuoto enorme dentro me. Se chiudevo gli occhi riuscivo ad immaginarla accanto a me, sentivo il calore del suo corpo, che mi mancava come l’aria nei polmoni; mi mancava così tanto che spesso avevo sentito il desiderio di seguirla, di farla finita e raggiungerla ovunque lei fosse, ma poi mi tiravo indietro, troppo codardo e vigliacco per porre da solo fine alla mia vita, se così poteva chiamarsi la mia esistenza: vivevo in assenza di lei, in me non c’era più vita.
E invece lei mi aveva fatto credere che io fossi migliore di quello che credevo, che per me ci fosse ancora speranza.
In tutti questi mesi non riuscivo a capire cosa quella ragazza stesse cercando di fare: l’avevo trattata male più di una volta, arrivando a cacciarla in piena notte da questa casa, eppure lei era rimasta con me, pensando forse di potermi aiutare, ma non sapeva che era una guerra persa in partenza.
Certo, alcune battaglie le aveva vinte, era riuscita a farmi apprezzare nuovamente il sole, la bellezza di quel calore che riesce a scaldarti anche quando dentro il tuo cuore alberga solo il gelo, era riuscita in qualcosa che mai nessuno prima aveva tentato: era caparbia e furba, con l’inganno aveva aperto quelle tende che non venivano schiuse da cinque lunghi anni, e io non mi ero infuriato con lei, anzi, avevo apprezzato il suo gesto, soprattutto quando mi aveva condotto fuori, in giardino, e mi aveva sorriso felice quando aveva visto che mi stavo godendo quel momento.
Ma non ero pronto quando aveva preso a toccarmi la guancia ferita.
Non avevo mai permesso a nessuno di toccarmi lì, neppure a mia madre, a malapena poteva farlo mio padre quando, i primi tempi dopo l’incidente, doveva cambiarmi la fasciatura; non volevo essere toccato per vedere nei loro occhi la pena e la compassione per quel figlio che non sarebbe stato più lo stesso, non sopportavo di vedere le loro mani tremanti mentre si avvicinavano a me, cercando di non sfiorare quella guancia, e non riuscivo a capire se fosse per paura di fare del male a me o perché davvero si schifavano del mio nuovo aspetto.
Lei, invece, mi aveva accarezzato delicatamente, con un tocco appena percettibile, e quando aveva notato che io non rifuggivo il suo tocco, non aveva esitato ad appoggiare completamente la mano sulla mia guancia, e io mi ero lasciato andare a quel tocco, desideroso di sentire nuovamente il calore umano penetrare attraverso la mia pelle martoriata. Le avevo sorriso, felice per aver superato quella prova che per me era stata sempre tanto ardua, ma che lei aveva affrontato con enorme coraggio: io stesso a volte non riuscivo a toccare la mia guancia, e invece lei lo aveva fatto come se fosse la cosa più normale del mondo. E io in quel momento avevo provato il desiderio, l’impulso di baciarla: stavo quasi per farlo e avevo capito che lei non si sarebbe tirata indietro, ma poi il coraggio mi era venuto meno, sopraffatto da tutto quello che quel bacio avrebbe significato, e così ero scappato.
Desiderio… davvero il mio corpo era ancora in grado di desiderare qualcuno? Io non potevo provare certe sensazioni, io non potevo continuare a vivere come se nulla fosse accaduto quando due delle persone più importanti della mia vita non potevano più farlo.
Ma nonostante questo, sentivo il bisogno di aprirmi con Isabella, di raccontarle cosa mi era successo: non avevo mai avuto la voglia di parlarne con qualcuno, il solo pensiero di rivivere quegli eventi mi gettava nel panico, ma lei era davvero  una ragazza molto dolce, capace di farmi sentire voluto bene anche se nessuno più aveva deciso di dimostrarmelo, e volevo condividere con lei il mio dolore.
Non mi aveva mai chiesto nulla, eppure io avrei voluto coinvolgerla, da egoista quale ero, nel mio dramma, raccontandole tutto.
Decisi di scendere a fare colazione, sapevo che Bella si alzava presto per farla con William e preparare la mia, per cui non sarebbe stato un problema se fossi sceso prima.

