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Autore: Mignon    06/11/2013    12 recensioni
«Per te».
Raccolse quel foglietto e lo rigirò tra le mani.
«L’ho trovato lì» indicò con il ditino rosa un punto indistinto tra l’erba, poi sorrise arricciandosi ancora i capelli biondi. «Puoi scrivere quello che stai pensando. La mia mamma lo fa sempre».

Ma quel foglio nasconde molto di più.
Se ne renderà conto Harry, ritrovandosi seduto sul suo divano a leggere una lettera, nascosta da un semplice incantesimo.
Nessun mittente, nessuna data. Harry non sa chi è stato a scrivere quelle parole.
E Draco, sicuramente, non si aspetta che a distanza di un anno qualcuno l'abbia trovata... e abbia intenzione di rispondergli.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Eccolo. Volevo aspettare ma non ce l'ho fatta.
Questa volta ho scelto solo versi di alcune poesie... torno con Leopardi, con l'Infinito... non so, ogni santissima volta che la leggo mi vengono le lacrime agli occhi, io amo quest'uomo.
Più sotto troverete Ho sceso dandoti il baccio di Montale, altra meravigliosa poesia che mi lacera il cuore. 
Non dico altro, vi lascio leggere...
Prima però guardate la copertina... è una meraviglia. 
L'ha fatta (C), una delle admin di questa pagina: "Tom Felton Italy" (
https://www.facebook.com/TomFeltonItaly?fref=ts), oltre ad essere meravigliosamente meravigliosa, e loro super gentili (hanno messo la mia storia nell'album delle FF che consigliano, non so ancora come ringraziarle ^^)... ho perso la bavetta per quasi mezz'ora durante la lezione, leggermente noiosa, che stavo seguendo...
Se amate Tom Felton (come potete non farlo?) andate a dare un'occhiata alla loro pagina, di sicuro la vostra giornata comincerà con un sorriso :P
Vi lascio all'ultimo capitolo, a più sotto per lo sfogo T.T
Buona Lettura donzelle.


Ah, già... metterò tra –– questi –– orribili segnetti rossi la parte della mia primaLemon slash. Non vi prometto nulla di particolare, io ci ho provato. Non aspettatevi troppe scintille, di sicuro sarà venuta fuori leggermente bleah, però cercate di apprezzare lo stesso il mio sforzo, anzi, se avete consigli... illuminatemi! Ho bisogno di migliorare e, come sempre, siete le uniche a potermi aiutare.
Vi lascio veramente!





 





 





Capitolo 11

Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.






 
 
[ 9 Gennaio. Hyde Park. 15:32 ]
 

 
Non aveva la minima idea dell’ora in cui sarebbe tramontato il sole, così aveva deciso di arrivare al parco dopo pranzo, nonostante non avesse toccato cibo.
Attese che tutti avessero finito di mangiare, ascoltò i loro discorsi e fece finta di seguirli, restando sempre nella sua bolla, percependo i rumori ovattati e lontani.
Stava cercando di capire come si sentiva, cosa si muoveva in lui, ma non era abbastanza, tutti i suoi sforzi erano vani.
Si sarebbe volentieri disteso sul pavimento, invisibile, a pensare, lasciando che le persone lo calpestassero, calciassero.
Si maledisse per non aver portato con sé il mantello di suo padre e non averlo addosso in quel momento, solo per godere della faccia delusa che avrebbe fatto lui per non vederlo lì.
Non ne sarebbe stato in grado, comunque.
Guardava la gente camminare, parlare… ridere, mentre lui teneva la solita smorfia sul viso: un misto di finta indifferenza e dolore lancinante allo stomaco per l’agitazione malcelata.
Aveva indossato di nuovo la sciarpa di Malfoy, anche se per un attimo aveva pensato di lasciarla a casa, incolpando lei per la sfortuna della volta scorsa, poi vinse quella perenne sensazione strana, che risultava leggermente appagata quando pensava a lui o, come in quel caso, indossava quel pezzo di tessuto.
Faceva freddo e il tempo non accennava a chiamare la neve, che aveva smesso di scendere già dalla sera prima, creando quella strana atmosfera sospesa, ferma.
Nonostante ci fosse ancora il tenue sole a fare da guardia, tutto intorno a lui aveva assunto il tipico colore sfocato che porta con sé l’inverno, insieme ai lunghi e spogli rami degli alberi che si allungavano verso il cielo, anch’esso di un grigio pallido, insieme alle piccole goccioline d’acqua che scendevano dai rami, colpa di quella leggera nebbiolina perenne.
Le gambe si muovevano da sole, tremavano seguendo il ritmo del cuore affannato, domandandosi a cosa andava in contro, cosa stava per accogliere.
 
Draco era lì ad osservarlo, alle sue spalle, poggiato al tronco di un albero con il petto occupato da un macigno e le membra pesanti, sembrava che tutte le sue forze lo avessero abbandonato lì, da solo. Un boccone d’aria e mosse un passo incerto verso quella panchina, facendo confondere il rumore dei suoi passi con i deboli cinguettii degli uccellini posati sugli alberi attorno a loro. Non poteva più tornare indietro.
Era giunto il momento di far conoscere la verità anche a lui, non poteva tenere quel segreto, in qualsiasi modo sarebbe andata.
Harry era di nuovo lì per lui, aveva deciso ancora una volta di essere buono, generoso… meritava di sapere.
Sentì il cuore mancare un battito alla sola idea di un suo rifiuto.
 
