Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mignon    14/11/2013    3 recensioni
Harry e Draco lavorano insieme come Auror, gli antichi dissapori sono stati ormai superati e tra loro è nata una vera amicizia colma di complicità.
È un caso, che sono costretti a seguire, che porta tutti e due a rivedere la loro vita e le loro scelte; omicidi e rapimenti, coinvolgimenti emotivi e vari errori li accompagnano in un lungo anno di indagine.
Un lavoro difficile, un rapporto altrettanto complicato.
Resisterà?
-
Più informazioni nel Prologo.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Il trio protagonista, Kingsley Shacklebolt | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
_______________________________

Dovevo pubblicare lunedì, ma questo benedetto capitolo ha attentato alla mia vita parecchie volte. Non ce la facevo più, non voleva scriversi. 
Se trovate tanti errori è solo ed esclusivamente colpa mia e della mia fretta nel pubblicare per togliermelo dalle scatole.


Buona Lettura!


______________________________
 
 




 
C A R T E   I N   T A V O L A



"Temere la morte è far professione d'ateismo."
(Honoré de Balzac)







Famiglia "








 
I bar Babbani erano il loro rifugio segreto per quei momenti in cui desideravano fuggire da tutto il resto.
«No, voglio scoprire il movente».
«Sei sempre il solito, dobbiamo limitarci a prendere il bastardo e lasciarlo al Wizengamot, smetti di pensare per un attimo» Draco alzò il bicchiere e lo mosse appena verso di lui prima di scolarselo.
Il Red Moon era deserto, se non si contavano loro due e altre poche persone presenti per il consueto aperitivo. Lo avevano scoperto quattro anni prima quando, per festeggiare il loro ultimo arresto, si erano infilati in quel posto trovando un nuovo mondo. Anche Malfoy, il più restio tra i due a infilarsi in un posto dove la magia non era neppure contemplata, si stupì.
Benché fosse un bar gay.
Harry non ne era per niente disturbato, quello leggermente più titubante fu Malfoy: «Non puoi capire, troppe distrazioni qui dentro» gli aveva detto con un movimento della mano per indicare il locale.
 
«Datti una calmata, hai una cena con i tuoi. Lucius non sarebbe felice di vedere il suo unico figlio ubriaco».
Jace, il cameriere del bar, passò per il loro tavolo, soffermandosi più a lungo per poter scambiare qualche occhiata con Draco.
Harry se la rideva sempre, uno dei suoi passatempi preferiti era vedere Malfoy far finta di cedere alle avances, mentre sapeva quanto poco incline fosse alle scappatelle e alle storie di una sera.
Dal suo aspetto non sembrava, ma era tutto fuorché il prototipo del Don Giovanni.
«Se arrivo a casa gattonando forse è la volta buona che ammetto ai miei di preferire quell’appendice che alle donne manca».
«Non cambi mai».
Lo aveva visto crescere, passò con lui anche il periodo in cui non riusciva a scendere a patti con se stesso, e ad ammettere che non era interessato solo all’altro sesso, però, allo stesso tempo, lo aveva visto risalire e riuscire a superare tutto con un sorriso, senza mai abbattersi. Harry non aveva idea che un giorno avrebbe ammesso di voler bene e ammirare Draco Malfoy.
«Sono sicuro che tuo padre cercherebbe un modo alternativo per avere un erede».
«Lo penso anche io» rispose sconsolato.
 
Harry continuava a guardare l’orologio in modo convulso, sapeva che ormai non poteva più scappare dalla cena dai Weasley. Aveva già inviato un gufo a Ginny, almeno avrebbe avuto la moglie contenta e forse la notte l’avrebbe passata tra le sue braccia e non in preda agli spasmi dai troppi caffè. Così pensava.
«Potter, ti prego, rilassati» lo sguardo languido di Draco passava in rassegna tutti quelli che entravano dalla porta, dopo un’ora il bar già cominciava a riempirsi.
Fuori era ancora chiaro, fin troppo per Harry, che amava l’inverno e il suo cupo colore.
«Ho un brutto presentimento Malfoy, non voglio andare alla Tana. E smettila di fare l’occhiolino a Jace!» cercò di attirare di nuovo la sua attenzione. Ma il connubio Malfoy-alcool era difficile da gestire anche per lui.
«Ehi! Tu sei il maritino perfetto, io devo ancora trovare qualcuno per cui valga la pena lottare realmente!» rispose secco alzando le sopracciglia per sottolineare la sua indignazione, «Lasciami divertire» e tornò ad arricciarsi una ciocca di capelli tra le dita.
Ad Harry non restò poi molto da fare, si passò le mani sul volto trattenendo le risate.
 
