Anime & Manga > Vampire Knight
Segui la storia  |       
Autore: Yunalesca Valentine    12/11/2013    3 recensioni
Nella “gerarchia” dei vampiri, oltre alle classi note da tutti, vampiri e non, vi è anche un’altra categoria, meno diffusa ma comunque presente: quella dei Dampyr; figli nati da un vampiro e da un umano.
Ed alla Cross Academy si trasferisce una persona che appartiene a questa “categoria”, anche se ancora non sa di appartenervi. Se mai scoprirà la sua vera natura, tutto dipenderà dalle sue azioni. Dopotutto, non sempre la verità viene a galla.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
VK33

Capitolo XXXIII

The Unchangeable Fate

 

 

Fuori dalla stanza in cui Aura si trovava, non molto distanti dall’edificio – il vecchio Moon Dorm – si trovavano Zero, Zephyr e Rossana, tutti e tre acquattati dietro gli alberi, intenti a scrutare i dintorni.

«Sebastian è là dentro. Potrei scommetterci, ma non lo faccio, visto che sono sicuro che lui sia là» disse Zephyr con gli occhi puntati sul portone d’ingresso.

«Allora cosa facciamo?» chiese Rossana. «Non possiamo mica stare qui in attesa che lui si accorga della nostra presenza!». Non ottenendo risposta da Zephyr né da Zero, si voltò proprio verso quest’ultimo. «Cos’hai, Zero?».

Zero aveva la fronte aggrottata e una mano serrata sul braccio sinistro, come se si stesse trattenendo. «Nulla» rispose.

«Stai mentendo, si vede benissimo».

«L’hai notato anche tu, vero?» domandò Zephyr.

Zero annuì. «Sebastian ha fatto la sua mossa».

«Di cosa state parlando?» chiese loro Rossana, guardando prima l’uno e poi l’altro.

I due interpellati rimasero silenziosi, poi Zero decise di rispondere: «Aura è stata morsa».

Quella sola frase fece capire tutto a Rossana, che si voltò verso Zephyr, il quale aveva una mano serrata a pugno.

«Siamo arrivati tardi, allora!» esclamò Rossana.

«No» rispose Zephyr a bassa voce, troppo bassa per poter essere udito.

«Lo sapevo che non avremmo dovuto prendere un giorno per prepararci. Prepararci per cosa, poi? A perdere in partenza?».

«No».

«Avremmo dovuto semplicemente entrare là dentro e farla finita senza tante cerimonie! Perché…?!».

Zephyr chiuse a pugno anche l’altra mano ed esclamò: «Respira e chetati!».

Rossana rimase con la bocca spalancata, giacché era stata interrotta e le parole le si erano fermate a metà gola, e guardò Zephyr con gli occhi spalancati dalla sorpresa; anche Zero lo guardò un po’ stupito: entrambi non lo avevano mai sentito urlare, tantomeno l’avevano visto serio. Dopotutto, Zephyr non si era mai comportato a quel modo, nemmeno durante il processo o quando si era ritrovato a dover fare i conti con i trecento anni di servizio presso i Crowe come pena.

«L’unica cosa che possiamo fare è entrare e affrontare quel che ci attende. Altro non possiamo fare» concluse Zephyr, assumendo una posa meno tesa.

«Allora andiamo» disse Zero, incamminandosi per primo, seguito da Zephyr e poco dopo da Rossana, che rimase in silenzio.

Giunti dinanzi l’ingresso, trovarono il portone aperto e nessuno ad attenderli nell’atrio: Sebastian aveva deciso di farli giocare alla caccia al tesoro.

«Non mi piace. È stato troppo facile entrare» dichiarò Zero, scrutando le due rampe di scale di fronte a lui.

«Concordo» disse Zephyr.

«Propongo di dividerci» esordì Rossana, ora che aveva ritrovato la parola.

Gli altri due si voltarono verso di lei, scettici nei confronti della sua proposta.

«So che non vi piace, ma non ci restano altre opzioni decenti».

«Allora diamoci una mossa e facciamolo» disse Zero, avviandosi verso una delle due rampe di scale e iniziando a salire.

Zephyr e Rossana rimasero dov’erano a guardarlo, finché non sparì dietro l’angolo del corridoio sulla destra. Dopodiché si scambiarono un’occhiata d’intesa e presero due direzioni diverse: Rossana a sinistra e Zephyr a destra.