Forse, se si fosse alzato in piedi e avesse camminato un po’ vicino alla riva di quel lago, le sue idee si sarebbero schiarite un tantino, forse un po’ d’aria fresca sul volto gli avrebbe fatto bene.
Harry appoggiò le mani alle ginocchia per fare leva sulle sue gambe e rimettersi in piedi quando delle dita delicate gli sfiorarono la spalla coperta dal giaccone pesante. Nonostante lo spessore della stoffa lo poteva sentire chiaramente, come se l’avesse toccato nel profondo della sua anima.
Chiuse gli occhi e si sentì avvampare, mentre l’altro continuava a restare in silenzio e immobile dietro di lui.
«Siediti accanto a me».
Rimase con gli occhi chiusi ad ascoltare i suoi movimenti e i suoi passi, fino a quando le assi di legno cigolarono piano: segno ineluttabile della loro vicinanza.
«Harry…»
 
Draco lo guardava serrare le palpebre, poi la sua bocca si mosse… e fece uscire quel nome, lentamente, delicatamente, come una dolce carezza.
Lo vide irrigidirsi e diventare paonazzo in una frazione di secondo, già lo immaginava in preda ai mille pensieri ed era già pronto alle accuse che sicuramente gli avrebbe mosso, incolpandolo di aver architettato tutto per uno scherzo di cattivo gusto.
Invece Harry boccheggiò, in cerca di aria pulita e meno pesante di quella che aleggiava in quel momento, mentre lentamente riapriva gli occhi e posava quelle meraviglie smeraldine nei suoi.
 
Stava guardando due perle, due iridi lucide e sgranate, nascoste leggermente da lunghe e fine ciglia chiare.
La sua voce… l’aveva riconosciuta subito, quel tono perennemente tagliente che cercava di suonare dolce, tramutandosi invece in una melodia tremante, colma di paura.
Poteva leggergliela nei lineamenti tesi del volto, in quelle labbra tirate in un sorriso sornione.
«Draco… no, scusami io… sto…» cercava di scusarsi, nemmeno lui sapeva per cosa, cercando di allontanare la consapevolezza e la sicurezza che lo aveva colpito un momento prima. «Draco…» disse infine, fissandolo per dei secondi interminabili.
Abbassò la testa, abbandonando il corpo allo scomodo schienale della panchina e Draco poté vedere chiaramente il suo petto muoversi convulsamente per i piccoli e veloci respiri che faceva.
«Non ti posso spiegare nulla… la storia la conosci quanto la conosco io…» cercò di soccorrerlo, appianare un po’ i suoi dubbi, mentre guardava la sua sciarpa intorno al suo collo, invidiandola, voleva essere lui a godere del calore del suo corpo.
Per Draco era talmente strano pensare a lui in quei termini, però qualcosa spingeva nel suo petto, si arrampicava con le unghie e con i denti sulla sua pelle.
Una piccola verità aveva sconvolto il suo mondo. Era la bellezza della vita.
«Quando l’hai scoperto?» Harry continuava a tenere lo sguardo puntato verso l’alto, verso quella cappa grigia e pesante che era ormai il cielo mentre il sole si allontanava e li lasciava soli.
Il vento aveva cominciato a soffiare più forte, fra le fronde degli alberi spogli e fra i loro capelli che ogni tanto lasciavano qualche ciuffo libero di svolazzare.
Draco poteva vedere la sua cicatrice far ogni tanto capolino, e le sue dita bramavano il contatto con essa, come se volesse un’altra e inutile conferma che quella era la mera realtà, la sola e l’unica.
«La notte di Natale, quando hai parlato con Ginny…»
«E poi non ti sei presentato…» assottigliò lo sguardo, puntandoglielo contro, gelido…
«No… sono scappato quando ti ho visto lì…»
Annuì, fece solo quello, arricciando le labbra in un sorriso triste.
«Cosa volevi dirmi quel giorno a casa di Blaise?».
Era strano il suo tono di voce. Continuava a parlare con la calma, in modo strascicato e annoiato, nonostante i suoi occhi fossero un libro aperto, in cui sfogliare tutte le emozioni che lo attraversavano in quel momento.
«Che ti volevo, talmente tanto da stare male. Ancora m’interrogo sul perché di quella strana situazione…»
Avvampò.
Lo aveva voluto anche lui, lo desiderava, e continuava a bramarlo, non poteva però, doveva capire per quale assurdo motivo si trovavano seduti su di una panchina a Hyde Park, perché proprio loro due. «Troviamo un posto più tranquillo per parlare, cosa dici?» chiese rompendo quell’aria compunta che si era creata.
Harry annuì e con un gesto d’assenso di alzò e invitò anche l’altro a seguirlo.
«Andiamo da me, vieni» gli porse il braccio e subito dopo si Smaterializzarono nel suo salotto, entrambi fermi come due statue di sale, e Harry ancora con la mano di Draco aggrappata al suo avambraccio.
 

 
[ 9 Gennaio. Berkeley Square, Appartamento Harry. 16.09 ]
 

 
«Siediti».
Neppure quell’invito lo fece smuovere, restò lì impalato, poi ritrasse il braccio e osservò Harry allontanarsi appena, mantenendo sempre quel contatto visivo che lo faceva impazzire, si aspettava urla e accuse...
Si avvicinò ancora un po’, muovendo appena un piccolo passo mentre Harry controllava ogni suo movimento, spostando lo sguardo da lui al divano, come se ne andasse della sua vita, se quell’ammasso di stoffa e imbottitura potesse correre a salvarlo dalle sue emozioni
Draco gli prese il volto tra le mani, studiando ogni particolare del suo viso, cominciando a passare gli occhi su quella cicatrice irregolare… sull’attaccatura delle ciglia, così scure e folte, che incorniciavano quei due occhi dannatamente meravigliosi, li accarezzò con un dito, tracciando poi la linea del labbro superiore, e poi quello inferiore, sorridendo per la smorfia che fece Harry per il solletico.
«Draco… andiamo a sederci» soffiò lentamente, così vicino alle labbra dell’altro che poteva sentirne il respiro caldo e affannoso scaldargli il sangue.
Non si ritrasse, aspetto che fosse lui lasciarlo andare, e Draco combatteva con se stesso per trovarne a forza.
 
