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Autore: Stanys    19/11/2013    1 recensioni
Quanto oltre può spingerci l'umana curiosità? Più di quanto si può immaginare.
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo una serie di rivoluzioni attorno all’anomalia, che ormai sia sul Nautilus che a terra veniva chiamata “astronave”, il computer di bordo fu in grado di elaborare un modello tridimensionale della sua superficie esterna. Ruotava lentamente sul monitor di Harshad, intento a studiarla per cercare di carpirne ogni minima informazione, ma quella si ostinava a rimanere in silenzio anche da quel punto di vista: la sua superficie sembrava un blocco unico di una lega sconosciuta dalla densità fuori dal comune, senza saldature né giunzioni, né tantomeno ad una struttura che suggerisse la presenza di un boccaporto. Quella che ne sembrava la parte anteriore era bassa e larga almeno una decina di chilometri, una cosa gigantesca. Procedendo posteriormente il profilo si muoveva inclinato, fino ad arrivare ad un apice oltre il quale l’oggetto terminava quasi di netto nella sua ipotetica parte posteriore. La sagoma era infine completata da una pancia grossomodo piatta. Ogni linea di quella sagoma sembrava dirigersi verso la sommità di quella specie di piramide asimmetrica. Dalla base, una volta ricevuti i dati, il Nautilus era stato messo in stand-by, in attesa di ordini per ulteriori analisi da compiere, ma dopo più di un’ora i tre erano sicuri che neanche i cervelloni a terra sapessero più che pesci prendere.
«Cosa si aspettavano» disse Harshad, «uno zerbino con la scritta “benvenuti” a caratteri cubitali alieni?»
«Almeno avremmo saputo dove bussare» disse Alexej.
«Ma, in fin dei conti, sarebbe convenuto bussare?» disse Lucy, pensando a voce alta.
Alexej fu sorpreso. «In che senso? Non vuoi vedere ET? Secondo me hai visto troppi film con alieni cattivi, e ora hai paura». 
La conversazione fu interrotta dalla radio. «Nautilus, qui base. La commissione non ha ancora raggiunto un accordo sul da farsi. Per il momento quindi la missione è sospesa. Rientro.»
«Ricevuto, base. Andiamo a preparare un cestino di benvenuto, da buoni vicini, e poi torniamo su». Lucy spense la radio ed avviò i propulsori per la manovra di rientro. «E, per la cronaca» disse distrattamente ad Alexej «certo che lo vorrei un contatto, ma…saremo pronti noi? Voglio dire, sappiamo così poco perfino del giardino di casa nostra, e ora vogliamo comunicare con una civiltà aliena? Ne saremo capaci?»
«Se non cominciamo non lo sapremo mai, non credi?» disse Harshad.
«E poi» intervenne Alexej «magari ci penseranno loro a comunicare con noi. Se sono arrivati fin qui saranno attrezzati anche per la comunicazione.»
«Uffa, mi sento una troglodita!»
«Beh, lo sei. Almeno rispetto ad ET qui fuori.»
«Piantala di chaimarlo ET, Alex!» lo rimproverò scherzosamente Lucy. «Spock ti piace di più?»
«Ancora peggio. Ne riparliamo dopo. Tutti i sistemi verificati e online, inizio la manovra di avvicinamento all’atmosfera». Tutto era pronto, stavano per rientrare. Lucy esitò un attimo prima di impugnare la cloche, attraversata, nonostante le perplessità esternate fino a quel momento, da un lampo di curiosità ed un pizzico di delusione per non essere andata oltre il girare attorno a quella cosa. “Sarà per la prossima volta” pensò. Fece forza delicatamente sulla cloche per piegarla, ma questa rimase ferma.
La navetta ebbe un leggero scossone, appena percettibile, e poi cominciò a muoversi, ma non nella direzione impostata da Lucy. Alexej le rivolse uno sguardo interrogativo. Che succede?»
«Non ne ho idea, i comandi non rispondono.»
La radio gracchiò «Nautilus, qui base. Siete fuori rotta di tredici gradi, in allontanamento».
«Base, qui Nautilus. I comandi sembrano non rispondere».
«Procedere all'attivazione del circuito ausiliario».
«Già provato, nessuna risposta».
Harshad fece capolino nella cabina. «Ehm, ragazzi...per caso abbiamo cambiato base di atterraggio?»
«che intendi?» chiese Alexej. «Intendo che stiamo andando verso l'anomalia».
«Prego?» disse Alexej sbarrando gli occhi.
«Già, e anche abbastanza velocemente».