Zephyr controllò rapidamente tutte le stanze sul lato destro del corridoio senza ottenere alcun risultato; passò a quelle sulla sinistra e, mentre controllava la terza stanza, la porta si chiuse di scatto alle sue spalle. Tentò subito d’aprirla, ma non vi fu niente da fare: era chiusa da una forza che lui conosceva bene, e non da un semplice giro di chiave nella serratura.

«Sebastian…» disse a denti stretti, adirato.

Nel corridoio opposto, intanto, Rossana si apprestava ad esaminare l’ultima stanza, col sentore che anche in quella non vi avrebbe trovato Aura e che sarebbe stato l’ennesimo buco nell’acqua, da dove non avrebbe cavato nemmeno un girino. Aprì la porta e fece qualche passo avanti, scrutando l’interno della stanza; l’illuminazione non era sufficiente abbastanza per farle vedere bene, e la corrente elettrica lì era davvero un optional. Ma senza luce o no, nulla cambiava il fatto che anche quello non fosse il posto giusto.

Rossana si voltò con l’intenzione di andarsene, ma la porta si chiuse di scatto e lei si fiondò inutilmente sulla maniglia nel tentativo d’aprirla.

«Porta infame…!» imprecò Rossana, colpendola con la punta dello stivale destro. «Sebastian, aspetta solo che io esca da qui!».

Un lieve fruscio, proveniente alle sue spalle, la fece voltare di scatto. D’istinto portò una mano sull’elsa dello stocco e lo sfoderò, giusto in tempo per vedere una mano guantata posarsi sopra la lama e chiudersi. Rossana alzò lo sguardo e il volto che vide le fece spalancare la bocca dalla sorpresa.

«Tu non eri… morto?» formulò Rossana, superato lo shock momentaneo.

«Ero morto» la corresse una voce maschile, appartenente alla persona la cui mano era ancora ferma saldamente sulla lama.

Rossana fece per allontanare la spada, ma l’uomo la trattenne e si sporse in avanti, rendendosi più visibile e lasciando la presa sullo stocco nell’esatto momento in cui Rossana oppose resistenza di nuovo, facendole perdere per poco l’equilibrio.

«Tu dovresti essere morto, Blake Crowe» proferì Rossana, ora impugnando lo stocco con entrambe le mani.

Blake distese le braccia e aprì i palmi, coperti da dei guanti neri, così com’era il resto del suo abbigliamento dalla testa ai piedi, e lasciò che Rossana potesse studiarlo da cima a fondo.

«Hai detto bene: dovrei essere morto. E invece sono qui, proprio di fronte a te, mia cara nipote» disse Blake, abbassando le braccia. «Ma perché mi chiami con tanto di nome e cognome? Mi disprezzi così tanto da trattarmi come un estraneo?».

Rossana corrugò la fronte. Aveva di fronte a sé suo zio, colui che era diventato un vampiro e che era stato eliminato per mano di Alexander, e tutto sembrava, fuorché morto. Blake era in apparenza simile a Thomas, suo fratello e padre di Rossana, solo che il suo occhio sinistro, anziché essere verde, era grigio.

«Vuoi sapere la verità?» fece Rossana, seria. «Sì, ti disprezzo, ti odio. E non sono l’unica».

Blake posò la mano destra sul gomito sinistro. «È la stessa cosa che mi disse tuo fratello quando mi uccise, lo sai? Chi l’avrebbe mai detto che i miei nipotini si assomigliassero più di quanto apparissero?» sorrise, mostrando i canini.

In quel momento Rossana sentì le mani prudere. Che Alexander avesse fallito nell’eliminare Blake? No, non era possibile, ma allora come si spiegava il fatto che adesso fosse di fronte a lei, esattamente come appariva in quei pochi ricordi di lui che aveva?

«Tu sei morto» pronunciò, questa volta più per convincersi che così fosse.

Blake emise un debole sospiro. «Perché, Rossana, continui a negare l’evidenza? Tuo zio – il sottoscritto – è qui di fronte a te…».

Rossana lo guardò storto, prima di gettarsi contro di lui e vedere il suo attacco schivato con tanta facilità. Blake fece per dirle qualcosa, ma lei non gli diede il tempo di aprir bocca e lo attaccò di nuovo, riuscendo a colpirlo al braccio sinistro, lacerando il tessuto del mantello nero.

