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Autore: Clarent di Avalon    01/11/2013    4 recensioni
[NaLu][AU][Shot-long]
Tratto dal secondo capitolo: ...Pericolosamente vicino…
Si avvicinò piano alle labbra della ragazza, indietreggiando una volta, quasi volendo evitare quell’attimo di felicità… ma alla fine non poté resistere. Abbassò piano la testa su quella della donna e posò con grazia le sue labbra su quelle di Lucy. In quel bacio si mischiarono i sapori diversi dei due mondi dei ragazzi; uno troppo grande per vivere ancora nella sua misera condizione famigliare e l’altra troppo debole per rifiutare i dolori di un’adolescenza infame.
In quel bacio si unirono, ed ancora non si separano, le promesse d’amore di un rosato e di una bionda, di un ragazzo ed una ragazza, di un giovane contadino costretto alla miseria e di una giovane violinista che rincorreva il successo scappando da un’ombra di dolore che la sopraffaceva.

Una storia dove sarà l'amore a vincere su due universi differenti, dove Natsu scoprirà che il suo piccolo mondo può divenire infinito solo con l'aiuto di Lucy... una storia che non finirà bene per tutti, l'amore ha un costo.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy, Heartphilia, Natsu
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dysclaimer! I personaggi utilizzati in questa fanfiction non mi appartengono, sono proprietà esclusiva di Hiro Mashima, la suddetta storia non ha scopi di lucro alcuno.

 

Let her go - Prologue

 

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«Andiamo Natsu, mettilo tu a letto» Lucy prese sotto braccio il marito e con uno sguardo lo convinse ad alzarsi dalla comoda poltrona dov’era sprofondato qualche momento prima.
Non si poteva certo dire che la loro casa fosse grande, anzi, proprio non lo era, poiché due stanze da letto in un sottotetto vecchio ma accogliente, un piccolo bagno, una cucina ed un’esile sala non facevano una reggia; ma quella casa bastava agli scopi della famiglia, gl’era sempre bastata.
Natsu guardò il figlio e poi si girò verso la moglie, che gli aveva dolcemente posto una guancia sulla spalla; il bambino si era addormentato in una posizione piuttosto strana sul divano, tenendo una manina alta e l’altra bassa, con le gambe che seguivano l’arco della schiena.
Tale padre tale figlio.
«Ci sei riuscita anche questa volta» Natsu diede una bacio sulla guancia di Lucy e solo dopo si alzò, con calma, gustandosi ogni passo verso il figlioletto; lo prese dolcemente sussurrando un appena percettibile “ehi” quando quello si sentì sollevare ed aprì gli occhi assonnati.
Li aveva presi dalla madre, e quando non lo si vedeva stare sui libri a leggere correva nel bosco in cerca d’avventura, come il padre. L’unione perfetta tra conoscenza ed avventura, lui; capelli rosa, come il padre, lunghi come la madre.
Lucy si compiacque alla vista di Natsu così affettuoso ed alzandosi dalla poltrona andò verso la finestra per abbassare la serranda; gli parve di vedere un gatto nella penombra della lampada che teneva vicino l’entrata di casa, ma si convinse di non aver visto nulla. Quando si girò vide Natsu che, guardando il figlio con un sorriso, iniziava a salire le scale. Chissà stasera che gli racconta pensò la bionda.

Prima di posare il bambino nel letto, Natsu, si preoccupò di adagiare le coperte in modo tale da poter coprire suo figlio quando lo avesse poggiato, istintivamente gli andò l’occhio verso la finestra tonda che forniva luce di giorno, e che in quel caso invece portava la notte. Si ricordò di una cosa, ma il bambino lo chiamò con fare innocente e questo lo distolse dal pensiero.
«Papà» disse il piccolo accarezzando l’orecchio del padre, «questa sera mi racconti di Happy?».
«Di nuovo?» Natsu enfatizzò il tono, «te la racconto tutte le sere quella storia».
«Ti prego» lo supplicò il piccolo, sentendosi mettere sul letto, e contemporaneamente sentendo il padre prendere la sedia; stava per iniziare a raccontargli la storia.
«Allora» la mente di Natsu andò di natura al suo passato, a quella seppur breve storia che tanto piaceva al figlio, a quel pezzo della sua infanzia che l’aveva fatto crescere, «era una mattina piovosa quella. Il nonno e la nonna stavano….
 