«Draco, non puoi portartelo a casa» cercava di smuoverlo dal bancone, dove si era appoggiato e non voleva saperne di allontanarsi. I lunghi capelli raccolti in una coda perfetta – Harry ancora si chiedeva come faceva – e i gomiti appoggiati sul legno immacolato, impegnato a parlare col giovane barista.
«Jace lavora. Vero, Jace?» tirò gli occhi a Jace, appoggiando le mani sulle spalle di Draco, strattonandolo un po’. Però quel diavolo di ragazzo, pur essendo magro, aveva una massiccia quantità di forza.
«Oh beh… potrei farmi cambiare di turno e venire con te…» rispose mellifluo, passando un dito sul naso di Malfoy, e facendolo sorridere.
Draco batté le mani eccitato, forse più felice all’idea di far svenire suo padre seduta stante.
Con molta calma minacciò di morte Malfoy una ventina di volte, cercando di dissuaderlo e soprattutto cercando, inutilmente, di allontanare Jace per farlo tornare al lavoro.
Si avvicinò alle spalle di Draco, facendo scivolare lentamente la bacchetta fuori dalla tasca, puntandogliela sulla schiena con forza.
«Se non ti alzi subito da qui, te lo giuro sui miei figli: ti Schianto. E domani mattina ti ritroverai tra le lenzuola del S. Mungo» sussurrò a voce bassa al suo orecchio.
Draco sbuffò, alzando le mani a mo’ di resa, salutando il giovane deluso e seguendo Harry fuori dal bar, leggermente più lucido di prima.
 
«Non azzardarti mai più a puntarmi quella cosa dura sulla schiena!» lo urlò talmente forte che gli altri Babbani, che entravano nel bar, si girarono ridacchiando e indicando quella strana coppia.
Un tenero e micidiale ghigno comparve sulle labbra di Malfoy quando vide che Harry era arrossito in maniera vergognosa.
«Io ti odio Malfoy» mugugnò con aria affranta.
Draco gli diede un buffetto sulla guancia: «Falso. Non resisteresti un giorno senza di me».
Si allontanò facendogli l’occhiolino per sparire in un vicolo e Smaterializzarsi.
Se ne andò anche Harry, scuotendo ancora la testa e sorridendo. Forse, in fondo, aveva ragione.
 
