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Autore: discord    24/11/2013    6 recensioni
Possiamo dire che Wendy Hughes, una giovane ragazza albina, l’unica figlia di John Hughes , orfana di madre e quasi di padre, è una ragazza difficile. Ma dicono sia la vita a trasformare le persone, e dunque, questa vita non era mai stata troppo allegra a parer della psicologa che la seguiva.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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                                                 Capitolo 1


                                                                                 White like Wendy.





Possiamo dire che Wendy Hughes, una giovane ragazza albina, l’unica figlia di John Hughes , orfana di madre e quasi di padre, è una ragazza difficile.  Ma dicono sia la vita a trasformare le persone, e dunque, questa vita non era mai stata troppo allegra a parer della psicologa che la seguiva.

John Hughes, un grande uomo che lavorava nel grande mondo dello spettacolo, l’uomo con la capacità di svelare i segreti dei vip più ricercati, con anni di duro lavoro era diventato uno dei più grandi intervistatori del Regno Unito, ma non sconosciuto fuori dall’Europa.

Wendy , la sua amata figlia viveva con lui, o meglio lei viveva a Londra e lui ogni tanto si ricordava che quella era anche casa sua, lei, aveva sempre preferito restare a casa che seguirlo nei suoi viaggia alla ricerca delle “celebrità”.

Infatti fu un caso, che quel giorno non si fosse rifiutata di andare con lui ad una première , a Londra, sarà stata l’insistenza, o la mano fatata del destino.

Quel giorno per Wendy, era un giorno come tutti gli altri, la solita notte in panne, i soliti cereali al cioccolato, e la solita seduta con la psicologa che tanto odiava.

Era chiusa in una piccola stanza, con lo sguardo rivolto verso una finestra, mentre si perdeva nei pensieri.

<< Wendy! Mi ascolti? >>

Odiava la voce stridula di quella donna, che tentava in tutti modi di essere carina con lei, ma non aveva capito che nessuno riusciva ad entrare davvero in lei.  Di fatto il suo nome era “psicologa”, e niente più di questo.

<< Si? >>

<< Hai incubi? >>

<< In che senso? >> Disse lei con lo sguardo ancora  perso aldilà della finestra.

<< Hai detto di soffrire di insogna, ci sono dei sogni che ti tormentano? >>

Ci pensò un attimo e distraendosi un secondo dal paesaggio automobilistico si girò verso quella donna, sfoggiando  uno dei suoi sorrisi beffardi.

<< Signora psicologa, i sogni influenzano quotidianamente la vita degli uomini senza che essi se ne rendano conto, non vedo come possano degli incubi influenzare la nostra vita più di altri. >> E si rigirò verso la finestra. Wendy sapeva essere una persona ”normale”, ma amava divertirsi a torturare quella donna dandole risposte psicopatiche,anche se questo non serviva ad altro che peggiorare la sua situazione.

 Appena tornò a casa c’era suo padre ad aspettarla, come al solito lavorava con il suo inseparabile amico computer. E appena entrò in casa non le diede neanche la soddisfazione di uno sguardo.

<< Ciao tesoro. >>

<< Ciao papà. >> Disse con un tono freddo e distaccato.

<< Com’è andata con Martin? >>

<< Ah, è così che si chiama? Come dovrebbe andare, quella parla, parla, invidio chiunque riesca ad ascoltarla. Credo di non averne più bisogno. >> Ogni giorno la stessa risposta, lei “non ne aveva bisogno”, perché a Wendy non piaceva raccontare di se, e non le piaceva essere costretta a fare cose che non voleva, perché lei era libera. O meglio, avrebbe voluto esserlo

<< Lo faccio solo per il tuo bene. >>

<< Questa è la più vile forma di egoismo che tu possa esprimere nei miei confronti. >>

Il signor John Hughes voleva bene a sua figlia, forse un po’ troppo, anche se il suo modo di dimostrarlo era sbagliato, Wendy infatti provava rimorso verso di lui, e reprimere i suoi sentimenti diventava sempre più difficile.

L’uomo alzò lievemente gli occhiali da vista e si strofinò gli occhi. Non aveva voglia di parlarne, sapeva di doverlo fare, ma preferiva cambiare discorso.

<< Cosa ti metti sta sera? >>

La ragazza sbuffò insoddisfatta. << Mi vesto da Capitan America dato che è la première di The Avengers. >> Disse con un tono misto fra l’ironico e l’antipatico.