«Vedo che sei diventata piuttosto brava a combattere… Mi complimento con te, nipote».

«Chetati e combatti… zio» fu l’ultima cosa che disse Rossana, prima di iniziare un duello serrato contro Blake.

Con Rossana alle prese con il redivivo zio e Zephyr intrappolato in una stanza, solo Zero era l’unico in grado di salvare Aura, adesso. Il vampire hunter aveva già controllato il corridoio di destra, ed ora si stava occupando dell’altro; alla fine si ritrovò davanti alla porta della stanza dove si era tenuto tempo prima il processo. Questo gli fece capire, senza ombra di dubbio, che Sebastian doveva trovarsi lì con Aura, proprio nel luogo dove aveva perso per la prima volta.

Zero spalancò la porta, scoprendo che l’interno della stanza, nonostante non fosse grande quanto quelle del Moon Dorm attuale, era stato ristrutturato completamente partendo dal pavimento, che ora era di piastrelle color panna, fino ad arrivare al soffitto, verniciato di bianco e stuccato a dovere; l’arredamento, invece, era del tutto assente, tranne che per un altare rettangolare di marmo in fondo alla stanza, dove vi era adagiata un’addormentata Aura. Di Sebastian non vi era nessuna traccia, come se non si trovasse in quel luogo, ma Zero era sicuro che fosse lì, altrimenti sarebbe stato davvero fin troppo facile.

A passo lento Zero si diresse verso l’altare, solo per veder apparirgli Sebastian di fronte quando mancavano pochi passi fra lui e Aura. Il purosangue aveva stampato in faccia il suo sorriso inquietante, dietro al quale Zero vi poté leggere anche una punta di divertimento. Per lui era tutto un gioco, fu la conclusione a cui giunse il vampire hunter: un gioco di cui tutti, nessuno escluso, erano i pezzi.

I due vampiri si fissarono a vicenda, poi Sebastian prese la parola: «Sei giunto fin qui, e qui resterai».

«Nella stanza dove hai perso il titolo di “Avvocato del Diavolo”? Ne dubito» replicò Zero.

Quella frase sembrò sortire un qualche effetto, giacché Sebastian smise di sorridere.

«Ho toccato un tasto dolente, per caso?» chiese sarcastico Zero.

«Se devo essere sincero, sì» gli rispose Sebastian, sorprendendolo. «Ma ora come ora non ha molta importanza: ho trovato qualcosa di più importante e prezioso».

L’angolo sinistro delle labbra di Zero curvò all’insù, risultando in una smorfia. «Queste parole, dette da uno come te, un vampiro, suonano false in una maniera incredibile» disse, estraendo la Bloody Rose.

«Lo stesso si può dire di te, Kiryu-kun. È inutile che ti ostini a voler tentare di recidere ogni legame con quello che sei: non puoi negare la tua natura».

Zero ridusse gli occhi a due fessure e alzò il braccio, puntando la pistola in direzione di Sebastian, che si portò due dita sulla fronte ed emise un debole sospiro.

«Che hai da sospirare?» gli chiese Zero.

«Nulla, solo che mi dispiacerebbe eliminare una persona cara alla mia Aura».

Alla parola “mia”, Zero ebbe un fremito alla mano con cui impugnava la Bloody Rose. «Non parlare di Aura come se fosse una tua proprietà».

«Oh, ma invece lo faccio eccome, dato che lei è una mia proprietà… Dal preciso momento in cui l’ho morsa».

«Adesso basta. Stai zitto e muori» chiuse il discorso Zero, sparando a Sebastian, il quale rimase immobile dov’era per poi spostarsi all’ultimo, facendolo irritare.

Iniziò così uno scontro che vedeva Zero ad attaccare e Sebastian a difendersi, in quanto si limitava semplicemente a schivare e deviare i proiettili della Bloody Rose, come se stesse prendendo tempo o si stesse limitando semplicemente a giocare col povero vampire hunter, che stava iniziando a perdere precisione nei colpi, dato il nervoso che aveva.

I due continuarono a quel modo fino a che i proiettili di Zero mancarono Sebastian senza che lui si muovesse per schivarli, ma quest’ultimo aveva gli abiti lacerati in più punti, visto che qualche volta era stato colpito, anche se alla fine si era spostato sempre in tempo per evitare di esser ferito.