Lo sapeva, lo sapeva dannatamente bene. Dopo tutti gli anni passati dai Dursley, a Hogwarts in mezzo ai guai, anche in prima linea durante una guerra e ora come Auror: il suo intuito non sbagliava mai quando fiutava dei problemi.
Dopo mesi in cui non vedeva i suoi suoceri e riusciva a passare una serata pressoché decente senza avere Hermione con il fiato sul collo… Ron sganciava la bomba.
Non era riuscito a sfuggire da quella situazione. Aveva guardato tutti quanti che si allontanavano piano piano, Ginny che prendeva i bambini… e nel momento in cui lui stava per alzarsi e defilarsi anche lui… Hermione lo fece risedere.
«Tu. Stai. Qui.» gli aveva detto, con lo sguardo iniettato di sangue.
Ben presto si trovò tra due fuochi, tra due persone infervorate che dopo anni di matrimonio si rinfacciavano a vicenda i vari errori.
Fortunatamente Ron era cresciuto ed Hermione era rimasta la donna intelligente di sempre, e alla fine riuscirono a calmarsi.
«Dovevo immaginarlo Ronald, mi dispiace aver reso tutto più difficile» le lacrime avevano preso il posto delle urla.
«Vi prego, fatemi andare via. Avete molto di cui parlare» Harry cercò di scivolare giù dalla sedia, rifugiandosi sotto al tavolo, pensando che un simile nascondiglio potesse salvarlo: invece no. Fu Ron a chiedergli di restare.
«Insieme fino alla fine» gli aveva detto guardandolo con gli occhi sgranati e la voce solenne. Avrebbe preferito essere risucchiato fino alle viscere della terra.
E di nuovo dovette ascoltare tutta la lista di problemi dei due, compresi quelli in camera da letto, che lui non voleva assolutamente conoscere.
Con somma gioia di tutti, la lite finì, con Ron contento di essere finalmente libero e di poter continuare a vedere l’amata figlia, e con Hermione più rilassata.
Quello che tornò a casa con un gran mal di testa, e ancora confuso per la grande diplomazia con cui tutti avevano accettato la faccenda, fu solo lui.
Ginny insistette per avere un resoconto completo di ciò che aveva sentito, così la notte la passò a parlare, e non tra le braccia della moglie come aveva sperato poche ore prima.
Si addormentò quasi all’ora del suono della sveglia immaginando la serata che aveva avuto Malfoy, felice di non avere un collega piagnucolone.
Quel compito sarebbe spettato ad Harry quello stesso pomeriggio.
Spense la sveglia con un colpo secco della mano, si girò sul fianco si riaddormentò. L’ufficio lo avrebbe aspettato, Draco lo avrebbe aspettato.
 
«Dov’è il mio caffè?» con un cenno del capo, Malfoy, glielo indicò, senza alzare lo sguardo da quel che stava facendo.
«È freddo, è lì da questa mattina. In ufficio si arriva puntuali, di solito» disse con un velo di ironia, prima di cominciare a scrutarlo con interesse, dato che non aveva ancora ricevuto alcuna battutina in risposta. «Brutta giornata, Potter?» si sistemò gli occhiali sul naso, quelli che usava molto raramente perché, secondo lui, gli occhiali erano un segno distintivo di Harry, e a lui toccava il compito di essere bello.
«Fai finta che io non esista Malfoy».
«Invece tu ci sei Potter, e vi voglio subito nel mio ufficio».
Kingsley aveva aperto la porta dell’ufficio senza farsi sentire, entrando di soppiatto e intromettendosi nello scambio di battute tra i due ragazzi.
Harry non riuscì a finire l’intruglio. Nonostante fosse diventato freddo e dal gusto notevolmente lontano da quello tipico del caffè, a malincuore lo appoggiò sulla scrivania e si alzò abbattuto, seguendo il collega e il capo nell’ufficio in cui solitamente riceveva solo brutte notizie, richiami o tirate d’orecchie.
La sedia di pelle nera di Shacklebolt scricchiolò quando il grosso corpo dell’uomo ci si appoggiò.
«Quest’ultimo caso ha suscitato del panico nel Mondo Magico e in quello Babbano–» esordì con voce pacata.
«Ne avete già parlato ai giornalisti?» domandò Draco con indignazione, interrompendo il Ministro che rimase impassibile.
«Malfoy, non piace nemmeno a me questa storia, hanno fatto passare tutto per una fuga di notizie. Ci ho già pensato io. Vi ho chiamati per questo: il caso è solo ed esclusivamente vostro. Vi do totale carta bianca. Siete la nostra miglior coppia di Auror».
Entrambi annuirono con educazione, ma Draco continuava ad avere quell’aria leggermente indignata. Harry riusciva a seguire il pensiero del suo compagno: tutti i giornalisti del “Profeta” erano bravi a insabbiare certe cose ed avevano affinato la mano dall’inizio della guerra, però lo sapeva, nessuno riusciva a stare lontano dal fascino morboso della morte.
«Ma, capo?» chiese Harry, mentre il Ministro rilassava lo sguardo.
«Ma, Potter, non voglio uno dei vostri soliti casini. Non posso più chiudere un occhio se mi riferiscono, di nuovo, di qualcosa di non del tutto… legale» respirò a fondo ed abbassò leggermente la voce, «Non fatevi scoprire, intesi? Altrimenti il mio prossimo domicilio sarà tre metri sotto terra».
L’uomo vide Draco sorridere sornione.
Shacklebolt aveva sempre combattuto con le unghie e con i denti per loro, anche quando, per ragioni che non aveva voluto sapere, Harry e Draco avevano come si suol dire… esagerato.
 