Lucy, dopo un attimo di smarrimento tornò ad armeggiare convulsamente con i comandi della plancia. Com'era possibile, si disse: tutti i sistemi erano stati collaudati a terra e in volo in atmosfera, e costantemente monitorati durante la missione. Un loro malfunzionamento era a dir poco improbabile...almeno quanto un incontro con degli extraterrestri, aggiunse quasi senza pensarci. Nonostante i suoi sforzi e le indicazioni ad Alexej però, il Nautilus continuava la sua avanzata verso l'anomalia, che ora grazie ai dati raccolti da Harshad era visibile sul radar. «Che sia un campo di forza elettromagnetico generato dall'anomalia? potrebbe aver mandato in tilt la navigazione del Nautilus». «No, lo avremmo rilevato" rispose Harshad. «Fatto sta che sembra proprio...»
«…che ci stia attirando a sé» concluse Lucy, fissando lo spazio davanti a sé, che avrebbe dovuto essere occupato dall'anomalia, con occhi vuoti, sebbene la sua mente fosse affollata da una miriade di emozioni contrastanti che si urtavano in una reazione a catena emotiva senza fine. Dalla postazione di Harshad suonò un breve allarme e l'ingegnere consultò gli strumenti. Nella sua voce c'era panico. «Rilevata attività energetica e motoria proveniente dall'anomalia. Stanno facendo qualcosa». 
«Cosa?» 
«E io che ne so, mica sono un alieno!»
La radio si intromise nella conversazione. «Nautilus, che sta succedendo?»
«A quanto sembra, è l’anomalia ad aver mandato in avaria il sistema di navigazione. Ora le stiamo andando incontro, indipendentemente dalla nostra volontà. Ci stanno trascinando».
«Ascoltate, dovete assolu…»
La frase del responsabile missione venne spezzata dalla disattivazione della radio. Alexej si mise subito a lavoro per cercare di ripristinare le comunicazioni. Aprì il vano dei fusibili, ma una ventata di vapore bollente lo colpì in pieno volto. Urlò di dolore arretrando, e cadde a terra svenuto. Mentre i compagni lo soccorrevano, un altro allarme annunciava un altro picco di energia. Lucy, che stava passando una cassetta di pronto soccorso ad Harshad, istintivamente alzò lo sguardo verso la vetrata della cabina di pilotaggio, e il suo braccio rimase a mezz’aria dalla sorpresa quando, al posto di non vedere nulla, vide effettivamente qualcosa. 
Una stella era appena comparsa, dove prima c’era solo buio cosmico, come se qualcuno l’avesse accesa con un interruttore. Inizialmente era fissa, ma dopo qualche secondo iniziò a pulsare di un rosso sempre più intenso.
Lucy ne rimase ipnotizzata. Harshad, che non si era accorto di nulla mentre bendava le ustioni di Alexej, la vide immobile e le urlò: «Lucy, che stai facendo? Ho bisogno di te!»
Ma Lucy non rispondeva. Harshad aveva il volto insanguinato di Alexej tra le braccia e non sapeva come richiamare il suo pilota da quello che sembrava uno stato di catalessi. La vide schiudere appena le labbra e muoverle come a dire qualcosa. Subito dopo la nave fu strattonata violentemente in avanti e un fascio di luce rossa investì la cabina del Nautilus. Harshad chiuse gli occhi per il bagliore improvviso e lo spavento, e quando li riaprì vide che Lucy scuoteva la testa seduta davanti a lui. Caduta per il contraccolpo subito dalla nave, sembrava essere tornata in sè, infatti si girò subito verso Alexej e tornò ad aiutare Harshad a medicarlo. La plancia del Nautilus nel frattempo si era disattivata del tutto, e i motori si erano spenti. La cabina era illuminata dalle luci blu di emergenza, ma i due non ci badarono e rimasero concentrati sul compagno ferito. In due la medicazione fu più rapida.
«Si può sapere che ti è preso prima?»
«Di cosa parli? Mi sono distratta solo un attimo»
«Ma se sei rimasta un buon minuto a fissare qualcosa lì fuori!»
«Un minuto? Sarà stato qualche secondo appena, mi era sembrato di aver visto qualcosa…»
«Hai visto l’anomalia?»
«Non credo, sembrava più…una stella»
«Una stella?» Harshad poggiò delicatamente la testa di Alexej e si alzò per osservare lo spazio, ma quello che vide non gli piacque affatto.
Niente. Non c’era nulla. Non solo non c’era traccia della stella di cui aveva parlato Lucy, ma erano sparite anche tutte le altre, nè intorno c'era traccia di alcunché. Buio più totale.
«Ma che diavolo sta succedendo…?»
Lucy lo raggiunse alla plancia. «Cosa c’è?»
Harshad indicò il vetro. «Beh…niente!»

   
 
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