<< Sono sicuro che starai bene con la tuta. >>

La ragazza trattenne un sorriso, non voleva dargliela vinta così facilmente. << Si, lo so. Di fronte al luogo dove si terrà la première ci sarà una specie di festeggiamento a cui è stato invitato Patrick, che ha sua volta ha invitato me .. posso? >>

Patrick era l’unico amico di Wendy, nessuno sapeva come lo fossero diventati, ma la pazzia di Patrick poteva arrivare ad equivalere minimante la sua, forse andavano in sintonia solo per questo.

<< E c’è qualcun altro che conosci oltre Patrick? >> Disse picchiando qualche assurdità sul computer.

<< No.. Ma c’è Patrick. Tranquillo, lui ha chiesto se potevo accompagnarlo. E sarebbe un ottimo modo per farsi dei nuovi amici. >>

Mentiva, sapeva benissimo che non si sarebbe neanche sforzata a  parlare con qualcuno, Patrick era il solo di cui si poteva fidare, il solo che la poteva sopportare.

<< Wendy.. >> - Tentò di improvvisare un discorso serio. Una di quelle cose che non era mai riuscito a fare, quello era compito di sua moglie.- << C’è qualcosa.. fra te è Patrick, qualcosa.. di importante e più articolato? >>

La ragazza sbuffò e fece roteare gli occhi, poi strascinò una sedia verso di se e si sedette affianco al padre.

<< Papà, adesso facciamo un discorso importante. Fra me e Patrick c’è solo amicizia, o meglio lui è il mio fratello mancato, dal momento che ti rifiuti di darmi in adozione. E fra le altre cose che ho da spiegarti, c’è anche quella che se anche fosse, e non sarà mai, non è affar tuo. Spero che tu abbia compreso, perché non lo ripeterò un’altra volta. >> E dopo queste parole accennò un sorriso sornione.

Quell’uomo, che non aveva voglia di discutere si limitò ad annuire, non era un uomo di poche parole, ma Wendy, con gli anni aveva imparato ad ammutolirlo. Perché non aveva bisogno dei suoi consigli, perché non ne aveva mai avuti, e poteva continuare così.

Si chiuse in camera sua e si stese sul letto, a fissare il soffitto, mentre tentava di non pensare, come aveva sempre fatto.

Passò delle ore in quella posizione, non sapendo bene cosa stesse facendo, decise che avrebbe decorato quella parte di soffitto, magari con delle foto.

Quando si accorse che il sole stava per tramontare, decise di andarsi a preparare.

Si fece una doccia, e scelse dall’armadio un vestitino vintage con il busto blu e una gonna con dei motivi floreali, il tutto dettagliato da una cintura sottile in cuoio.

Si mise un frontino blu e lasciò che la frangia bianca le cadesse sulla fronte, e solo una volta che fu sicura che i capelli ricci fossero in ordine si poté definire pronta per truccarsi, in modo leggero e naturale.

Il suo albinismo, era una delle tante cause che la rendevano associale, e questo dettaglio, la esternava maggiormente dal mondo in cui viveva. Si era sempre odiato, e la gente che la circondava non l’aveva mai aiutata, anzi l’aveva indotta alla disperazione.

Quando si sentì minimamente presentabile, prese la sua tracolla in cuoio e corse dal padre, che la aspettava davanti alla porta a braccia conserte. 

Non lo guardò neanche in faccia e uscì dirigendosi verso la macchina nera sportiva, l’orgoglio del padre.

Una volta dentro avrebbe voluto abbassare il finestrino ma temeva di scompigliarsi i capelli.

<< Credevo che avresti messo la tuta. >> Disse ironico il signor Hughes, tentando sfacciatamente di aprire un discorso con la figlia.

<< Era a lavare. >> Rispose Wendy, secca e fredda come era solita  essere. Non amava i giochi, non amava il sarcasmo di suo padre, sapeva che non lo faceva per cattiveria, ma lei non voleva sentirlo, le sembrava nient’altro che una sciocca occasione per farsi apparire simpatico ai suoi occhi, perché era consapevole che il loro rapporto era lacerato dal silenzio, dal rimpianto e dal dolore.

L’uomo non ebbe il coraggio di risponde a quel tono, avrebbe solo voluto che le cose si sistemassero, avrebbe semplicemente voluto che tutto quello non fosse successo. Un innocenza di cui si sentiva colpevole.

