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Autore: Unusualize    28/04/2008    2 recensioni
Spoiler: non legga chi deve leggere il romanzo di Sweeney Todd.
Un sogno sconvolgente, agghiacciante, che ha dato da riflettere molto ad un uomo, soprattutto per quanto riguarda il suo unico amore. Ma è troppo tardi per rimediare.
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Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Romantico, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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-I poliziotti!!- esclamò Sarah entrando nella bottega di Sweeney e chiudendosi la porta alle spalle facendo vibrare violentemente il piccolo campanello.
Sette. Erano ormai passati sette anni dal loro primo incontro, da quando avevano stipulato il patto. Fino ad allora la polizia aveva avuto i suoi sospetti, grandi sospetti, tuttavia erano semplici parole al vento, pronte a essere contraddite da un momento all’altro. Ma ora sapevano tutto: sapevano dei pasticci di carne umana, dei cadaveri rinvenuti nel passaggio segreto… E i due avevano le ore contate.
Subito Todd corse da lei:- Cosa è successo?-
-La polizia! Sa tutto! Sa tutto! Cosa facciamo ora?- chiese disperata, sperando che avesse una risposta a quella complicata domanda. Ma pultroppo lui non aveva idea di cosa fare; scorse, attraverso la vetrina, delle guardie che correvano verso di loro.
Prese Sarah per mano e la trascinò nella sala dedicata alla rasatura. Lì si guardò intorno cercando una via di fuga: pensò alla botola, ma era troppo pericolosa, c’era il rischio di rompersi qualcosa e rimanere in trappola. Il suo sguardo cadde sull’enorme armadio, dove nascondeva sempre gli oggetti appartenenti alle sue vittime; subito lo aprì e ci spinse dentro Sarah, che riuscì a nascondersi tra le varie cose.
Lui si tuffò dietro le tende prima di sentire la porta della bottega abbattersi: nascondigli dannatamente stupidi per due geni criminali come loro, ma erano disperati.
La polizia entrò nella sala:- Trovateli!- urlò quello che i due nascosti riconobbero come il generale.
Non fu difficile scovare Sarah: con un semplice gesto della mano di uno dei poliziotti, l’anta dell’armadio si aprì e Sarah ruzzolò fuori.
-Bene, bene. Guardate chi abbiamo il piacere di conoscere...- gracchiò la guardia che l’aveva presa al volo e che ora la teneva ferma.
-Mi lasci! Mi lasci!- tentò di ribellarsi lei.
-Sarah Lovett- constatò il generale avvicinandosi per guardarla meglio- Bene. Molto bene. Ci dica dov’è Todd!-
-Non lo so- mentì la donna in fretta: nonostante non avesse visto il suo nascondiglio, era sicura che fosse ancora nella stanza.
-Bugiarda!- urlò il generale tirandole uno schiaffo così forte che risuonò per alcuni secondi nella stanza. In lacrime, Sarah, cadde in terra per la potenza del colpo; persino Sweeney la sentì singhiozzare.
-Uccidetela!- ordinò.
Una guardia tentò di protestare-Ma signore, non abbiamo il diritto… -
-Non m’interessa!- sbottò il generale- Il giudice capirà, questa volta. Dopotutto gli risparmiamo un processo inutile-
In realtà il suo obbiettivo era di far uscire Todd dal suo nascondiglio, minacciando quella che era definita la sua amante. Ma lui non uscì: né dopo lo schiaffo, né dopo la minaccia.
“Vuoi la guerra, eh, Todd?” pensò tra sé e sé il generale, prendendo la pistola e tirandone indietro il cane, puntandola alla testa della donna.
Solo allora Sweeney, spaventato a morte per quello che avrebbero potuto fare a Sarah, uscì da dietro le tende urlando:- Fermi! Sono qui! Non fatele del male!-
Tre guardie gli saltarono addosso costringendolo in ginocchio per terra; Sarah, proprio accanto a lui, strisciò fino a raggiungerlo e cercò protezione tra le sue braccia.
-Andrà tutto bene, amore mio- sussurrò lui al suo orecchio per calamarla.
Il generale scoppiò a ridere:- Allora erano vere tutte quelle voci sulla vostra presunta relazione. Così adorabili-.
I due inginocchiati lo scrutarono con uno sguardo di puro odio.
-Portate via Romeo e Giulietta- disse infine, prima di lasciare la sala.
“Sweeney Todd e Sarah Lovett catturati. Londra può dormire sonni tranquilli.”
Era il titolo di tutti i quotidiani del giorno dopo, che avevano provveduto a far vedere ai due nuovi carcerati.


