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Autore: Stanys    21/11/2013    1 recensioni
Una minaccia che arriva dalle montagne, un'onda di distruzione minaccia il regno di Ainyu.
Il principe Ryn e la principessa Etif hanno il compito di proteggere il loro regno.
Reggeranno le difese?
Che si nasconda qualcuno dietro quest'invasione?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Allora, questo piano?» esordì Zashev.
Gendar fece un cenno con la mano ad Ames, che si alzò e cominciò ad indicare sulla cartina che raffigurava la zona in cui si trovavano.
«Visto che finora i risultati sono stati magri, abbiamo pensato a qualcosa di diverso» disse Ames.
«Sarebbe?»
«Dunque: noi ora siamo qui, a ovest della foresta di Shesemit, ad un paio di giornate di marcia dai monti Rothian. I Goth sono accreditati più o meno nel mezzo tra noi e le montagne, a poco meno di un giorno di marcia. Ma siccome stiamo parlando dei Goth, è come dire che li abbiamo dietro l'angolo. Come sapete, la piana di Gormoroth presenta spesso collinette come quella su cui siamo accampati noi, non abbastanza alte da essere definite dei monti, ma abbastanza da poter fornire riparo o dare un vantaggio di altitudine rispetto a chi sta più in basso. L'idea alla base della scelta di questa posizione per l'accampamento è quella di attirarvi all'interno i Goth...»
«Alt, fermo!» lo interrupe Ruthmov. «Ho capito male, o ha appena suggerito di far entrare il nemico nel nostro accampamento?»
«Precisamente»
«Ma è una follia! Và contro ogni regola di tattica militare!»
Si inserì Zashev. «Già, perché finora la tattica militare ha portato grandi risultati, vero?»
«Sto solo dicendo che mi sembra un notevolissimo azzardo, che sconsiglio caldamente.»
«L'idea è stata mia» disse Gendar «e vi chiedo almeno di ascoltarla per intero prima di giudicarla. Continui, generale»
«Sì, mio signore. Dicevo, attirando i Goth all'interno dell'accampamento, dopo averlo opportunamente svuotato di uomini e mezzi utili, li costringeremo a risalire il fianco della collina, annullando così quasi del tutto il loro vantaggio in termini di agilità. Cospargeremo l'intero accampamento di olio per lanterne e, al segnale opportuno, daremo ordine agli arceri appostati sull'altro versante della collina di colpire l'accampamento con dardi infuocati, intrappolando l'esercito Goth in una vampata di fuoco. Coloro che tenteranno di fuggire saranno preda della nostra cavalleria. Per questo abbiamo bisogno di cavalli in piena forma.»
«Come persuaderemo quegli esseri ad addentrarsi fin dentro l'accampamento?» chiese Filen con la sua voce piatta.
«Con l'incursione nel loro campo di un piccolo contingente di cavalleria che, dopo averli provocati, farà finta di ritirarsi rovinosamente attirandoli verso la nostra trappola»
«Ad una giornata di distanza? Mi sembra un po' azzardato» rifletté Ruthmov. «Potrebbe non tornare nessuno di quei cavalieri, e a quel punto tutta l'operazione fallirebbe»
«Tutti i partecipanti all'operazione sono volontari. Hanno scelto di servire il regno, e intendono farlo fino in fondo»
«E chi sarà a capo di questa spedizione? È un compito estremamente delicato»
Ames si voltò verso Gendar, che sospirò dolorosamente, rassegnato, chiudendo gli occhi.
«Sarà Etif a guidare l'incursione»
Ryn, fino a quel momento in silenzio, come tutti gli altri vice presenti, ebbe un moto d'ira e scattò in piedi ribaltando la sedia.
«Come sarebbe a dire che li guiderà Etif?»
«Non ho bisogno di ricordarti la perizia di tua sorella nell'arte della guerra, ragazzo» rispose Gendar guardando davanti a sè con occhi vuoti.
«Mandi me nelle retrovie e lei in bocca a morte quasi certa?». La furia di Ryn montava sempre di più.