«Non ce la fai già più? Mi deludi» lo derise Sebastian.

«Fa’ silenzio, codardo».

«La mia non è codardia. Hai mai sentito parlare di “schivare gli attacchi nemici”? Eppure dovresti… Dopotutto è una nozione basilare del combattimento».

«Non accetto richiami di questo tipo: so come si combatte» ribatté Zero, impugnando la Bloody Rose con entrambe le mani.

«Allora mostrami quello che davvero sai fare, se sei convinto di saper combattere. Aura ha bisogno di qualcuno che sia in grado di proteggerla, e non di qualcuno che non è nemmeno capace di impugnare a dovere un’arma» lo istigò Sebastian.

Zero incassò tale frase dispregiativa e riprese ad attaccare il purosangue, che continuò a trovare divertente l’intera situazione. Mentre i due erano intenti nel loro combattimento, il rumore provocato dagli spari di Zero arrivò chiaro e forte alle orecchie di Aura, che aveva iniziato a risvegliarsi dall’ipnosi di Sebastian. Quest’ultimo, resosi conto di ciò, si distrasse per un istante, sufficiente abbastanza affinché un proiettile della Bloody Rose lo colpisse alla spalla sinistra, immediatamente coperta da una mano, ma non prima che Sebastian contrattaccasse e ferisse Zero al fianco destro.

I due vampiri stavano perdendo sangue dalle ferite ricevute, e sia l’odore che la sua vista fecero svegliare del tutto Aura, che d’improvviso sentì la gola in fiamme come non mai. Portò entrambe le mani alla gola e la strinse, non volendo cedere alla sete; il suo sguardo incontrò prima quello di Sebastian, divertito e stupito, e lo maledisse, poi incrociò quello di Zero, dove vi poté leggere preoccupazione. Avrebbe voluto tanto che quello fosse solo un incubo e che lei in realtà stesse solo dormendo, ma purtroppo non era così. Quella realtà era più dolorosa di quanto avesse mai immaginato.

«Sai, l’ho lasciata un po’ a digiuno, quindi potrebbe essere affamata» disse Sebastian con nonchalance, come se la prospettiva di un giovane vampiro affamato come Aura non lo preoccupasse affatto.

«Hai fatto cosa?» esclamò Zero, guardandolo esterrefatto.

«Mi hai sentito bene».

Zero volse il suo sguardo in direzione di Aura per vedere in che condizioni si trovasse, constatando che ce la stava mettendo tutta per non lasciarsi sopraffare dalla sete; ma era solo una questione di poco tempo, prima che cedesse. Se quel che Sebastian aveva detto corrispondeva al vero, allora aveva anche meno tempo di quanto pensasse.

Si voltò di nuovo verso il purosangue, ma non era più lì. Cercarlo con lo sguardo fu inutile, dal momento che silenziosamente si era portato alle sue spalle e gli aveva puntato alla gola la katana.

«Non sono solito usare la mia spada, ma per questa volta farò un’eccezione» proferì Sebastian, prima di premere la lama violacea contro la gola di Zero e causargli un taglio piuttosto profondo. «Morire dissanguato per mano della persona a cui si tiene di più… Non ti sembra così romantico?» furono le sue ultime parole, che risuonarono all’interno della stanza con una risata inquietante di sottofondo. Poi Sebastian Thanatos sparì nelle ombre.

Dal taglio di Zero il sangue fuoriusciva veloce e senza il minimo accenno a voler smettere; questo fu sufficiente a far perdere ogni resistenza di Aura, che venne sopraffatta dalla sete e balzò giù dall’altare per gettarsi addosso a Zero, inchiodandolo al pavimento ormai rosso. Zero tentò di respingerla, ma notò con orrore che la Bloody Rose gli era scivolata dalle mani durante l’impatto con il duro e freddo pavimento e, quando il suo sguardo passò dalla mano vuota al viso di Aura, vide i suoi occhi cremisi illuminati da una luce inquietante e la bocca socchiusa coi canini ben visibili.