Arrivarono davanti al retro del teatro dove si sarebbe dovuta svolgere la première e si incamminarono verso la luminescenza della popolarità.

 

<< Fa la brava, stammi dietro e non dare fastidio a nessuno. >> Le aveva detto il padre mentre, dopo aver visto il film, si dirigeva verso le celebrità.

Ma Wendy non aveva mai dato fastidio, i suoi occhi erano puntati dall’altra parte della strada, dove il suo unico amico la stava aspettando.

Osservò il red carpet fra i milioni di flash che lo componevano, dove gente ai suoi fianchi boccheggiava per un solo autografo. Le incuteva timore, ma avrebbe volentieri attraversato quel mare agitato di stelle, pur di seguire il suo amico. Ma per ora era intrappolata in una stanza, per la seconda volta in una giornata, ma sta volta con suo padre.

Guardò l’uomo scherzare con un ragazzo alto, con i capelli biondicci, un po’ ramati. Aveva un accenno di scura barba, ma curata, indossava una suite grigia, le sembrò alquanto elegante.

Camminava da una parte all’altra della stanza con lo sguardo fisso sul cellulare, nel quale leggeva i messaggi di Patrick.

- Basta! Ti vengo a prendere. -

- Ah si? E come intendi entrare?-

- Ti chiamo, passami tuo padre, ci parlo io. -

- Dubito sia una buona idea ;) -


Alzò lo sguardo verso il padre e notò che un ragazzo la stava guardando e suppose che stesse fissando il suo essere così dannatamente bianca, e che il padre gli stesse parlando di lei.

Erano ormai arrivati a fine serata, e l’unica cosa che era riuscita ad ottenere era lo sguardo di uno sconosciuto.

Quando riuscì a prendere coraggio, non tanto di interrompere suo padre, ma avvicinarsi allo sconosciuto, camminò lentamente verso di loro, e picchiettando sulla spalla del padre lo interruppe.

<< Papà perdonami ma- >>

<< Oh Wendy! Ti presentò Tom, un mio amico. >> La interruppe il padre.

Subito dopo alzò lo sguardo verso quel “Tom”, il quale subito dopo averla accolta con un sorriso, le raccolse la mano inchinandosi leggermente, e gli posò sopra le sue rosee labbra.

<< Finalmente ti conosco Wendy, John mi ha parlato a lungo di te. >>

Abbassò lo sguardo imbarazzata e tentò di abbozzare un sorriso, non seppe bene se fu quel mix creato dal suo gesto di galanteria e la sua calda voce o semplicemente il freddo a farle venire i brividi.

Il padre della ragazza sorrise, gli era piaciuto quel gesto galante, e affettuoso, lo preferiva agli abbracci calorosi che si scambiavano sua figlia e Patrick. 

<< Wendy, avevi bisogno? >> Chiese il padre.

<< Oh si! Papà ho aspettato abbastanza! Posso andare al locale dove c’è Patrick ora? E’ una festicciola aperta, seriamente. Ed è qui di fronte!>>

Il padre corrugò la fronte perplesso, non voleva che andasse, temeva per lei, temeva di perdere anche lei.

<< Non lo so Wendy.. magari un altro giorno.. >>

La ragazze mise su il broncio, lei odiava i party chiassosi, ma li c’era Patrick.

<< Papà ho 18 anni. So badare a me stessa. >> Non lo disse in modo da accentuare la sua rabbia,ma con la voce calma e roca, delusa dal fatto che lui non si fidasse di lei.

L’unico spettatore di quella scena teatrale era Tom, la tensione era palpabile, Wendy non avrebbe urlato, lei non lo faceva, ma forse era l’unica cosa che avrebbe voluto fare.

<< Se per te non è un problema John, potrei accompagnare io Wendy, sono stato invitato anche io. >>

All’uomo si illuminò lo sguardo, si fidava di Tom, gli piacevano i suoi modi, era un gentiluomo, un bravo ragazzo.

<< Oh grazie Tom sei molto gentile! >> Disse il padre.

La ragazza non fece a meno di pensare che il padre si fidava di Tom, e non di Patrick, che aveva 23 anni.

E la stava affidando ad uno sconosciuto, a lei, che di intimità ne voleva parecchia.