«E così si sono definitivamente lasciati…» chiese ad un certo punto Draco, interessato al discorso.
Le indagini andavano a rilento. Kevin doveva ancora far recapitare il referto del medico legale, e loro, non avendo altro su cui lavorare, si erano presi una breve pausa per un caffè al solito bar.
Harry gli aveva raccontato tutto per filo e per segno, ammettendo, con estremo imbarazzo, anche i problemi che stavano affiorando nel suo rapporto con Ginny.
«Sì, ma dimmi un po’… la serata in famiglia com’è andata?»chiese Harry con altrettanta curiosità.
«Bene! Ho rischiato di essere diseredato, ma alla fine mia madre è riuscita a far ragionare mio padre, dopo il suo rinvenimento. Si è accasciato, svenuto, con molta grazia sul divano del salotto per una buona mezz’ora».
Mentre lo raccontava Harry poteva scorgere nei suoi occhi una certa soddisfazione, e quando Draco scoppiò a ridere non poté fare a meno di imitarlo.
«Cosa sta succedendo con Ginny?» riprese Draco, anche se poco prima aveva sorvolato notando la faccia affranta dell’amico.
Harry si rabbuiò e si sistemò nervosamente sulla sedia.
«Non so Draco. Abbiamo perso quella complicità che ci distingueva dalle altre coppie… non mi abbraccia più mentre dorme, le da fastidio se ci provo io… per non parlare del tempo che è passato dall’ultima volta che siamo andati oltre al bacio».
«Beh, i vostri pargoli non sono stati portati dalla cicogna» esclamò Draco con lo sguardo furbo e una vena maliziosa, cercando di strappare un sorriso a Harry.
«Da quando in qua tu conosci i detti Babbani?» gli chiese mostrandosi sorpreso e vedendolo farfugliare qualcosa di indecifrabile prima di cambiare discorso.
«Uh! Draco Malfoy senza parole!» si allungò per colpirlo con un leggero pugno sulla spalla.
«Stupido Potter!» rispose l’altro, scostandosi e facendo scivolare Harry, poi riprese il discorso, tornando serio: «Vedrai che si sistema tutto. Tu e la piattola siete fatti per stare insieme» sentenziò nascondendo una leggera ombra negli occhi.
«Io non–» non riuscì a finire la frase perché Gemma arrivò di corsa dentro al bar, guadagnandosi delle occhiate stranite da i presenti a causa dei vestiti strani – per loro – che indossava.
«Harry! Draco!» i due si fiondarono subito da lei, lasciando i soldi sul tavolo e seguendo la giovane strega fuori in strada.
«Che succede Gemma?» chiese Draco preoccupato.
La ragazza aveva gli occhi sbarrati, con le guance arrossate per la corsa: «C’è stato un rapimento, pensano sia lo stesso del caso Werner».
I due si guardarono negli occhi, scomparendo poco dopo dietro ad un vicolo per Smaterializzarsi.
 