«Non ho bisogno del "tuo" permesso, chiaro? Smettila di lamentarti! Anche lei si è offerta volontaria!»
Nella tenda calò il silenzio.
Ryn rimase bloccato, cercando di assimilare la notizia, ma rifiutandola istintivamente. Tuttavia, dopo qualche attimo di smarrimento, riprese il proprio posto e non disse altra parola.
Etif si era offerta volontaria. Certo, nell'intero regno coloro che potevano essere alla sua altezza nel combattimento si contavano sulle dita di una mano, ma...era Etif. Come poteva accettare di correre un rischio simile? Di gettarvisi addirittura contro? Doveva parlarle.
Intanto il rapporto del generale Ames andava avanti con l'illustrazione nei particolari della suddivisione dele truppe nascoste nei dintorni del campo. «...e qui, oltre questa boscaglia ci saranno gli ultimi duecento uomini. Ecco, questo è tutto. Ora, data anche la presenza del principe Ryn» disse facendo cenno al giovane senza notare che fosse del tutto assente, «avrei pensato di disporlo alle spalle della prima carica di fanteria, in modo da manipolare il fuoco nel caso ce ne fosse bisogno. Che ne pensa, mio signore?»
«Sì, è una buona idea» rispose Gendar pensieroso. «Figlio, ti farai trovare in questo punto, vedi?»
«Sì, certo...» rispose Ryn quasi senza pensarci.
«Beh» disse Ruthmov «devo dire che effettivamente come piano è molto ben congegnato. Potrebbe funzionare»
«Deve funzionare» disse Zashev. «Ci stiamo letteralmente giocando tutto qui. Se effettivamente quei mostri verranno messi in trappola, per noi sarà più facile sterminarli.»
«A patto che tutti i Goth si riversino nell'inseguimento, o almeno una buona parte» osservò Filen.
«Lo faranno. A questo ci penserà l'incursione» disse Ames.
«E quando accadrà tutto questo? L'incursione intendo» chiese Zashev.
«Gli incursori partiranno domattina all'alba, per raggiungere i Goth nel pomeriggio circa, e poi farsi inseguire per giungere al nostro campo in piena notte, facendo credere che la calma del campo sia dovuta al riposo delle truppe»
«Mi sembra una saggia scelta di tempo» disse Filen. Ames ringraziò con un cenno del capo. «Detto da voi, ciò mi onora ancora di pù, eccellenza»
«Bene» concluse Gendar alzandosi. «Il Consiglio è concorde?»
«Concorda» risposero in coro.
«Bene. Sia benedetto il nome di Ainy»
«Egli ci salverà tutti» dissero i presenti alzandosi e raccogliendo poi le loro cose per sgombrare la tenda.


Dal momento in cui aveva saputo della missione di Etif, Ryn non aveva avuto altro pensiero in testa che tentare di convincere la sorella a desistere da quel compito. Sapeva perché voleva andare. Non perché avesse bisogno di dimostrare la sua bravura o il suo coraggio, dato che tutto l'esercito faceva affidamento sul suo carisma tanto da renderla, dopo il generale Ames, l'ufficiale più apprezato. Il vero motivo per cui Ryn pensava lo volesse fare era lo stesso che l'aveva spinta alla vita militare, a rischiare la vita continuamente: per punirsi.
Da quando, diversi anni prima, era venuta a sapere insieme al fratello del reale motivo della morte della loro madre, lei non se l'era mai perdonato. Non era stata una malattia a stroncare la vita della splendida Regina Miriald, ma le fatiche per il parto della piccola Etif, nata subito dopo Ryn nel parto gemellare che li mise al mondo, al prezzo della vita della sovrana. Nonostante le sia stato raccontato che la regina sia spirata col sorriso dipinto in volto, per aver consegnato al regno sani e salvi i suoi due figli, e sapendo che il Re li avrebbe cresciuti forti e con onore, Etif non riuscì mai a cancellare dalla propria mente il pensiero quasi assillante che se non fosse stato per lei ora sua madre sarebbe ancora viva, perciò cercava sempre nuovi modi per infliggersi punizioni che non meritava, per espiare una colpa di cui nessuno la accusava. Nei momenti di maggiore disperazione era arrivata a desiderare di non essere mai nata, pur di non privare Ryn di sua madre, il padre di sua moglie, e il popolo della sua Regina. Ryn, dal canto suo, neanche per un istante si era sognato di incolpare la sorella per quello che era successo, lo considerava folle. Provava una gran pena e un senso di frustrazione nel capire che mai nessuno sarebbe riuscito ad aiutare Etif se non sé stessa.