«Spogliati, accendo il fuoco» si girò verso Draco, che lo guardava in preda alle risate.
«Non perdi tempo Sfregiato» disse continuando a sorridere, le sue labbra si richiusero solo quando vide che Harry aveva la bacchetta in mano e lo guardava in cagnesco.
Solo quando gli diede di nuovo le spalle per far prendere fuoco ai piccoli ceppi di noce, Harry si sentì libero di sorridere alla battuta stupida che aveva appena fatto… anche se quella benedetta camicia gli stava stretta, si sentiva soffocare da tutta quella strana e assurda situazione…
«Vado a cambiarmi, fai come se fossi a casa tua».
Socchiuse alle sue spalle la porta della camera, litigando con quei maledetti bottoni che già una volta lo avevano fregato.
 
Nel salotto di casa sua c’era Draco Malfoy che lo aspettava per chiarire una situazione al limite del reale.
Chi avrebbe mai creduto a tutte quelle coincidenze?
Ma lo sapeva, fin dentro le ossa, che lui non aveva fatto nulla, tutto era capitato per caso, erano stati loro due a complicare le cose, con quel bacio…
Girò per la stanza senza ricordarsi il reale motivo della sua fuga.
Si tolse le scarpe lanciandole in un angolo della camera prima di aprire finalmente l’armadio e recuperare una maglia qualsiasi, quando il cigolio della porta lo fece rabbrividire.
Draco lo guardava famelico, affamato. Si avvicinava a lui lentamente, un passo dopo l’altro, mentre i suoi occhi percorrevano ogni centimetro di pelle libera dai vestiti.
«Perché sei qui Draco… ti avevo detto che arrivavo subito». Era troppo vicino, si sentiva dannatamente nudo davanti alle sue iridi ferme e imperscrutabili, inerme di fronte alle sue mani chiuse in un pugno, con le nocche quasi bianche per lo sforzo di non aprirle e accarezzare in suo petto.
Quel silenzio era insopportabile, poteva sentire chiaramente il rumore dei suoi pensieri impazziti, il battito irrefrenabile del cuore e il richiamo di quella carne così candida.
Provò a indietreggiare, ma Draco continuava la sua cavalcata verso di lui, deciso ad averlo, ormai convinto di dover seguire l’istinto.
Harry voleva allontanarsi da lui, scappare via da quel ragazzo e dalla sua bramosia, ma la fame di lui era troppa, incontrollabile.
Si spinse di più verso quel corpo, disintegrando le catene che si era imposto di portare, le sue labbra erano così vicine, così invitanti mentre le dischiudeva e le piegava in quel ghigno soddisfatto.
Tutte le barriere erano crollate, Draco era così vicino a lui da poter vedere perfettamente quel leggero accenno di barba poco più scura dei suoi capelli.


–– 
Draco si abbandonò tra le sue braccia, mentre i denti di Harry lambivano il suo mento, il suo collo… il calore dei loro corpi ormai uniti in una sola ed unica fiamma bruciante, letale.
«Baciami Harry, baciami… fammi capire che tutto questo è reale».
E lui era troppo debole per resistere a quella voce così rauca e sensuale, così dannatamente erotica.
Catturò il suo labbro inferiore con passione, mordendolo e assaggiandolo, perdendosi tra i respiri affannati di Draco che lo stuzzicava con la sua lingua umida e calda.
Restò immobile mentre le dita affusolate del suo diavolo tentatore slacciavano i bottoni dei pantaloni, con calma nauseante.
«Draco, ti prego…»
Lo sfiorava volutamente, con piccoli e veloci tocchi che facevano vibrare ogni nervo del suo corpo. Voleva farlo soffrire, con quelle mani delicate così dannatamente vicine all’elastico dei boxer che stringevano dolorosamente.
Era troppo, quella tortura era durata abbastanza, non poteva più sopportare di vederlo vestito.
Con più foga e meno delicatezza cercò di slacciare la sua camicia, liberando la sua pelle nivea, rivelando di nuovo la cicatrice che per tanto tempo aveva occupato le sue visioni notturne da quella lontana sera.
Draco posò la fronte sulla sua, dolcemente, sorridendo con gli occhi socchiusi e il labbro stretto tra i denti mentre guardava il compagno risalire con le dita quel segno indelebile del loro incontro.
Mai una cicatrice gli era sembrata così bella, così…
«Mi fai impazzire…» di nuovo quella voce soave e rotta dall’attesa del piacere, quella nobile condizione che tutti i poeti aspirano durante tutto il percorso della vita, e che per loro, invece, era il momento più odiato e bramato allo stesso tempo… capitati lì per caso e decisi di non lasciarsi più sfuggire nulla.
Draco lo baciò più lentamente, cercando di chiudere dentro sé ogni respiro e ogni gemito, mentre le sue unghie graffiavano i suoi fianchi.
Il letto era così vicino, ma sembrava troppo difficile da raggiungere, i loro corpi non ascoltavano nessun impulso esterno, volevano solo stare vicini.
La gola di Harry bruciava e ogni suo gemito graffiava, provocandogli un dolore meraviglioso, tutto era degno di essere vissuto al massimo, percepito con ogni senso.
Restarono lì, nel centro della camera, mentre Draco lentamente lo invitava a seguirlo per terra, su quel tappeto che un tempo odiava e che ben presto sarebbe diventato indispensabile per mantenere vivo il ricordo di quel pomeriggio fuori dall’ordinario.
Le mani di Harry seguivano i muscoli appena accennati della schiena di Draco, tornando su per la spina dorsale, trasferendo in quel tocco rude tutta la sua impazienza.
Si poteva sentire lo scoppiettio del fuoco acceso poco prima nel salotto, con il leggero odore del fumo acre che si mischiava con la fragranza della pelle di Draco, a contatto con la sua.
Aveva perso ogni barlume di lucidità guardando i suoi lineamenti nella penombra, ascoltando i suoi lamenti di piacere mentre continuava imperterrito a baciarlo, a toccarlo.
 