All’ingresso del soggiorno, però, mi bloccai, sentendo le loro voci: non so perché lo feci, ma fu come se una strana sensazione mi dicesse di non palesare subito la mia presenza, che loro erano impegnati in un discorso privato.
“ Hai dormito un po’ stanotte? ” Le chiese il mio maggiordomo, ma da lei non udii alcuna risposta, probabilmente aveva risposto con un cenno della testa.
“ Bella, ti avevo avvisato di stare attenta. Edward non è una persona semplice. ”
“ William, ma come potrebbe esserlo? E’ legato a qualcuno del suo passato, credo la stessa donna che ha sognato la notte in cui è stato male, ma non può continuare a vivere ingabbiato nei ricordi, si farà solo del male. ” Gli rispose lei, con voce accorata.
“ Ti avevo avvisato che poteva essere pericoloso, anche a lui avevo detto che prendere una ragazza come te non era una buona idea: guardati, sei pallida come un lenzuolo, hai gli occhi cerchiati, stai iniziando a  distruggerti per lui. ”
“ Sto bene, ok? Non potevi pretendere che dormissi sonni sereni dopo quello che è successo in giardino, non ho fatto altro che pensarci tutto il giorno e stanotte ho rivissuto la scena continuamente. Come si fa a rimanere impassibili di fronte al suo gesto? ”
“ Come fa lui. ”
“ Cosa vuoi dire? ”
Sapevo cosa William le avrebbe detto e quale, probabilmente, sarebbe stata la reazione di Isabella, ma non avevo intenzione di interromperli proprio ora: se le parole del mio maggiordomo fossero servite a salvare la ragazza, lo avrei lasciato fare, lei non meritava tutto questo.
“ Lui è incapace di provare sentimenti, non è più in grado di provare gioia, felicità, neppure gratitudine vero chi lo ha sempre aiutato: non lasciarti trascinare nella sua spirale di autodistruzione. ”
“ Non è vero, io ho visto la felicità nei suoi occhi: quando siamo andati in giardino lui era realmente felice, ho visto i suoi occhi illuminarsi. È vero che sono annebbiati da un profondo velo di tristezza, ma amandolo sono sicura che quel velo volerà via. ” Vidi chiaramente il mio maggiordomo irrigidirsi quando lei usò quel verbo che ormai era fuori dal mio vocabolario, completamente cancellato.
“ Bella, tu lo ami? ” Quando William glielo chiese, io trattenni automaticamente il respiro: mi amava? No, non poteva essere, non glielo avrei permesso, io non ero più in grado di amare, io ero solo un mostro, una bestia che era diventata incapace di provare sentimenti, perché donare il proprio cuore a qualcuno alla fine portava solo tanto dolore, in un modo o nell’altro te lo avrebbero sempre spezzato, e allora era meglio non concederlo più a nessuno.
“ Non lo so. Se amare vuol dire stare bene quando lo sta lui, essere felici perché lui è felice, allora sì, credo di essere innamorata di lui. Fino a due giorni fa non lo credevo possibile nemmeno io, ma vederlo così sereno, in giardino, ha smosso qualcosa in me” Concluse, con la voce rotta dal pianto, e poco dopo sentii i suoi singhiozzi e il rumore di una sedia che veniva spostata: quasi certamente William si era alzato per consolarla.
Mi allontanai velocemente da lì, andando nel mio studio, con il fiato corto come se avessi appena corso una maratona e il cuore che pompava furioso nel petto: cosa mi stava succedendo?
Quella ragazza stava stravolgendo il mio mondo, stava succedendo quello che non sarebbe mai dovuto succedere ed era solo colpa sua. Se lei non avesse preso quella maledetta chiave dal mio armadio, se lei non fosse entrata in piena notte in camera mia, io non l’avrei cacciata, lei non si sarebbe ammalata e io non mi sarei sentito in dovere di scusarmi con lei e di mostrarmi meno distaccato nei suoi confronti; se lei non si fosse dimostrata così ben disposta nei miei confronti, se non si fosse prodigata tanto per farmi assaporare nuovamente alcune delle bellezze della vita, io non l’avrei certo coinvolta nella mia vita e adesso lei non starebbe di là a piangere, e io qui a torturarmi cercando di capire come poterla allontanare.
Ma poi mi vennero in mente le parole che Tanya mi ripeteva sempre, che nella vita non bisognava vivere di ipotesi, che i “ se ” avrebbero dovuto abolirli, perché ci saremmo trovati sempre davanti a delle scelte, e continuare a pensare a come sarebbe stato se si fosse intrapresa l’altra strada, ci avrebbe impedito di vivere appieno quella che avevamo deciso di percorrere; e adesso le sue parole sembravano profetiche, considerando come era andata con lei.
I nostri sogni erano andati infranti nel giro di pochi secondi, una intera vita passata a fare progetti, ad immaginare le nostre vite, e tutto era scomparso, tutto era come se non fosse mai esistito. Le nostre promesse, i nostri progetti, il nostro amore, non esisteva più niente, eppure io sapevo che non erano andati via del tutto: era come quando sogni qualcosa di notte e poi ti svegli di soprassalto, cercando di ricordare invano cosa stavi sognando, ma con la consapevolezza che era qualcosa di bello e che ti lascia addosso quella strana sensazione di insoddisfazione che non se ne va facilmente. Solo che da me non se ne sarebbe mai andata, perché io non volevo dimenticare Tanya, non volevo che il mio cuore appartenesse a qualche altra donna, ecco il motivo per cui mi ero rifugiato in questo casolare che doveva essere la nostra casa: mi ero nascosto dal mondo esterno, dalle tentazioni che potevano esserci, e adesso il comportamento di Isabella mi stava portando in confusione.
In questo momento avrei avuto bisogno della mia migliore amica, di sfogarmi con lei, che sicuramente mi avrebbe saputo dire cosa fare. Immaginai cosa mi avrebbe detto lei se fosse stata qui con me, e quasi sentii la sua voce sussurrarmi nelle orecchie < Ascolta il tuo cuore, fai quel che dice anche se fa soffrire, prova a volare oltre questo dolore, perché questo non potrà mai cancellare il tuo destino. Nel silenzio troverai le parole: chiudi gli occhi e lasciati andare. È difficile capire qual è la cosa giusta da fare, ma anche quando ti sembra che tutto stia per crollare, credi in te e ascolta il tuo cuore, solo così non ti ingannerai. >
Cosa voleva il mio cuore? Davvero era pronto ad aprirsi nuovamente al mondo, a rischiare di spezzarsi in pezzi ancora più piccoli?
Se fossi stato un ragazzino alle prime armi, non avrei saputo dare un nome a queste sensazioni che mi agitavano l’animo e quasi mi toglievano il sonno la notte; ero certo che non fosse ancora amore, non di quello forte e intenso che mi avrebbe spinto a dirle “ ti amo ”, ma era un’emozione intensa, che riusciva a farmi mancare il respiro e accelerare i battiti del mio cuore non appena lei cercava di fare qualsiasi cosa che potesse farmi stare meglio.