Non avrebbe permesso però che andasse ad uccidersi in quel modo.
La trovò dove sapeva di trovarla senza dubbio: in mezzo ai soldati.
Aveva sciolto i lunghi capelli biondi che solitamente portava raccolti in una coda e indossava ancora la sua armatura rosso sgargiante dalla quale, quando non era a Wanka, raramente si separava. Non le importava di essere facilmente identificabile dai nemici, diceva che invece era un vantaggio, perché dovevano sapere che lei era lì, ed era lì per loro. I soldati in battaglia erano soliti chiamarla "la fiamma ardente".
Stava allegra e tranquilla intorno ad un fuoco da campo insieme ad altri soldati che bevevano e cantavano come ad una festa di campagna qualunque. Ryn sorrise: ormai quel tipo di scena faceva parte a tutti gli effetti della vita di Etif. La prima volta che assistette ad una scena come quella un soldato mezzo ubriaco cercò di metterle le mani addosso, e lei gli ruppe un braccio. Nessuno ci provò mai più.
«Non dovreste riposarvi?» disse Ryn.
Tutti si misero sull'attenti. Etif, che gli era di spalle, si voltò e lo chiamò.
«Ryn! Cosa ci fai tu qui?»
«Avevo nostalgia della famiglia»
«Immagino!» disse lei ridendo. Un sonoro brindisi accompagnò l'esclamazione della principessa.
«Etif, devo parlarti»
«Parla, dunque»
«In privato»
Etif spalancò le braccia. «Più privato di così?»
«Per favore» disse lui, con una punta di preghiera che Etif non mancò di notare. Assunse un'espressione dubbiosa e, pur a malincuore, si congedò dal focolare con la promessa di tornare subito.
«Ascolta» esordì lei quando a pochi passi ebbero raggiunto la tenda di Etif, «so cosa mi stai per dire, ma ti avviso che sprecherai solo tempo e fiato. Io all'alba parto.»
«Come puoi fare una cosa del genere?»
«Salendo a cavallo e andando verso l'accampamento Goth. Quegli uomini hanno bisogno di me»
«E al regno non pensi?»
«E chi sarebbe il regno, se non i suoi abitanti e i suoi soldati? È e a loro che penso, se voglio seguirli e cercare di dare loro coraggio quando saremo in mezzo a quelle tremende creature. Pensi che riusciremo ad attirare anche un solo Goth se non saremo noi i primi a credere di poterci riuscire? Pensi che io stessa non abbia paura? La maggior parte dei volontari si è offerta perché sapeva che li avrei comandati io. senza di me nel migliore dei casi si farebbero ammazzare inutilmente»
«Io...» cominciò Ryn, ma si accorse che non aveva parole per controbattere. Si sentì all'improvviso profondamente infantile davanti alla scelta così matura della sorella. Aveva dimostrato un altruismo che, seppur tipico di lei, non aveva mai visto espresso a questi livelli.
Lei gli mise le mani sulle spalle e sorrise. «Non lo faccio per me, come avrei fatto qualche anno fa. Lo faccio perché possa poi essere libera di farlo ancora per me»
Ryn sorrise. «Sei una stupida»
«Sono pur sempre tua sorella»
La risata stemperò l'aria.
«Ora è meglio che vai a riposare però» disse il fratello. «Domani ti aspetta una lunga giornata. A domani»
«Hai ragione. Saluto gli uomini e poi vado. Buonanotte» disse lei allontanandosi.
Ryn era già uscito dalla tenda quando Etif si guardò al piccolo specchio appeso ad un palo e si chiese se avrebbe rivisto il fratello.
«La più lunga giornata»

   
 
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