Sweeney si svegliò di soprassalto: le campane della chiesa di S. Paul risvegliavano la città invitandola ad aprire i regali, scambiarsi gli auguri, e andare a messa, come ogni santo Natale.
Era ancora un po’ scosso: rivivere la propria esistenza atraverso un sogno non è da tutti i giorni. Era da rimanerne paralizzati, soprattutto sapendo che la propria fine sarebbe arrivata da lì a poche settimane. Si mise seduto sul letto con la testa tra le mani. Ogni piccolo particolare, ogni rumore, ogni lacrima di Sarah, ogni suo movimento erano impressi nella sua mente; poteva addirittura vedere la sua bottega a Fleet Street, se provava a chiudere gli occhi. Decisamente agghiacciante. Chissà se lei aveva fatto lo stesso sogno.
-Buon Natale, Sarah- disse stiracchiandosi.
-Ehi, stai bene?- chiese non sentendo una sua risposta. Ancora niente.
- Senti, lo so che questa cosa della prigione è… te lo prometto: tu uscirai da qui. Forse io no, ma…- si bloccò non sentendo un minimo rumore emesso da lei, né un singhiozzo, né un sospiro, niente…
Si avvicinò alle sbarre della sua cella spiando in quella della compagna: una piccola fiala per terra richiamò la sua attenzione.
Subito chiamò una guardia a piena voce, attirando con essa anche alcuni superiori seguiti da altri secondini. Questi entrarono nella cella della Lovett, che, girata su un lato nel letto, sembrava dormire, ma Sweeney sapeva che non era così. Il corpo gelido e rigido e le labbra livide erano i chiari segni di una morte avvenuta nel cuore della notte; la causa era, sicuramente, la fiala ormai solo sporca di veleno e rossetto trovata per terra.
Uno dei superiori la raccolse e urlò alle guardie e ai secondini:- Chi è stato di voi a darle questa?-
Nessuno rispose.
-Chi è stato??-
Ancora nulla.
- Io- un giovane dall’aria meno rude degli altri si fece avanti tenendo lo sguardo basso- Le ho dato io quel veleno-.
- Perché?- urlò così forte Sweeney, in preda alle lacrime, da sovrastare qualsiasi altro mormorio lì presente.
Sempre con aria calma, la guardia ammise tutto:- Mi… mi aveva scongiurato di farlo, di passarle un qualsiasi tipo di potente veleno, per mettere fine alla sua vita. Le sue precise parole sono state“Preferisco morire, piuttosto che incontrare di nuovo lo sguardo rassicurante di Sweeney Todd, dopo quello che ho fatto”.-
Era confuso: -P-perché? Cosa aveva fatto?-
-A questo posso rispondere io. -questa volta rispose il superiore, ancora con in mano la fiala- Aveva confessato tutto, ogni minimo particolare, sui vostri affari, aggravando la vostra posizione. L’ha fatto in cambio di uno sconto della pena, credo- passò lo sguardo dalla fiala al cadavere della donna- Povera ragazza, attanagliata dai sensi di colpa ha messo fine alla propria vita sperando di trovare la pace dell’animo-
Queste parole lo congelarono lì dov’era. Non si rese nemmeno conto della porta della cella che si apriva; rimase fermo, immobile, con la bocca semi aperta, incredulo. Solo quando notò la porta corse fuori, nella cella di Sarah, prendendo quel resto di lei, fatto di ghiaccio, tra le braccia. L’espressione del suo volto, dipinta anche dalle lacrime di lui, sembrava essere di rimprovero, sembrava parlare, sembrava dicesse: “Andrà tutto bene, avevi detto. Ti tirerò fuori da questa storia, avevi detto. E adesso… è troppo tardi, Sweeney.”
Non riusciva nemmeno ad essere arrabbiato cone lei, nonostante avesse confessato tutto, riusciva solo a sentire un groppo alla gola e un nodo allo stomaco, come se la sua anima si stesse autodistruggendo dal dolore e dai sensi di colpa, perché si sentiva responsabile della sua morte.
La portarono via, per seppellirla insieme agli altri che avevano trovato la morte in quella prigione maledetta, nel cimitero vicino la chiesa di S. Paul.
Sweeney poteva vederlo, dalla sua cella, e nei giorni successivi, quando si sentiva solo, guardava quello spiazzo di terra, immaginando di parlare a Sarah. Nei giorni di nebbia affermava persino di vedere le anime dei defunti camminare avanti e indietro per il cimitero, e tra queste c’era anche lei: quelle si diceva fossero anime maledette, che non avevano l’accesso in paradiso, per via della loro vita peccaminosa, ma neanche all’inferno. Molti le vedevano. Erano condannati a girare sulla terra per l’eternità, e Sarah era lì, solo per colpa sua.
Il giorno dell’esecuzione diventò sempre più sospirato e sempre più vicino, finché Sweeney si ritrovò a camminare sul patibolo, in un giorno di nebbia. E persino lì giurò di vedere l’amata Sarah Lovett appoggiarsi alle sbarre appuntite del cancello del cimitero e tendere una mano verso di lui, come fece pochi mesi prima dalla sua cella, aspettando il suo arrivo.

Molti dicono che Sweeney sorrideva, giusto prima di essere impiccato, per via della sua mente malata, della sua pazzia. Ma altri credono che fosse proprio perché l’ultima cosa che vide fu il suo amore attenderlo, nonostante tutti i pericoli che le aveva fatto passare negli ultimi anni.
Molti dichiarano anche che nell’anniversario della morte del barbiere sanguinario, nel vecchio cimitero, si possano scorgere due figure, un uomo e una donna, che si tengono per mano e che passeggiano insieme, aspettando il giorno del giudizio come una volta, si diceva, “aspettavano il ricco nobiluomo di turno per fargli la festa”.



^_^Spero vi sia piaciuta questa piccola, forse stupida, ff su i miei due personaggi preferiti di Sweeney Todd. Ringrazio chi mi ha seguito dall’inizio fino alla fine: siete i miei eroi, siete riusciti a leggere tutto senza vomitare! e spero leggiate anche qualche altra mia storiella.Ringrazio le recensioni e… kiomi calma: il romanzo è anonimo, nn è come il film e… cavoli! ma come si chiama davvero Mrs. Lovett credo nn lo sapremo mai^_^
  
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