Decisi di chiamare Isabella nel mio studio, forse un confronto diretto con lei mi avrebbe schiarito meglio le idee; entrò dopo qualche minuto, dopo aver finito di pulire un vetro, e quando lo fece provai una strana fitta all’altezza dello stomaco.
“ Voleva vedermi, signore? ” Rimasi interdetto: non le avevo mai visto questo atteggiamento di sottomissione nei miei confronti, aveva il capo chino ed evitava di guardarmi negli occhi, e poi mi stava dando del lei quando oramai ci davamo del tu.
“ Isabella, perché mi stai dando del lei? ”
“ Preferisco ristabilire i confini del nostro rapporto. ” Rispose mesta.
“ E’ davvero questo che vuoi? ” Mi accertai: volevo che me lo dicesse guardandomi negli occhi.
“ Questo è quello a cui tu mi costringi Edward. ” Urlò, e stavolta fissò il suo sguardo nel mio, ma forse sarebbe stato meglio se non lo avesse fatto: stava piangendo, i suoi occhi erano colmi di lacrime e dolore, ed era tutta colpa mia. “ Io non riesco a starti dietro, i tuoi sbalzi d’umore rischiano di mandarmi al manicomio, e io ho bisogno di proteggermi. Non posso rischiare di farmi ancora più male, e l’unico modo per farlo è ristabilire i confini, ritornare ad essere serva e padrone. ” Continuò, asciugandosi rabbiosamente le lacrime che le solcavano le guance.
In quel momento capii che la stavo uccidendo, che la stavo trascinando affondo insieme a me, e non lo volevo, non me lo sarei mai perdonato, quindi era giusto lasciarla andare se questo fosse servito a salvarla. Non importava che adesso avessi avuto la certezza che lei stava facendo tornare a battere il mio cuore come un tempo.
“ Se pensi che questa sia la cosa giusta da fare, sentiti libera di andare via, non voglio trattenerti qui contro la tua volontà. ”
“ No, ho bisogno di questo lavoro, almeno fino a quando non ne troverò un altro, quindi stringerò i denti e rimarrò. ” Disse, alzando lo sguardo verso il soffitto per evitare che nuove lacrime strabordassero dai suoi occhi: era la ragazza più orgogliosa e combattiva che avessi mai incontrato.
“ Qualsiasi tua decisione per me andrà bene. ” Annuì e poi lasciò la stanza prima che io potessi aggiungere altro.

Ma in quel momento seppi che da ora in poi avrei fatto di tutto per trattenerla.

 

 

 

Buongiorno ragazze! Scusate il ritardo, ma le settimane appena trascorse sono state un po' caotiche. Ho notato un calo nelle letture: so che tra scuola, università e lavoro il tempo è sempre poco, ma vorrei capire se è qualcosa che dipende dalla storia e se, eventualmente, io potrei porvi rimedio...
Detto ciò, ringrazio infinitamente chi continua ad esserci, infatti volo a rispondere alle recensioni!
E un grazie speciale a Ile per la copertina :)
Dimenticavo, il pov naturalmente è un pov Edward, ma credo non ci fosse bisogno di specificarlo: avete quindi conosciuto la sua testolina bacata e confusa.
Alla prossima, Paola

   
 
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