Avrebbe potuto farle qualsiasi tipo di domande scomode, tutti lo facevano quando la vedevano.

Ma non disse nulla, non aveva la voglia di replicare, sarebbero state solo altre parole perse nel vento, e l’unica cosa che desiderava era vedere Patrick.

Seguì lo sconosciuto fin fuori, lontano dagli abbaglianti flash.

L’uomo le tese un braccio, come invito ad afferrarlo, fermando la  loro lenta camminata. Ci mise un po’ Wendy per rispondere al gesto, avrebbe volentieri fatto a meno di quel contatto, ma non voleva apparire antipatica più di quanto non si fosse già dimostrata.

Fra un passo e l’altro si era formato un imbarazzante silenzio, che  di certo non sarebbe stata Wendy a spezzare.

<< Sei molto bella Wendy. >> Disse quell’uomo, che la faceva sentire tanto piccola confronto alla sua altezza.

Eppure si sentì presa in giro, lo avrebbe colpito se avesse potuto, le sembrò quasi una delle solite battutine che le facevano.

<< Grazie. >> Rispose la ragazza imbarazzata, senza togliere lo sguardo dall’asfalto.

Seguì un altro lungo e insaziabile silenzio.

<< Perché lo hai fatto? >> Chiese lei, senza neanche accorgersene, stupendo se stessa e Tom.

Ma molto probabilmente era una domanda che negli ultimi 7 minuti la stava tormentando, nessun sconosciuto si era mai offerto di fare una cosa gentile per lei.

<< Perché tuo padre è un mio amico. E, non ho saputo resistere al tuo invidiabile broncio. In oltre sono stato invitato anche io, e essendo di passaggio … >>

La ragazza annuì. Arrivati all’entrata del locale, non si sentivano schiamazzi e musica che si poteva udire anche al Polo Nord, al contrario, sembrava tutto abbastanza tranquillo.

All’interno del locale c’era una gruppo di gente ammassata verso un a tavolo, dove, sopra tutti c’era un uomo, sembrava ubriaco. Ma lei andò avanti.

<< Dove vai? >> Chiese il ragazzo.

<< Noi preferiamo la tranquillità, vado nel retro. >> Non fece a tempo a finire la frase che Tom la seguì.

Nel retro c’era un giardinetto, con un tavolo di cocktail al lato.

Appena vide quegli occhi castani e quei capelli riccioluti non fece a meno di sorridere.

<< Oh ce l’hai fatta! >> Le disse in tono scherzoso mentre la ragazza gli saltava fra le braccia.

<< Si, alla fine. >>

<< Ehy tesoro, non vorrei dirtelo ma un uomo di sta seguendo. >>

Wendy si girò un attimo verso Tom e sorrise beffarda. << No, è solo una recluta di mio padre. >>

Patrick strinse la mano di Tom senza la minima delicatezza, ma con il sorriso stampato in faccia. << Piacere Patrick! >>

<< Tom. >> Rispose l’uomo.

Wendy afferrò uno dei drink sul tavolo e mentre lo portava alle labbra, Tom la interruppe. << Non dovresti bere questa roba.. >> disse con tono preoccupato.

Wendy rise di gusto. << Oh non preoccuparti, ho il mio assaggiatore personale.. Patrick! >>

Il suo amico le prese il bicchiere dalla mano e ne bevve un buon sorso.

<< Roba buona dolcezza. Io ne avrò bevuti 16 e sto bene, insomma, ti sembro sballato? >>

Risero di gusto. << Meno del solito. >> Rispose. Anche Tom non riuscì a trattenere un risolino.





<< Ragazzi, voi siete matti. >> Disse Tom dopo un’ora passata con loro.

Era la verità che traspariva nel più facile dei modi, era l’unico modo che avevano per sopravvivere,era l’unico modo che avevano per giustificarsi del fatto che erano diversi agli occhi degli altri.

<< Oh Tom, questo gruppo è per soli matti, è al quanto esclusivo, tu non ne fai parte. >>  Disse Wendy, che in quel momento era sulle spalle di Patrick il quale tentava disperatamente di fare il giocoliere con tre limoni.

Tom fece un sorriso di sfida, come se fosse un gioco e volesse farne parte. << Ma davvero? Un gruppo per soli matti composto solo da due persone? >>

La ragazza arricciò il naso: gli aveva appena dato degli esclusi? Certe dolorose verità non si mostrano.