*

Natsu era sempre stato un bambino curioso, si divertiva a scandagliare il bosco in cerca di qualcosa che nemmeno lui conosceva, semplicemente cercava, senza mai trovare.
Quel giorno era venuto a trovarlo suo cugino di città, il borioso e maleducato “pezzo grosso” della famiglia, quello che solo perché viveva in città si permetteva di trattarlo con sufficienza ed irriverenza. Quando arrivava nella sua “catapecchia”, come amava definirla,  subito cominciava ad atteggiarsi, criticando quello e questo senza lasciare in ombra il tale.
«Sembri proprio uno sfigato» esordì Gajille dandogli un pugno, amichevole, sulla spalla.
«Ok» rispose apatico Natsu; aveva escogitato quel metodo per non dover subire il cugino. Li ignorava fino a che non se ne andava e solo allora gli tornava il sorriso.
Si trovavano entrambi sulla panca bianca adagiata di fianco all’entrata di casa, dove i genitori di entrambi conversavano su cose che alle loro orecchie erano estranee.
«Ehi, Natsu! Vuoi vedere una cosa?» Gajille si mise una mano nel cappotto imbottito che portava; rispetto alla giacca sporca e con toppe di Natsu quello era un capo di prima classe, e non solo per pensiero, ma anche per valore, lo era davvero.
«Cosa?» Natsu girò il capo controvoglia, aprendo gli occhi quando vide un pacchetto di sigarette ed un accendino. Fissò il cugino incredulo e lo costrinse ad una spiegazione.
«Bé che vuoi?» Gajille aprì il pacchetto e prese una sigaretta, fece anche per offrirne una a Natsu ma quello rifiutò prontamente.
«Non dovresti fumare, non a questa età» Natsu si tirò indietro; conosceva come andavano a finire quel tipo di cose, provenendo Gajille dalla città i suoi avrebbero pensato, a meno che già non lo facessero, che la pietra dello scandalo fosse il rosato e dopo una strillata ed una punizione l’avrebbero spedito in camera, di corsa.
«Perché invece tu sei grande vero?» Gajille si accese la sigaretta e per poco non si strozzò, non era un asso ad aspirare.
Natsu restò a guardare basito, era certo che Gajille non fosse un bravo ragazzo, ma non si aspettava certo che fosse così ribelle… la cosa lo ammirava da una parte, perché non era capace di concepire la mentalità di città del cugino, e lo faceva arrabbiare dall’altra, perché la colpa sarebbe stata sua anche questa volta.
Come a voler dimostrare il suo pensiero subito si sentì un rumore di sedie provenire da dentro l’abitazione; «Dai qua!» Natsu prese la sigaretta al cugino che cominciò a lagnarsi, non facendo altro che far accorrere i genitori di entrambi più velocemente.
«Natsu!» in coro i genitore, di tutti e due, cominciarono a protestare per la sigaretta nella mano del rosato, che non riuscì a difendersi. Vide appena la mano del padre calare sulla sua faccia…
L’ennesima volta. Gajille l’aveva messo in sacco di nuovo.
«Non sono stato io!» gonfiò gli occhi, strillando verso il padre che stava caricando un nuovo schiaffo «ma tanto tu non mi credi mai! Mai! Ti odio!» iniziò a correre lasciando tutti di stucco.
Corse lontano, corse veloce, corse più forte che poteva… poi lo vide; un gatto nero che al riflesso della luce pareva blu scuro l’aveva seguito.

*

«… ma te lo racconterò la prossima volta» diede un bacio sulle fronte del figlioletto che si era addormentato e rimise la sedia vicino la scrivania, fece per andarsene e vide Lucy che lo aspettava sulla soglia della porta, camicia da notte già addosso.
«Questa volta gliela racconti tutta?» la bionda gli mise le braccia intorno al collo e lo guardò a fondo.
«Qualcuno gli dovrà pur spiegare chi ci ha fatto conoscere… no?» Natsu la baciò; quella sarebbe stata una notte bellissima.
 
 

NdA
Sinceramente parlando non so perché mi sia venuta in mente una storia del genere.. una NaLu… io sono per la NaLi! Fino alla fine… però bò spero vi piaccia!

  
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