Draco scese giù lentamente, lambendo il suo petto con baci caldi e delicati, alternando le labbra e la lingua ai denti più affilati, poteva sentire i ringhi soffusi di Harry mentre portava indietro la testa e lasciava scoperto il collo teso, perdendosi a guardare il leggero pulsare della vena.
Nessuno dei due riusciva a fermare le mani, dovevano rendersi conto che la pelle che stavano toccando era proprio la loro, la stessa che baciavano e mordevano…
La bocca bramante di Draco continuò il suo inarrestabile cammino, con la pelle delle guance tinta lievemente di rosso, con le dita che scendevano e risalivano su per il fianco, per la coscia, donando ad Harry brividi e scosse.
Avrebbe urlato, Harry, se non si fosse deciso a farlo godere, ad accoglierlo tra quelle labbra così fameliche che si stiravano in un ghigno ogni qual volta i suoi occhi grigi incontravano i suoi scuri di piacere.
Finalmente quel calore avvolgente, quella lingua che negli anni aveva visto all’opera tante volte mentre s’insultavano… quella stessa lingua che in quel preciso istante lo stava facendo morire di piacere, mentre si muoveva sinuosa e lo lambiva con sicurezza.
Non poteva perdere quella visione paradisiaca: Draco completamente spettinato, con il corpo segnato di graffi che lui stesso gli aveva fatto preso dalla foga, mentre cercava di appagarlo con quella bocca diabolica.
«Draco…» sentiva il suo respiro, con piccole scariche di piacere che risalivano su per la spina dorsale, obbligandolo a curvare il bacino…
Gli afferrò i capelli, tirandoli piano per farlo tornare su, davanti ai suoi occhi offuscati dai brividi di poco prima.
Doveva baciare quelle labbra; con le mani toglieva gli ultimi indumenti rimasti addosso a quel corpo esile e troppo meraviglioso per non essere degnato di attenzione.
 
Vedeva Draco contorcersi sotto di lui, cercando un appiglio con la mano affusolata, trovandolo in un lembo del lenzuolo che scendeva dal letto, lo tirò con talmente tanta forza che si ritrovarono tra quella stoffa fredda, come gentili lottatori.
Avvicinò la mano al viso di Draco per carezzarglielo dolcemente, mentre lo guardava leccare le sue dita, morderle…
«Dio quando sei bello…»
Con le dita ancora umide scese di nuovo giù per il petto, disegnando piccoli cerchi intorno all’ombelico mentre le gambe di Draco si legavano attorno alla sua vita, spingendo bramoso il bacino verso di lui. Continuò a scendere lentamente, bagnandosi ancora l’indice e sfiorando il suo membro teso, godendo del suo viso contorto dal piacere…
«Harry smettila… non resisto più…»
Accolse le sue parole come una supplica, preparandolo dolcemente prima di entrare in lui, lasciando andare la testa all’indietro… abbandonandosi in quel mare meraviglioso, in quell’oceano bollente di lussuria, trasportato dal vento dei gemiti di Draco che dolcemente cercava la sua mano per stringerla mentre si aggrappava al fianco.
Gocce di sudore scendevano dalla sua fronte, era quasi impossibile tenere gli occhi aperti, ma Draco era lì, sotto di lui a pronunciare il suo nome tra un sospiro e l’altro, era alla sua mercé, era suo e basta.
Si sporse piano verso le sue labbra semi aperte che lasciavano scoperte i denti, continuando a spingere con dolcezza, accompagnato dai movimenti del bacino di Draco, che lo guardava dritto negli occhi e abbandonava il capo… doveva avere quel collo, leccarlo e gustare la sua pelle.
 
Non era facile spiegare ciò che provava in quel preciso momento, era troppo anche per lui costantemente abituato alle emozioni forti… ma quello, quello andava ben oltre ogni umana concezione. Erano un corpo solo, bramante e ansante…
Abbandonò ogni barlume di razionalità rimasta, riversando il suo piacere in quel corpo maledettamente bello e peccaminoso…
Ora poteva dedicarsi completamente a Draco.

–– 

Restarono tra la stoffa umida del lenzuolo steso sotto le loro membra scomposte, con le dita allacciate e i corpi stretti in un abbraccio, Draco lo baciava pazientemente e dolcemente sul collo, sulla nuca, sull’incavo della spalla…
«Ehi…»
«Dimmi Sfregiato» non smetteva di baciarlo, con gli occhi chiusi.
«Tutto questo è assurdo, lo sai vero?» la realtà lo colpì violentemente, ma tutto aveva un sapore più dolce: il sapore di Draco.
Lo vide alzare il volto verso di lui interrompendo quella dolce tortura; quel vortice di pazzia che li aveva colti poco tempo prima aleggiava ancora nella stanza riscaldata dalla passione.
«Oh si che lo so… la cosa più assurda è che non credo di potermi stancare di tutto questo» neppure lui poteva, ne aveva la certezza guardando i suoi occhi di diamante ancora offuscati. «Abbiamo tempo per parlarne».
«Già, abbiamo tempo».
 
Andava tutto bene.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 





 
 
 






 
EPILOGO
 
 
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio 
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più. 
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due 
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, 
erano le tue.
 