Le labbra di Aura si aprirono in un ghigno tipico dei Level E, poi si avventò sulla gola di Zero, partendo dal taglio che continuava a buttare sangue, per poi conficcare le sue zanne a pochi centimetri dalla giugulare e iniziare a succhiare il sangue con foga, tant’era che Zero le afferrò le spalle e tentò di spingerla via per farla smettere. In seguito qualcosa dovette scattare nella mente di Aura, poiché smise di dissanguare la sua prima vittima.

«Ze… ro?» pronunciò, col sangue che le gocciolava dalla bocca e le scendeva lungo il mento e il collo.

Zero sbatté le palpebre, sorpreso dalla ripresa di autocontrollo di Aura, e le posò una mano sulla guancia destra, riservandole un’espressione sollevata e un sorriso stanco. Una fitta di dolore e arsura all’altezza della gola gli ricordò dell’ingente perdita di sangue e il conseguente bisogno di recuperarlo; non aveva più forze e, anche se ne avesse avuto un briciolo, non si mai sarebbe azzardato a mordere Aura, l’unica persona presente oltre a lui, altrimenti si sarebbe ripreso, sì, ma lei no, portando alla replica di quanto accaduto poco prima.

D’un tratto la porta della stanza si spalancò, rivelando Zephyr e Rossana, che erano riusciti a liberarsi non appena la presenza di Sebastian e il suo potere se n’erano andati; i due, rimasti sconvolti per via del sangue che ormai era dappertutto ed era ben vistoso, dato il candore del pavimento, avanzarono verso Aura e Zero con cautela, pronti a dover difendersi nel caso in cui uno dei due avesse provato ad attaccare. A mano a mano che si avvicinavano, poterono notare che Zero non avrebbe rappresentato una minaccia, in quanto privo del tutto di forze: l’unica minaccia era Aura.

«Temo che ci toccherà combattere» disse Rossana rivolta a Zephyr.

«Io dico di no» rispose lui, con lo sguardo posato sulla figura ricoperta di sangue della sorella, che in quel preciso istante sollevò la testa e lo fissò di rimando.

A quel punto, Zephyr capì cosa avrebbe dovuto fare. Avanzò sicuro verso Zero e Aura, la quale lo squadrò per un istante, prima di stringersi a Zero come un animale che teme di vedersi sottrarre il proprio pasto, e rapido si portò alle sue spalle e la staccò dal sempre più debole vampire hunter, per poi farle perdere i sensi con un colpo ben assestato alla nuca.

Rossana gli corse in contro e gli chiese: «Non c’era altro modo?».

«Purtroppo no» le rispose, mentre posava a terra la sorella.

«Per quanto resterà incosciente? Sai, non vorrei ritrovarmi ad affrontarla di punto in bianco».

Zephyr corrugò la fronte. «Resterà così abbastanza a lungo da permetterci di fare quel che dobbiamo fare senza troppi problemi. Ma adesso, mentre tu tieni d’occhio lei, io mi occuperò di quella piaga d’un vampire hunter esangue: vederlo così dà fastidio alla mia vista».

Rossana si posizionò vicino ad Aura e chiese a Zephyr, prima che raggiungesse Zero: «Cos’hai intenzione di fare?».

«Non ti preoccupare. So quel che faccio» fu la sua risposta.

Zephyr raggiunse Zero e lo squadrò un attimo, constatando che era messo piuttosto male e avrebbe potuto rimetterci la pelle, se qualcuno non l’avesse aiutato seduta stante. Visto come versava la situazione, Zephyr decise di fare l’unica cosa che poteva esser fatta – che lui poteva fare – e s’inginocchiò accanto a Zero, il quale lo guardò dapprima confuso e poi sconvolto, quando lo vide ferirsi il lato sinistro del collo, da dove il sangue iniziò a uscire subito ma lento.

«Sbrigati, prima che il taglio si richiuda» gli disse Zephyr. «E sappi che non lo sto facendo perché mi preoccupo per te o della tua vita».

Zero volse la testa dall’altra parte, interrompendo il contatto visivo col sangue dell’altro, ma servì a poco, in quanto Zephyr, irritato dal suo gesto, lo fece voltare verso di sé e un po’ del liquido rosso gli finì sul volto, per poi passare vicino alle sue labbra.