Quando arrivarono sul luogo del crimine, regnava il caos: il genere di cose che Draco odiava. Doveva essere circondato da poche persone quando camminava sulla scena, quando cercava tracce di magia o qualsiasi cosa utile per l’indagine.
Harry si precipitò dentro la villetta con tutte le finestre sbarrate nonostante il caldo afoso della giornata.
Draco restò fuori per parlare con alcuni colleghi e lo sentì urlare qualcosa che assomigliava ad un: «Incompetenti!» prima che si allontanasse.
«Signor Potter, finalmente. Venga» lo accolse Giovanni, uno degli Auror più bravi che avessero mai conosciuto. Di origini italiane, si era trasferito a Londra ormai trent’anni prima.
Harry seguì l’uomo all‘interno dell’edificio, subito tallonato da Draco. Davanti ai loro occhi trovarono il ritratto della disperazione.
La figlia della coppia scomparsa sedeva su di una poltrona, in preda ai singhiozzi e con il corpo tremante.
Draco si era arrabbiato per questo motivo poche ore prima: aver raccontato tutto ai giornalisti aveva creato scompiglio. Se davvero era stato lo stesso uomo del caso precedente, ben poche possibilità avevano di ritrovarli vivi, ma così facendo avevano tolto anche l’ultima speranza alla povera figlia.
«Si chiama Helen Rosenberg» spiegò Giovanni che aveva allontanato Harry dalla ragazza, «Vive insieme ai genitori: Lucy e Terrence Rosenberg».
«Da quanto tempo mancano da casa?» chiese tenendo il tono di voce basso per non farsi sentire dalla ragazza; intanto guardava Draco che aveva fatto comparire una tazza di tè freddo per lei e con delicatezza le accarezzava i capelli. Sorrise dolcemente a quella visione e poi tornò serio ad ascoltare il collega.
«Ha detto che erano soliti a stare via per diversi giorni, lavorano entrambi per la Gringott, ma questa mattina ha trovato il letto della loro camera sfatto. Afferma con convinzione che sua madre non avrebbe mai lasciato perdere un dettaglio del genere» annuì, ormai gli restava solo quello da fare.
«Va bene… quanti anni hanno?» Giovanni scrollò le spalle, non aveva avuto modo di parlare molto con Helen, conciata in quel modo.
Scambiò due parole con Draco e lo vide allontanarsi serio.
«Signorina Helen, mi guardi» gli occhi blu della ragazza lo scrutarono a fondo, poteva leggere una profonda tristezza mista a terrore.
«Mi chiamo Harry, ascolti, mi serve sapere tutto il possibile sui suoi genitori. Spostamenti, abitudini… anche una loro foto» Helen indicò con la mano tremante il grande mobile al suo fianco, e Harry fece segno a Giovanni di raccogliere la foto dei due coniugi.
«Quanti anni hanno i suoi genitori?».
Helen si lasciò sfuggire un nuovo sussulto, perdendo dalle mani il bicchiere che Draco le aveva dato. Scoppiò a piangere ancora più forte.
«Ci-cinquantasei mio padre e-e cinquantaquattro mia madre…» a quel punto la ragazza si abbandonò contro il bracciolo della poltrona e si lasciò andare ai singhiozzi. Il tempo delle domande era finito, avrebbero dovuto aspettare almeno fino a domani e permetterle di calmarsi.
 
Aveva girato per tutta la casa, senza trovare nulla, niente che potesse essere utile o indicare loro una strada da seguire. Non provavano più neppure a cercare impronte, ormai tutti i criminali erano diventati fin troppo bravi a nascondere le loro tracce.
Si trascinò a forza nel giardino, mentre il suo stomaco si contorceva dal nervoso. Finalmente Draco tornò, dopo quasi un’ora era di nuovo lì.
«Allora?».
«Sai come sono i Goblin, finché non riguarda loro non si vogliono immischiare, hanno acconsentito a vedermi solo perché i due lavoravano con loro».
Dopo la guerra, i rapporti con quelle creature era tornato ad essere teso e sempre pronto a cedere, e Harry immaginava le difficoltà che aveva trovato il collega.
Nel frattempo si era avvicinato anche Giovanni, che salutò nuovamente Draco, con il suo accento italiano ancora facilmente riconoscibile.
«Non si sono presentati al lavoro, non hanno avvisato. Trok è stato l’unico a mostrarsi preoccupato: di solito avvisavano sempre». Poi aggiunse guardando Harry e l’altro: «Avete scoperto qualcosa?».
«Niente. Spero solo che l’uomo non sia già morto» rispose Harry con rabbia.
 