 

Quattro anni dopo
 
 
 
«Harry!».
Casa Potter-Malfoy era un disastro in quella luminosa mattina di Aprile.
Harry cercava di rendersi presentabile ed evitare gli urli isterici di quello che ormai era il suo fidanzato da quel lungo pomeriggio di quattro anni fa.
Oltre a tutti i nuovi vestiti che Draco aveva insistito che comprasse, tutto il suo salotto era pieno di giocattoli in cui rischiava di inciampare e distruggersi qualche osso.
«Harry!».
Aveva il viso colmo di schiuma da barba e cercava di impugnare il rasoio senza lacerarsi la guancia, ma il costante richiamo del suo nome lo distraeva.
«Te lo giuro Harry, se non vieni qua, ti uccido!» nonostante la voce provenisse dal salotto, poteva sentire i lamenti in modo decisamente troppo chiaro.
Non poteva nemmeno radersi in pace.
Si era quasi pentito di aver detto a Hermione che avrebbero tenuto a casa loro la piccola Rose e il piccolo Hugo mentre lei aiutava Pansy, soprattutto perché non immaginava che per i preparativi di un matrimonio ci volesse così tanto tempo.
«Dimmi, Draco, dimmi» rispose esasperato tornando in salotto sbarbato solo per metà.
Trovò Draco seduto a terra in preda al panico, mentre cercava di tenere lontano quel piccolo esserino di due anni che era Hugo.
Rose dipingeva tranquilla distesa poco più in là, ricordandogli incredibilmente Hermione alle prese con un libro e quindi totalmente isolata dal resto del mondo.
La invidiava in quel momento.
«Sta provando ad abbracciarmi!» rispose Draco come se quel bambino fosse una pericolosissima Acromantula pronta per morderlo.
Gli occhietti azzurri del figlio di Ron – identico a lui – erano vispi e sorridenti, come la sua bocca, tirata in una tenera smorfia che avrebbe fatto impietosire chiunque, tranne Draco Malfoy, l’unico con seri problemi di gestione delle emozioni.
Harry non capiva se il suo fidanzato fosse realmente serio, così oltre a sbuffare sonoramente, facendo volare per terra un po’ di schiuma da barba, scoccò un’occhiata irata al biondo e tornò nel bagno a finire il lavoro che aveva cominciato prima dell’ennesima interruzione.
Era ancora presto ma la giornata prometteva una temperatura primaverile a tutti gli effetti, non vedeva l’ora di uscire da quella casa e di ritrovarsi insieme con gli altri e, soprattutto, che Hermione tornasse a prendersi i suoi figli.
«Ti mancheranno dopo…» disse al suo riflesso nello specchio, tagliandosi il mento.
Recuperò velocemente la bacchetta e dopo un piccolo incantesimo tutto era tornato come prima, forse sarebbe riuscito a non uccidersi prima della fine della giornata.
La vedeva dura.
 
Neppure nei suoi più rosei sogni poteva immaginare che Hermione si sarebbe presentata di lì a pochi minuti dopo la sceneggiata di Draco, soprattutto usando la porta.
Da due mesi a questa parte nessuno si prendeva più la briga di avvisare, così lui e Draco si erano trovati costretti a sigillare la porta per ovviare a qualche visita durante qualche momento intimo…
Quando uscì dal bagno senza più quel velo di barba che Draco lo aveva costretto a togliersi, trovò lui e Hugo finalmente abbracciati, la cosa più sorprendente era la faccia del fidanzato contorta in smorfie ben poco serie per far divertire il bambino.
Con sollievo constatò che il suo intento andava a buon fine.
«Oh Harry, grazie mille» l’amica entrò di corsa abbracciandolo velocemente e correndo verso i figli, stupendosi anche lei di vedere quei due bambini – Draco non poteva essere chiamato in modo diverso – che si sbellicavano dalle risate sotto l’occhio attento di Rose che si era alzata per salutare la mamma.
«Come sta Pansy?».
«In preda al panico. Ha minacciato la povera parrucchiera Babbana e l’ha costretta a rifare l’acconciatura da capo… sto seriamente prendendo in considerazione l’idea di usare un Imperius».
«Non funzionerebbe lo stesso… dille che tra poco arrivo anche io».
Harry ascoltò distrattamente la conversazione tra gli altri due, impegnato com’era a tirare fuori dall’armadio gli abiti che avrebbero dovuto indossare.
«Bene ragazzi, ci vediamo lì tra un paio d’ore. Scappo! Dai bambini tutti dentro al camino!».
Le tre figure scomparvero in una nuvola verde, mentre Draco si alzava da terra e si avviava verso il fidanzato.
«Finalmente soli…» conosceva quello sguardo e anche quella voce così suadente…
«No Draco, non abbiamo tempo!» si rifugiò in camera, scappando dal fidanzato assatanato per i tre giorni di astinenza forzata.
Ne uscì dieci minuti dopo fasciato perfettamente nel suo abito, con la cravatta slacciata: il nodo era rigorosamente compito di Draco.
«Per questi capelli non possiamo fare nulla vero?» chiese pur conoscendo già la risposta mentre sistemava la cravatta che aveva scelto per lui.
«Sei bellissimo Harry».
Un piccolo e delicato bacio a fior di labbra e Harry era finalmente pronto.
«Vado a prendere Dominic. Sì, sto attento a non sporcarmi…».
«T–».
«Sì, tra un’ora ci vediamo lì!».
Conosceva a memoria le sue mille raccomandazioni, e sapeva quanto il compagno odiasse quando finiva le frasi per lui.
«Potter! Taci per Merlino!» i capelli spettinati e la faccia arrossata fecero pentire Harry di aver promesso a Dominic di passare a prenderlo a Hogwarts, invece di dedicare il tempo a disposizione a spettinarlo ancora di più.
«Ti amo Potter, questo dovevo dirti! Ora vattene prima che ti affatturi!».
Se ne andò ridendo, schivando, per poco, un pezzo del trenino di Hugo.
 