Ma represse quel piccolo attimo di nervosismo e trattenne la pazienza.

<< Ergo, è esclusivo. >> Rispose Patrick, tentando di fare una faccia seria.

Rimasero in silenzio per un bel po’, ormai era notte inoltrata, e loro erano ancora li .. a “fare festa”.

<< Patrick! >> Urlò ad un tratto lei, come risvegliata da un momento di riflessione.

<< Spongebob! >> Rispose lui.

<< Mi stavo chiedendo … Cosa stiamo festeggiando? >>

Risero tutti e tre. << Io non lo so! >> Disse Tom, sorpreso di dirlo.

<< Ho un idea! Chiediamolo a chi ha creato il party. >> Rispose a sua volta Patrick, con ancora Wendy sulle spalle.

Rientrarono dentro la sala e si diressero verso “il tizio” sul tavolo.

<< Ehy tu! >> Urlò la ragazza.

<< Dimmi zuccherino! >> Rispose allo stesso modo l’uomo barcollante sul tavolo.

<< Cosa stiamo festeggiando? >>

L’uomo fece una risata affogata nell’alcol, e non rispose istantaneamente, prima dovette pensarci.  Poi passò un bicchiere a Wendy, la quale non se lo fece ripetere due volte e lo afferrò. << Cosa stiamo festeggiando? Stiamo festeggiando … Noi stiamo festeggiando.. Un altro drink dei  bevuti! Festeggiamo ai privilegi che ci porta l’alcol! >> Disse l’uomo alzando il calice, e tutti lo seguirono in quel gesto.

Era così triste, ma apparentemente esilarante, un uomo d’affari come lui, affogava nell’alcol sorridente, e nessuno lo aiutava ad uscire. Questi sono i privilegi della società.

Wendy si portò il bicchiere alle labbra e sorseggiò lo spumante, e appena fecero per andarsene una voce li fermò.  << Ehy aspetta! >> Disse l’uomo che qualche secondo prima era sul tavolo e adesso seguiva Wendy barcollando.

Tom le afferrò un braccio e la porto vicino a se, come per difenderla. Lei ricambiò lanciandogli un’occhiataccia minacciosa.

<< Sei la prima.. >>- Aggiunse l’uomo indugiando. - << Di una settima che sono qui dentro ubriaco.. A chiedermi cosa sto festeggiando. E vedi tutte queste persone? Io non le conosco! Hanno semplicemente sentito le parole “alcol gratis”, e la voce deve essere girata abbastanza velocemente. Così voglio svelarti il segreto di questi festeggiamenti! >> - Continuò ridendo.  E nessuno si affrettava a rispondergli. - << Io sono un uomo vuoto! Lo ha detto lei, la donna che amo, mia moglie. Era da cinque anni che eravamo sposati, ed era cinque anni che lei mi tradiva, ha detto, che lo ha fatto solo per soldi. E io, che non ho mai avuto nessun’altro all’infuori che lei, adesso festeggio alla mia eterna solitudine. >>

La ragazza corrugò lo sguardo e gli appoggiò una mano sulla spalla. << Mi dispiace. >>

<< Non ti ho neanche chiesto come ti chiami … >> Disse l’ubriaco massaggiandosi le tempie.

<< Wendy. >>

A quella risposta l’uomo scoppiò a ridere, e quasi non riusciva a smettere. << Perché ridi? >> Chiese Patrick curioso.

L’uomo allungò una mano verso la ragazza come invito a stringergliela. << Piacere, Peter . >>

Svelato il mistero di quella risata risero tutti di gusto.

Dette queste ultime parole, l’uomo se ne andò nello stesso modo con cui si era presentato.

<< Wendy.. Tre ore fa ho chiamato tuo padre e gli ho detto che ti avrei riaccompagnato io a casa … Ma sarebbe comunque meglio non fare troppo tardi.. >>

Nella mente di Wendy si aprirono le porte dei perché, ma l’unica cosa che sapeva era che avrebbe dovuto chiederglielo prima di agire, era stato un bel gesto, ma nella sua mente lui era troppo “sconosciuto” per entrare nella sua macchina.

E nessuno era mai stato così galante con lei, lei era abituata alle battutine cattive, le spinte, e il doversi nascondere da quello che era  e chi era.