Appena misero piede dentro il Ministero uno dei tipici bigliettini volanti, che giravano per la struttura, li raggiunse.
Non so stupirono quando lessero il nome di Shacklebolt, compresa la piccola minaccia – più o meno velata – di licenziamento in tronco se non si fiondavano lì.
«Allard è stato qui, finalmente è arrivato il referto. È tutto vostro».
Non aggiunse altro, con un gesto distratto delle mani li invitò ad uscire per tornare alle sue mille scartoffie.
Si chiusero la porta del loro ufficio alle spalle, avvicinandosi alla lavagna che impasticciavano tutte le volte che avevano un nuovo caso da seguire, e cominciarono a leggere.
Ad ogni riga che passava sotto il loro sguardo attento, avevano un leggero sussulto.
Evitarono di guardare le foto che il medico legale aveva allegato e tornarono a guardarsi negli occhi.
«Non c’è speranza per Terrence» fu l’unica cosa che uscì dalla gola secca di Harry, «Deve tenerli da qualche parte, dobbiamo trovare qualcosa che ci porti a lui, alla sua casa».
Ma Draco stava già aggiungendo quei dettagli al grande schema che cercavano di seguire, attenti a non perdere nulla.
«Segni di ripetute Cruciatus…».
Era impegnato, aveva eliminato tutto il resto del mondo, Harry lo poteva scorgere dalla luce nei suoi occhi grigi.
«Segni di denutrizione prolungata…».
Draco era così. La manica sinistra della camicia arrotolata, solo perché si trovava insieme ad Harry, le dita strette attorno al pennarello, la piccola punta della lingua tra i denti… sentiva la sua rabbia crescere.
«Draco…» chiuse gli occhi inspirando, incredibilmente troppo calmo. In fondo non potevano permettersi entrambi di perdere la testa.
«Marito probabilmente ucciso un mese prima… “Impossibile decretare l’epoca della morte in modo preciso. Cadavere in avanzato stato di decomposizione…”… “Polsi e caviglie legati…”» recitava i passaggi del referto a memoria, assottigliando gli occhi tutte le volte che l’inchiostro lasciava dietro di sé parole scritte in modo elegante.
«Draco!».
Lasciò cadere il pennarello e accartocciò il foglio lanciandolo dall’altra parte dell’ufficio.
«Dobbiamo trovarlo. Se la prende con le donne Harry, sono loro il suo obiettivo».
«Lo so».
Non potevano dare sicurezze a nessuno, anche se avrebbero voluto promettere qualcosa di più alla figlia, quella povera ragazza lasciata lì a macerarsi nelle domande, nell’attesa di rivedere i suoi genitori rientrare da quella porta.
Ma Harry lo sapeva, avrebbero perso di nuovo quella lotta contro il tempo.
«Andiamo» Disse semplicemente Draco.
In quella semplice parola c’era la muta richiesta di compagnia; silenziosamente gli stava chiedendo di restargli accanto.











 
_________________

Il titolo l'ho messo volutamente tra virgolette, riferendomi all'episodio tra Ron ed Hermione.

Mi ero abituata troppo bene con "Candido Autunno", in poco, pochissimo tempo si è scritta da sola... con questa invece ci faccio le lotte.
Non voglio perdere di vista la loro storia, che adesso è ancora ben lontana dall'essere dolce e romantica, in più sembrerebbe sia Draco quello più provato dalla situazione... invece... *bocca mia taci*


Non me la sento di aggiungere altro, non posso darvi anticipazioni sul prossimo capitolo perché non è ancora scritto, cercherò comunque di pubblicare lunedì (non questo, ma il prossimo).

Questa volta, forse più delle altre volte, ho bisogno di voi, fatevi sentire su T.T
Mi piacerebbe sapere che c'è qualcuno che apprezza e se la sente di tirare su di morale questa povera ragazza T.T
Vi ho fatto tenerezza? 
Vi sentite in colpa?
Eh? Eh? Eh?

Vi adoro sempre e comunque, grazie per aver letto! 
Un bacione!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mignon