 
Se qualcuno avesse predetto una situazione del genere, nessuno – Harry compreso, seppur abituato alle cose più strane – ci avrebbe creduto.
Seduto su quelle comode sedie, guardava il fidanzato vicino all’altare spiccare tra tutte le teste rosse accanto a lui.
Nonostante indossasse lo stesso vestito di Blaise, Draco era di una bellezza disarmante.
«Harry, anche se io sono maggiorenne, ti ricordo che ci sono dei bambini in sala».
Dominic stava per finire il suo settimo anno, deciso a percorrere la strada di Auror; con il passare del tempo i due avevano consolidato ancora di più il loro rapporto, e il ragazzo stava sempre attento a non mostrarsi troppo confidente con il suo professore durante le lezioni, facendo ancora fatica a dargli del tu, ma dopo varie sollecitazioni da parte di Harry, quel piccolo scalino stava per essere superato.
Proprio per quel motivo ricevette un sonoro scappellotto dal suo fratello-professore, diventato paonazzo per la sua affermazione.
Certo, non vedeva l’ora di strapparglielo quel vestito… ma non pensava si notasse in quel modo.
«Parli di me… guarda com’è preso Neville!».
L’amico era nella stessa identica situazione di Harry.
Addirittura accaldato, Neville cercava in tutti i modi di allentarsi il nodo della cravatta, sotto lo sguardo severo di Blaise, anche lui vicino all’altare di fronte a Bill e George.
«Il professor Paciock ed io non abbiamo tutta questa confidenza… ma, se non lo fermi, rischia di soffocare!» sussurrò al suo orecchio divertito lanciando qualche occhiata verso la sua sedia.
Seduto in prima fila, davanti a loro, Ron se la rideva di gusto, attento a non perdere nessuno scambio di battute tra i due, mentre Hermione e Molly – tanto simili quanto inquietanti – cercavano di farlo smettere.
«Oh! Arriva, arriva!».
Hermione si alzò dalla sedia tutta eccitata, voltandosi verso la porta della sala, attendendo che Pansy la varcasse.
Con un colpo di bacchetta di George la musica si sparse nell’aria, zittendo tutti i presenti e facendo agitare Charlie e colorare di rosso le sue orecchie, un altro segno distintivo di quella grande e particolare famiglia.
Sentì Molly lamentarsi a voce bassa per quei rossi capelli ancora lunghi e quell’orecchino onnipresente, prima che scoppiasse in lacrime al passaggio della sposa accompagnata da suo padre.
Pansy era splendida, ancora più bella grazie all’emozione che le facevano brillare gli occhi scuri.
Si sistemò il velo che Hermione le aveva regalato e subito allungò la mano verso il suo futuro marito, che con l’altra libera accarezzò il suo ventre appena accennato in cui cresceva un altro piccolo Weasley, frutto di un amore alquanto particolare e sorprendente.
Anche in mezzo a tutta quella gente, spettatori di un amore meraviglioso nato dal nulla, Harry e Draco non potevano fare a meno di cercarsi, spinti da quel richiamo che il loro cuore emetteva quando erano distanti.
 
«Sai Potter, credo che questa casa abbia bisogno di un tocco di eleganza» due anni dopo aver finalmente abbandonato la lotta e aver ammesso che non si potevano più dividere, Draco aveva espresso il desiderio di abitare finalmente insieme, nonostante passasse cinque giorni alla settimana più il weekend a casa di Harry e si arrabbiasse quando il moro gli faceva notare che, alla fine, era come se abitassero già insieme.
Però Draco voleva un invito ufficiale, che Harry gli fece la sera stessa a cena, rendendolo l’uomo più felice del mondo.
«Sei la cosa più bella che mi sia capitata».
 
Abbandonò i ricordi con un sorriso, tornando alla cerimonia, combattendo con la voglia di emozionarsi e quella di ridere mentre osservava Draco impegnato a non perdere le lacrime che gli offuscavano gli occhi, fallendo miseramente un attimo dopo e accettando il fazzoletto che Blaise aveva già prontamente preparato.
La sua migliore amica di stava sposando, e lui era lì per essere il suo testimone, per essere uno scrigno della loro promessa.
Aveva accettato in maniera quasi diplomatica la loro storia, nonostante continuasse a sottolineare che quell’uomo era un Weasley con i capelli rossi e le lentiggini, aggiungendo però a suo favore che era un Purosangue, e non un Babbano qualunque che Pansy aveva minacciato di sposare se non avesse incontrato l’amore della sua vita.
Alla fine, però, l’aveva trovato e stava per legarsi a lui.
 
Si levò un grande applauso quando Shacklebolt pronunciò le ultime parole e i fili dorati si arrampicarono su per le loro mani intrecciate, seguito poi da vari fischi e risate quando i due, finalmente, si baciarono.
Era già stato ad altri matrimoni magici, però si stupiva ancora quando vedeva calici e bottiglie di Champagne svolazzanti e la torta che cantava cambiando colore.
Non vedeva l’ora di sedersi e finalmente mangiare insieme agli amici più cari e al suo fidanzato, che ancora cercava di nascondere gli occhi rossi.
«Dom andiamo, su…» si girò per cercare il ragazzo, ma lui era già scomparso da un pezzo, senza che lui se ne rendesse conto.
«Si è alzato subito appena finita la cerimonia, guarda: è lì» Neville l’indicò pochi metri più in là, impegnato a flirtare con una delle bellissime cugine di Pansy, che ricambiava le attenzioni senza pensarci un attimo.
«Si sono guardati per tutto il tempo. I Serpeverde non cambiano mai» aggiunse infine l’amico allontanandosi per ritrovare Blaise.
 