<< Ehm.. Si.  >> Non aggiunse altro, non era da lei contraddire. Non ne aveva voglia di discutere, non aveva senso, ed era probabilmente troppo fragile per replicare.

Tom le accarezzò la testa in modo affettuoso, ma la ragazza non sembrò farci caso, anzi si fece sfuggire uno sbadiglio.

Si diresse verso Patrick e lo abbracciò.

<< Penso che domani verrò a far visita a tuo padre, chissà se si ricorda di me. >>

La ragazza rise di gusto, il signor Hughes non amava vedere sua figlia in compagnia del ragazzo.

<< Allora a domani! >> Disse la ragazza con quel tono di voce dolce, che riuscivano ad avere solo i bambini, quel tono che faceva riscaldare il cuore come in un microonde.

Patrck si abbassò all’altezza del suo viso, e portandolo vicino al suo, le scoccò un piccolo bacio al lato della bocca, entrambi sorrisero amichevolmente.

Tom si avvicinò al ragazzo per stringergli la mano, e salutarlo, ringraziandolo per la bella serata passata insieme, un copione che un gentiluomo usava quasi per abitudine.

Intanto Wendy li guardava a braccia conserte, a causa delle prime correnti di aria gelida che quella notte si prestava a donare.

Si diressero alla macchina in silenzio, nello stesso modo in cui poche ore prime si erano diretti verso il bar, avevano cancellato il tempo passato nel locale, e adesso erano ancora due sconosciuti.

Uscirono dal quel posto, lasciandosi alle spalle i ritrovo dei disperati dimenticati.

Un brivido di aria gelida scivolò lungo la schiena della ragazza, che inevitabilmente si strinse ancora più forte a se stessa.

L’uomo sembrò non curarsene, ma al contrario, si affrettò nel togliersi la giacca nera e a posargliela con cura sulle spalle.

Wendy accennò ad un sorriso, dato con un orai un po’ stanca. << Grazie mille Hiddleston. Ma non potrei mai lasciarti morire di freddo. >>

<< Non preoccuparti. Ma.. conosci il mio cognome? >> Chiese un po’ sorpreso, credeva che la ragazza non avesse mai sentito parlare di lui.

<< Sei l’unico Tom nei registri di mio padre, e inoltre il tuo nome era nei titoli di coda del film, tu sei Loki, e si vede. >> Rispose la ragazza in modo ovvio e esaustivo.

<< Giusto. >>  Disse aprendole la portiera della macchina nera e facendole segno di entrare, per poi richiuderla tentando di non fare troppo rumore.

La ragazza cominciò a scrutare fuori dal finestrino, tentando di vedere nelle finestre dei palazzi, non perché fosse un impicciona, si chiedeva soltanto come le persone normali passassero le domeniche sera.

<< Tu sai dove abito? >> Chiese ad un certo punto, giusto per spezzare quell’imbarazzante silenzio.

Sorrise sornione. << Sono venuto altre volte, ma tu non c’eri. >>

La ragazza si limitò ad annuire, non era mai stata brava con i rapporti sociali, o forse lo era stata, ma adesso era tutto diverso.

Arrivati d’avanti all’abitazione di Wendy, l’uomo scese dalla macchina, e con rapidità aprì la sua portiera prima che potesse farlo lei. La quale ricambiò con un sorriso.

Lei si tolse la giacca di Tom delicatamente attenta a non stropicciarla e gliela restituì. << Grazie mille per tutto Hiddleston. E buonanotte! >>

L’uomo Rise un po’ divertito e un po’ compiaciuto. << E’ stato un piacere Hughes. Sogni d’oro. >>

E sigillò quell’ultimo momento di ringraziamento baciandole la guancia, lasciando in se stesso dei forti dubbi su chi, quella ragazza, potesse essere veramente.

Ma era troppo tardi, lei era già sparita, si affrettava ad andare in camere sua  per dormire, lasciando la finestra aperta, in modo che potessero entrare le stelle.





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Angolo Autrice.



Spero che come primo capitolo vi sia piaciuto, vado avanti solo se mi dite di farlo, perchè non ne sono sicura e non vorrei fare altre cavolate.

Wendy è albina, orfana di madre e associale.. Non so quanto questo personaggio posso essere giusto..

Perciò fatemi sapere se vi ha incuriosito! Vado avanti solo se me lo chiedete esplicitamente, sono alquanto insicura. 

Un bacio

- discord


 
   
 
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