Rossana, il cui sguardo passava da Aura alla schiena di Zephyr, non vide quanto accaduto prima, bensì solo Zero che si avventava sulla gola di Zephyr. In quel momento capì quanto le era stato detto prima e resistette all’impulso di fermare lo spettacolo che le si parava dinanzi; intanto Zero si era attaccato a Zephyr come una sanguisuga e, per quanto fosse arrabbiato con sé stesso per aver ceduto alla sete, non mostrava il minimo segno di voler staccarsi: solo quando Zephyr gli mise le mani sul torace e lo spinse con forza si staccò.

I due vampiri, entrambi ricoperti di sangue, si scrutarono a vicenda, prima di alzarsi in piedi e raggiungere Rossana ed Aura.

«Stai bene?» chiese Rossana a Zephyr, il quale annuì.

«Abbastanza» replicò lui, prima di avere un capogiro e ritrovarsi sorretto per un polso da Zero.

«Prima ti do una mano io, e ora sei tu a farlo…».

«Non ti ho dato una mano: ho semplicemente evitato che cadessi» replicò Zero, lasciando la presa sul polso dell’altro e permettendo a Rossana di occuparsi di lui, mettendogli un braccio intorno alla vita e sorreggendolo.

Dopodiché Zero prese si avvicinò ad Aura e la prese in braccio. «Andiamo».

Lui, seguito da Rossana e un indebolito Zephyr, uscì dalla stanza bianco latte e rosso sangue e infine dall’edificio stesso, trovando Kaname fuori ad attenderlo.

«Hai avuto fortuna, Kiryu-kun».

«Sicuro che sia solo quella, Kuran-senpai?».

«Se dovete scannarvi a vicenda verbalmente, rimandatelo alla prossima volta, ok?» s’intromise Rossana, seccata. Era stata una lunga nottata e non aveva la minima voglia di sentire e vedere quei due litigare com’erano soliti fare.

Zero sbuffò e sorpassò Kaname, che sorrise e disse: «Certo, ci scanneremo a parole la prossima volta. Vero, Kiryu-kun?».

«Ne riparleremo una volta pareggiati i conti con Sebastian Thanatos».

«Capisco».

Kaname lasciò che anche gli altri lo superassero, poi alzò lo sguardo sul vecchio Moon Dorm e lo osservò per un po’, prima di tornare sui suoi passi in direzione dell’attuale Moon Dorm, dove il resto della Night Class lo attendeva.

Dopo quella notte, che aveva reso immutabili le sorti di alcuni, Zero ed Aura non tornarono alla Cross Academy per un bel po’ di tempo, così come Rossana e Zephyr, e si erano stanziati presso Angela, la quale non poté fare a meno di rimanere sconvolta per quanto accaduto alla nipote.

I quattro, in conclusione, se n’erano andati dalla Cross Academy per prepararsi al futuro scontro con Sebastian, con cui avevano ancora un conto in sospeso; un conto che avrebbero pareggiato non appena si sarebbe presentata l’occasione giusta, la quale era più vicina di quanto potessero pensare.

 

 


Avevo detto che avrei aggiornato a Ottobre, ma tra una cosa e l’altra non ce l’ho fatta :/ In ogni caso, spero che quest’ultimo capitolo sia soddisfacente, per quanto possa essere aperto e concluda poco o niente.

Per quel che riguarda il seguito, vi posso solo dire che ci sarà. Niente date o altre informazioni; ho imparato che, almeno nel mio caso, è meglio non dire nulla, perché va a finire che creo delle aspettative che non posso soddisfare nell’immediato o comunque entro una fascia di tempo giusta… Di conseguenza, questo è quanto c’è da sapere: questa fic avrà un seguito, per ovvi motivi, la cui data di arrivo è ignota. Per sapere quando sarà pubblicata, basta spulciare di tanto in tanto (una volta ogni due mesi, se vi va xD) il mio profilo o dare un’occhiata nel fandom – anche se la seconda ve la sconsiglio, visto che cercare una fic in particolare è assai difficile, vista la marea che c’è .-.

Detto questo, ringrazio chi l’ha seguita, messa tra i preferiti e compagnia bella, e chi ha recensito! :D

Alla prossima (che non so quando sarà xD)!

Yuna.

 

P.S. Come ogni titolo di coda che si rispetti, non potevano mancare i credits: Thomas Crowe, Alexander Crowe, Rossana Crowe e Blake Crowe appartengono a Lena Mason.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Vampire Knight / Vai alla pagina dell'autore: Yunalesca Valentine