«Hai un capello fuori posto» si era avvicinato a lui alle spalle, sussurrando al suo orecchio a voce bassa e godendo del piccolo salto che fece e della prontezza che ebbe per far comparire un piccolo specchio e controllarsi i capelli.
«Non è vero! Non farmi mai più uno scherzo del genere!».
Vide Draco mettere il broncio, cercando di mantenerlo a lungo senza ridere.
«Vieni, andiamo a ballare».
«Attento a non pestarmi i piedi» lo prese per mano e lo accompagnò in pista.
Lo stringeva forte a sé mentre Harry accarezzava la sua schiena e dondolava lentamente sul posto prima di sentirlo irrigidirsi improvvisamente. Quando riaprì gli occhi vide al di là della sua spalla Ginny che passava con Dean e che lo salutava con un piccolo sorriso.
Dopo aver ricambiato tornò ancora una volta a leggere tra le pagine della memoria, sapeva che a Draco faceva ancora paura quella situazione; a nulla servivano le sue sicurezze.
 
«Ti è arrivato un gufo. Devi dirmi qualcosa?» una normale colazione stava per diventare un disastro.
La cucina sembrava essere una succursale dell’inferno, con Draco a capo.
«Visto che lo avrai già letto, dimmi di chi era».
«Dovresti saperlo, Potter».
Brutto segno. Terribile.
Il cognome da un anno a quella parte lo utilizzava soltanto per minacciarlo o, nei peggiori dei casi, quando era incazzato nero.
Harry era certo che si trattasse della seconda possibilità.
Dovette farsi violenza per cominciare a pensare a tutto ciò che gli era successo durante le ultime settimane e poi, come un fulmine a ciel sereno, ecco la verità.
Ginny gli aveva scritto pochi giorni prima, voleva un incontro, un ultima opportunità per farsi perdonare.
Sapeva bene che da un anno a quella parte tutto andava a gonfie vele con Draco, e lui, a sua volta, sapeva che con Dean era ormai tutto sistemato.
Non ci vedeva niente di male nel parlare con lei; quello che pregustava già una catastrofe era Malfoy.
Per quello aveva deciso, sbagliando, di tenerlo all’oscuro di tutto, pensando fosse meglio raccontare tutto a incontro avvenuto.
«È solo un incontro Draco, ti prego. Non te l’ho detto per questo…» lasciò cadere la forchetta, la fame era ormai scomparsa.
Draco restava immobile con lo sguardo tagliente e la bocca serrata, non fiatava.
«Anche con me era solo un incontro, guarda dove siamo ora».
Non provò neppure a ribattere, chiudendo la bocca e passandosi una mano tra i capelli mentre Draco si alzava senza un minimo rumore e si rifugiava sotto la doccia e se ne andava poco dopo.
Nonostante tutto andò a quella cena e, sotto certi aspetti, non se ne pentì; il rapporto con Ginny era sempre stato molto particolare, ma avevano bisogno di una tregua, riuscire ad avere almeno un rapporto civile. Solo per Molly ed Arthur.
Quando tornò a casa trovò Draco seduto in salotto al buio, fermo immobile come quella mattina.
«Draco…»
«Io ti amo Harry. Mettitelo in testa».
Lo sapeva già, gliene dava prova ogni santissimo giorno che passavano assieme, ogni meraviglioso sguardo che gli rivolgeva con quei due occhi strabilianti, però… però sentirselo dire era il regalo più bello del mondo.
Draco Malfoy lo amava, era riuscito finalmente ad ammetterlo.
Lasciò a terra la giacca e corse verso di lui, coprendolo con il suo corpo e baciando le labbra che avevano appena pronunciato quelle tre meravigliose parole.
 
Gli sposi scomparvero dopo alcune ore e gli invitati cominciavano a tornare alle proprie case, nessuno di loro però aveva intenzione di alzarsi da quel posto.
«Neville! Ricordati che c’è un nostro studente seduto qui!» gridò Harry con gli occhi fuori dalle orbite per la domanda imbarazzante gli aveva appena rifilato.
«Nev, smetti di bere» prontamente Blaise allontanò uno dei tanti calici che aveva bevuto, perdendosi ad ammirare lo sguardo da cucciolo che gli dedicò per poi ridere insieme agli altri.
«Beh io andrei comunque… sapete… Ruthie mi sta aspettando…» il ragazzo si alzò allontanandosi da quel rumoroso tavolo per andare verso la giovane, bionda e avvenente signorina che lo stava aspettando.
«Dominic Wells!».
Gli aveva accordato il permesso di passare la notte a Grimmauld Place, raccomandandosi che tornasse presto a Hogwarts per non far arrabbiare la McGranitt.
«Dimmi…» ripose con un fil di voce guardando Harry in piedi con le mani sui fianchi.
«Non fare tardi! Ho detto a Kreacher di dirmi a che ora torni!» guardò il ragazzo annuire e ricominciare a camminare, poi si rese conto che Draco ed Hermione lo stavano fissando divertiti.
«Che c’è?».
«Lo sai vero che se la porterà a casa…» rispose Draco con un ghigno dipinto in volto.
«Harry… dov’è finito il tuo animo Serpeverde in questi anni?» esclamò Hermione ridendo mentre cercava di allontanare la bottiglia di Whiskey dal marito, conciato per le feste quasi quando Neville.
«Ho dato fondo alle scorte per questo qui!» disse indicando Draco accanto a lui impegnato a levarsi la giacca dalle spalle e restando in camicia che aveva poco tempo prima aperto sul petto.
Non passò molto tempo prima che tutti quanti si alzassero e tornassero alle proprie dimore, cosa che fecero anche Harry e Draco dopo aver salutato gli amici, o quello che ne restava.
 
Aveva preparato tutto alla perfezione quella mattina, mentre Draco giocava con i bimbi di Hermione.
Voleva che fosse una cosa semplice, che ricordasse un po’ il loro inizio.
Fecero l’amore quella notte, con dolcezza e tanta passione, quella che a distanza di anni ancora doveva abbandonarli.
Ancora nudi e accaldati ripercorrevano la giornata, ridendo per i buffi vestiti che alcuni parenti avevano e per la longevità di zia Muriel, ancora viva e vegeta che aveva rincorso Draco per dargli un buffetto sulla guancia.
Era l’unico biondo che aveva preso in simpatia.
«Non sapevo più dove nascondermi!» continuava a raccontare Draco mentre accarezzava il collo di Harry e passava a giocare con una ciocca di capelli, però Harry era distante, e Draco poteva sentire il battito del suo cuore accelerare appena ad ogni respiro che faceva.
«Harry, che cos’hai?».
Ma Harry non rispondeva, continuava a guardare fuori dalla finestra aperta, da cui entravano delle leggere folate di aria fresca che scompigliava i capelli ad entrambi e faceva rannicchiare Draco ancora di più addosso a Harry.
 
Ci metteva troppo, lo sapeva che non poteva fidarsi di lui, che lo aveva odiato fin dal primo momento in cui lo aveva conosciuto…
Poi, finalmente, Muninn entrò planando dalla finestra, appoggiandosi alla testiera del letto e lasciando cadere vicino a Draco una busta.
Harry si mosse nervoso sul letto, cercando di sedersi composto mentre Draco lo guardava accigliato e senza riuscire a capire che cosa diavolo stesse succedendo e perché il suo barbagianni era nella loro stanza da letto.
«C’entri qualcosa tu?» chiese assottigliando lo sguardo e dando un buffetto al pennuto che se ne andò poco dopo beccando Harry sulla sommità della testa.
Vide il fidanzato prendere un respiro profondo e tirarsi il lenzuolo fino al mento, coprendosi mezza faccia. «F-forse».
Harry chiuse gli occhi mentre sentiva il rumore della carta che si strappava.
Non aveva il coraggio di guardare, lasciò che fosse Draco a decidere.
«Per Salazar Harry… tu…»
Finalmente trovò il coraggio per aprire le palpebre, restando sempre coperto fino al naso, beandosi poi dello sguardo di Draco colmo di lacrime.
«Sì Harry, …» rispose tutto d’un fiato, facendo gonfiare il cuore di gioia ad Harry.
Si nascose insieme con lui sotto il lenzuolo, ridendo e arrendendosi alle lacrime, mentre Harry ancora incredulo lo baciava ovunque, sul volto, sulle labbra, sugli occhi umidi… sul dito in cui aveva indossato quel piccolo anello chiuso insieme a quella busta.
Fu una delle notti più belle della loro vita, una delle tante che avrebbero passato insieme, una di quelle impossibili da dimenticare.
Un’ultima folata di vento entrò in quella camera, prima che la finestra fosse chiusa con un incantesimo, e quel piccolo foglietto cadde a terra rivelando la sorpresa.
Al centro del piccolo pezzo di pergamena, scritto con grafia tremolante e disordinata, spiccava una sola e chiara parola:
 
Sposami.


















 
_______
Vi metto tutta la poesia, merita di essere letta (con la storia non ci azzecca molto, se non l'amore con cui è stata scritta... Montale la dedica alla moglie, quasi completamente cieca, ormai scomparsa. Ma è struggente, e si può adattare a qualsiasi situazione, secondo me... per esempio, a me fa pensare ai miei genitori, e all'amore che provo per loro... leggetela e provate ad ascoltare il cuore):

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale 
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. 
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. 
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono 
le coincidenze, le prenotazioni, 
le trappole, gli scorni di chi crede 
che la realtà sia quella che si vede. 

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio 
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più. 
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due 
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, 
erano le tue.

(Eugenio Montale)



Bene, pensavo venisse più lungo, ma comunque con questo posso dire che è UFFICIALMENTE finita.
È la prima, primissima long che porto a termine... credo sarà anche l'ultima... è bruttissimo abbandonarla, non scrivere più di loro due...
non sono i miei personaggi, sono della Santa Subito Rowling, però... mi mancheranno!
Cosa posso dire? Ho preferito evitare scenate, urla e pianti per la scena del loro incontro... secondo me è stato il modo migliore, per entrambi, per spiegare cosa provavano... dall'inizio della storia si girano intorno... e come dice Draco... Hanno tempo per parlarne.
Già già già... come ben sapete l'ultima frase è quella tratta dall'ultima pagina dell'ultimo libro di HP (T.T).
Torniamo a loro... il salto di quattro anni... avevo pensato di raccontare il dopo di quel pomeriggio, invece ho preferito dare spazio alla vostra di immaginazione, pensateli come volete: impegnati in un secondo round di lotta tra le coperte, in un duello, in grida e piatti rotti... come meglio preferite.
Io me li immagino semplicemente distesi e abbracciati, consapevoli di essersi già detti tutto in quelle lettere... erano pur sempre loro a scriverle.
Ho scelto il matrimonio di Pansy... con Charlie. Ehm... mi ispira troppo quella coppia :D
E come ultima cosa... magari anche scontata... la richiesta di matrimonio.
Io amo Draco e Harry sposati, c'è poco da fare, però non sarei in grado di scriverne, quindi... continuo ad immaginarli, facendomi bastare i pochi istanti della singolare richiesta (tramite lettera, proprio come tutto è cominciato).


Ho scritto abbastanza direi... spero veramente che vi sia piaciuta fino alla fine, che non vi abbia deluse e che sia riuscita a trasmettervi qualcosa mentre la leggevate.
Vi ringrazierei una ad una, ma ci metterei troppo...
ci tengo a dirvi che mi avete fatto amare ancora di più questa storia, con tutti i vostri commenti, le vostre visualizzazioni... siete in 70 persone, in tutto, a seguirepreferirericordare questa storia, non sarà un gran numero per alcune, magari abituate a molto di più... ma per me è un traguardo meraviglioso, mai raggiunto prima... e che mi rende veramente felice.
Quindi GRAZIE per ogni singolo piccolo incoraggiamento.
Spero di rivedervi presto, magari con un'altra piccola storiella...
Fatemi sapere qualcosa, è la fine, ci tengo.

Vi abbraccio forte fortissimo.
  
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